Amici 20: intervista a Ibla

Abbiamo incontrato Ibla, la giovane cantautrice siciliana che ha partecipato alla trasmissione Amici 20.

Ibla

Ibla

Ibla, domanda non scontata in questo periodo, come stai?

Questa è una delle domande più belle che si possa fare a una persona in questo momento. Sto bene e mi sto abituando al mondo fuori da “Amici”. Va tutto bene, anche perché sono in Sicilia. Respirare l’aria della mia terra mi fa bene.

La partecipazione ad “Amici” è stata casuale, scelta, fortemente desiderata?

Beh, devo dire che la partecipazione ad “Amici” è stata un mix di casuale e voluta. Ho partecipato al Talent grazie a Rudy Zerbi che mi ha notato l’estate scorsa a Riccione durante Deejay On Stage, e mi ha proposto alla Produzione di “Amici”. Io avevo già fatto i provini per la Scuola un paio di anni fa, senza riuscire ad entrare. Visto che non avevo intenzione di riprovarci, è stato come se il destino volesse che facessi questa esperienza. Così mi sono rimessa in gioco.

Quale insegnamento, umano e artistico, hai tratto da questa esperienza?

La consapevolezza. Sono entrata ad “Amici” già consapevole di quello che avrei voluto dire e dare, con la mia voce e con la mia penna. Poi, il confronto con ragazzi che hanno la tua stessa passione, e il lavoro con dei Coach meravigliosi, ti portano anche ad avere consapevolezza dei tuoi limiti, di quello che sei e di quello che puoi dare. Ho capito che quello che noi chiamiamo limite in realtà non esiste. Studiando nella scuola, ho scoperto tantissime cose sulla mia voce e ho capito ancora di più che tutto quello che credevo impossibile, era invece frutto della mia mente, era un limite creato da me stessa.

Tu scrivi in lingua italiana e in lingua spagnola. Quale tipo di scrittura è nato prima?

In realtà sono nate insieme. Io scrivo canzoni da due anni, e da due anni è nato il nome d’arte Ibla, quindi diciamo che le due cose sono andate di pari passo. La mia prima canzone, “Libertad”, è stata scritta nella doppia lingua. Prima di questa, avevo scritto altre cose, ma non so se si possano definire canzoni. Nel momento in cui ho iniziato a scrivere cose che volevo che la gente ascoltasse, è nata Ibla, il mio lato artistico.

Tra le cover che hai presentato ad “Amici” mi è piaciuta molto la tua versione di “Sognami” di Biagio Antonacci. Al di là di questa, quale esibizione nelle cover ti è piaciuta di più?

Quella in “Don Raffaé” di Fabrizio De André. Sono molto legata al mondo dei cantautori; credo che in Italia abbiamo avuto artisti geniali, e ci sono canzoni che non dobbiamo perdere. Abbiamo bisogno del passato per costruire il futuro. A me piace cantare canzoni che hanno fatto la storia della musica italiana. È un patrimonio che non possiamo dimenticare. È stato un onore per me cantare questo pezzo.

C’è qualcuno nella scuola di “Amici” con cui hai stretto un legame più saldo?

Di sicuro Raffaele (Cantante n.d.r.), perché lo conosco da tre anni. In casetta ho legato anche con Tommaso (Ballerino) che è stato il mio compagno di stanza; tra l’altro, dormivamo in una sorta di letto matrimoniale che avevamo costruito insieme unendo i nostri letti singoli. Una persona stupenda che per me è stato un punto di appoggio umano importante. Ho stretto un bel rapporto di amicizia anche con Enula (Cantante) e Leonardo (Cantante). Diciamo che ho legato più o meno con tutti, poi ovviamente ci sono delle anime che non sono compatibili. Ho cercato di convivere cercando sempre un equilibrio con tutti. Un pensiero anche per Arianna Gianfelici (Cantante) con la quale ho trascorso dei bellissimi giorni, anche se il suo percorso nella Scuola è stato breve.

Dal punto di vista emozionale, cosa significa per Ibla ”Cantare”?

Per me cantare è una questione di necessità. Io faccio musica da dodici anni e mi è capitato per diversi motivi di stare lontano dalla musica per un anno. Avevo smesso di cantare, di studiare, e avevo cominciato un’altra vita. È stato terribile. Ritornare a fare musica è stato come rinascere, tornare a respirare. Mi sono resa conto di essere nata per questo, ne sono sicura, perché la musica per me è ossigeno, aria, ed è l’unico modo in cui riesco ad esprimere il mio lato forte e quello più fragile, tutte le sfaccettature della mia anima.

Dal singolo “No te gusta”, si evince anche una grande ironia.

Sì, è così. Viviamo una fase di giorni pesanti, e ho deciso di scrivere nelle canzoni idee e pensieri profondi da condividere però in maniera leggera, ironica, con un sound quasi ballabile. Voglio che quando qualcuno ascolta le mie canzoni, il pensiero esca da sé. Come si fa con i bambini, voglio esprimere un contenuto importante attraverso il gioco, la leggerezza. Mai come in questo periodo, abbiamo bisogno di tornare ad essere un po’ bambini, spensierati.

Nella voce e nei colori sei proprio una donna del Sud, mediterranea. C’è un’artista donna che è stata importante nella tua formazione?

Sì, è una donna siciliana, Rosa Balistreri. Lei è la massima espressione della terra, del fuoco, dell’anima. Non ha avuto la possibilità di studiare. Ha cantato, raccontato, solo per potersi liberare, anche per una questione di emancipazione; la stimo come persona e soprattutto come artista, perché è riuscita ad arrivare a cose impensabili per una donna siciliana di quell’epoca (anni 30-40 n.d.r). Io ammiro le donne coraggiose, e in generale, le persone che hanno coraggio. Lei è stata per me un grande punto di riferimento.

Quali sono i tuoi prossimi progetti?

Tra i prossimi progetti c’è sicuramente quello di far uscire un Ep che racchiuda con le canzoni questo periodo della mia vita. In questo disco ci saranno gli inediti che ho proposto ad “Amici” e canzoni nuove. Sto continuando a scrivere tanto.

Chiedo anche a te un pensiero per i Fans che attraverso le Pagine Dedicate, ti trasmettono affetto ogni giorno.

Intanto un Grazie pieno. Credo che questa sia una bellissima parola da dire agli altri. Spero che la mia musica in qualche modo aiuti, faccia riflettere, e faccia stare bene chi mi ascolta. Voglio semplicemente far stare bene le persone con le mie canzoni.

Giuliana Galasso

Amici 20: Intervista a Esa Abrate

Abbiamo incontrato Esa Abrate, il giovane compositore e direttore d’orchestra, tra i partecipanti ad “Amici 20″. Anche Esa ha risposto alle nostre domande e a quelle dei ragazzi che lo supportano quotidianamente dalle Pagine Fans.

Esa Abrate

Esa Abrate

Esa, partiamo dai tuoi inizi: tu sei direttore d’orchestra, compositore, autore e polistrumentista. Come ti sei affacciato al mondo della musica?…

Il mio rapporto con il mondo della musica parte all’età di otto anni. Mi sono avvicinato alla musica grazie allo studio della chitarra. È un po’ colpa della frase che ripetevo sempre a mia madre, “Mamma ho la musica in testa”. Da lì ho cominciato a studiare musica classica, perfezionando la mia formazione in Conservatorio. Già dagli anni del Liceo musicale però, mi sono reso conto che mi piaceva di più cantare, quindi canto e direzione d’orchestra sono poi sempre andati di pari passo, fino a quando, sul lungo rettilineo, diciamo così, il canto ha scalato meglio la marcia, prendendo il sopravvento.

Come è nato il tuo inedito “Ci sto male”?

“Ci sto male” è una canzone nata da una situazione in cui pensavo che le cose andassero in una certa maniera, per poi rendermi conto che era andato tutto diversamente, quindi il pezzo è nato “banalmente” dalla normalissima sensazione di stare male per qualcosa in cui si credeva fermamente, e che poi non è successo.

Video: Ci sto male

 

Quali sono gli artisti che hai ascoltato e ti hanno formato, sia umanamente che musicalmente?

L’artista che mi ha accompagnato sempre nel corso della vita è stato Michael Jackson. È stato un punto fermo, sia nella musica, che nel modo in cui si contamina nel genere che fa. Mi ha sempre affascinato.
Quando poi mi sono avvicinato al canto, i miei riferimenti sono stati anche altri artisti, ma sempre internazionali. Ho iniziato a scrivere in italiano solo durante la prima quarantena. Quello è stato un periodo utile per lavorare su me stesso e sulla mia musica. In quella fase ho capito che non volevo solo scrivere e cantare in inglese, ma volevo comporre anche in italiano, per essere più leggero e diretto, e per permettere a chi mi ascoltasse di sposare il mio pensiero.

Un bilancio personale dell’esperienza di “Amici”?

Beh, bilancio super positivo. Non mi aspettavo assolutamente di rimanere così colpito da tutte le cose belle della Scuola.
Per me, entrare ad “Amici”, è stata la conferma che quello che stavo facendo era la cosa giusta, visto che mi ero lasciato alle spalle qualcosa di più fattibile come la direzione d’orchestra, per una cosa meno sicura come il canto. Ho dovuto lottare per questa scelta, e avevo bisogno di dimostrare, prima a me stesso e poi agli altri, che un po’ avevo ragione.
Il percorso all’interno della Scuola è stato tortuoso ma bello, con momenti di up and down, ma sono molto contento delle cose che ho imparato e di come sono cresciuto, artisticamente e personalmente, soprattutto in una fase difficile come quella che stiamo vivendo. Il mio obiettivo era quello di entrare e vincere per me stesso, ossia fare un percorso onesto ed uscire nel miglior modo possibile, a testa alta, con la consapevolezza di poter fare fuori ancora molte cose, e lasciando agli altri un messaggio positivo.

C’è molta curiosità tra i tuoi fans sul singolo “Solo se ti va”…

Io non sono molto propenso in generale a dedicare una canzone a qualcuno; mi è capitato raramente di fare questa cosa. Magari mi faccio ispirare da una situazione più che da una persona. Per spiegare come è nata “Solo se ti va”, utilizzo la metafora della scena di un film, del tipo “tre mesi prima… tre mesi dopo”; ecco la canzone descrive proprio quello che succede tre mesi dopo, per far capire come sono cambiate le cose e come si è evoluta una situazione…

Quale è l’esperienza umana e artistica più difficile che hai dovuto affrontare, e che ti ha reso orgoglioso di te stesso?

Bellissima domanda. Non ho mai avuto problemi nel raccontare la mia vita (Esa è stato adottato in Italia n.d.r.) ma parlare della propria vita e scriverne sono due cose differenti. Nel parlare del tuo passato e della tua vita, puoi in qualche modo proteggerti, invece nello scrivere devi dire tutta la verità. Bisogna essere se stessi al cento per cento, completamente nudi. In questo senso, l’esperienza più difficile è stata scrivere “Nato due volte”, il primo inedito che avete ascoltato ad “Amici”. C’è una frase in cui dico “Mi hanno insegnato a perdonare, Grazie Mamma e Papà”; con quella frase intendo dire che, dopo quattordici anni, sono riuscito a perdonare il mio padre biologico per come sono andate le cose. È stato un passo importante ma difficile.

Domanda con risposta secca: tre sostantivi o aggettivi per definire la musica.

Riempitiva, Fedele, Rifugio

Un pensiero per le Fan Page e i Fans che quotidianamente ti scrivono e ti seguono con grande affetto.

Ogni giorno mi arrivano delle bellissime frasi, e penso “Come è possibile, proprio a me”…
La prima cosa che voglio dire è un Grazie enorme sentito col cuore. Per un artista sentire che le persone credono in quello che fai significa farcela anche per loro. La seconda cosa che dico è “scusa”, perché non riesco a rispondere a tutti nello stesso momento come vorrei. La terza è “Ci vediamo presto”. Appena possibile, mi piacerebbe incontrare tutti i miei Fans, chiacchierare con loro, fare foto, e fare un bel concerto. Adoro stare tra le persone!

Una curiosità prima di lasciarci. Tra le persone che ti hanno sempre sostenuto c’è anche Martina Beltrami, cantante amatissima della scorsa edizione di “Amici”.

Sì, Martina è mia vicina di casa a Rivoli, ma praticamente è mia sorella.

Giuliana Galasso

Amici 20: intervista a Gaia Di Fusco

Abbiamo incontrato la dolcissima Gaia Di Fusco, la diciannovenne interprete campana che ha partecipato al Talent “Amici”, e che ha risposto alle nostre domande, e a quelle dei Fans, giunte in redazione.

Gaia

Gaia

Gaia, partiamo proprio dall’esperienza di Amici. Il tuo percorso è stato breve e intenso, come hai scritto tu stessa sui tuoi social, ma ha messo comunque in luce il tuo grande talento.

Grazie per le belle parole. Il mio timore era proprio quello di non riuscire a metterlo in luce, vista la brevità del percorso. Ho imparato tanto e mi sono divertita tanto. Certo, non mi sarebbe dispiaciuto se fosse durato un po’ di più, ma è andata bene egualmente. Ti ringrazio per aver sottolineato che è uscito fuori comunque qualcosa di me da questa breve esperienza.

Ci avevi già incantato con la tua voce, grazie alla partecipazione, qualche anno fa, al Talent “All Together Now”. Che ricordo hai invece di quella esperienza?

Come tutte le esperienze che nascono per caso, è stata inaspettata anche quella, così come “Amici”. Ho un bellissimo ricordo di “All Together Now”. Ogni esperienza è unica e ti regala insegnamenti che ti porti a vita.

Quale musica hai ascoltato e ha influenzato la tua formazione artistica?

Non ho un genere musicale preferito. Ho sempre ascoltato e ascolto ancora oggi un po’ di tutto. Un’ artista che mi ha sempre ispirato, ed è per me un grande punto di riferimento artistico è Mina.

Il tuo inedito ” Forse neanche un bacio”, è una canzone che somiglia alle nostre storie d’amore. Come recita una frase della canzone… Le promesse d’amore mancate dove vanno a finire?

Eh, bella domanda… come dico nella canzone… “Buchi neri nell’atmosfera”. Me lo chiedo anche io dove vadano a finire le promesse d’amore mancate. Speriamo che alla fine ci sia un riscontro positivo e diventino concrete.

Molte promesse d’amore mancate finiscono però nelle canzoni…

Questo è vero. In fondo la musica è il mezzo più vero, il mezzo che ti lascia sognare e ti lascia esprimere al cento per cento.

Tra le cover presentate ad “Amici”, quale hai amato di più?

Tutte le cover che ho cantato ad “Amici” non facevano parte del mio repertorio, quindi per me è stato ancora più bello e magico scoprirle all’interno della scuola, studiarle, perfezionarle, ed eseguirle. Una di quelle che mi ha colpito di più, per quanto riguarda la musica internazionale, è stata sicuramente “No More Tears”, che ho cantato al serale, e che porterò sempre nel cuore, mentre per quanto riguarda i pezzi italiani, porto con me “Di sole e d’azzurro” di Giorgia.

Come è stato lavorare con Arisa, e quale è stato, da Coach, il consiglio più importante che ti ha dato?

Lavorare con Arisa era il sogno di sempre. Seguire ed ascoltare alcuni artisti e poi ritrovarseli davanti che ti ascoltano e ti danno consigli, è una cosa sensazionale. Arisa è la persona alla quale devo di più perché è lei che mi ha voluto fortemente nella scuola; le sarò grata per sempre.

Stai lavorando ad un nuovo singolo o all’album?

Per adesso non ancora. Sto aspettando un progetto concreto e vedremo come andrà. Vi terrò aggiornati. Sarete i primi a saperlo.

Oltre alla tua voce, è molto amato il tuo sorriso. Tu sorridi sempre, anche nei momenti più difficili.

Sì, è vero, sorrido sempre. Ognuno si costruisce il proprio scudo, e il sorriso è il mio.

Gaia

Gaia

C’è qualcuno all’interno della scuola di “Amici” con il quale hai costruito un rapporto di amicizia speciale?

Inizialmente è stato un po’ destabilizzante entrare in un contesto di classe già formato, anche dal punto di vista dell’amicizia. Però, per fortuna, ho un carattere gioviale, e sono riuscita ad integrarmi subito. Se dovessi fare dei nomi, direi Serena e Tommaso (Ballerini n.d.r.). Serena mi manca tantissimo. Anche lei è entrata nella Scuola a metà percorso, e siamo diventate unite da subito. Spero che alla fine del Talent potremo recuperare il tempo perso. Tommaso è stato invece una grande scoperta. Una persona buona, educata, gentile, con la quale mi sono sempre confidata nei momenti di fragilità. Una persona meravigliosa.

Una domanda simpatica da parte dei tuoi Fans: Pizza o Sushi?

Beh, su questa vinco facile: Pizza, da buona campana.

Un pensiero per le Pagine Dedicate e i Fans, che ti supportano e ti seguono con grande affetto ogni giorno?

Io devo moltissimo a loro. Senza di loro non sarei arrivata al punto dove sono arrivata.
Il sostegno fa tanto per un’artista. Spero un giorno, quando sarà possibile, di poter organizzare un incontro e ringraziare personalmente ognuno di loro. Il supporto non è mai banale né scontato.

Domanda con risposta secca. L’ artista, uomo o donna, con cui ti piacerebbe duettare al più presto?

Mi ripeto: Arisa. A me basterebbe anche solo farle i cori. A parte gli scherzi, la mia stima nei suoi confronti era già altissima, ma dopo averla incontrata, mi sono follemente innamorata di lei, come artista e come persona.

Giuliana Galasso

Måneskin: “Con Teatro d’ira Vol.I siamo pronti a tornare ad infuocare i palchi”

Dopo essersi aggiudicati la vittoria della 71ma edizione del Festival di Sanremo con il brano “Zitti e Buoni” già certificato disco d’oro, i Måneskin pubblicano il nuovo album “Teatro d’ira – Vol.I”.

Scritto interamente dai Måneskin, il nuovo album è stato registrato tutto in presa diretta al Mulino Recording Studio di Acquapendente (VT) – luogo da cui hanno presentato l’album con un minilive – rimandando alle atmosfere analogiche dei bootleg anni ’70, con l’idea e la voglia di ricreare la dimensione live vissuta dal gruppo nel loro primo lungo tour di 70 date fra Italia e Europa. Un disco tutto suonato, crudo, contemporaneo, capace di rispecchiare lo stile e il sound della band che, tra l’altro, ha appena annunciato i nuovi concerti della nuova tournée si concluderà nell’iconica Arena di Verona il 23 aprile 2022. In attesa di gustarci la loro performance all’Eurovision Song Contest 2021, ecco cosa ci hanno raccontato i Måneskin.

TEATRO D'IRA - VOL I

Il teatro, metafora in contrasto con l’ira del titolo, diventa lo scenario in cui questa prende forma. Non si tratta di una collera contro un bersaglio, ma di un’energia creativa che si ribella contro opprimenti stereotipi. Una catarsi che genera, grazie all’arte, una rinascita e un cambiamento in senso positivo.  La nostra non è una rabbia nei confronti di qualcuno, ma un’ira che smuove, che crea le rivoluzioni – raccontano i Måneskin – un’ira catartica rivolta alle oppressioni e agli oppressori, che porta a sfogarsi e a ribellarsi verso tutto ciò che ti fa sentire sbagliato e che, come risultato, porta a una rinascita e a un cambiamento. Abbiamo voluto collocare questa forza molto potente in un contesto, quello del teatro, che nell’immaginario comune viene percepito come elegante e pacato. Ci piace questa antitesi: un contrasto che vive nel momento in cui il sipario si apre e, al posto di uno spettacolo o di un balletto, ci si ritrova catapultati in questa esplosione di energia. Il teatro è una metafora a rappresentare l’arte, il luogo dove questo impulso potente genera qualcosa di artistico e positivo. L’obiettivo del disco è avvenuto in seguito alla maturazione acquisita in questi anni. Durante l’ultimo tour abbiamo capito qual era la nostra forma più naturale. Ognuno di noi ha studiato molto, sia a livello individuale che di gruppo. Abbiamo cercato di trasmettere la dimensione live all’interno del disco senza imporci limiti. Nasciamo live e moriremo live, siamo partiti dalla strada, per l’esattezza in Via del Corso a Roma, quella è stata una scuola per noi. Il nostro linguaggio spazia dall’italiano all’inglese, ci sono brani che toccano estremi opposti senza essere di nature diverse. “I wanna be your slave” ci potrebbe regalare le prime denunce (ridono ndr), vorremmo andare oltre la volgarità delle immagini descritte, si tratta di un modo per descrivere le sfaccettature della sessualità delle persone e di come questa sfera possa essere influente. Ci siamo fatti ispirare tantissimo dall’atmosfera dei club di Londra e lo stesso è valso anche per “For your love”, il primo brano che abbiamo scritto per questo album e che presenta un intreccio strumentale molto naturale. “In nome del padre” è il pezzo più spinto e l’abbiamo scritto per ultimo. Il senso è che noi facciamo musica con così tanta passione che le diamo un’importanza sacrale; non siamo blasfemi. “Lividi sui gomiti” segue un crossover tra rock e hip hop. In questo testo abbiamo voluto parlare di tutto quello che c’è dietro il nostro lavoro: lo studio, l’impegno, la disciplina. “Coraline” è una favola senza lieto fine. Non c’è un cavaliere che salva la principessa bensì il cavaliere guarda inerme il suo appassimento. Ne “La paura del buio” parliamo del rapporto conflittuale tra l’artista e la musica: fare arte regala gioia ma anche ansia. L’abbiamo scritto a Roma, un archeggiato che torna ridondante nelle strofe, emerge nel ritornello e scoppia nello special.

Suonare dal vivo è la cosa che ci manca di più, non aspettiamo altro, è la parte in cui ci sfoghiamo al massimo e che ci godiamo al meglio. Naturalmente ci manca anche il confronto diretto con il pubblico, non vediamo l’ora di recuperare con gli interessi.

Video: Zitti e buoni

A proposito di live, si avvicina l’Eurovision Song Contest, è su tutti i giornali la notizia che riporta la necessità di aver dovuto modificare il testo. Non si tratta di una retromarcia, siamo ribelli, non siamo mica scemi! Non ci ha fatto piacere dover cambiare il testo ma c’è anche il buonsenso da seguire. Da regolamento era obbligatorio eliminare le parolacce altrimenti ci avrebbero squalificato. Bisogna rendersi conto della realtà dei fatti, per noi l’importante è esprimerci con la nostra musica, sarà un ottimo modo per farci conoscere da un pubblico europeo più ampio. Le parolacce non sono il fulcro della canzone.

Non è nostro interesse incasellarci in una casella, certo non siamo i Led Zeppelin, siamo dei ragazzi che suonano un tipo di musica e che suonano gli strumenti analogici. Siamo liberi, abbiamo le nostre influenze ma a noi non interessa se ci dicono che non siamo veramente rock. Se non è rock quello che siamo riusciti a conquistare con la nostra identità, cos’altro lo è? Dobbiamo per forza staccare la testa ai pipistrelli?

La scrittura dei nostri pezzi è molto eterogenea. Non abbiamo un modus operandi, non pensiamo che ci sia un iter giusto o sbagliato, l’importante è il risultato, anche se magari ci vuole più tempo per raggiungerlo. Rischiando di sembrare presuntuosi, pensiamo di essere un progetto valido per l’estero. Scrivere in inglese fa parte di noi, siamo anche stati cercati da una band estera e faremo un brano con The Struts. Non abbiamo paura dell’ignoto, anzi, siamo pronti a buttarci a capofitto!

 

 

 

CALENDARIO TOUR

 

Martedì 14 dicembre 2021 || Roma @ Palazzo dello Sport – SOLD OUT

Mercoledì 15 dicembre 2021 || Roma @ Palazzo dello Sport – SOLD OUT

Sabato 18 dicembre 2021 || Assago (MI) @ Mediolanum Forum – SOLD OUT

Domenica 19 dicembre 2021 ||Assago (MI) @ Mediolanum Forum – SOLD OUT

Domenica 20 marzo 2022 || Casalecchio di Reno (BO) @ Unipol Arena –NUOVA DATA

Martedì 22 marzo 2022 || Assago (MI) @ Mediolanum Forum –NUOVA DATA

Sabato 26 marzo 2022 || Napoli @ PalaPartenope – NUOVA DATA

Giovedì 31 marzo 2022 || Firenze @ Nelson Mandela Forum –NUOVA DATA

Domenica 3 aprile 2022 || Torino @ Pala Alpitour –NUOVA DATA

Venerdì 8 aprile 2022 || Bari @ PalaFlorio –NUOVA DATA

Sabato 23 aprile 2022 ||Arena di Verona –NUOVA DATA

 

 

Io Sì (Seen) candidata agli Oscar 2021: Laura Pausini racconta le sue emozioni a cuore aperto

Solo due settimane fa Laura Pausini si è aggiudicata il Golden Globe con Io sì (Seen) premiata per la migliore canzone originale. Ieri, invece, il brano, frutto della collaborazione tra la Pausini, Diane Warren e Nicolò Agliardi, nonché colonna sonora del film La vita davanti a sé del regista Edoardo Ponti con (la madre) Sophia Loren è entrato nella rosa dei cinque brani nominati per la categoria Best Song alla prossima cerimonia degli Oscar. Oggi la cantante ha condiviso tutte le emozioni di questo momento d’oro con la stampa italiana e internazionale.

Mi sento bisognosa di tanta energia e tanta positività. Questa nomination arriva in un momento particolare ed è per tante ragioni controversa rispetto alle difficoltà che stiamo vivendo, proprio per questo il suo valore va al di là della mia musica e della mia persona.

Non so cosa abbia di particolare la mia vita, da quando ho vinto il Festival di Sanremo 28 anni fa, mi chiedo continuamente perché. Da quel giorno è nato dentro di me il desiderio di non volermi accontentare e ho voluto essere una persona disciplinata, impegnata e fare sempre il meglio che potevo. La vittoria del Golden Globe e ora questa nomination sono fatti così grandi che non so come prenderli. A volte mi sento piccola rispetto a queste cose, mi chiedo sempre se sono sicura di volermi prendere queste responsabilità ma poi non riesco a dire di no. È mio dovere nei confronti di questa vita non arrendermi. I premi sono bellissimi però significano anche qualcosa. Ogni volta che si riceve un riconoscimento, significa ogni volta ricominciare e adoperarsi in qualcosa di nuovo. Questo ogni tanto mi spaventa, perché non so se sono in grado, nessuno di noi in fondo lo è. Oggi sono una donna che ha conservato molte cose di quella ragazzina di 18 anni, in questi anni ho anche imparato tanto ma rimane la stessa ansia e anche il mio modo di gioire è rimasto uguale. Il principio di cantare è sempre uguale però attorno ci sono tante cose che non mi immaginavo. Tutti questi cambiamenti negli anni mi hanno spesso spaventata, ogni volta invece di tirarmi indietro mi sono buttata al centro di una nuova sfida. Mi chiedo cosa ci possa essere dopo gli Oscar, forse proprio il mio pianobar degli esordi. Il contesto in cui mi sento sempre più piccola è sicuramente Sanremo, quando vado all’estero la cosa che mi dà più forza è vedere il riconoscimento unanime che arriva nei confronti della mia voce, specialmente dagli addetti ai lavori. Durante i primi anni non capivo perché succedesse tutto a me, sono nata con questa voce, questo rappresenta il mio più grande orgoglio ma implica anche che devo darmi da fare sulla ricerca delle canzoni, dei musicisti, degli autori; un lavoro lungo, bellissimo, complicato che mi dà grinta nonostante la mia fragilità di fondo. Questi traguardi mi danno la voglia di spingere sull’acceleratore che ho dentro di me e vedere se davvero mi merito quello che ho.

pausini

Sarà strano per voi ma quando mi chiama Pippo Baudo sono sempre in ansia, mi sento nervosa. Magari può sembrare assurdo ma sono più tranquilla quando parlo con Beyoncè, mi sono dovuta istruire e capire che le star alla fine sono persone che hanno un talento ed è questo che le rende davanti ai miei occhi delle persone differenti e in quanto tali speciali. I primi 10 anni vivevo con agitazione il fatto di incontrare persone così famose, ci ho dovuto lavorare ma alla fine sono quelle italiane quelle che mi fanno agitare di più. Da due settimane la canzone sta esplodendo in America nella versione in italiano ed è nei primi 30 posti in classifica radio. Sono veramente orgogliosa di tutto questo. Sophia Loren mi ha scelta sapendo che la canzone sarebbe stato il proseguimento del suo messaggio. Da tanti anni cercava di fare un film in grado di trasmettere un messaggio di inclusività e so che teneva particolarmente a questo aspetto. Sentirla farmi i complimenti mi dà così tanta gioia ma mi fa anche sentire in grande contraddizione con quello che stiamo affrontando tutti in questo momento.

Per questo sono convinta che bisogna lavorare duro, bisogna raccontare quello che fai, non ho paura di impegnarmi, so cosa significa darsi da fare, mi rimbocco le maniche anche dopo che ho vinto un Golden Globe. Non può essere solo fortuna, ho fatto un lavoro dentro di me. Magari vi posso non piacere come cantante o come persona ma sono fatta così. All’estero tutto questo non è così anormale, in Italia sento di avere una grande responsabilità, mi sento sempre di dover spiegare il perché, anche a me stessa. Questo è l’unico paese in cui ho fatto un tour negli stadi, il Sud America mi ha formato di più come donna, mi hanno insegnato un modo di essere e di vivere ma i più grandi risultati li ho ottenuti a casa mia. Da due anni non viaggio mentre in genere trascorro a casa circa 20 giorni al massimo. Faccio fatica in questo periodo a sentirmi in equilibrio ma devo essere sempre al top anche se non lo sono. Solo voi italiani mi avete visto come sono a Sanremo, voi mi avete visto dire “Italia abbiamo vinto ancora” perché mi sento orgogliosa di essere italiana ed è questo quello che mi viene in mente in quei momenti di grande gioia.

Video: Io Sì (Seen)

Normalmente non mi preparo dei discorsi per le nomination. Non me li sono mai scritti, anche per autoconvincermi che non avrei vinto. Stavolta mi sono ripromessa che lo avrei fatto se fossi finita nella rosa dei cinque finalisti e questo discorso lo voglio dedicare al mio babbo: ho cominciato con lui quando ero piccola. Mio padre è un musicista, un cantante, ha lavorato nelle orchestre romagnole, tra cui anche quella di Raoul Casadei (che è nei nostri pensieri). Quando ero ragazzina, mio padre ha deciso di provare ad affrontare una nuova sfida, di lasciare la vita nelle orchestre e aprire un piano bar. A casa studiava, preparava tantissime canzoni, il repertorio comprendeva anche quello che il pubblico chiedeva. Spesso stava in garage, provava di tutto, tanti stili ed è lì che ho conosciuto la musica. Mio padre mi ha spiegato perché le canzoni sono importanti per la vita delle persone quando trasmettono un messaggio quando avevo solo otto anni. Non mi ha mai chiesto di cantare ma forse ha semplicemente aspettato quel giorno del mio compleanno in cui gli ho chiesto in regalo un microfono. In quel momento abbiamo iniziato qualcosa di unico insieme. Mio padre mi ha sempre detto che i miei sogni erano troppo piccoli, non mi azzardavo neanche a sognare di andare a Sanremo. Nella mia vita volevo fare piano bar e volevo essere la prima donna a farlo. Il mio principio è sempre rimasto cantare e questa nomination la dedico a mio padre, che forse la meriterebbe più di me.

Dedico infine un pensiero a Diane Warren con cui mi sento praticamente ogni giorno da agosto. Ci siamo conosciute molti anni fa quando vivevo a Los Angeles, abbiamo cercato di fare canzoni insieme per dei miei vecchi dischi ma non era mai scattata la scintilla. Questo è il nostro momento, siamo molto gasate, ci scriviamo spesso anche cose del passato, lei è una combattente, non ha nessuna intenzione di perderlo questo Oscar, soprattutto alla dodicesima nomination. Lei è innamorata del messaggio del film per questo crede che questa canzone sia più speciale. Il tema dell’accoglienza è vitale per gli esseri umani; il 70% dei nominati ha una canzone con un tema sociale legato al mondo politico e l’Academy è molto attenta a questo aspetto. Il mondo cinematografico non lo conosco ma mi sono rivolta a un ufficio stampa specializzato che mi sta aiutando a capire come muovermi al meglio. Voglio provare a crederci, a questo punto vamos!

 Raffaella Sbrescia

 

 

 

 

 

 

Bugatti Christian: cinque nuovi inediti per Bugo e il commento a un Festival di Sanremo diverso

BUGATTI CRISTIAN, l’album di BUGO è il nuovo progetto pubblicato il 5 marzo 2021 su etichetta Mescal e distribuito da Sony e include 5 nuovissime canzoni, tra le quali E INVECE SÌ in gara tra i big al 71° Festival di Sanremo.

BUGO_BUGATTI CRISTIAN

“In questo progetto ci sono 5 nuovi brani che completano un percorso iniziato lo scorso anno. Ho voluto lasciare tutti i feat. Che ho fatto con i Pinguini Tattici Nucleari, con Ermal Meta e anche con Morgan. “Sincero” in quella versione era bellissima e ci tenevo a lasciare viva una creatura artistica valida. Il trait d’union che unisce il tutto sono i produttori Simone Bertolotti e Andrea Bonomo che dal 2018 mi hanno seguito in quest’avventura in termini di arrangiamenti e scelta delle canzoni.

Non faccio musica per prendere in giro nessuno, anche nel disco la mia voce è senza effetti. Solo in “Videogame”, canzone particolare, ho voluto osare con un po’ di vocoder rimanendo in linea con tema del brano. L’idea alla base del disco era mettere insieme tanti singoli, poi il brano “O che cosa” mi dà un po’ di respiro pur rimanendo coerente con quello che dico all’interno del disco.

Non faccio dischi concettuali, cerco di lanciare un messaggio a chi mi ascolta. Con questo progetto è come se mi presentassi, per questo l’ho chiamato per cognome e nome. All’interno c’è la mia visione sul mondo su diversi argomenti: il desiderio di stare bene, di riuscire, la forza della nostalgia, la complessità del vivere e tutto quello che ho vissuto dal 2018 a oggi.

Lo sfogo che ho postato sui miei social è stato figlio della stanchezza di questi giorni vissuti in modo particolare. Tornare qui dopo un anno e vedere i primi articoli in cui veniva riproposta ancora la vicenda dell’anno scorso che in qualche modo mi ha cambiato la vita mi ha dato fastidio. Volevo parlare di musica, penso e credo che per alcuni la mia musica non sia stata importante e ne ho sofferto. La mia arte forse è stata offuscata da questo e per me è stato pesante da affrontare.

Video: E invece sì

Il mio modo di cantare è impreciso, anche i miei idoli lo sono. Lungi da me paragonarmi a loro in qualsiasi modo ma quello che voglio dire è che il mio modo di essere è sempre stato questo. Mi sono concentrato, il palco di Sanremo è difficile e importante, che Bugo piaccia o no volevo semplicemente cantare al meglio la mia canzone.

Io e miei fan ci vogliamo bene, non è affatto scontato che dopo 20 anni continuino a seguirmi. Questo Festival è stato un po’ un crescendo: arriviamo in teatro dopo una giornata trascorsa nel box, ci troviamo in una situazione straniante senza pubblico. La prima volta cerchi di prendere la situazione in mano, la seconda cominci a familiarizzare, la terza sei finalmente a fuoco. Stasera farò del mio meglio. I concerti sono la cosa che mi manca di più in assoluto, sono un artista da live e non da tv.

Raffaella Sbrescia

 

Francesca Michielin e Fedez in “Chiamami per nome”: una storia di amicizia e di attualità.

A poco più di 48 ore dalla pubblicazione su tutte le piattaforme di streaming, in radio e su YouTube, CHIAMAMI PER NOME, il nuovo singolo di FRANCESCA MICHIELIN e FEDEZ in gara alla 71° edizione del Festival di Sanremo nella categoria Campioni ha già raggiunto importanti risultati.

La canzone è attualmente al primo posto dei brani più ascoltati su Spotify Italia, iTunes Italia, Apple Music e anche su Amazon Music. Il video, che è stato girato in alcuni dei teatri più iconici di Milano, è primo in tendenza su YouTube e ha già superato 1.5 milioni di visualizzazioni. La stessa cifra di views è stata raggiunta anche dalla clip della performance sul palco del Teatro Ariston, durante la prima serata del 71° Festival di Sanremo, che da due giorni ricopre la seconda posizione tra i video più visti sulla piattaforma.

FEDEZ e FRANCESCA MICHIELIN

Chiamami per nome, in uscita per Sony Music, è scritto da Francesca Michielin, Federico Lucia, Jacopo D’Amico, Davide Simonetta, Alessandro Mahmoud, Alessandro Raina e prodotto da d.whale e nasce dalla voglia di sancire un’amicizia e una fortunata collaborazione artistica e segna l’atteso ritorno dei due artisti, che si esibiscono di nuovo insieme dopo i grandi successi di Magnifico e Cigno Nero.

Il video di Chiamami per nome, nato da un’idea di Francesca e Federico e diretto da Antonio Usbergo e Niccolò Celaia per YouNuts! vuole richiamare l’attenzione sulla situazione dello spettacolo dal vivo in Italia, duramente provato da mesi di chiusura imposta dall’emergenza sanitaria. Francesca Michielin e Fedez cantano dai palchi dei teatri milanesi (Teatro degli Arcimboldi, Teatro Menotti, Teatro Gerolamo e Teatro alla Scala) ormai chiusi da più di un anno e sono protagonisti di un piano sequenza assieme agli addetti ai lavori che, in tutta sicurezza, lavorano per mettere in scena uno spettacolo di cui diventano l’unico pubblico ad ora possibile. Chiamami per nome è contenuto in FEAT (Fuori dagli spazi), il nuovo progetto discografico di Francesca Michielin, in uscita il 5 marzo.

“Io e Francesca abbiamo scritto questa canzone senza pensare di partecipare al Festival. Dopo un paio di takes da remoto, ci siamo rimessi in contatto e abbiamo pensato di provare a fare qualcosa in studio insieme. Il brano è nato durante la scorsa estate e quando l’abbiamo chiuso, ci è venuta l’idea di provare a partecipare al festival di Sanremo con la consapevolezza che in questo momento la kermesse non rappresenta solo il cuore della musica ma anche tanto altro. Per me si tratta di un’esperienza totalmente nuova, racconta Fedez, non ho ovviamente idea di cosa significhi prendere parte al Festival in una condizione normale ma devo dire che nonostante le restrizioni legate all’emergenza Covid, l’atmosfera del backstage è fantastica. È una boccata di normalità incontrarsi con gli artisti, scaricare l’ansia insieme, guadare le esibizioni con lte tv a tubo catodico. Francesca è pazzesca, mi dà una forza e una carica incredibile. Sul palco mi agito e lo do molto a vedere, ho bisogno di guardarla e di mantenere il contatto visivo con lei; è la mia ancora”.

Video: Chiamami per nome

“Vivere questo Sanremo con Fedez è stato molto bello, spiega Francesca Michielin. Condividere l’emozione delle giornata, specchiarsi nelle emozioni dell’altro. La prima sera mi veniva da piangere guardandolo. Sono felice e grata, dono un anno del genere, in cui fare musica sembrava un’utopia, essere qui e poter raccontare la propria musica e vedere il pubblico così felice della nostra emotività mi riempie di orgoglio. Ho sempre avuto l’ansia della precisione, sono molto perfezionista ma stavolta mi sono concentrata sull’emotività e sul darmi. Questa esperienza ha rappresentato una boccata di ossigeno. L’altra sera con la cover abbiamo realizzato un arrangiamento molto complesso, c’era progressione armonica con strutture e vestiti sonori, archi, brass band. Abbiamo cambiato tono vocale, abbiamo trasformato un classico della tradizione in chiave ska punk, renderlo dritto è stato complesso ma divertente. Abbiamo anche riadattato armonicamente tre celeberrimi duetti. Nell’essere insieme si condivide tutto gioia e ansia e siamo veramente felici dei risultati che stiamo ottenendo. Questo Festival rispecchia il panorama attuale, mia nonna Lucia ha espresso apprezzamenti per La rappresentante di lista. Questo dimostra che, come in tutte le cose innovative, c’è necessità di assestamento. Non abbiamo mai avuto l’obiettivo della classifica, saliamo sul palco per portare un racconto e per fare cose dopo il Festival. La musica continua oltre la classifica e noi rimarremo concentrati su questo”.

Raffaella Sbrescia

 

 

Ti piaci così: Malika Ayane in gara a Sanremo presenta “Malifesto”

MALIKA AYANE partecipa al 71° Festival della Canzone Italiana di Sanremo, in gara nella categoria Campioni, con il brano “Ti piaci così” (Sugar), scritto e composto in collaborazione con Pacifico, Rocco Rampino e Alessandra Flora. “Ti piaci così” è già disponibile su tutte le piattaforme digitali di streaming e download (https://SugarMusic.lnk.to/Tipiacicosi) e attualmente in Top10 nelle radio, secondo dati ufficiali EarOne.

Il brano è estratto dall’album “Malifesto” che uscirà su etichetta Sugar il 26 marzo 2021 in vinile, CD e su tutte le piattaforme streaming e download. Il pre-save è già disponibile a questo link: https://sugarmusic.lnk.to/malifesto

Video: Ti piaci così

“Il Festival di Sanremo” ha sempre scandito diverse fasi importanti del mio percorso. È bello tornarci con un senso di gratitudine, bellezza, di libertà. Quest’anno torno con un brano che sento sulla pelle, un pezzo uptempo che vivo con leggerezza e sentendomi a mio agio. Non mi piace il termine “accettazione” di sé perché ha un’accezione negativa. Il lavoro su me stessa mi ha richiesto molti anni, faccio yoga, ho seguito un percorso di terapia, faccio pugilato, mi sono rimessa a studiare la chitarra . Tutto questo mi permette di mettermi meglio a fuoco, di sentire quello che faccio e che sento. Non è questione di body positivity, il senso è che alla fin fine non siamo poi così male. Ti ripetono spesso che non sarà mai possibile che gli altri ti vedano in modo diverso se non lo fai tu per primo, tutto deve avvenire con un processo. Ho iniziato a rendermi contato che essere bravi non significa essere degli accademici ma lasciare più spazio anche al divertimento. Arriva un momento in cui realizzi di non avere un tempo eterno a disposizioni. Per me che sono ossessionata dal presente, mi sono resa conto che ogni istante è quello che stiamo vivendo e non va sprecato.

MALIKA_TI PIACI_COSì

Il mio nuovo album “Malifesto” è un gioco di parole e racchiude in qualche modo il proseguo dei miei due lavori precedenti. La parte emotiva di Naïf e quella estetica di Domino si sono fuse, c’è un bell’equilibrio tra la narrazione delle emozioni e il sentirle vive sulla pelle. Questo è stato possibile grazie a un lavoro autorale fatto con tantissimi italiani diversamente da quanto fatto in precedenza. Ho lavorato con Leo Pari, DiMartino, Colapesce, Pacifico. Abbiamo avuto una bella visione collettiva della stessa cosa, ci sono stati diversi ping pong con i testi ed è per questo che è facile immedesimarsi senza cadere nel drama. Si tratta di un disco equilibrato, breve, con 10 testi brevi e intensi, contraddistinti da un ampio lavoro di ricerca sull’estetica musicale francese“.

Raffaella Sbrescia

 

Måneskin: Ci stiamo mostrando per quello che siamo e non vediamo l’ora di suonare nei nostri primi palazzetti”

I Måneskin annunciano la pubblicazione del loro nuovo album “Teatro d’ira – Vol.I”, in uscita il 19 marzo 2021. Questo sarà il primo volume di un nuovo progetto più ampio che si svilupperà nel corso dell’anno e che racconterà in tempo quasi reale gli sviluppi creativi della band insieme alle prossime esperienze. Un percorso ambizioso e in continuo divenire, partito dai singoli “Vent’anni” (disco di platino) e dall’inedito “Zitti e buoni”, che portano in gara nella categoria Campioni alla 71ª edizione del Festival di Sanremo.

Scritto interamente dai Måneskin, il nuovo album è stato registrato in presa diretta, rimandando alle atmosfere analogiche dei bootleg anni ’70, con l’idea e la voglia di ricreare la dimensione live vissuta dal gruppo nel loro primo lungo tour di 70 date fra Italia e Europa. Un disco tutto suonato, crudo, contemporaneo, capace di rappresentare lo stile e il sound della band. Il teatro, metafora in contrasto con l’ira del titolo, diventa lo scenario in cui questa prende forma. Non si tratta di una collera contro un bersaglio, ma di un’energia creativa che si ribella contro opprimenti stereotipi. Una catarsi che genera, grazie all’arte, una rinascita e un cambiamento in senso positivo.Un invito a scrollarsi di dosso etichette preconfezionate per vivere appieno ed essere se stessi, senza paura del giudizio.

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Intervista

“Il brano Zitti e buoni è nato molto tempo prima della nostra esperienza a X Factor. Il brano ha subito diverse modifiche, era nato con un’identità diversa e ogni volta abbiamo rivisto il sound in base alla nostra evoluzione fino ad arrivare all’attuale versione. Con questa canzone non ci rivolgiamo a nessuno in particolare, si tratta di una dichiarazione di intenti. Siamo una band che ha studiato molto negli ultimi anni per arrivare a un sound e a un’identità riconoscibile. Quello che vogliamo raccontare è che questa è la nostra musica, la nostra strada, il nostro progetto e nessuno potrà spostarci da questo. L’idea di portare questo brano a Sanremo è giunta in modo naturale mentre scrivevamo il nostro nuovo album. Questo brano ci rispecchia così tanto ed è così anti sanremese che finisce per essere il più giusto per noi. Molti tendono a pensare di doversi omologare al canone sanremese per poter calcare un palco storico. Quello che noi stiamo mostrando, e di cui siamo molto fieri, è che se uno crede in ciò che fa, i risultati ripagheranno di tutto. Siamo felici di ottenere questi risultati con un sound molto duro e diverso da quello che si trova in cima alle classifiche in questo momento. Non vogliamo imporci limiti o incasellarci in generi alla moda, vogliamo fare quello che ci piace. Questo discorso è valso anche per la cover: abbiamo scelto “Amandoti” e abbiamo voluto al nostro fianco Manuel Agnelli, figura di riferimento per noi, per dare voce ad un genere musicale. E’ stato bello condividere questa esperienza con Manuel, anche nell’arrangiare il brano. Siamo stati molto liberi e siamo felici di come stia andando l’esperienza. Siamo venuti qui con poche aspettative, sapevamo di portare un testo non in linea con il contesto, proprio per questo il feedback esterno ci stupisce. Un risultato del genere non era ne’ scontato né pronosticabile.

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Il nuovo album uscirà il 19 marzo e sarà il racconto di quello che abbiamo vissuto negli ultimi anni. Siamo riusciti a ritagliarci dei momenti da dedicare alla scrittura durante il tour e nei backstage. A Londra siamo rimasti affascinati da una scena piena di musicisti e tanti gruppi che ci hanno dato tanti input per scrivere. Siamo poi andati al Mulino Recording, una casa studio dove abbiamo potuto utilizzare tanti strumenti e amplificatori a valvole registrando in presa diretta. Ci sarà un’anima strumentale impattante, “Zitti e buoni” è un ottimo apripista per pezzi uptempo, forti e fuori di testa. Tutto questo progetto nasce da un grande impegno e un percorso di crescita continua, non vediamo l’ora di poterlo suonare durante i nostri primi show nei palazzetti!

Nella vita, così come sul palco ci muoviamo diretti verso i nostri obiettivi. Questo vale per qualunque ambito, dal vestiario ai gusti personali. Cerchiamo di fregarcene dei pregiudizi e delle critiche. Victoria è precisa e puntuale, nonché super organizzata. Thomas risolleva gli animi con la sua positività, Edgar è il maestrino di turno che ti dice esattamente dove sei sul pentagramma e cosa fare mentre io sono il fiammifero che dà fuoco a tutto”, racconta Damiano. (ride ndr).

Video: Zitti e buoni

Se ci chiedete perché la nuova generazione abbia mollato la chitarra, vi rispondiamo che la musica si evolve. Noi abbiamo avuto la fortuna di avere un importante background grazie ai nostri genitori che ci facevano ascoltare tanto rock. Ci rendiamo conto che i ragazzi di oggi abbiano magari altri gusti. Suonare la chitarra elettrica non è una cosa di tendenza, non c’è un motivo radicato. c’è un altro orientamento. Ci piacerebbe riportare in auge il genere rock con degli strumenti analogici. Agli inizi della nostra carriera, riscontravamo molte difficoltà a suonare nei posti piccoli perché avevamo tanti strumenti ed eravamo in quattro. In questo momento è dura ma siamo assolutamente fiduciosi per il futuro. Intanto cerchiamo di maturare, solidificare la nostra identità. Non ci sentiamo né incompresi, né dei grandi geni, siamo dei musicisti con un potenziale e facciamo il nostro cercando di essere soddisfatti di quello che facciamo. I nostri fan sono molto aperti, diciamo basta ai teen idol, le persone ci seguono per quello che siamo e questo dimostra una volta in più che la sincerità paga. Sempre”.

Raffaella Sbrescia

 

 

 

 

Coma_Cose: “Siamo al giro di boa come artisti e come persone”. Intervista

Si chiamerà Nostralgia ed uscirà il 16 aprile il nuovo album dei Coma_Cose che contiene Fiamme negli occhi, il brano in gara alla settantunesima edizione del Festival di Sanremo. Nostralgia, il loro nuovo lavoro è un viaggio alla scoperta di temi ed ambientazioni nuove tradizionalmente assenti dalla musica leggera.

Se Fiamme negli occhi è una fotografia, un istante fissato su carta, Nostralgia sarà la prima occasione per guardarsi indietro con un linguaggio ed un suono futuristico. Il brano sanremese racconterà il desiderio di prendersi cura della propria fiamma e passione, l’album tutto ciò che si è scaldato accanto a questo fuoco per qualche istante.

Francesca Mesiano e Fausto Zanardelli, in arte Coma_Cose si conoscono quattro anni fa. Il destino è subito chiaro: Francesca lavora in un negozio, Fausto è alla fine di un progetto cantautorale naufragato. Lui è sfiduciato, lei è ignara di quanto e come la sua vita cambierà e di quanto il suo contributo sarà importante per riportare in carreggiata lui. I due lavorano insieme in un negozio di accessori, vengono licenziati e decidono di provare a mettersi in gioco in tutto e per tutto, investendo pochi denari, tante risorse e tanti sogni per un tempo limitato: 6 mesi. Sulle prime Francesca propone a Fausto alcune sue amiche con la passione per il canto, lei è ancora all’oscuro delle sue potenzialità e preferisce rimanere defilata. Poi, un feedback dopo l’altro la convincono a provarci sul serio ed è tutto un susseguirsi di piccoli grandi traguardi fino all’approdo all’Ariston.

Coma_Cose

Coma_Cose

Intervista:

Fiamme negli occhi” è una canzone d’amore ma ci piacerebbe che la nostra storia arrivasse in toto. Qui si vede il compimento di un viaggio durato 4-5 anni, un percorso faticoso, costellato di sogni ed è per questo che vorremmo che potessero rivedersi in noi le persone che hanno dei sogni legati all’arte.

Mi sono ritrovato a dire “è finita” a 35 anni, ho iniziato a fare il commesso, Coma_Cose era qualcosa da fare a tempo perso la sera. Forse è valido quel ragionamento secondo il quale le cose fatte con più animo e senza paura di rischiare o di perdere niente sono quelle che funzionano di più. Incontrare Francesca è stata una chiave di svolta sia umana che professionale. Sono cambiato tanto, prima ero disilluso, cervellotico, mi sono rimesso in gioco senza mai dare niente per scontato, racconta Fausto. “Prima di trovare una forma di espressione propria ci vuole tempo. Il lavoro duro porta a una summa personale. Naturalmente ci vuole anche tanta vita da raccontare, ascoltare tanta musica, fare esperimenti, sporcarsi le mani con gli strumenti e aspettare a buttare tutto fuori subito. Se non si ha qualcosa di importante da raccontare, si viene percepiti come superficiali. Bisogna affinare tanto la personalità. Nel mio caso ho vissuto tanto prima di mettermi a scrivere canzoni e ho tante cose fa raccontare e buttare fuori”.

 Video: Fiamme negli occhi

Sulla stessa linea d’onda Francesca: Bisogna rendersi conto delle proprie debolezze e comprendere che se c’è qualcosa che non va, basta cambiare un po’ il tiro per migliorare. A livello musicale andiamo molto d’accordo, abbiamo gli stessi gusti. Ci siamo plasmati a vicenda. Sul resto invece no, è tutto uno scontro, litighiamo 3-4 volte al giorno ma non ci portiamo rancore. Stare sul palco insieme ci aiuta anche nella vita di tutti i giorni. Sanremo non l’abbiamo mai cercato veramente. Questo palcoscenico porta con sé quella sorta di importanza che si dà a una carriera. Ci piaceva l’idea che questo nostro progetto potesse arrivare ad un pubblico più ampio possibile. Quando abbiamo scritto questa canzone ci è sembrata perfetta perché parla di noi e volevamo presentarci per quello che siamo nella nostra essenza. Abbiamo scritto ben altre canzoni, certo, ma ogni tanto ci troviamo “ingabbiati” nelle canzoni d’amore e mai come in questo caso ci è sembrato perfetto così.

Per quanto riguarda la cover abbiamo scelto“Il mio canto libero” di Battisti, perché fa da sempre parte del nostro mondo e lo avevamo omaggiato in modo ancora più plateale con “Anima Lattina”. Ci accompagna da sempre e ci ispira. Battisti era molto moderno e lo troviamo perfetto per il nostro balance.

Il mio canto libero parte in modo intimo e poi si apre in un climax, le persone che si parlano aprono il raggio d’azione racchiudendo varie emozioni come felicita e liberazione; è una canzone quasi onomatopeica”.

Infine Fausto e Francesca ci regalano qualche anticipazione sul nuovo album in arrivo: “Il brano sanremese non è rappresentativo del disco né come sound, né come forma canzone. Lo è forse nell’attitudine. “Nostralgia” è un disco corto, tutt’altro che commerciale; ci sono 6 brani e uno strumentale e contiene tutta la poetica possibile. Ci sono testi intensi, il significato è fermarsi a guardare al passato e perdonarsi cercando di non giudicarsi troppo. Si tratterà di un concept disco piccolo, un po’ vintage, ma che segna un momento di cambiamento. Una serie di cose ci hanno fatto crescere, sono cambiati i pensieri e le responsabilità, siamo a un giro di boa come artisti e come persone. Per il futuro, vorremmo realizzare uno spettacolo più suonato. Meno fumi e laser e più sostanza. Il budget va ottimizzato, daremo più valore ai musicisti, vorremmo passare da 5 a 8 e per questo asciugheremo molto lo spettacolo dal punto di vista scenografico”.

Raffaella Sbrescia

 

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