Alberto Urso: “Sto scrivendo tante canzoni e sto lavorando anche ad un nuovo album. Ci sono tante cose in ballo”. Intervista

Ritratti di Note ha incontrato Alberto Urso, per raccontare del nuovo singolo “Amarsi è un miracolo” e dei prossimi progetti.  Il nuovo singolo è una ballata scritta da Alberto insieme a Daniele Coro e Diego Mancino. La produzione è di  Daniele Coro. “Amarsi è un Miracolo” parla della forza dell’amore che supera sempre ogni avversità,  Alberto la  interpreta con la sua voce potente e unica, capace a  trasmettere come sempre forti emozioni.

Il cantante siciliano, molto amato dai più giovani, ha anche risposto alle domande dei tanti fans che ci hanno scritto negli ultimi giorni.

Alberto Urso

Alberto Urso

Intervista

Alberto come è nata “Amarsi è un miracolo” ?

“Amarsi è un miracolo” è una canzone scritta un po’ di mesi fa. È nata di notte. È una canzone d’amore, nella quale parlo anche un po’ di me, di quello che vorrei.
Spesso noi cantanti, e in generale chi fa un lavoro per il quale è sempre in giro, può avere qualche difficoltà a vivere e a gestire dei legami sentimentali, che richiedono naturalmente una presenza costante, e magari si finisce per rinunciare alla persona che si ama veramente. Però, se il legame è forte, si trova sempre il modo di ritrovarsi. Magari poi ci si incontra nel luogo in cui tutto diventa “perfetto”.

Cosa ti ha guidato nella scelta della location del video della canzone ?

Mi sono innamorato subito della location, l’Appia Antica, perché è un luogo unico, iconico. Me ne sono innamorato a tal punto, da girarci il video. Sembra quasi che il muro dell’Appia Antica mi abbracci, è stato bellissimo.

Video: “Amarsi è un miracolo”

C’è una frase diventata virale qualche mese fa sui Social: “Mi manchi come un concerto”. In questa frase l’amore è paragonato alla musica. Immagino manchi anche a te.

Sì, tantissimo. Spero di aprire al più presto le date del nuovo tour, di fare concerti, di cantare in teatro. Davvero tutti non ne possiamo più di quello che stiamo vivendo.
Siamo bloccati da un anno. Sono sicuro che quando ci daranno il via libera, ricominceremo tutti a vivere alla grande. Io farò tanti concerti in giro per l’Italia.

Alberto, “Amarsi è un miracolo” farà parte di un prossimo album?

Sì, sto scrivendo tante canzoni e sto lavorando anche ad un nuovo album. Ci sono tante cose in ballo.

Alberto Urso interprete ed Alberto Urso autore. Come convivono queste due anime?

Beh, devo dire che quest’anno è stato fondamentale per tirare fuori tutto quello che avevo dentro, ed avvicinarmi al mondo autoriale. È bellissimo scrivere tutto quello che voglio dire, perché poi in quello che canto c’è dentro un pezzo di me. Ci sono io, e magari finisco per cantare le cose in una maniera totalmente diversa. È questa la bellezza che quest’anno mi ha regalato, coltivare la dimensione autoriale.

Alberto, c’è una domanda molto simpatica arrivata per te.
Qual è la cosa più folle che abbia mai fatto una Fan per te?

Sono tante le cose che le Fans hanno fatto per me: una fila per una giornata intera, prima di un concerto.
Un cannolo alla ricotta, arrivato la sera, dopo una intera giornata, con la ricotta sciolta e acida, ma c’era amore in quel cannolo. Anche una granita mi hanno portato una volta. Ha resistito dalle otto del mattino fino alle diciannove. Una granita in piena estate è un regalo folle, ma anche qui c’era amore…

Al di là della musica e della scrittura, qual è la cosa più bella capitata in un periodo così difficile e complesso?

Devo dire che negli ultimi mesi ho fatto tante bellissime esperienze, come cantare al Royal Albert Hall con Katherine Jenkins, e registrare in studi importanti. Queste sono esperienze che ogni artista sogna di fare. Sono molto grato a Katherine Jenkins e a tutte le persone che hanno reso possibile tutto questo.

Ci saranno in un futuro prossimo collaborazioni con altri artisti?
L’ artista più citata quando si parla di te, anche per l’amicizia che vi lega, è Giordana Angi.

Sicuramente ci saranno delle collaborazioni. Con Giordana c’è un rapporto di amicizia gigantesco. Non abbiamo ancora parlato di una nuova collaborazione perché siamo entrambi concentrati sulla scrittura al momento. Non escludo che tra le collaborazioni future ce ne possa essere un’altra con Giordana.

Hai mai pensato ad un progetto di Cover o ad un album in un’altra lingua, come l’inglese?

Sarebbe bellissimo. Certo per me è un po’ difficile scrivere in inglese o in un’altra lingua. Il processo di scrittura non è semplice, a partire da quello in lingua italiana, però farlo sarebbe bello, perché significherebbe che è arrivato il momento di portare la mia musica fuori dall’Italia.
Realizzare un album di cover, è un progetto al quale ho pensato, perché sarebbe portare il bel canto, la melodia italiana e le canzoni più famose anche all’estero. È un progetto che ho valutato, ma bisogna lavorarci con calma, per capire quale strada intraprendere.

Cosa provi quando sai che la tua musica arriva agli altri e aiuta qualcuno?

Questa è una cosa bellissima, perché quando si canta, si cerca di emozionare ed emozionarsi. Il nostro scopo deve essere anche quello di aiutare attraverso la musica.
La musica deve essere di aiuto a chi ne ha bisogno. Quando mi dicono che la mia musica aiuta, significa che ho fatto centro, che sto facendo bene quello che voglio fare, ovvero trasmettere un’emozione.
Questa è una cosa che mi fa stare bene.

Cosa è per te la felicità in questo momento della tua vita?

La felicità, al momento, sarebbe uscire presto dal Covid, e poi tornare a fare concerti in tutto il mondo.

Un pensiero a tutti i Fans e le pagine dedicate, che ogni giorno ti supportano e ti sono vicine.

Io adoro tutti i miei Fans, sono grato per tutto quello che fanno per me, per tutto l’amore che hanno nei miei confronti. Posso solo dire che sto preparando tante cose belle per loro e per tutti quelli che mi seguono. Non so mai come ringraziarli adeguatamente. Arriveranno tante novità. Molto presto…

Giuliana Galasso

Ritratti di giovani autori: intervista a Evandro

Ritratti di Note ha incontrato ed intervistato Evandro, il giovante cantautore romano, che fino a qualche settimana fa, ha fatto parte della classe della nuova edizione di “Amici”, il Talent condotto da Maria De Filippi.
Evandro ha risposto simpaticamente alle mie domande, e alle tante domande dei fans che hanno inondato i nostri Social negli ultimi giorni.

Evandro

Evandro

Evandro partiamo proprio da “Amici”. Il tuo personale bilancio di questa esperienza.

Beh, devo dire che la partecipazione ad “Amici” mi ha dato tanto e il bilancio è positivoè stata una bellissima esperienza, e adesso è diventata un bellissimo ricordo.
“Amici” mi ha messo alla prova, sia come persona che come musicista. È stato fortemente formativo ma anche impegnativo, però, come ho detto anche in trasmissione, sono queste le cose che fanno crescere.

Parliamo del tuo inedito, già molto ascoltato, “Guacamole”. Come è nata questa canzone?

“Guacamole” è nata in un periodo “vuoto” della mia vita. Ero appena arrivato in Inghilterra, cambiando la mia vita nel giro di dieci giorni. Sono partito per frequentare una scuola statale lì e avevo appena lasciato la mia fidanzata dopo una relazione durata tre anni. Ho scritto “Guacamole” in questa fase, ed è stata la mia prima prova di scrittura. Il tema principale della canzone non è l’amore ma il vuoto raccontato attraverso una relazione. La storia d’amore è stato un espediente per raccontare quel periodo di tedio e noia totale.

Lyric video: Guacamole

C’è molta attesa da parte dei tuoi fans per il video di “Guacamole”. Verrà pubblicato?

Il videoclip era pronto prima che uscissi dal Talent e, secondo me, era anche molto carino. Ci sono stati problemi sulla pubblicazione, sto lavorando per modificarlo e lo sto rimettendo a posto. Spero di pubblicarlo al più presto.

Un’altra tua canzone molto amata è “Roma Centro”. Uscirà come singolo?

Certo, bisogna solo capire quando farlo uscire. Spero che tutti siano abbastanza pazienti da aspettare.

Cosa ami fare nel tempo libero?

Leggere, quando ci riesco. Il telefono mi distrae molto. Poi mi piace molto disegnare, pratico una sorta di funambolismo che si chiama Slacklining, e salto la corda. Quest’ultima cosa mi riesce molto bene.
Senza dimenticare che studio anche…

A proposito del disegno, come è nata la tua pagina Instagram di disegni Scarasbratti?

La pagina è nata nello stesso periodo del brano “Guacamole”. Non avevo molta voglia di comunicare con le persone che mi circondavano e con le quali non ero in sintonia, e mi sono dedicato al disegno. Ho pensato “Apriamo una pagina Instagram e vediamo cosa succede”…

Cantautori preferiti oltre Bob Dylan?

Tra i giovani cantautori mi piace molto Giorgio Poi. Tra i classici, Lucio Dalla e Kate Bush. Lei è una grande…

Cosa ti ha insegnato l’esperienza di “Amici?

Tante cose. Ogni settimana, dal punto di vista musicale, riuscivo a capire cosa avessi imparato. Una settimana imparavo qualcosa sull’interpretazione, un’altra settimana qualcosa sulla tecnica. Dentro la casetta, convivere con quindici sconosciuti, con i quali inevitabilmente non si è sempre in sintonia, mi ha insegnato molto dal punto di vista umano.
Io ho costruito quasi con tutti gli altri ragazzi un bellissimo rapporto, sono persone che rivedrò volentieri anche fuori dalla scuola. Anche le situazioni di difficoltà, le tensioni tra noi, mi hanno insegnato umanamente a gestire meglio diverse situazioni al di fuori della casa.

So che hai costruito un profondo legame di amicizia con un altro artista di “Amici”, il ballerino Samuele Barbetta.

Eh sì, Samuelito mi manca molto. So che ci rivedremo presto perché lui verrà a trovarmi a Roma ed io andrò a casa sua a Padova. Abbiamo in programma di visitare insieme Chioggia e di mangiare tanti Kebab. Sono passato dal vederlo per tre mesi tutti i giorni, perché siamo stati anche compagni di stanza, a non vedere più quotidianamente le sue splendide coreografie, o le sue cose particolari, come dormire sul pavimento. La sua mancanza si fa sentire abbastanza…

Tra i tuoi prossimi progetti c’è anche un Album?

Sì, necessariamente. A meno che non decida di lasciare la vita del cantautore (ride) No, scherzi a parte, ci sto lavorando, vediamo come andrà…

Una domanda decisamente simpatica. Sei già stato fermato per strada da qualche fan scatenato?

Sì, pensavo che non succedesse per niente. Sono stato fermato per strada già tre volte.
In particolare, una volta, mi è presa una scarica di adrenalina, ero al bar a prendere una birra con una amica quando la cassiera mi guarda ed esclama… “Ma tu sei Evandro di “Amici”?…Lì mi è esploso il cuore. Non ci si abitua facilmente a queste cose.

Una frase che ti hanno dedicato in molti è ”Bubi sei fortissimo”. Un pensiero a tutti i fans che ti hanno scritto.

Sto ricevendo una quantità di supporto e di affetto che mai avrei immaginato nella vita. Sembra scontato dire “Grazie”, ma io ringrazio davvero di cuore le pagine dedicate e tutti i fans. Senza di loro, sarebbe stato più duro uscire dal Talent, invece, grazie al sostegno che mi sto portando dietro, mi sento compreso da tutti i ragazzi che mi seguono. Siamo sulla stessa lunghezza d’onda. Li adoro.

Giuliana Galasso

Ritratti di giovani autori: intervista a Elena Faggi in gara a Sanremo Giovani

Ritratti di Note ha incontrato ed intervistato Elena Faggi, la cantautrice diciannovenne che quest’anno sarà in gara tra i Giovani al Festival di Sanremo con il brano “Che ne so”.

Elena Faggi

Elena Faggi

Elena, le tue sensazioni a pochi giorni da Sanremo 2021. Sarà un Festival particolare, senza pubblico, ma credo che l’emozione si farà sentire lo stesso

Sì, è vero, l’emozione ci sarà, e comunque io sono già molto emozionata. Diciamo che è da Dicembre che sto aspettando questo momento e, arrivata a questo punto, mi sembra che il tempo sia volato, manca davvero poco. Non ho il tempo di annoiarmi perché sono sempre piena di pensieri e di cose da fare, e sono grata di tutto ciò. In un periodo così cupo, farò un’esperienza così importante che mi permetterà anche di regalare un po’ di leggerezza grazie al mio pezzo.

Stiamo ascoltando da molte settimane, in radio e su tutte le piattaforme digitali, il tuo pezzo “Che ne so”. Per questa canzone ha avuto un peso importante l’arrangiamento di tuo fratello Francesco Faggi.

Sì, per la canzone ho scritto io testo, musica e melodia. “Che ne so” era nata da un’idea di voce e ukulele. L’ arrangiamento che ha fatto Francesco ha donato un valore aggiunto. L’ha cambiata decisamente in meglio. È diventata la canzone che avevo scritto io, ma con più musicalità. Francesco l’ha resa in qualche modo “speciale”.

Video: Che ne so

 

Facciamo un passo indietro.
Quando è scoccato il colpo di fulmine tra te e la musica?

Praticamente da sempre. Ho iniziato piccolissima, avevo quasi sei anni. Ho iniziato a quell’età a suonare il violino, poi ho cominciato a prendere lezioni di teatro e di musical, e alla fine sono venute anche le lezioni di canto. Dopo l’esperienza di Italia’s Got Talent nel 2017, ho iniziato anche a scrivere le prime canzoni.

A proposito di Italia’s Got Talent, che ricordi hai di quell’esperienza, condivisa con tuo fratello Francesco? Tra l’altro, dopo l’esibizione, avete ricevuto subito anche il Golden Buzzer, che vi ha portato direttamente in finale.

Italia’s Got Talent è stata un’esperienza unica. Io e Francesco non ci aspettavamo assolutamente di ricevere il Golden Buzzer. Io avevo solo quattordici anni, ma stare su quel palco, con tutte quelle persone, mi ha fatto capire che è lì, su un palco, che voglio rimanere, spero per il resto della mia vita.
Vorrei lavorare con la musica per sempre.

Con tuo fratello Francesco, c’è un legame profondo, anche dal punto di vista professionale. Ti accompagnerà a Sanremo e ti seguirà in qualche modo in questa esperienza?

Sì, Francesco sarà proprio con me sul palco. Sarà di fianco a me, al pianoforte a coda, e questo mi rende ancora più felice.

Quale genere di musica hai ascoltato fin da piccola, e ti ha formato poi anche artisticamente?

Da piccola, e di questo ringrazierò sempre mio padre, ho ascoltato molto i Queen, Michael Jackson ed Elisa, poi crescendo, ho iniziato ad ascoltare Ed Sheeran, Billie Eilish, Bruno Mars. Negli ultimi due anni mi sono dedicata molto all’R&B americano. H.E.R. è un’artista che amo alla follia…

Il brano “Che ne so” racconta di quella fase dell’innamoramento in cui ci sono ancora dubbi sulla persona che abbiamo di fronte, e non sappiamo ancora se siamo ricambiati.
Credo che la forza di questa canzone sia anche nella frase “Forse un po’, forse no, che ne so”; in queste parole ci sono i tuoi diciannove anni, ma anche i nostri quaranta, e gli anni di tutti, perché il messaggio che dà è davvero trasversale.

Mi fa piacere che tu mi dica questo, perché questo è il mio obiettivo. Alla fine, io non scrivo per riferirmi solo ad un determinato gruppo di persone. Voglio che il mio messaggio possa essere condiviso più o meno da tutti, che ognuno possa interpretarlo come vuole. È bellissimo sentirsi dire questa cosa…

Cosa ti aspetti da questo Festival, e cosa ti aspetta dopo?

Per me il Festival è una grande vetrina, un evento che non mi aspettavo di vivere a questa età. Lo affronterò con il massimo dell’energia, cercando di dare il meglio di me stessa. So che sarà un’esperienza unica.
È un inizio importante. Poi lavorerò perché il futuro sia sempre migliore.
Dopo Sanremo farò sicuramente uscire un altro singolo. Per il resto preferisco non spoilerare ancora.

Ti abbiamo sempre vista e ascoltata in duetto con tuo fratello Francesco.
Un altro artista, italiano o internazionale, con il quale ti piacerebbe duettare in futuro?

Tra gli italiani, Frah Quintale.
Tra gli internazionali, Ed Sheeran, ma anche Ella May, H.E.R., Amalia. Se si sogna, bisogna farlo in grande.

Giuliana Galasso

Ritratti di Sanremo. Aiello: Al Festival presento “Ora” e il mio nuovo pop “Meridionale”

Cosentino di nascita, romano di adozione, AIELLO parteciperà al Festival di Sanremo 2021 nella sezione Campioni con il brano “ORA”, che sarà incluso, così come i precedenti singoli estratti, nella tracklist del nuovo progetto discografico dell’artista intitolato “Meridionale” in uscita il 12 marzo 2021.

MERIDIONALE AIELLO

“Il mio secondo disco è un progetto a cui tengo particolarmente. Dopo “Ex-Voto”, questo nuovo lavoro rappresenta un modo per provare a confermare a chi mi ha apprezzato che non si è trattato solo di un abbaglio. Si tratta di un lavoro di grande onestà e trasparenza, l’ho portato avanti senza tradirmi cercando di fare un passo in avanti e di evolvermi seguendo il mio modo di vivere la musica. Il titolo rispecchia le mie origini e omaggia la Calabria, la terra che mi ha dato la voce. Una terra spigolosa, aspra, piena di ombre ma molto bella e molto generosa, circondata dal mare e dai sapori forti. Volevo accendere una luce su una terra di cui si parla poco, non si tratta di dualismo; vivo a Roma e amo Milano. Il meridione appartiene a tutti e la musica è contaminazione, è mescolare cose diverse e questa è la mia visione. Nel mio album ascolterete pop, clubbing, sonorità street, urban, classic in un turbinio di colori diversi.

La mescolanza tra generi musicali non è un lavoro artificioso. La mia terra è stata particolarmente soggetta a diverse colonizzazioni, ho voluto racchiudere un percorso culturale nel mio linguaggio contemporaneo, parlo di storie nuove ma anche di qualche storia che non sono riuscito a cancellare. Il disco gode della presenza di tre produttori: Brail, Alessandro Forte e MACE che, invece, ha coprodotto il brano sanremese. Sulla base di questa premessa spero che l’ascolto possa offrire diversi spunti. Ragiono in ottica di live, da spettatore ho sempre sognato una musica fatta di abbracci, lacrime e sudore; questa è la mia visione. La carnalità e la passione sono due caratteristiche che mi rispecchiano e che ho sempre riscontrato nelle popolazioni del sud del mondo nonché nel mio modo di vedere le cose e soprattutto la musica.

Nel brano “Ora” racconto la storia di un ragazzo che si appresta a vivere una storia d’amore e, come spesso accade, lo fa tramite il sesso: un sesso curativo ma non abbastanza, tossico ma solo in parte. Si tratta di un pezzo molto carnale, urlo di essere stato uno stronzo, non è banale ammetterlo, di solito è più facile incolpare qualcun altro, lo stronzo sono stato io e me ne assumo la responsabilità.

Ero solo nella mia casa di Roma, ho realizzato di avere delle colpe, ho parlato di sesso, un sesso speciale, che ho definito ibuprofene. Sono scappato, me sono pentito, non si può tornare indietro ma era giusto che chiedessi a me stesso cosa fosse accaduto e spiegarmelo. Ho voluto vestire le parole in modo non scontato, non volevo tradire la mia visione di musica.

 

Sono sempre stato un fan del Festival di Sanremo, tanti lo considerano pesante ma alla fine siamo tutti a guardarlo e a giudicarlo. Non ho mai pensato che fosse un passaggio obbligato per la carriera, l’anno scorso non ci pensavo assolutamente e neanche qualche mese fa, poi il momento particolare ha inciso. Sanremo è il più grande palco della musica live, Amadeus ha allargato molto i generi, il cast è cool, contemporaneo, giovane. Nel mio brano pop, classic e urban si incrociano provando a essere veraci alla ricerca di larghi abbracci sempre più stretti. Il Festival mi darà tre grandi regali: suonare con una grande orchestra, arrivare al maggior numero di persone possibili e poter tornare a suonare dal vivo. Inutile prevedere grande forza e consapevolezza, arrivo sul palco con coscienza maggiore e forte del fatto che tutto questo me lo sono sudato da solo se non con il sostegno delle persone che credono che io valga qualcosa. Ai tuoi live arrivi con una certa tensione ma ti senti anche protetto, a Sanremo sarò tra i big ma sarò il più piccolo dei big, avrò la responsabilità di conquistare tutti, un ruolo molto più difficile che cantare a casa propria. Se dovessi arrivare ultimo e avere i concerti pieni andrebbe benissimo così.

Aiello_ph Gabriele Gregis

Aiello_ph Gabriele Gregis

Sto lavorando per crescere e spero che questo traspaia soprattutto dal mio nuovo lavoro. Porto come esempio il feat. con Sum un’artista napoletana della scena r’nb che vive tra Milano e Londra. Ho chiesto un feat di qualità con un talento in fase di fioritura e l’ho incontrata personalmente al Giffoni Film Festival. Volevo Napoli nel mio disco, la volevo donna, brava, figa, cool e di alto livello. Quando lavoravamo al brano “Di te, niente” ho vissuto tutto il tuo entusiamo e spero di meritarmi la sua fiducia. Anche un artista piccolo rischia nell’ affiancarsi ad un altro progetto in via di sviluppo a cui si viene poi affiancati in seguito. Culturalmente la Campania e la Calabria sono legate da sempre, quella magia che immaginavo possibile si è concretizzata e ne sono orgoglioso.

Tra gli altri brani del disco, vorrei porre un focus anche su “Farfalle”. Il primo pezzo dell’album vuole dare subito uno scossone, si entra a gamba tesa nel viaggio sonoro con suoni più stronzi ma con un cuore sempre morbido. Poi c’è “Scomposto”, la ballad per eccellenza del disco nonché il pezzo manifesto della mia persona. Vivo tutto in modo poco abbottonato, poco schematizzato, seguo il flusso, sono sempre molto fluido nel racconto e nella condivisione delle mie visioni. Con il brano “Per la prima volta” vi dimostro che io sono uno che vuole ballare. Tutte le volte che hanno provato a incasellarmi, sono sempre scappato. Non sono un sottone né un angelo, la clubbing music mi fa volare e mi piace mostrare che si può ballare e sorridere oltre che riflettere sulle macerie delle storie passate”.

 

Ritratti di Sanremo: Irama presenta “La genesi del tuo colore”

Irama torna sul palco dell’Ariston per la terza volta dopo aver partecipato nel 2016 con “Cosa Resterà” nella sezione nuove proposte e nel 2019 con il brano “La Ragazza Con Il Cuore Di Latta” (Doppio disco di Platino). Irama ha pubblicato nell’estate 2020 l’EP “Crepe” (Warner Music),  un lavoro che rispecchia appieno la sua ecletticità mentre al Festival di Sanremo porterà il brano intitolato “La genesi del tuo Colore”.

irama @ Nicolò Parsenziani

irama @ Nicolò Parsenziani

“La genesi del tuo colore” è un brano che rappresenta un inno alla vita. A volte, nei momenti di sofferenza, quando rischiamo di perdere tutto, nasce qualcosa dentro di noi che fa scoppiare il colore e fa tornare a scorrere la vita. Il colore per me rappresenta la vita, con le sue tante e diverse sfumature che scorrono dentro di noi come il sangue nelle vene. La canzone ha degli elementi uptempo ma il tema è malinconico. Mi ha ispirato una scena molto toccante di un video in cui un ragazzo rade i capelli alla ragazza mentre piange e subito dopo si rasa anche lui. Ho trovato questo messaggio così potente che mi ha messo freddo alle ossa, mi ha scavato dentro. Da lì sono nate le parole della canzone che, per questo motivo, possiede due anime da cogliere. Ho voluto incorniciare un uptempo con un concetto malinconico, sono sempre stato molto attratto da questo contrasto tra gioia e dolore, è un incrocio difficile, il più difficile che ci sia. La genesi del tuo colore non è nato come un brano sanremese. In generale tendo a seguire un impulso creativo, la canzone è nata a cappella, la scrittura è nata in modo spontaneo e ho pensato che potesse avere suscitare un flusso di vibrazioni sul palco di Sanremo. Con Dario (Dardust ndr) è nato un bel rapporto di stima reciproca. Quando ho iniziato a mettere giù la melodia del brano ho pensato che lui sarebbe stato in grado di racchiudere al meglio questo tipo di vibrazione. Con lui è nato un connubio sincero, abbiamo creato qualcosa che si sposa e che si abbina perfettamente.

Il brano non è di cronaca, non è condizionato dal contesto che stiamo vivendo, sono un lupo solitario, il lockdown non ha influito sul processo creativo. Pochi mesi fa sono uscito con un ep, per ora sarà solo un pezzo che aprirà un capitolo nuovo, sono in piena fase creativa e sto tracciando quello che verrà. Il brano sanremese aprirà il resto. Per il resto cerco di sopravvivere agli eventi che mi bombardano, a volte le cose mi capitano così velocemente che mi sfuggono. Il vero momento per vivere è guardarti indietro, in questi mesi difficili non mi sono mai fermato, ho continuato a creare e a lavorare molto ai progetti futuri. Mi piace pensare di superarmi nella speranza di arrivare a sempre più persone possibili. Vivo un po’ nel mio mondo. Quando ottengo dei risultati ne sono molto orgoglioso e festeggio con chi lavora con me. La parola verità è una parola chiave che ho fatto mia fin da quando ero piccolo. La grandezza della musica è arrivare, essere veri e sinceri.

Partecipare al Festival significa più consapevolezza. Noi artisti cresciamo non solo da un punto di vista artistico ma anche anagrafico. Ad oggi sento una maggiore responsabilità, il bello di chi fa arte è che ogni volta che ci si approccia a una nuova nuove esperienza, lo si fa con un’idea creativa differente. Io nel mio piccolo sto costruendo qualcosina, mi sto rimboccando ancora una volta le maniche e sento di avere tanto da dare come se fosse un nuovo inizio. Vivrò questa opportunità in modo genuino. Essendo giovane non mi guardo indietro, la percezione reale che ho io è data dalle persone che cantano una mia canzone. Da un punto di vista tecnico ho ancora tanto da dimostrare, ci sarà ancora tanto da imparare e raccontare ancora”.

Irama tornerà  dal vivo nei palazzetti per due date speciali prodotte da Vivo Concerti:

Sabato 9 ottobre 2021 || Roma @ Palazzo dello Sport

Mercoledì 27 ottobre 2021 || Assago (MI) @ Mediolanum Forum

I biglietti sono disponibili in prevendita su www.ticketone.it  e nei punti vendita abituali.

La geografia del buio: intervista a Michele Bravi

Michele Bravi ph credit Clara Parmigiani

Michele Bravi ph credit Clara Parmigiani

Quando ho ascoltato la prima volta “La Geografia del Buio”, il nuovo album di Michele Bravi, l’immagine a cui ho pensato subito è stata quella del famoso gioco enigmistico dell’unire i puntini con tratti di inchiostro, fino a comporre una figura, il collegare tutte le nostre zone d’ombra, fino ad arrivare alla luce. In realtà questo disco non insegna come trovare la luce ma come convivere con quelle “zone cieche”, che appartengono alle vite di tutti.
Lo conferma anche Michele Bravi, intervistato per Ritratti di note.

Michele, “La Geografia del Buio” è un bellissimo viaggio all’interno dell’animo umano, e della tua di anima…

Sì, e ci tengo a specificare che alla fine dell’album non c’è la luce, c’è piuttosto un modo diverso di intendere il buio, un modo di conviverci. Questo disco non parla di come uscire dal buio e raggiungere la luce, parla di come convivere col buio, di come trovargli uno spazio dentro la propria anima per attraversare il dolore…

Quale è stato il tuo più grande appiglio nel buio?

Guarda in realtà nel buio si sviluppa una sensorialità diversa e quindi, in generale, tu cerchi di ricostruire una realtà nuova, che non ha nulla a che fare con quella che conoscevi prima e che quindi non può essere nemmeno vagamente paragonata.
Io semplicemente l’ho abbracciato quel buio, l’unico appiglio è stato il lasciarsi andare al fatto che non c’era luce.
È come se tastassi le superfici di una stanza al buio, riconosci per prima la sedia, poi il divano, poi altre cose, e piano piano riesci a viverci nel buio…

In quest’album c’è una presenza femminile, quella di Federica Abbate, autrice, e interprete insieme a te della canzone “Un secondo prima”. Al di là del rapporto professionale, in questo pezzo,si evince la bellezza e la profondità del vostro rapporto…

È vero, Federica Abbate nasce come mia amica. In quest’album ha anche una sua veste professionale, che sono felicissimo di poter ospitare. “Un secondo prima” è una canzone sull’amicizia, e ci tenevo che fosse un’amica a cantarla e a condividerla con me.
Aggiungo una nota personale, credo che Federica Abbate sia uno dei più grandi talenti che abbiamo in Italia, e spero che anche il pubblico lo scopra…

Nella canzone “Storia del mio corpo” racconti una grande verità … “Il mio corpo è una casa che mi porto addosso, sopra i muri ha scritto quello che è successo…”
Ognuno di noi si porta sul corpo e sul viso i segni di ciò che ha vissuto, ma ogni piega, ogni ruga, può essere un solco sul quale far nascere un nuovo fiore.

Sì, il corpo è proprio la crepa in cui la vita si modella. In questo senso mi piace vedere come nel volto delle persone, nella loro fisiognomica, ci sia già suggerita la loro storia. Basta avere un velo di umanità in più per poterla accogliere. La storia di un corpo è proprio la storia di una vita.

Video: Mantieni il bacio

Nel processo di scrittura dell’album c’è un pezzo che ti ha toccato emotivamente più degli altri?

Forse proprio “Storia del mio corpo”, il pezzo più intimo tra tutti, perché racconta proprio la storia del mio di corpo, poi grazie alla magia della musica, che rende tutto universale, mi sto accorgendo che in questa canzone si riconoscono in tanti. Sto ricevendo molti messaggi di persone che mi dicono che questa canzone è anche la storia del loro corpo…

In quest’album c’è anche un brano strumentale, “A sette passi di distanza”.
La tua voce diventa il suono di un pianoforte. Nel presentare il brano, hai citato una bellissima frase di Gabriel Garcia Marquez che descrive la distanza geografica di due amanti che si rincorrono per una vita, “Non erano a sette passi di distanza ma in due giorni diversi”…

La frase è tratta dal romanzo “L’amore ai tempi del colera”. Questo brano racconta la mia storia d’amore ma allo stesso tempo la mia incapacità a parlare. Questo disco nasce dal silenzio più totale, non a caso, nell’ultima stanza di questo percorso nel buio, anche le parole non servono più, vengono messe da parte, e rimane soltanto l’unico linguaggio più alto che conosciamo, che è quello della musica.

La prima cosa che farai, artisticamente, quando tutto sarà finito, immagino sia un concerto

La risposta è scontata, ma credo che in questo momento, per chiunque lavori nella musica e nello spettacolo, poter risentire l’odore del palcoscenico, poter rivedere gli occhi delle persone durante un concerto, sia diventato un miraggio lontanissimo. Spero che avrò la possibilità di fare un concerto, spero di poter lavorare per costruirmela questa possibilità, nonostante l’incertezza dell’emergenza sanitaria che stiamo vivendo…

MicheleBravi_tour

Uno dei pezzi che amo di più in quest’album è “Maneggiami con cura”. C’è una frase che è la sintesi di tutto il disco, “Ho trovato la bellezza anche dentro un errore”

È un po’ quello che dico sempre, dall’inizio della mia carriera, già con la scrittura di “Il Diario degli Errori”. L’ errore non deve intendersi come sbaglio, ma come semplice imperfezione. Viviamo gli errori come sbagli perché abbiamo questo disegno della perfezione che ci perseguita, ma nella realtà la vulnerabilità e la fragilità ci insegnano a conviverci con le imperfezioni.

Giuliana Galasso

Dopo “La vita breve dei coriandoli, il secondo singolo estratto dall’album é “Mantieni il Bacio”, canzone che contiene le parole di Massimo Recalcati.

Questa la Tracklist dell’album:

1) La promessa dell’alba
2) Mantieni il Bacio
3) Maneggiami con cura
4) Un secondo prima (feat. Federica Abbate)
5) La vita breve dei coriandoli
6) Storia del mio corpo
7) Tutte le poesie sono d’amore
8) Senza fiato
9) Quando un desiderio cade
10) A sette passi di distanza

La Geografia del buio: il nuovo album di Michele Bravi

MICHELE BRAVI_cover_ph credit Roberto Chierici

MICHELE BRAVI_cover_ph credit Roberto Chierici

Esce il 29 gennaio “La Geografia del Buio”. Il nuovo concept album di Michele Bravi racchiude al proprio interno una prorompente forza evocativa. Il lavoro rappresenta una grande riflessione sul dolore nata dalla solitudine più grande che l’artista abbia mai conosciuto. Dopo tanto tempo trascorso in silenzio, un tempo infinito senza la forza di poter parlare, Michele Bravi presenta l’album parlando come un fiume in piena, con un animo finalmente capace di poter raccontare in modo profondo, intimo e speciale tutto quello che si cela dietro queste dieci tracce.

L’album prende vita da “Diario di un dolore” di C.S Lewis e da una presa di coscienza: l’afflizione non è uno stato ma un processo. Non serve una mappa per descriverlo ma un racconto. “La geografia del buio” è il disegno di un labirinto ed è la storia di come si convive con il buio; un concept album che va seguito come un sentiero che attraversa il buio e dà uno spazio al dolore.

“Di solito si cerca di nascondere il dolore ma invece va mostrato al salotto e puntarci sopra una lampada. Il dolore è un fatto, una casa senza luce è comunque una casa e io quella casa ho imparato ad arredarla grazie alla terapia, ho potuto dare un disegno a quel labirinto che avevo percorso attraverso queste 10 canzoni.

“La geografia del buio” è anche il disco d’amore più grande che abbia mai scritto e interpretato. Spero che condividere il mio dolore possa avere una forza propulsiva enorme. La condivisione è tutto; ho potuto decifrare il mio dolore solo quando la persona a cui ho dedicato il disco ha condiviso il suo dolore con il mio.

L’obiettivo del disco è narrativo, il suono del pianoforte doveva essere particolare, non perfetto. Ecco perché abbiamo scelto un piano che avesse una storia, uno strumento verticale di inizio ‘900. Tutto il disco è stato scritto nel salotto di casa, tra i suoni della quotidianità, attraverso un lavoro di sottrazione che mettesse in risalto il silenzio.

Ci tenevo che questo disco potesse essere letto sia attraverso la parte lirica che attraverso una trama nascosta, un filo che passasse tra il suono della mia voce e il suono del pianoforte. Ringrazio Andrea Manzoni che è riuscito a colorare con i suoi respiri e con il suo tocco degli arrangiamenti già molto complessi.

C’è un brano intitolato “A sette passi di distanza”, una canzone senza testo, in cui risaltano i miei respiri di quando ancora non riuscivo a cantare. Nel mentre che la eseguivo per spiegarla in studio, qualcuno ha schiacciato un rec ed è stata trattenuta nella sua imperfezione nel momento ideale per farlo. “Mantieni il bacio” è stato scritto da Federica Abate, una mia grande amica che mi ha protetto molto ma anche una grande professionista. A 8 anni perse sua nonna e a mezzanotte scrisse “Cinderella” di cui ha conservato la melodia in un cassetto. Mi ha regalato questo brano che poi ha incontrato le parole di Massimo Recalcati e di Cheope.

 

La seconda parola che racchiude il disco è “amore”. Ritengo questo lavoro la più grande dichiarazione d’amore che io abbia mai fatto. La persona che ha condiviso il dolore con il mio, una mattina sul letto di casa mia mi ha chiesto di usare la musica per raccontare il mio dolore e questo disco è la dimostrazione del fatto che sono riuscito a mantenere la promessa. Tempo fa quando parlavo della mia sessualità volevo dimostrare la parità nel poter non dire, ora invece dico che chi ama deve poter condividere questa forza propulsiva. Questo è il mio invito ad esporsi per chi ha il coraggio di farlo e soprattutto per permettere a qualcuno di dare un primo bacio e sentire effettivamente quel sapore senza nessuna voce che ti confonde e che allontana da un ricordo che può essere bellissimo”.

 Raffaella Sbrescia

Video: Mantieni il bacio

Tracklist

  • La promessa dell’alba
  • Mantieni il bacio
  • Maneggiami con cura
  • Un secondo prima ft Federica Abbate
  • La vita breve dei coriandoli
  • Storia del mio corpo
  • Tutte le poesie sono d’amore
  • Senza fiato
  • Quando un desiderio cade
  • A sette passi di distanza

 

 

 

 

DAVIDE “BOOSTA” DILEO presenta il nuovo album “Facile”

 DAVIDE BOOSTA DILEO

DAVIDE BOOSTA DILEO

Esce oggi “FACILE”, il nuovo album da solita di DAVIDE “BOOSTA” DILEO(tastierista e co-fondatore dei Subsonica) per Warner Music Italy.

Il lavoro è completamente strumentale, si compone di 12 composizioni inedite e nasce con la predisposizione ad accompagnare gli stati d’animo perchè figlio delle ispirazioni e delle suggestioni scaturite nei mesi scorsi nel silenzio del Torino Recording Club, lo spazio privato di Boosta tra pianoforti, vecchi registratori a nastro e piccole incursioni di elettronica. Un racconto intimo, che non ha fretta né ansia, di cui lo stesso Boosta ha ampiamente parlato in videoconferenza stampa. Ecco le sue dichiarazioni.

Facile” si è fatto spazio nel dramma di questa pandemia e ha sancito una presa di coscienza importante. Pensavo che questa parte della mia carriera sarebbe iniziata tra 5 o 10 anni. Si sa che tra un disco e un tour i tempi sono ridotti, invece dopo “Microchip temporale” l’astronave madre dei Subsonica ha messo i motori al minimo e ho preso la palla al balzo per dare il via al progetto che accompagnerà la seconda parte della mia vita.

Quando scrivi canzoni hai la necessità di osservare e di fare riferimento a qualcosa che vedi e che senti. Qui l’esigenza è quella di poter suonare con l’unico fine di fare qualcosa che ti faccia veramente stare bene. Con il passare degli anni cerco di emozionarmi da solo, questo determina uno spostamento di baricentro fondamentale: non vedo l’ora di suonare cose che mi piacerebbe ascoltare. Questo non vuol dire essere presuntuosi, anzi. Sono convinto del fatto che più onesti siamo, più c’è la possibilità di affezionarci per primi a quello che facciamo e di conseguenza che qualcuno possa apprezzarle nella loro essenza. Mi sono stufato di fare cose nell’ottica di piacere agli altri, voglio fare qualcosa di cui essere fiero di proporre. Non si tratta di un esercizio di stile, in mezzo alla scrittura ogni tanto ci sono scintille di magia.

Ognuno di noi ha una relazione binaria con il suono, la musica è facile perché o ti dà qualcosa o non te la dà. La musica è uno strumento di vita, non importa per quale motivo la fai, è importante vedere cosa diventa per le persone che la ascoltano.

Video: Autoritratto

Questo è un disco insicuro e rassicurante al contempo. Il suono è dilatato, le melodie non sono mai forti, mai arroganti. Non è balbuziente ma il tratto è ancora a matita. Ho scritto anche dei pezzi molto definiti, molto simili a canzoni che ho messo da parte mentre compilavo la tracklist con l’intento di lasciare più spazio al suono. Questa è un’ammissione di mancanza di certezze, il riverbero di un contesto difficile in cui non ci sente perfettamente definiti. Mi sento una lastra sottile che potrebbe spezzarsi. Non avevo bisogno di mettere pezzi definiti, non era questo il momento giusto.

Le uniche parole che ho utilizzato le ho messe nei titoli, è stato come mettere la firma sotto il quadro. Per quanto riguarda il progetto grafico, mi sono avvalso di Instagram dove ho avuto modo di scoprire i lavori di Valentina Ciandrini. Mi divertiva molto molto di dare colore a questo lavoro, mi piaceva l’idea di una confezione che fosse anche bella e anche diversa.

Parlando invece del contesto generale, pur essendomi ripromesso di non fare polemica non ce la faccio a dare per scontato che questa sia una classe dirigente all’altezza della situazione. Capisco la difficoltà e i problemi però continuo a non avere la sicurezza e le certezza che le persone ci governano, partendo dal Presidente del Consiglio, passando per il ministro della cultura, abbiano la capacità di spiegazione, di onestà, di fiducia necessarie. Si sente proprio l’odore della politica in confusione.

Boosta di Davide D'Ambra

Boosta di Davide D’Ambra

Se mi chiedete che valore ha il silenzio, vi dico che mi piace stare da solo, che non ho particolare bisogno di compagnia. Il silenzio è uno spazio sacro e fondamentale, ne ho bisogno e mi sento molto a mio agio. Mi piacerebbe diventare come un minimalista del ‘900. Tra tutti mi ispiro a Federico Monpù, ha avuto una vita mediocre, la sua bio dura tre righe però ha scritto una serie di composizioni intense. Di recente mi sono avvicinato al Movimento Fluxus, sono finito in una mostra a Torino in cerca di ispirazione e come per magia all’improvviso ho scoperto una piccola esposizione del compositore Giuseppe Chiari che non conoscevo. In quella saletta c’era il video di una ripresa stretta delle mani che litigavano e che si accarezzavano, era davvero ipnotico. In uno dei 5 spartiti esposti c’ era scritto che la musica è facile, lì ho capito di essere nel posto giusto. Se mi metto a riflettere sui miei ascolti, mi viene spesso da pensare che una canzone come “Avrai” di Baglioni aveva mille accordi ed è difficile da suonare. Ora ho la sensazione che nel continuare a scrivere stia finendo l’inchiostro. Mi fa fatica distinguere quello che ascolto oggi, la grammatica della musica del ‘900 era un tomo, ora sta diventando un Bignami sempre più piccolo, da cui si strappa ogni giorno una pagina. Ritorniamo alla complessità, prendiamoci tempo per andare più a fondo.

Raffaella Sbrescia

 

La tracklist di “FACILE”:

1.Fiducia”

2.Lacrime di San Lorenzo”

3.Nella nebbia per mano”

4.Diva”

5.Sulle dita”

6.La danza delle api”

7.Una vecchia mappa”

8.Nello spazio abbracciati”

9.Autoritratto”

10.Amore per le geometrie”

11.Daimon”

12.Istruzioni per un abbandono”

 

Raffaella Sbrescia

 

Laura Pausini presenta Io sì (Seen) e si racconta a cuore aperto.

Laura Pausini ha presentato il nuovo singolo Io Sì (Seen) pubblicato il 23 ottobre 2020 nel corso di una videoconferenza stampa molto sentita e ricca di spunti di riflessione. Ecco tutte le dichiarazioni dell’artista internazionale:

Io sì (Seen), il mio nuovo brano farà parte della colonna sonora di The Life Ahead / La vita davanti a sé. Sono rimasta affascinata da questa canzone pensata per me da Diane Warren e dal film di Edoardo Ponti con l’iconica Sophia Loren come protagonista. Io sì (Seen) è scritta da Diane con me e Niccolò Agliardi e accompagnerà il film in tutte le versioni internazionali. Chi vedrà il film in tutto il mondo ascolterà solo il brano in italiano ma ho fortemente voluto realizzare anche le versioni in inglese, francese, spagnolo e portoghese, che si troveranno solo nell’EP pubblicato il 23 ottobre.

Il singolo è nato quest’estate e ho deciso di cantarlo solo dopo aver guardato il film. Mi riconosco al 100% nella trama e questo mi ha entusiasmata ancora di più. Quando fai musica da tanti anni, hai bisogno di sentirti sempre curioso. In questo caso sentirmi pienamente coinvolta nel mettermi a disposizione del film mi ha dato la possibilità di vivere un’esperienza mai vissuta prima. Ho voluto rispettare il significato del film ma anche il punto preciso in cui la canzone arriva, si tratta di un momento importante della pellicola e arriva per dire una cosa. Ecco perché ci tenevo ad essere la voce narrante di quell’esatto momento. Questa collaborazione è arrivata nel momento giusto, ho aspettato tanto prima di accettare di far parte della colonna sonora di un film e sono felice di non averlo fatto fino ad ora. La canzone rappresenta un dialogo, Sophia Loren mi ha scelto per essere la sua voce, quello che dice a Momo racchiude il senso di protezione, comprensione e altruismo. Non ci sono barriere e pregiudizi né razziali né culturali. Sono fiera di questo lavoro e, anche se mi onora pensare che i produttori di Netflix abbiano inoltrato la candidatura agli Oscar 2021, non voglio gasarmi troppo. Il mio hamburger di festeggiamento l’ho già mangiato (ndr).

Io e Sophia ci siamo conosciute nel 2003 ad una festa di Armani a Beverly Hills e c’è stata subito una forte empatia. Sophia è materna e protettiva, ogni volta che ci siamo riviste, prima a Ginevra e poi in Messico alla sua festa di compleanno ci siamo sempre fermate a parlare delle nostre cose personali in modo naturale. L’impressione è avere di fronte un’icona in tutto quello che fa anche se a lei non piace sentirsi tale. Sono felice nel videoclip del brano ci sarà anche lei.

pausini

Nessuno ti vede, io sì. Nessuno ci crede, ma io sì. Ho voluto molto queste due frasi, non è stato facile mettere a punto in italiano questo concetto. Con questa collaborazione ho voluto cercare la profondità e l’impegno, la parte emozionale è quella che mi aiuta di più ad esprimermi. Io e Diane ci siamo conosciute a metà degli anni 90, siamo state un giorno a parlare, ci siamo riviste quando facevo il disco in inglese, alcune cose devono succedere nel momento giusto, sono felicissima che abbia chiamato me, Diane è un personaggio, ha mille idee, è molto divertente, mi è stata vicino anche per le versioni della canzone in portoghese, francese, spagnolo. Ho partecipato a questo progetto con amore, passione e orgoglio perché mi interessa la storia, mi interessa che venga fuori il significato, questo è il racconto di ciò che io penso dei rapporti tra le persone, la vita vale la pensa di esser vissuta perché esistono gli altri, che a volte vanno anche salvati; non possiamo sederci. L’ arte non deve arrendersi, dobbiamo venire fuori noi. Non mi è mai passata è la fame di capire cosa c’è oltre una canzone scritta e stampata in un libretto. Questa cosa mi agita e mi emoziona fortemente. Fare musica è una roba pazzesca. Mi sento attratta dalle cose complesse che mi richiedono responsabilità, in questi anni ho ricevuto altre proposte per film, in questo caso ho capito che ho fatto bene a dire di no prima, devo fare proprio le cose che mi piacciono, non devo avere paura a dire di no a un progetto che non mi appartiene seppur grande. Ritengo che oggi come oggi quando si parla di arte ci si accontenta molto anche a livello qualitativo, invece è importante essere più puntigliosi che mai, non si può fare tutto un po’, non mi butto a fare una prova.

Nei mesi scorsi volevo cominciare ad ascoltare le canzoni che mi sono arrivate, come sempre accade negli ultimi anni, faccio mettere i brani che mi vengono proposti in una cartella dropbox senza il nome dell’autore per non farmi condizionare. Ad oggi sono 124 solo le canzoni che iniziano con la lettera a. Dovevo fare questa ricerca a marzo, quando poi ci siamo rinchiusi per il lockdown mi sono sentita per la prima volta un po’ persa, mi sono chiusa in me stessa e ho pensato che non ci fosse qualcuno a cui potesse interessare se io cantassi ancora. Sono poi stata per tre mesi in Romagna dai miei, da settembre volevo cominciare a sentire qualcosa ma rimandavo sempre come per paura. Questa collaborazione mi ha rimesso in moto, sinceramente non mi ha lasciato un giorno libero, per scrivere la versione italiana del testo ci abbiamo messo 25 giorni in cui ho lavorato anche insieme a Niccolò Agliardi. Adesso ho molta voglia di ascoltare, in teoria nella mia testa mi piacerebbe riuscire a finire per Natale 2021 ma sono indietro e le canzoni che iniziano con la a non mi piacciono. La verità è che voglio fare degli esperimenti, voglio provare a cantare canzoni di altro genere e vedere com’è la mia voce con un altro stile. Voglio usare questo tempo per conoscere un altro aspetto delle mie corde vocali.

In questo momento viviamo nell’incertezza, ognuno vorrebbe rimediare ma è molto difficile. Ognuno fa la sua proposta, io avevo scritto un appello con i miei colleghi italiani rivolto al nostro governo ma non abbiamo ricevuto una grande risposta. Penso che in generale i cittadini del nostro paese non abbiamo ben capito quante sono le maestranze, si tratta di 570,000 mila persone, non possiamo prenderci cura di tutti, non si risolve così. Siamo 50 cantanti e possiamo sicuramente aiutare le persone vicine a noi che sono altre 40, un numero troppo piccolo, non so che suggerimenti dare se non di porre attenzione a questo appello. Noi cantanti non abbiamo bisogno di un aiuto economico ma i tecnici si, sono persone senza lavoro, questo è molto grave, aldilà di quello che noi possiamo fare privatamente. A proposito di quello che ha proposto Fedez, l’intento che abbiamo tutti è cercare di risolvere questo problema, ognuno ha un modo diverso di pensare. Federico ha proposto un modo secondo lui utile, io ho pensato che facendo un calcolo matematico, farei fatica a capire a chi destinatare questi fondi. Gli anticipi sui tour e sugli album non potrebbero mai coprire il reale fabbisogno delle maestranze, ecco perché ho preferito rivolgermi al governo, stiamo parlando di un totale importante di cui non possiamo farci carico. Per questo è importante parlarne e appoggiarci e non creare polemiche tra noi.

 

 

 

(Dis) Amore è il nuovo album dei Perturbazione. Intervista a Tommaso Cerasuolo

(Dis) amore -cover album

Dopo una lunga attesa i Perturbazione tornano su pubblica piazza con (Dis) amore. Un concept album doppio, stratificato, variegato e ricco di spunti sia letterari che musicali. Il racconto racconta l’evoluzione di un rapporto a due servendosi di personaggi senza nome e senza sesso che attaversano la scoperta, l’innamoramento, la pienezza della condivisione, il consolidamento, il dubbio, le crepe, il silenzio, la distanza, l’assenza, il dolore, il disamoramento. Si tratta di persone che, nella loro unicità, ci lasciano lo spazio necessario per identificarci attraverso dettagli carnali e tangibili. Lo speciale diventa normale in disco che parla sottovoce ma con fermezza e che per questo è destinato a lasciare un segno.

Intervista a Tommaso Cerasuolo.

Ciao Tommaso, questo lavoro si prende il tempo necessario per raccontarci una storia dentro tante storie attraverso una stratificazione di sentimenti e immagini. Come vi è venuta questa idea?

In questo lavoro c’è forte corrispondenza tra musica e vita. Le nostre canzoni sono molto aperte, ognuno le abita a suo modo e anche i testi sono in grado di evolversi nel tempo lasciando dei. Non c’è un utilizzo metaforico delle immagini, la nostra scrittura può essere felicemente abitata da chi la fa sua. Il nido domestico dei protagonisti del disco ci ha dato il là per pensare ad un progetto raccontato in ordine cronologico.

La prima sensazione che balza alla mente è una forte corrispondenza filmica, come se ogni canzone fosse propedeutica all’altra in una susseguirsi di inquadrature traslabili nel reale.

Abbiamo effettuato un lavoro di stratificazione. All’inizio abbiamo valutato quanto materiale avessimo sull’innamoramento e disamoramento da un punto di vista non convenzionale. Quando poi abbiamo capito che volevamo sviluppare il lavoro in ordine cronologico, abbiamo cesellato la scrittura quasi come se ci stessimo muovendo con una cinepresa. Le voci dei due protagonisti non sono definite, ognuno le abita come vuole. A volte ci serviva l’esterno per raccontare in che modo potesse influire il contributo della società all’ interno dell’idillio domestico prima e della rottura poi. Amore e disamore hanno la stessa energia emotiva sia dentro casa che fuori. Abbiamo usato anche dei tagli di montaggio, a volte serviva l’inquadratura lunga, altre volte un bel primo piano con uno stacco breve senza essere ridondante. Abbiamo adottato un molto diverso di lavorare che ci ha regalato molta soddisfazione.

Ogni tassello è funzionale all’altro dunque.

Esatto. Abbiamo scritto in funzione della narrazione, questo è stato molto stimolante.

Da un punto di vista testuale, si evince un importante impegno narrativo. Da dove nascono queste suggestioni?

Prima di tutto dall’osservazione delle vite intorno a noi, siamo circondati da parenti e amici della nostra età che hanno vissuto montagne russe emotive ma ci siamo ispirati sicuramente anche a tanta letteratura. Una scrittrice molto importante è Natalia Ginzburg, la scintilla iniziale è nata nei primissimi pezzi. In particolare “Io mi domando se eravamo noi” è proprio una frase che la scrittura usa in un contesto abbastanza diverso da quello attuale ma comunque parla dello spaesamento. In particolare abbiamo attinto da spettacolo teatrale, rappresentato presso il Teatro Stabile di Torino alla fine del 2016, che si intitolava “Qualcuno che tace”, una trilogia tratta dai pezzi teatrali della Ginzburg. Rossano (ndr) è più letterario di me ma abbiamo questo collaudatissimo metodo di scrittura a 4 mani; lui scrive con una sua metrica sapendo che io poi ci metto mano e smonto i versi per cercare linee melodiche, siamo molto elastici. Ross dà sempre moltissimo materiale e in questo disco c’è moltissimo di suo. Ad esempio aveva letto delle pagine di Albinati per il tema dell’adulterio e del possesso, poi c’è l’influenza di John Cheever, e poi ancora Romagnoni, George Fontana, Buzzati, Parise, Domenico Starnone. Si tratta di letture che aveva interiorizzato e che è riuscito a mettere in luce con una predisposizione emotiva importante. Ci sono anche frasi afferrate dalla vita reale, come accade nel brano “Taxi Taxi”. Una sera Io Cris e Rossano eravamo a Milano per della promozione, il tassista parlava di storie di persone estranee in un turno di notte e abbiamo fatto nostro il suo racconto. Al fianco alla razionalità letteraria è bello imbattersi nella realtà per rendersi conto della reale vibrazione e sfumatura che stai cercando.

Forse è  per questo che è destinato a fare la differenza?

Questo è un aspetto importante. Il problema della musica italiana è che c’è un abuso di parole astratte come mondo, universo, infinito, vita, amore, cuore, tutto è grande. A noi piace scendere nel dettaglio, afferrare la realtà con dettagli molto carnali, dare l’idea della concretezza nella scrittura, presentare un’immagine personale per farci capire da chi ci sta ascoltando. In questo modo dal particolare puoi aggiungere l’universale. Un po’ avviene con la siepe di Leopardi, senza la siepe non c’è l’infinito; in questo modo le cose vengono messe a fuoco e diventano tangibili.

 Un altro aspetto che dà completezza a questo lavoro è anche la varietà musicale che lo attraversa.

 I testi di Natalia Ginzburg erano ambientati negli anni ‘60 e ‘70 per cui ci siamo presi dei riferimenti di quelle atmosfere. La musica è come una pietra che rotola si un piano inclinato e tu ci finisci sopra (ride ndr).

La cosa bella di Cris che ha prodotto tutto il lavoro è che ha ampliato molto il suo bagaglio e lo spettro armonico perché ha lavorato a tanti altri progetti un po’ più sghembi, sotterranei di matrice blues. L’anno scorso Cris ha musicato un bel documentario su Anna Magnani, diretto da mio fratello e che è stato presentato anche a Cannes. Tutte queste cose sono finite nel suo bagaglio e io, che sono un cagnaccio che usa l’istinto per lavorare sulla parte metrica e melodica, mi sono reso conto di trovarmi su terreni nuovi. Abbiamo suonato tanto i pezzi in sala prove e abbiamo cercato di registrarli in modo da restituire fedelmente questo mood, tenendo anche i piccoli errori, senza mettere a posto i rullanti o quantizzare tutto. Adesso la musica è sempre tutta in briglia, molto artificiale, il gusto attuale ricorda il gluttammato: tutto è buono ma si assomiglia molto come sapore. Noi volevamo essere selvatici e meno sovraprodotti.

Coerenti in tutto nella forma e nella sostanza.

Il messaggio che danno questi personaggi è racchiuso nella capsula del tempo che contiene la nostra verità, fatta di entusiasmi ma anche di sbagli, di assenze. Senza le parentesi non verrà fuori la verità.

Il brano più prezioso è “Conta su di me”. Il concetto di fiducia è, ad oggi, quello più perseguibile da parte di tutti noi.

La fiducia arriva a due terzi del disco e non è un caso. I temi si compenetrano: pazienza, fiducia, sostegno reciproco sono racchiusi in una dichiarazione di coraggio e allo stesso tempo di resa. Questa è una canzone disarmata ma è anche una delle più belle del disco. Possiamo aver attraversato grandi paludi ma dentro una grande tempesta per un attimo di squarciano le nubi e quello che rimane è l’autenticità di un rapporto che unico che nessuno potrà toglierci.

 Raffaella Sbrescia

Video: Io mi domando se eravamo noi

 

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