Ritratti di Sanremo: Ermal Meta in gara al Festival di Sanremo con “Un milione di cose da dirti” presenta l’album “Tribù Urbana”

ERMAL META è in gara al 71° Festival di Sanremo con il brano “UN MILIONE DI COSE DA DIRTI”, contenuto nel nuovo album di inediti intitolato “Tribù Urbana”.

“Un milione di cose da dirti” è una canzone d’amore, una «semplicissima canzone d’amore», dal sound essenziale, pochi accordi per raccontare qualcosa di personale ma capace di risuonare anche a livello universale. Con questa ballad, il cantautore torna sul palco del Festival con la voglia di emozionarsi ed emozionare insediandosi con le sue parole sotto l’epidermide.

Parlando del suo nuovo album, Ermal Meta lo descrive come un lavoro pensato, scritto, realizzato e suonato immaginando di essere in platea, mimetizzato tra il pubblico, esattamente come chiunque di noi che, dopo più di un anno, torna a vedere un concerto con l’intento di lasciarsi trascinare e cantare a squarciagola. Ermal Meta non è rimasto confinato all’interno di un unico genere, il suo sound è di respiro internazionale, prende ispirazione dalla matrice rock degli esordi ma avanza spedito alla ricerca di nuovi suoni in modo sempre misurato e bilanciato. Mai come in questo caso il verbo “play” si addice perfettamente alla natura di “Tribù urbana”.

Nel frattempo Ermal Meta torna al Festival di Sanremo con uno spirito completamente diverso, l’obiettivo non è strettamente legato a una possibile vittoria bensì alla voglia di salire sull’unico palco in cui si possa cantare dal vivo in questo momento e, per chi come lui, respira musica da 20 anni, forse è questa la vittoria più importante in una situazione critica come quella che stiamo affrontando tutti. Nella canzone i personaggi non sono confinati in nomi e cognomi, ogni storia è un incantesimo e anche questa cerca di esserlo annullando i confini tra l’uno e l’altro. Un evento d’amore verticale in un crescendo di emozioni. Anche dal punto di vista visivo ci saranno importanti novità: forte del grande successo riscontrato dai suoi ultimi videoclip, anche Ermal Meta ha intuito l’importanza di porre l’accento sull’estetica dei propri lavori visuali e anche questa volta ha deciso di stupirci con un lavoro speciale e ragionato.

Ermal Meta

Ermal Meta

Per quanto riguarda la serata dei duetti al Festival di Sanremo, Ermal Meta spiega: “Canterò il 4 marzo ma non ho fatto un calcolo delle date. Per questo ho scelto “Caruso” di Lucio Dalla anche se tutti mi hanno sconsigliato di farla. Sono fatto così, cerco di andare controcorrente, preferisco misurarmi con i miei limiti, mettere i guanti e toccare l’intoccabile. Magari sbaglierò ma voglio misurarmi con questa canzone, vorrei provare a tirare una punizione al 93’ e vedere se mi avvicino allo specchio della rete. Insieme a me ci sarà la Napoli Mandolin Orchestra. Un giorno mi sono messo al pianoforte e ho registrato una take di “Caruso” e l’ho inviata al maestro Diego Calvetti a cui ho chiesto un arrangiamento degno della grandezza della canzone. Dato che è sempre molto difficile accostarsi a certe canzoni, gli ho suggerito che volevo farla con dei mandolini che fossero di Napoli. È stato Diego a parlarmi del gruppo e ovviamente ho subito detto di sì. Sarebbero dovuto essere 12 ma ci hanno consentito di poterne invitare solo 4. Sono sicuro che sarà stupendo, la canzone napoletana non mi ha formato ma, anche senza poter riuscire a spiegarne il motivo, sento un legame molto forte con Napoli. La prima volta che ci sono andato mi sono sentito a casa, la sento molto vicina e credo che sia la rappresentazione dell’Italia intera. Chi non capisce Napoli, non può capire l’Italia, anche musicalmente parlando. Ad ogni modo preferisco la serata delle cover rispetto alla rivisitazione degli inediti perché ti misuri con canzoni che conoscono tutti e le persone non devono far fatica potendosi concentrare solo sull’interpretazione che ne fanno i cantanti in gara”.

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Tornando al disco “Tribù Urbana”, Ermal Meta racconta: “In questo lavoro lavoro ci sono storie nascoste. Ad esempio il brano “Invisibili” è una canzone molto importante nata dopo un viaggio negli USA durante il quale ho fotografato tanti homeless fino a fermarmi a parlare proprio con uno di loro. Nel giorno del suo compleanno, quest’uomo mi ha raccontato parte della sua vita e ho pensato che quella fosse una bella storia che nessuno avrebbe mai ascoltato e voluto darle un mezzo per farla volare. Tutti noi siamo stato invisibili almeno una volta, nella mia canzone gli invisibili diventano supereroi. C’è poi il brano “Stelle cadenti” che magari sulla carta poteva essere il brano più adatto per Sanremo ma in realtà mi sembrava pù giusto andarci con una ballad. Questa canzone è la vita fotografata in modo molto artistico ma poco nitido, questo aspetto la rende sicuramente più estiva. Un altro brano fondamentale è “Nina e Sara”: la storia è ambientata nel 1987 e ci porta a riflettere sul fatto che la nostra libertà individuale è ancora confinata tra mille tabù. La vicenda nasce da una storia personale, da ragazzino a 16 anni avevo una fidanzatina che spesso si comportava come un’anima in pena sia con me che con gli altri. Non ero in grado di capire cosa avesse, non ero in grado di spiegarlo. Solo dopo due o tre anni che ci eravamo lasciati l’ho ritrovata felice e fidanzata con una ragazza. La società non le ha dato gli strumenti per comprendere di non essere in errore e ancora oggi c’è una strada molto lunga da percorrere su questo tema. Quando la rividi, pensai a quanto potesse aver sofferto negli anni precedenti e ho voluto omaggiarla con questa canzone. Questo è un disco strano per me, ci ho lavorato con la voglia di libertà quando la libertà mancava, non ho pensato a nessuna collaborazione. Ho fatto qualcosa con un mio grande amico ma è un progetto che esula da questo album e l’ho fatto per puro gusto artistico. Ci sono troppi feat in giro, spesso anche scollegati tra loro. La verità è semplicemente non ho pensato di chiamare nessuno e va bene così”.

Raffaella Sbrescia

 

Aspettando il forum è stato bello sognare insieme a Ermal Meta al Live Music live

Ermal Meta live @Live Music Club -ph Andrea Brusa

Ermal Meta live @Live Music Club -ph Andrea Brusa

La favola di Ermal Meta la conosciamo bene. L’epopea dell’autore di prestigio che diventa cantautore di successo nazionale è nota a tutti così unanimi sono i consensi che l’artista ha collezionato negli ultimi anni. Il prossimo 20 aprile Ermal festeggerà il compleanno con un super party al Mediolanum Forum di Milano ma nel frattempo le prove generali si sono tenute nel piccolo Live Music Club di Trezzo sull’Adda.

La cornice dello show durato poco di due ore era costuita dai fan più accaniti e più fedeli dell’artista che hanno sfidato una copiosa pioggia e le impervie strade di provincia per cantare dalla prima all’ultima parola di canzoni che profumano di vita, verità e autenticità.

Ermal Meta ha concentrato tutto il concerto sulla musica: niente scenografia, niente parole in più oltre a quelle dei suoi successi. In scaletta ha inserito praticamente tutti i singoli senza escludere le meno note perle degli esordi. Stranisce l’assenza di “Odio le favole”, sorprende ed emoziona la presenza dello Gnu Quartet per una parentesi acustica di importante caratura artistica.

Video – Amara Terra Mia

Incorpora video

La forza dei brani di Ermal Meta sta in una vestibilità traversale, sia in veste elettrica che più scarnificata. Il comune denominatore sta nella vocalità del cantautore che, in questa speciale occasione, non si è davvero risparmiato nemmeno per un attimo. Alla chitarra, al pianoforte, in vocal solo, Ermal Meta ha saltato, si è inginocchiato, si è sdraiato sul palco mostrandosi in fulgida forma. Dopo decine di live in lungo e largo per la penisola, ha trovato il tempo, la voglia e il modo di inventarsi un tour teatrale, di stravolgere il proprio repertorio, di collaborare con altri artisti, di continuare a scrivere come in preda ad un flusso creativo che non poteva aspettare per palesarsi. Sarà strano pensare che dopo la fatidica data del 20 aprile ci sarà presumibilmente una lunga pausa per un artista come lui, affamato di musica e di studio.

Video:

E’ stato bello sognare insieme, lo è stato ancora di più festeggiare in modo intimo, privato e speciale un percorso luminoso e soprattutto meritato. AD MAIORA, Ermal e grazie.

Raffaella Sbrescia

Ermal Meta torna in tour: nei migliori teatri italiani con GNUQUARTET. Ecco cosa ci aspetta

Ermal Meta - tour a teatro
I chilometri macinati tra palchi di tutta Italia per il “Non abbiamo armi tour” non sono bastati. Ermal Meta torna in pista con un tour teatrale nelle migliori venues italiane con GNUQUARTET.
L’incontro risale al Festival Risorgi Marche. Un colpo di fulmine reciproco che ha visto Neri Marcorè nelle vesti di Cupido. Un connubio mentale nato da percezioni e vibrazioni sonore, nonché da una compatibilità in termini di gusti musicali.
L’idea messa in campo, già da tempo nei programmi di Ermal Meta, sarà una rilettura dei brani di Meta in veste più acustica. Ci sono 30 brani da rileggere, con un mastodontico lavoro di riarrangiamento da fare. L’aspetto fondamentale di questa operazione sta nel fatto che gli arrangiamenti saranno costruiti dallo GnuQuartet che commenta così la scelta:
“L’idea di Ermal ci ha riempito di gioia perché ha riconosciuto la nostra sonorità, la nostra identità artistica. Interpreteremo i pezzi con molta libertà, sarà un lavoro intenso, ci sarà di tutto in scaletta. I pezzi tirati non ci spaventano, anzi, siamo partiti da quelli. Ci saranno diverse sfumature, il risultato finale sarà molto interessante”.
Ermal Meta ha replicato: “Laddove i brani richiederanno intensità, non mancherà. Ci saranno pezzi che non possono diventare ballads ma lo GnuQuartet riesce a fare tutto quello che si mette in testa, non vedo l’ora di ascoltare i pezzi up, sarà sorprendente per me in primis. Dal punto di vista tecnico, il fatto di suonare in teatri fantastici,avremo volumi incredibili che ci permetteranno di arrivare al pubblico con dinamiche minime. In questi 3 anni ho fatto cose che mi sembravano impossibili fino a 4 anni fa, non mi è mancato niente in questi anni, se proprio devo fare il pignolo, se c’è una cosa che mi è mancata è un’escursione dinamica sul palco che vada da 2 a 127. Sono molto entusiasta anche solo immaginandola, figuriamoci facendola. Ci siamo riuniti io e gli GnuQuartet, abbiamo ascoltato i miei 3 dischi e qualche cover che ci piace ascoltare. Abbiamo iniziato dalle canzoni che credevo le più difficili da eseguire e mi è piaciuto moltissimo. Non c’era una base di partenza da cui scegliere, abbiamo creato un percorso variegato, non vogliamo annoiare il pubblico, siamo lavorando sulla base del nostro stesso divertimento in primis. Vorrei emozionarmi, sorprendermi, divertirmi. Abbiamo molta voglia di incominciare e stare insieme e a suonare. Sicuramente questo lavoro verrà documentato, in che modo non lo sappiamo, non ci abbiamo ancora pensato, una testimonianza la desidero molto, non se sarà un disco o un dvd. Per quanto riguarda la scaletta, non ho tenuto cose fuori, ci saranno pezzi de La Fame di Camilla mai suonati dal vivo se non in quel periodo lì, alcuni pezzi si prestano molto a questo tipo di suono. In 3 anni ho pubblicato 30 pezzi, ce n’è di lavoro da fare per arrangiarle, mettere in campo degli inediti sarebbe stato esoso.
Le cover sono un pezzo dei Muse e uno dei Radiohead, i nostri punti di contatto. Pezzi inediti pronti ci sono, ne ho almeno una ventina, magari qualcuno salta fuori. Per ora mi concentro sul lavoro con GnuQuartet, forza e delicatezza sono una combo presente nelle mie canzoni, ritrovare lo stesso valore in acustico m ha fatto impazzire. Le scalette dei concerti saranno pensate per variare, cantarle tutte sarebbe troppo, la scaletta avrà di base 20-22 canzoni, i tempi in teatro sono più dilatati rispetto al palazzetto, prepareremo più canzoni per cambiare e improvvisare un po’. Magari un paio di brani li sceglierà direttamente il pubblico, perché no”.
La sfida
GnuQuartet spiegano come si sta approcciando al lavoro: “Per noi la sfida più difficile da sempre è sopperire all’ elemento ritmico, essendo noi tre archi e un flauto. In questi anni abbiamo trovato tecniche alternative di esecuzione. La beat box di Francesca al flauto ci dà un po’ di respiro, il nostro è un delicato lavoro di equilibri. Ogni tanto sovraincidiamo e ci aiutiamo con la loop station, useremo ad esempio gli effetti del violoncello per sopperire al basso, anche se riteniamo sia sempre giusto non abusarne. L’equilibrio tra acustico ed elettrico deve essere preservato, il suono è bello perché si percepisce anche senza amplificazione”.
Video: 9 Primavere

Meta sottolinea: “Non canterò soltanto, suono drum machine, pianoforte, chitarra. Fino a qualche anno fa, portavo in giro questo concerto dove la media era di 10-12 spettatore, suonavo synth, loop, drum machine, non mi spaventa proprio la questione ritmica, mi gasa trovare soluzioni alternative, per come lo percepisco già da ora, il palco sarà una sorta di sala prove allargata. Se non giochi con la musica, non ti diverti un granchè. Una buona dose di improvvisazione ci deve essere sempre sul palco, l’adrenalina fa sempre cambiare le carte in tavola. Lo dico sulla base della mia prima esperienza a Sanremo. Durante il pomeriggio avevo fatto diverse prove, il suono era sempre lo stesso, poi però la sera sul palco non sentivo, il volume era cambiato completamente, ero terrorizzato, le volte dopo ho capito che la scelta dei suoni e dei volumi deve essere quella che potresti sentire durante la prima sera, non puoi essere che di quello che succederà sul palco, devi lasciare uno spazio bianco. Suonare con il pubblico è tutta un’altra cosa. Ci deve essere margine di spazio per non essere imbrigliato. A proposito di Sanremo: “Il buco di date in quel periodo è casuale, quest’anno non andrò. Ci sono andato già troppe volte, potrebbe finire per piacermi. Prima di condurlo, dovrò produrre almeno 32 dischi”.
 
Il bilancio
“Da 3 anni vivo nel modo in cui volevo vivere facendo quello che volevo fare, cercando di farlo 24 ore su 24. Ritengo che sia giusto così, ho un debito nei confronti della buona sorte e devo ripagarla investendo tutte le mie energie in quello che sto facendo. Avevo detto che mi sarei fermato un po’ ma 3 mesi di riposo per me valgono come un anno, star fermo troppo tempo mi annoia, ora non me la sento, volevo fare una cosa diversa dopo 3 anni di concerti in elettrico a tutto spiano, volevo rallentare dal punto di vista sonoro, alla fine sono un musicista e i musicisti suonano. Anche da fermo, non sto fermo mai, ho sempre una chitarra in mano e un pianoforte a un metro, non riesco a fermare i pensieri e la scrittura, questo mi porta a suonare e a fare quello che mi piace, vado avanti finchè ce n’è.”
Raffaella Sbrescia

Sanremo 2018: le dichiarazioni dei vincitori Ermal Meta e Fabrizio Moro e dei finalisti

Sanremo 2018 - I vincitori

Sanremo 2018 – I vincitori

Il Festival di Sanremo numero 2018 si è concluso con la vittoria di Ermal Meta e Fabrizio Moro con il brano “Non mi avete fatto niente”. Secondo il collettivo de Lo Stato Sociale con “Una vita in vacanza”. Terza Annalisa con “Il mondo prima di te”. A Ron il premio della critica Mia Martini per “Almeno pensami” di Lucio Dalla. Lo share di ascolti è stato il più alto degli ultimi 16 anni, la media è stata del 52.27%.

Le dichiarazioni della conferenza stampa.
Ermal Meta: Mi ero convinto che saremmo arrivati terzi. Stavolta, dopo tre anni ho saltato l’abbonamento (ride). Sono molto felice non tanto per la classifica ma per quello che rappresenta la canzone. Ci abbiamo messo coraggio e speranza per divulgare questo messaggio nella città dove tutto è nato. Se avessimo pensato ai pronostici, non avremmo vinto. Non abbiamo vissuto particolari momenti di ansia, solo mercoledì (ovviamente) siamo rimasti in tensione. Dedico questo premio alla Mescal che ha creduto in me quando nessun’altro lo faceva.
Fabrizio Moro: La cosa più bella è che ho trovato un nuovo grande amico, questa è la vittoria più grande. Dedico questo premio a mio figlio Libero. Ci siamo sentiti attaccati ingiustamente, poi è andato tutto al suo posto, già dopo il chiarimento in sala stampa. Adesso c’è talmente tanta gioia che non c’è spazio per altro. Sia io che Ermal siamo abituati a superare gli ostacoli e a trasformarli in rabbia positiva. Questo ci servirà per interpretazioni musicali ancora più sentite.

Parteciperete all’Eurovision Song Contest?
Se l’Italia lo vuole, lo faremo con grande onore e lo faremo in italiano.

Temi sociali e politici hanno battuto l’amore. Sta cambiando il vento?

Moro: Ho cercato spesso di fare fotografie del contesto storico che stiamo vivendo. Non è la prima volta che cerco di esorcizzare un disagio che vedo. Sanremo è un palco importante, che fa paura ma quando sali su un palco fai semplicemente quello che sai fare. Io e Ermal abbiamo suonato tantissimo, personalmente suono da quando avevo 16 anni. Abbiamo cercato di dare il massimo senza pensare ad altro.

Ermal tu sei un un uomo di frontiera, quanto influisce questo elemento nelle tue canzoni?

Questa è una canzone d’amore nei confronti dell’umanità. Quando scrivo i miei testi ci vedo sempre uno sguardo doppio. Alcuni pensieri mi vengono in italiano, alcuni in albanese, Il pensiero ha una risonanza dentro di noi. Nel momento in cui si varca un confine si diventa stranieri, in realtà siamo semplicemente persone.

Lo Stato Sociale: Avete presente quando volete fare uno scherzo bellissimo e non sapete come farlo? Ecco, è andata così. Non avevamo alcuna velleità di competizione. Volevamo arrivare penultimi e siamo arrivati penultimi al contrario. In ogni caso non abbiamo mai creduto che questa cose potesse accadere. Per quanto riguarda il testo: noi veniamo da un contesto nazional- popolare, se fossimo andati a Sanremo con una canzone d’amore, avremmo lanciato un messaggio stranissimo.

Annalisa: Non so cosa dire, sono tanto felice. Questo stato d’animo riassume tutto quello che è successo e che ho provato questa settimana. Grazie a chi ha lavorato insieme a me e che mi ha sempre sostenuto.

Ron: Questo premio compensa perfettamente la vittoria. Lucio Dalla non ha mai amato le grandi vittorie bensì quelle che contano davvero. Sono davvero felice, per me è un riscatto rispetto allo scorso anno. Oltre a questa canzone, ci sono altri brani inediti nel suo studio. Il brano che ho portato in gara risale al 2011, gli eredi di Lucio lo hanno consegnato a Baglioni che voleva farlo uscire in qualche modo e che pertanto mi ha invitato a cantarlo al Festival.

Era un brano incompiuto?
Sì, si trattava di un provino con suoni elettronici, molto ritmico. Sono stato io a volerla portare molto più vicina a me perchè sono io che la devo cantare. Ho preferito una ballad per dare più luce al testo.

La classifica di Sanremo 2018:

1) Ermal Meta/ Fabrizio Moro
2) Lo Stato Sociale
3) Annalisa
4) Ron
5) Ornella Vanoni/Bungaro/Pacifico
6) Max Gazzè
7) Luca Barbarossa
8) Diodato/Roy Paci
9) The Kolors
10) Giovanni Caccamo
11) Le Vibrazioni
12) Enzo Avitabile/Peppe Servillo
13) Renzo Rubino
14) Noemi
15) Red Canzian
16) Decibel
17) Nina Zilli
18) Roby Facchinetti/Riccardo Fogli
19) Mario Biondi
20) Elio e le Storie Tese

Tutti i premi:

Premio della critica Mia Martini: Ron “Almeno pensami”
Premio sala stampa Lucio Dalla: Lo Stato Sociale
Premio Sergio Endrigo Miglior Interpretazione: Ornella Vanoni
Premio Sergio Bardotti Miglior Testo: Mirkoeilcane
Premio Giancarlo Bigazzi Migliore composizione musicale: Max Gazzè
Premio Tim Music: Ermal Meta /Fabrizio Moro

Ermal Meta live al Carroponte: “La gioia è una cosa seria”

Ermal Meta live @ Carroponte - Vietato Morire tour

Ermal Meta live @ Carroponte – Vietato Morire tour

“Come il sole a mezzanotte” è lo squarcio di gioia che illumina e attraversa il cuore in una notte di mezza estate al Carroponte di Sesto di San Giovanni. L’occasione è il concerto del cantautore Ermal Meta che, nel pieno del suo “Vietato morire tour”, summer edition, ha voluto donarsi al pubblico con un live di due ore e mezzo. In questi mesi vi ho parlato spesso di questo artista e se, dal punto di vista tecnico, sappiamo tante cose di lui, non possiamo esimerci dal ribadire quanto grande sia il suo cuore e di come questo aspetto sia in grado di innescare un processo alchemico tale da cementificare il suo rapporto con il pubblico.

Gratitudine, rispetto, autentico desiderio di reciprocità e vicendevole scambio di emozioni sono i principali elementi di questa bella favola musicale.

E se in scaletta non manca mai nessuno dei più bei brani contenuti nelle ultime pubblicazioni discografiche, Ermal non lesina nemmeno le perle risalenti al periodo in cui era ne La Fame di Camilla, rivisita i suoi stessi successi autorali ma soprattutto cesella a suo modo pietre miliari della musica internazionale. Su tutte mi piace di ricordare “Hallelujah” e l’ormai irrinunciabile “Amara terra mia”.

Che sia in un ambiente acustico o elettro-pop la voce di Ermal Meta è pulita, chiara, sincera e diretta. Versatile e calda ma soprattutto vibrante e sicura nelle tonalità più alte.

Sarà forse per questo che un concerto di questo artista sia un grado di rappresentare un’esperienza di vita completa e variegata: con Ermal si va a spasso tra temi, generi e tonalità che stimolano lo spirito e che scavano a piene mani tra angoli e anfratti di ciascuno, nessuno escluso.

Se a tutto questo aggiungiamo la gioia con cui Ermal Meta ama donare tutto se stesso al proprio pubblico, ecco che appare chiaro cosa possa fare la differenza in un contesto intriso di presspochismo e superficialità.

Come sempre, provare per credere.

Raffaella Sbrescia

Vietato morire tour: la consacrazione di Ermal Meta

Ermal Meta live @ Alcatraz - Milano ph Francesco Prandoni

Ermal Meta live @ Alcatraz – Milano ph Francesco Prandoni

La lunga attesa è valsa la resa. Il live di Ermal Meta all’Alcatraz di Milano si è felicemente consumato celebrando liturgicamente il rito della sacra condivisione di emozioni in musica. Con una scaletta energica, serrata e curata, il cantautore di origine albanese non ha lasciato nulla al caso riempiendo di entusiasmo e di gioia gli occhi delle migliaia di persone accorse al club meneghino per ascoltarlo. Accompagnato da Emiliano Bassi alla batteria, Andrea Vigentini alla chitarra e ai cori, Dino Rubini al basso, Marco Montanari alla chitarra e Roberto Cardelli alla tastiera e al pianoforte, Ermal Meta si è alternato tra chitarra e pianoforte mettendo in risalto non solo le sue doti canore ma anche la sua essenza di musicista. A scandire l’ottima performance dell’artista, una maniacale cura per il dettaglio e per la qualità del suono, due plus che hanno completato e arricchito un’offerta artistica di grande livello e di forte impatto emotivo.

Il concerto è iniziato subito con “Odio le favole”, il grande successo sanremese con cui Ermal Meta è ufficialmente uscito allo scoperto dopo l’esperienza con La Fame di Camilla e le tante collaborazioni in veste di autore. A seguire “Pezzi di paradiso”, l’intensa crudezza di “Lettera a mio padre” e la grinta di “Gravita con me”. Galvanizzato dalla fortissima e costante partecipazione del pubblico, l’artista non si è risparmiato un solo attimo: “Piccola anima”, “Ragazza paradiso”, “Bob Marley” e “Voodoo love” racchiudono il blocco che celebra la magia della normalità. Di gran classe l’intro di “Volevo dirti” con il sassofonista Luca Brizzi al sax soprano. Il momento topico del concerto è stata la parentesi acustica dedicata a “New York” ma soprattutto a “Amara terra mia” di Domenico Modugno che, cantata nella sublime versione con cui Ermal ha conquistato la serata delle cover dell’ultima edizione del Festival di Sanremo, rappresenta un’esperienza di ascolto che risulta difficile da poter descrivere a parole. L’intensità vocale ed interpretativa con cui l’artista canta questo brano può forse valere l’intero concerto; provare per credere. A stemperare i toni, “Umano” sulle cui note la band è rientrata sul palco. Gradita la scelta di mettere in scaletta anche dei brani risalenti ai precedenti con la band La fame di Camilla come “Buio e luce” e “Come il sole a mezzanotte”. Naturalmente immancabile il brano valso il terzo posto a Sanremo “Vietato morire”. A seguire “Rien ne va plus”, “Schegge” ma soprattutto la perla del suo ultimo disco, ovvero “Voce del verbo“: una ballad autentica, intensa e viva al punto di sapersi trasformare in un viaggio onirico grazie ad una fiammante coda strumentale, brillantemente riproposta anche dal vivo col supporto di visuals creati ad hoc. L’ultimo scorcio del concerto è dedicato a “La vita migliore”, “Bionda” e ad una nuova versione del brano “Straordinario” che Ermal aveva regalato a Chiara Galiazzo. Grato al punto di scendere ad abbracciare personalmente il proprio pubblico, Ermal Meta riscuote l’affetto e il successo meritato godendosi un coro unanime sulle note di “A parte te”, il bellissimo brano che chiude il concerto e sancisce un patto bilaterale basato su un mutuo scambio di emozioni sgorgate direttamente dal cuore.

Raffaella Sbrescia

 

Ermal Meta a Sanremo con “Vietato morire”, un grande successo che arriva da lontano: “Sono un operaio della musica”

Ermal Meta

Ermal Meta

Ermal Meta è tra i grandi favoriti del 67esimo Festival di Sanremo. Conosciuto sia come autore che cantautore, l’artista ha appena conquistato il premio per la migliore cover con “Amara terra mia” di Domenico Modugno con un’interpretazione di grande impatto emotivo. Il brano che porta in gara s’intitola, invece, “Vietato Morire” così come l’album in uscita oggi per Mescal Music, di cui segnaliamo il brano si chiusura “Voce del verbo”.  Il disco sarà in vendita insieme ad “Umano” che invece sarà in omaggio. Ecco cosa ci ha raccontato l’artista.

Intervista

Come ci si sente a portare se stessi e tutta la propria sensibilità sul palco?

Quando si sale sul palco si è nudi ma è ancora meglio quando ti togli completamente anche la pelle perché così puoi raccontare meglio una storia nei dettagli.

Qual è l’obiettivo di “Vietato morire”?

La cosa più importante per me è che la canzone diventi un messaggio perché nel momento in cui le parole rimangono nel campo del personale, esse si trasformano nell’esaltazione dell’io. Il messaggio, nello specifico, è imparare a capire quando è il momento di dire no. Disobbedire è importante e necessario.

 “Vietato morire” prende ispirazione da “Lettera a mio padre”?

Sì. “Lettera a mio padre” era più rivolta verso l’interno: serviva soprattutto a me. “Vietato morire”, invece, ha più a che fare con l’espansione di un messaggio: vorrei dire qualcosa e vorrei che venisse percepito non come “Ah, che vita di merda”, se fosse stato così non lo avrei raccontato. Come diceva De Andrè: io non scrivo canzoni per dirvi perché le ho scritte. La cosa più importante è vedere cosa diventa la canzone. Nessuno osserva mai cosa diventa il seme quando germoglia, la stessa cosa avviene con le storie.

Ermal Meta

Ermal Meta

La tua sensibilità riesce ad essere colta e interpretata, ovviamente in maniera diversa, da tanti colleghi anche molto diversi tra loro. Cos’è che secondo te attrae della tua scrittura?

Non so cosa attragga però posso dire cosa attrae me nel modo di fare le cose: a me attrae la verità, non amo gli artifizi, li rigetto in ogni contesto, anche in fase di scrittura. Mi danno fastidio perché la vita è altro e cerco di riportare questa cosa nei miei testi. Per me questo è fondamentale perché altrimenti non riuscirei a riconoscermi. Chi si guarderebbe in uno specchio distorto? Ecco, l’artifizio è questo: uno specchio distorto. Un’opera, seppur breve, seppur brutta, deve rispecchiare qualcosa di reale.

Qual è una delle domande che ti fai più spesso?

Ci sono un sacco di persone pronte a odiare chiunque ed è una cosa che mi sconvolge. Quello che mi sconvolge non è l’odio che uno è pronto a lanciare gratuitamente bensì il fatto che la cosa passi totalmente inosservata. Mi chiedo perchè in tv vediamo violenza totale a qualsiasi ora con descrizioni minuziose di qualsiasi delitto, c’è del feticismo nei confronti della radice. Se due persone si baciano nessuno si gira, se due si picchiano tutti si fermano a guardare e nessuno interviene. Perchè ignoriamo la bellezza e ci concentriamo sull’orribile? Perché questo accada non so spiegarmelo ma posso fare in modo di lasciarmi travolgere dalla domanda senza avere una risposta e cercare di scrivere delle cose.

Video: Vietato Morire:

Hai ricevuto la notizia della partecipazione al Festival di Sanremo mentre eri in studio?

Sì, stavo scrivendo un pezzo completamente inedito che non vedo l’ora di registrare.

Quanto è fisiologico il tuo legame con gli strumenti e con lo studio di registrazione?

In realtà sono in studio anche senza starci fisicamente, anche in questo momento sto raccogliendo materiale per scrivere ma non ce ne accorgiamo. Per me la vita è una grande scuola. Quasi tutte le canzoni di “Vietato morire” le ho scritte in giro per gli hotel, successivamente le ho ovviamente realizzate in studio.

Sei particolarmente ricettivo dunque…

Beh, cerco di tenere le antenne ben ritte…

A proposito di antenne, ti sei sintonizzato sulle frequenze di Elisa e di Luca Vicini (Vicio dei Subsonica)…

Con Vicio abbiamo scritto un pezzo e l’abbiamo arrangiato insieme con il suo contributo al basso. Il brano è dedicato ai musicisti e s’intitola “La vita migliore”. Il duetto con Elisa è pazzesco perché è lei ad esserlo e ad averlo reso tale.

Ermal Meta

Ermal Meta

Che collegamento c’è tra i pezzi di “Umano” e quelli di “Vietato morire”?

I pezzi sono collegati l’uno con l’altro dal punto di vista emotivo. Non c’è una connessione verticale ma orizzontale. Confrontando le rispettive tracklist si possono tracciare delle linee tra i pezzi… provate a cercare i nessi nei testi!

Come vivi la dimensione live?

Amo raccogliere passione e calore ricambiando con altrettanta passione. Mi sento un operaio della musica e mi piace sporcarmi le mani.

Tra i tuoi ascolti più recenti c’è anche l’ultimo album di Brunori Sas?

Sì, certo! Trovo che sia un album stupendo, mi ha colpito l’uso delle voci e dei cori, lo trovo molto interessante. Per il resto, sono anni che Dario dimostra di saper fare molto bene ciò che fa.

Raffaella Sbrescia

I saluti Ermal Meta:

Ascolta qui l’album:

Sanremo 2017: le pagelle della terza serata.

Ermal Meta - vincitore del premio Cover - Sanremo 2017

La terza serata del 67esimo Festival di Sanremo conquista il 49,7% di share nonostante sia stata la più lunga in assoluto perché comprensiva della sfida tra gli altri 4 degli 8 giovani in gara, le 16 cover dei Big e l’esibizione dei sei Big a rischio eliminazione. Sempre affiatatissimi Carlo Conti e Maria De Filippi, tenero l’omaggio al Piccolo Coro dell’Antoniano di Bologna, suggestiva l’esibizione dell’Orquesta reciclados de cateura sulle celeberrime note di “Libertango”. Sempre più intrattenitore trasversale, Mika è stato il primo superospite della serata dispensando leggerezza e poesia, come un Willy Wonka della musica. Sempre più irriverente e libero, Crozza: le sue copertine sono ormai un appuntamento irrinunciabile. Relegata all’1 di notte, LP incanta il pubblico con “Lost on you” e “Other People” mostrandosi in tutto il suo splendore vocale. Per quanto riguarda il discorso gara: Maldestro e Lele conquistano la finale mentre il premio per la migliore cover se lo aggiudica, più che meritatamente Ermal Meta con “Amara terra mia” di Domenico Modugno (seguito dalla grintosa Paola Turci che ha cantato “Un’emozione da poco” di Anna Oxa e da Marco Masini che ci ha restituito “Signor Tenente”, una delle più belle perle di Giorgio Faletti. In chiusura i primi eliminati tra i Big: Nesli e Alice Paba insieme a Raige e Giulia Luzi lasciano il Festival testimoniando che i duetti costruiti a tavolino non funzioneranno mai.

Pagelle

Giovani

  • Maldestro: In “Canzone per Federica” la personalità dell’artista veicola al meglio il fascino di una canzone d’autore intensa e coinvolgente Voto 7.5
  • Tommaso Pini: “Cose che danno ansia” scimmiotta in modo sconclusionato una quotidianità difficile  Voto 3
  • Valeria Farinacci: La richiesta di sacrificio per tornare ad apprezzare l’importanza dei rapporti interpersonali è apprezzabile ma Valeria è ancora acerba sul palco.  Voto 4.5
  • Lele: “Ora mai” è un  r’nb melodrammatico che ci invita a non accontentarci voto 6

Big

  • Chiara: “Diamante” racchiude un doppio omaggio a due grandi della musica italiana. Il plus è l’accompagnamento del Maestro Mauro Pagani voto 6
  • Ermal Meta: con una straordinaria interpretazione di “Amara terra mia”, un grande cantautore dimostra di essere anche un appassionato interprete. Voto 10 con lode.
  • Comello: Per interpretare Mina ci vuole un coraggio immenso ma, in questo caso, più che di coraggio si è trattato di un suicidio. La versione de “Le mille bolle blu” di Lodovica è scadente e banale. Voto 2
  • Al Bano: “Pregherò”: il potere del classico vibrato non è abbastanza 5.5
  • Fiorella Mannoia: “Sempre e per sempre” descrive l’amore più vero, fedele a se stesso qualunque cosa accada. Fiorella canta De Gregori con classe, bravura ed eleganza. Voto 8
  • Alessio Bernabei: “Un giorno credi” cantata dalla nemesi di Bennato con un arrangiamento sbagliato voto 3
  • Paola Turci: grintosa e convincente la sua versione di “Un’emozione da poco” voto 7.5
  • Gigi D’Alessio: Un bell’arrangiamento realizzato da Pennino sposa la vocalità di Gigi D’Alessio ne “L’immensità”. Voto 6-
  • Gabbani con “Susanna” canta Celentano senza prendersi sul serio voto 6-
  • Marco Masini rende giustizia a “Signor Tenente” di Faletti con un ottimo arrangiamento ed una sentita interpretazione del testo. Voto 8.5
  • Michele Zarrillo: “Se tu non torni” diventa quasi uno stornello voto 4.5
  • Elodie: “Quando finisce un amore”. Nonostante la somiglianza della sua voce con quella di Emma, Elodie trova una propria chiave di lettura al brano.  Voto 6-
  • Samuel: “Ho difeso il mio amore” feat. Linea 77. Voce e carisma non sono mai mancati a Samuel, ecco perché viene da chiedersi perché abbia scelto questo brano poco adatto a lui. Il risultato non soddisfa le aspettative. Voto 4
  • Sergio Sylvestre: “Vorrei la pelle nera” feat. Soul System è fresco e divertente nonostante i problemi tecnici voto 7-
  • Fabrizio Moro: Appassionata e verace la sua interpretazione de “La leva calcistica del ’68” anche se Fabrizio si è preso un po’ troppe libertà rispetto all’originale. Voto 5
  • Michele Bravi: Con “La stagione dell’amore” di Battiato,  Michele Bravi cerca di fare leva sull’impatto emotivo. Voto 6

 Raffaella Sbrescia

 

 

Ermal Meta: da autore a protagonista del palco. L’epopea di un artista a tutto tondo

Ermal Meta - Umano in tour

Ermal Meta – Umano in tour

Cos’è che fa la differenza quando gratifichiamo una persona al punto da definirla artista? Io credo che si tratti della capacità di arrivare dritti al cuore con una disarmante facilità. Questo è, ad esempio, il caso di Ermal Meta che, in qualità di autore, musicista e compositore, è riuscito ad insediarsi a pieno titolo tra gli artisti più amati sia dal pubblico che dagli addetti ai lavori nonché dai colleghi. Nel tempo abbiamo imparato ad apprezzare le sue canzoni, dapprima quando era nella band La Fame di Camilla, poi come firma di brani portati al successo da noti interpreti come Francesco Renga, Emma Marrone, Marco Mengoni e tanti altri. Oggi lo riscopriamo nelle vesti di solista e padrone del palco de La Salumeria della Musica a Milano. Quello che sorprende durante l’attesa del concerto, è la presenza di un pubblico decisamente eterogeneo, una tangibile dimostrazione del fatto che l’ultimo album di inediti pubblicato da Ermal, intitolato “Umano” e la sua partecipazione al Festival di Sanremo hanno decisamente ampliato la forbice di ascolto. La delicatezza delle parole, la cura degli arrangiamenti e l’empatia emotiva suscitata da una vocalità multisfaccettata sono i crismi che rendono ogni brano in scaletta passibile di emozione.

Ermal Meta - Umano in tour - Milano

Ermal Meta – Umano in tour – Milano

La setlist, suddivisa in tre parti, ha messo in piazza brani traghettati da La Fame di Camilla, tra cui Come il sole a mezzanotte, Buio e luce, Crescere, La rivoluzione ed una versione acustica di Due lacrime da brividi. Molti i pezzi estrapolati dal suo album “Umano,” a partire dalla titletrack all’attuale singolo in rotazione radiofonica Gravita con me passando per Pezzi di paradiso, Bionda, la toccante Lettera a mio padre e Volevo dirti. Ben fatto anche l’omaggio a Leonard Cohen con una versione intimista di Hallelujah. Spazio anche per qualche brano di cui conoscevamo solo l’Ermal autore come Straordinario (Chiara Galiazzo) e Occhi Profondi (Emma Marrone) scritto insieme all’amico e collega Dario Faini, presente al concerto insieme a Niccolò Agliardi. Il finale è tutto all’insegna delle hits: Odio le favole, cantata a squarciagola da tutti e la preziosa A parte te, il gioiello più bello tenuto da parte fino all’ultimo per concludere al meglio una serata da ricordare.

Raffaella Sbrescia

 

La svolta solista di Ermal Meta: “Umano” è l’espressione di un fuoco destinato a non spegnersi

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Si apre un nuovo importante capitolo professionale per Ermal Meta. Autore di tanti brani di successo ed ex frontman della band La fame di Camilla, l’artista ha scelto di  mettersi in gioco gareggiando nella sezione Nuove Proposte di Sanremo 2016 con il singolo “Odio le favole” tratto da “Umano”  il suo primo album da solista. Sono 9 le tracce che compongono un lavoro che condensa un ottimo electro pop ed un impegno autorale  che raccoglie tre anni di ispirazione. Scritto, arrangiato e prodotto dallo stesso Ermal Meta, “Umano” annovera anche le collaborazioni di Giordano Colombo ed Emiliani Bassi alla batteria, Lucio Enrico Fasino e Matteo Bassi al basso, Dario Faini al pianoforte, Riccardo Gilbertini, Marco Zaghi alla tromba, trombone e sax tenore e Feiyzi Brera alla stesura degli archi. «Tutto il disco l’ho scritto, arrangiato, prodotto e suonato. Per una volta volevo che quello che la gente sarebbe andata ad ascoltare fosse quello che io intendevo. Un prodotto di agricoltura bio, direttamente dal produttore al consumatore senza intermediario. Le tre parole che descrivono il mio cd, ‘Umano’, sono realismo, vita e lungo cammino. Questo è la musica per me, i musicisti sono dei maratoneti non degli sprinter e anche la vita è così. Io preferisco essere aderente a quello che vivo, i sogni magari ti fanno correre di più ma godere più lentamente quello che vivi, riesce a farti percepire meglio le sfumature», spiega  Ermal Meta che, ad oggi,  rappresenta uno dei cantautori più amati da giovani e meno giovani. La sua scrittura è fresca ma curata, i concetti sono essenziali eppure sono il frutto di una scrematura mentale che, solo dopo un lungo processo di raffinamento, vedono la luce amalgamandosi con una musica spesso concepita ancora prima delle parole stesse.

Ermal Meta

Ermal Meta

Se il singolo “Odio le favole” è ormai una hit di successo, è bene sottolineare che il brano  racchiude l’interesse del cantautore verso la vita vera: “Anche una vita piccola è più originale di una grande favola. Mi affido al tempo che guarisce da ogni male dello spirito”, dice. La struttura imponente ed incalzante di “Gravita con me” incentra i cardini del brano nella concezione salvifica dell’amore all’interno di una dimensione esistenziale dispersiva. “Chissà dove finisce il mare, dove la gente traccia il suo confine oltre il quale non ci sono strade dove non chiudi gli occhi per sognare”, scrive e canta Ermal in “Pezzi di Paradiso”, tracciando le orbite di interrogativi pesanti come macigni ma raccontati con grazia e delicatezza.  Un discorso a parte lo merita il brano “A parte te”, un arrangiamento molto particolareggiato, cesellato da una importante sezione di fiati, scandisce i frame di un racconto filmico scelto per definire i tratti di un sentimento incancellabile.  Intensa, intima, autobiografica, essenziale  la titletrack “Umano”: “Cerco il mio futuro e gli occhi di qualcuno. Uno, centomila, non c’è più nessuno”, inutile commentare parole che si raccontano da sole; e poi, ancora, “Se vomito parole poi pulisco tutto”: Ermal è così, in pochi versi riesce a veicolare la precisa definizione del nostro veleggiare in una nuvola di emotività spessa ma inconsistente.

Ermal Meta

Ermal Meta

Sulla stessa linea d’onda è la trama di “Volevo dirti” il cui nucleo è racchiuso in: “Viviamo insieme senza più pensare al domani, come ci viene, non è mai semplice ma vedremo insieme com’è”. Decisamente più frivola e meno impegnativa “Bionda”. Ermal sceglie lo stacco perfetto prima di introdurci nelle viscere di “Lettera a mio padre”: un brano duro, difficile in cui l’artista si mette a nudo rivelando le complesse trame di un doloroso rapporto padre –figlio. “E’  quando sulla schiena hai cicatrici è lì che ci attacchi le ali”, scrive Meta trasformando il dolore in risorsa. “Umano” si chiude con “Schegge”: un brano onirico, inafferrabile. Echi  di matrice Floydiana lasciano fluttuare l’inconscio in un amalgama di emozioni contrastanti ed è per questo che “Umano” è un gran disco: riesce a far vibrare le corde dei sensi e far ribollire i pensieri liquidi.

Raffaella Sbrescia

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Video: Odio le favole