Classifica FIMI: Biagio Antonacci riconquista la vetta

biagio antonacci

Biagio Antonacci ritorna, a sorpresa, in cima alla classifica FIMI/GFK degli album più venduti della settimana in Italia con “L’amore comporta”spodestando, dunque, i Dear Jack, secondi con “Domani è un altro film”, e i Coldplay che chiudono il podio con “Ghost Stories”. Risale in quarta posizione Laura Pausini con “20 The Greatest Hits”, seguita da un altro ritorno in top ten; si tratta di Giorgia che si classifica in quinta posizione con “Senza paura”. Al sesto posto ritroviamo i 5 Seconds of Summer mentre alle loro spalle c’è “Tempo reale” di Francesco Renga. Ottavo Ligabue ed il suo “Mondovisione”, seguito da Deborah Iurato che, dalla quinta scende alla nona posizione. A chiudere la top ten è Alessandra Amoroso con “Amore puro”.

Intervista a The Sweet Life Society: “Swing Circus racchiude il nostro immaginario”

Cover album Swing Circus

Il duo torinese The Sweet Life Society, composto da Gabriele Concas e Matteo Marini, considerato pioniere di una nuova declinazione del genere electroswing, contraddistinto da una commistione fra strumenti acustici ed elettronici, presenta “Swing Circus”, l’album pubblicato lo scorso 15 luglio 2014 su etichetta Warner Music. Partito nel 2009 dal quartiere San Salvario di Torino, il duo piemontese si è affermato sulla scena musicale internazionale attraverso un ibrido di swing, electroswing e spettacoli circensi. “Swing Circus” racchiude, dunque, il loro modo di vivere la musica. Grandi ospiti hanno preso parte a questo interessante progetto discografico; tra gli altri spiccano Estel Luz nel brano “Holding My Breath”, la cantante soul britannica Hannah Williams – leader della band Hannah Williams and The Tastemakers – che valorizza la cover dello standard jazz “St. James Infirmary”, i concittadini Incomprensibile Fc nella traccia “Criminale”, La Mattanza e le Sorelle Marinetti in “My Sound”. Ospiti e musicisti sono stati coinvolti in session libere in cui essi hanno potuto esprimere il proprio talento e le proprie idee con la massima spontaneità. In questa intervista Gabriele e Matteo ci raccontano, in maniera approfondita, non solo la genesi di “Swing Circus” ma anche l’essenza del proprio universo musicale.

“Swing Circus” è il titolo del vostro album d’esordio: tante storie, tante sfumature e tante collaborazioni in un progetto fresco e ambizioso…

Abbiamo iniziato facendo remix, quindi restando chiusi in uno studio e producendo a testa bassa. In quattro anni abbiamo messo su la nostra realtà. Il disco è stato lavorato con tante persone e tanti musicisti, sia dal punto di vista puramente strumentale (sezione fiati, fisarmoniche, contrabbassi) sia dal punto di vista vocale. Questa scelta è dovuta soprattutto alla nostra inclinazione sperimentale. I featuring vocali sono stati fatti tutti da persone che, in qualche maniera, hanno lavorato con noi e con cui c’è stato un percorso umano.

Nella cover di “St. James Infirmary” la voce di Hannah Williams dà nuova vita ad un bellissimo brano jazz. Come vi è venuta l’idea e la voglia di ripensare questo brano a modo vostro?

Siamo innamorati di una versione di questo brano suonata da Louis Armstrong. Il brano è un traditional jazz, una marcia funebre, interpretata da svariati musicisti… Grazie a questa nostra infatuazione abbiamo deciso di riarrangiare il brano e farlo un po’ nostro, anche grazie ad Hannah Williams, la cui interpretazione pensiamo sia incredibile. Ogni ascolto di questo brano ci dà i brividi; forse anche perché esso è stato trattato un po’ diversamente rispetto agli altri…tutta la parte strumentale è stata registrata senza editing, suonata in una session unica, proprio come si faceva una volta…

Cosa ci dite di “Castelli di tweet”?

Questo brano racchiude il tentativo di mischiare una sonorità molto british, con tratti più vicini al reggae e all’hip hop, ad un cantato in italiano. A livello musicale volevamo raggiungere un risultato con un accezione più marcatamente pop. Per quanto riguarda il contenuto, invece, si tratta di una piccola riflessione sul mondo dei social network e su come essi portino paradossalmente ad isolarsi dalla realtà. Noi siamo molto legati ai live, suoniamo tantissimo e per noi la realtà tangibile è molto importante. Ci siamo resi conto, però, che c’è tutto un ramo musicale, ad esempio quello relativo ai rapper che, di base, esiste molto di più sul web. Noi ogni settimana siamo su un palco, ogni settimana abbracciamo le persone e ci piaceva reiterare il fatto che la ricerca della verità non debba essere soltanto compiuta attraverso uno schermo; bisogna imparare a stare insieme per davvero e ad utilizzare il proprio corpo.

Sweetlife

Sweetlife

Nel vostro swing contaminato “fate scratch sul grammofono”… questa frase può sintetizzare l’essenza della vostra musica?

Lo swing contaminato è solo una parte di tutto ciò che ci rappresenta. Diciamo che siamo sicuramente appassionati di musica vintage  e ci piace mischiarla con le sonorità moderne. Allo swing aggiungiamo il blues, il jazz, il gospel, il calypso, il raggae. Questi generi rappresentano tutti dei grossi stimoli da cui partiamo per la creazione delle nostre canzoni. In “Gran Balon” c’è il mambo, in “ Soul Chef” ci sono i cori bulgari, insomma c’è tutta una serie di elementi legati alla tradizione popolare e al vintage. In conclusione,“faccio scratch sul grammofono” rappresenta comunque molto bene la nostra attitudine.

Che riscontro avete avuto all’estero? Negli Stati Uniti in particolar modo?

Abbiamo da poco concluso un giro lungo e interessante. Abbiamo macinato tanti chilometri arrivando a Montreal, facendo tutto il giro degli Stati Uniti in senso antiorario. Abbiamo ottenuto molto dal punto di vista anche umano che, come diceva prima Matteo, per noi è molto importante. Parlarsi, toccarsi, abbracciarsi,  ballare insieme… questo e tanto altro è stato possibile a Vancouver, su una piccola isola con 1000 persone, così come in situazioni più da dancefloor e da clubbing a New York . La cosa importante da sottolineare è che in quei contesti eravamo noi a portare il suono. In America sono un po’ indietro da questo punto  di vista. Per noi è stato piuttosto paraddossale perché di solito siamo abituati a percepire gli Usa come un posto in cui nascono le cose. In questo caso, invece, siamo stati visti come precursori. Abbiamo anche avuto la fortuna di stare 3 giorni a New Orleans, per noi la patria dell’immaginario. C’erano tante persone che suonavano per strada, abbiamo sentito da subito un fortissimo feeling con questo posto e l’idea di tornare lì e di lavorare, magari, alle pre-produzioni di un nuovo lavoro rappresenta un sogno. Ci siamo anche accorti che, a differenza nostra, i musicisti lì sono ancora legati all’attività live. Per i nordamericani è importante avere sul palco delle persone che suonano, cosa che invece non è riscontrabile in Europa. I live trovano sempre più ostracismo e difficoltà, soprattutto per un discorso legato ai soldi.

The Sweet Life Society

The Sweet Life Society

Vi siete definiti una factory di grafici, videomaker, animatori, musicisti…che prospettive avete per il futuro in questo senso?

Questo è quello che facciamo a livello personale sia io che Matteo. Io sono fotografo, lui è grafico e ci siamo conosciuti in un laboratorio a Torino in cui si faceva grafica, fotografia, musica. Sperimentando insieme è venuto fuori questo suono che ci caratterizza. Ci definiamo factory perché crediamo che con le nuove tecnologie si possa lavorare insieme e fare rete. Non a caso quello che facciamo si basa su contenuti video e grafici creati da noi e da altri amici e collaboratori con cui condividiamo questo tipo di filosofia, che riteniamo vincente. Ci riteniamo esportatori dell’immaginario…

Dove e quando potremo ascoltarvi dal vivo?

Suoneremo in Sicilia, in Umbria, in Puglia e torneremo anche Oltre Manica, in agosto, per una replica al BoomTown Festival. Ad inizio settembre, invece, saremo in concerto al Bestival sull’isola di Wight.

Raffaella Sbrescia

Acquista “Swing Circus” su iTunes

Rassegna dell’Arpa Viggianese: al via la VII edizione tra tradizione ed innovazione

Marcella Carboni e Max De Aloe

Marcella Carboni e Max De Aloe

Parte oggi la VII edizione della rassegna dell’Arpa Viggianese, un evento organizzato dall’associazione culturale Art.9, finanziato dagli assessorati comunali alla Cultura e al Turismo e allo Spettacolo, con il patrocinio della Regione Basilicata, della Provincia di Potenza, della Comunità montana Alto Agri e dell’Ente Parco nazionale dell’Appennino Lucano. Ambientata a Viggiano (Potenza), città dell’arpa e della musica situata nel cuore della Val d’Agri, la manifestazione si terrà fino al 3 agosto e, come di consueto, celebrerà la secolare e radicata tradizione lucana attraverso una settimana ricca di concerti, workshop, esposizione di strumenti, seminari e aperitivi musicali.

Nadia_Birkenstock e Steve Hubback

Nadia_Birkenstock e Steve Hubback

Il programma dei concerti della “Rassegna dell’Arpa Viggianese 2014” sarà, come sempre, molto variegato; sul palco naturale del Mandorleto della cittadina potentina, a quota 1000 metri d’altitudine, ci saranno sia arpisti di fama internazionale che grandi interpreti del folk. Si passerà dalle arpe celtiche e bretoni ai ritmi popolari, da jig e reel irlandesi a muiñeire galiziane, dalle pizziche e tammurriate a sonorità contemporanee, classiche e di ricerca.

Alchimia Duo

Alchimia Duo

In cartellone, tra gli altri, il britannico Ieuan Jones, il maestro della cornamusa asturiana Hevia, il cantante-attore Marcello Colasurdo, Vincenzo Zitello (il più famoso e richiesto arpista italiano al mondo), il Green Circle Celto Jazz, Sara Simari (prima arpa con la Roma Sinfonietta), l’ensemble triestino Girotondo D’Arpe guidato da Tatiana Donis, la cantante-arpista tedesca Nadia Birkenstock con il percussionista gallese Steve Hubback, il Rosellina Guzzo trio, Anna Loro, il trio Brigan, la Pop Harp ovvero il duo Carboni-De Aloe e la Nuova Compagnia di Canto Popolare che ritirerà il “Premio arpa popolare” nella serata conclusiva del festival. In scena anche l’Orchestra da Camera di Viggiano, l’Ensemble di Percussioni di Gennaro Damiano e soprattutto l’orchestra della scuola dell’arpa viggianese, che comprende i migliori talenti lucani e che avrà come ospite il musicista paraguayano Lincoln Almada. Ogni mattina, si terranno, invece, i workshop con i protagonisti del festival, mentre di pomeriggio si terranno i concerti degli allievi che partecipano ai corsi musicali estivi.

Tutti gli eventi in programma sono ad ingresso gratuito.

  Info e programma completo su:   www.arpaviggianese.it

 

 

#EmmaLimitedEdition: l’Arena Flegrea di Napoli ospita l’ultima data estiva di Emma. Il live report

Emma (scatto pubblicato sulla Fan Page facebook dell'artista)

Emma (scatto pubblicato sulla Fan Page facebook dell’artista)

Con il concerto all’Arena Flegrea di Napoli, tenutosi lo scorso 28 luglio, si è conclusa #EmmaLimitedEdition, la tournée estiva che ha portato Emma Marrone sui palchi di alcune delle più belle e prestigiose venues d’Italia. Accompagnata per la prima volta da un’orchestra di 13 elementi, diretta dal maestro Davide Di Gregorio, con la partecipazione di Roberto Angelini (chitarra), Heggy Vezzano (chitarra), Marco Mariniello (basso), Leif Searcy (batteria), Max Greco (tastiere) e Arianna Mereu (cori),  Emma Marrone ha stupito tutti rifacendo tutti gli arrangiamenti dell’album “Schiena” e dei suoi successi storici. La scelta più coraggiosa, e sicuramente più apprezzata, è stata quella di proporre dal vivo tutte le sequenze di archi mentre nuove sonorità hanno regalato al pubblico inedite suggestioni musicali.

Nonostante la sua rinomata carica energetica e la sua proverbiale grinta, Emma si è più volte lasciata andare alle emozioni, senza riuscire a trattenere il sentimento di sincera commozione e gratitudine nei riguardi del suo staff e dei musicisti che hanno creduto nel suo lavoro, nel suo desiderio di rinnovamento artistico e nella sua voglia di mettersi costantemente in gioco. Spesso al centro del gossip nazionale, Emma ha saputo avere la forza e la determinazione di mettere sempre la musica al primo posto; certo, i temi delle sue canzoni sono piuttosto vicini tra loro ma anche questo aspetto può offrirci l’occasione di mettere in luce un punto importante: un costante bisogno di parlare d’amore, sviscerandolo in tutte le sue forme. “Amami”, “La mia felicità”, “Se rinasci”, “Schiena”, “Trattengo il fiato” sono i brani che scandiscono la prima parte del concerto, dedicata all’essenza più intimista e melodica della cantante salentina.

Emma (scatto pubblicato sulla Fan Page facebook dell'artista)

Emma (scatto pubblicato sulla Fan Page facebook dell’artista)

Di bianco vestita, Emma non rinuncia a pizzi e sexy trasparenze, affidando allo stilista Francesco Scognamiglio la sua ritrovata femminilità. Classy e bon ton, il look black and white scelto per il secondo cambio d’abito, perfetto per incarnare l’anima soul della seconda parte del concerto: “Chimera”, “L’amore non mi basta”, “Io son per te l’amore” (con la partecipazione del padre Rosario Marrone alla chitarra), “In ogni angolo di me”, “Ma che vita fai”, “Resta ancora un po’” e una bella versione di “Dimentico tutto” scandiscono, attimo dopo attimo, il viaggio musicale di Emma che, attorniandosi di ottimi musicisti, riesce a mettere in risalto la linea melodica dei suoi brani in una veste assolutamente elegante e coinvolgente. Entusiasta anche, e soprattutto il pubblico, sempre pronto ad incoraggiare la propria beniamina. “Sopra un mare di cuori si vola”, canta Emma, e, in effetti, ci stupiremmo del contrario.

Emma (scatto pubblicato sulla Fan Page facebook dell'artista)

Emma (scatto pubblicato sulla Fan Page facebook dell’artista)

Un terzo ed ultimo cambio d’abito inaugura la fase finale del live: “Non è l’inferno”, “Davvero”, “Arriverà”, “Cercavo amore” è il poker scelto da Emma per virare in maniera decisa verso orizzonti sonori più rockeggianti.

Emma e Malika Ayane (Fonte: Emma Marrone - Official Forum)

Emma e Malika Ayane (Fonte: Emma Marrone – Official Forum)

Delicato, elegante, emozionante è il duetto con Malika Ayane, ospite della serata, sulle note di “La prima cosa bella” e di “Calore”: davvero un bel momento musicale. Subito dopo i numerosi e sentiti ringraziamenti finali, Emma trattiene a stento le lacrime e saluta il pubblico con “La mia città”, il suo ultimo grande successo, rivisitato in una chiave ancora più aggressivamente rock, rinnovando l’appuntamento con i fan al nuovo tour autunnale, intitolato “Emma 3.0”. Il terzo tour dedicato all’album “Schiena” prenderà il via il prossimo 8 novembre in Sicilia e porterà Emma nei palazzetti di tutta Italia; restiamo in attesa di scoprire se e come l’artista saprà rinnovarsi per stupire ancora il suo nutrito pubblico.

Raffaella Sbrescia

Malaspina, un nuovo capolavoro d’autore

malaspina

“E’ vita che evapora, si condensa nella poesia e piove di nuovo, in gocce d’oro e disperazione. L’album prende il nome dell’autore, e forse è una benedetta coincidenza tematica, perché in esso imperano gli uomini cui la luce ha girato le spalle, gravitano nella nudità le cose che accadono “al di sopra delle parole”come avrebbe detto Fabrizio De Andrè che proprio in Oliviero vide il coautore del suo ultimo album di notturni, rimasto incompiuto…”. Queste le parole, estratte dalla prefazione scritta da Giuseppe Cristaldi per “Malaspina”, l’ultimo album del cantautore e poeta pavese Oliviero Malaspina. Pubblicato lo scorso 15 maggio, ad otto anni di distanza da ‘Marinai Di Terra’, questo disco è considerato uno dei più importanti ed intensi della carriera dell’artista che, attraverso le 12 tracce racchiuse nel disco, ci svela il lato più intimo ed introspettivo del suo mondo fatto di parole e musica.

Prodotto da Amedeo Pesce, che ha curato gli arrangiamenti dei brani, e da Cosimo Lupo, “Malaspina” è il frutto della sinergia tra due etichette discografiche, si tratta di Hydra Music e Ululati dell’editore salentino Lupo Editore. All’interno dei brani pensati, costruiti, cesellati come piccole sculture di pensieri, Malaspina lascia convergere delicate riflessioni che si muovono agli antipodi dell’animo umano.

Ad aprire l’album è “Poi”: 51 secondi di musica psichedelica accompagnano la perturbante voce di Teresa Draghi: “Poi diedero la parola agli innocenti ed il silenzio fu terrificante”; poche intense parole su cui potremmo edificare un vero e proprio trattato la cui utilità, di fronte alla schiacciante efficacia delle parole della Draghi, sarebbe sicuramente ben poca. “Volevo essere la luna sui campi” è, invece, il primo singolo estratto dal disco. Grande protagonista della melodia è un violino delicatamente imperante. Tra fontane di salamandre, fieno ed erba marcita si consuma il ricordo di un passato beneficiario di un indiscusso amore filiale. “Vita ancora viva” racconta un’anima poco pratica dell’amore eppure traboccante di ardente desiderio: di terra e di mare, di carne e di saliva, di schiaffi e dolore. Toni cupi e crepuscolari attraversano la malinconica drammaticità di “In viaggio, fermi”: “senza orizzonti né costellazioni, senza sogni e senza rancori. Solo il vuoto intorno ai nostri occhi sfondati”, canta Oliviero Malaspina che, senza voler spegnere sogni e prospettive baratta “i ricordi peggiori per un abbaglio di futuro”.

Oliviero Malaspina

Oliviero Malaspina

Un insolito latin sound attraversa, invece, il mood di “Quasi tutti”, una canzone che, tirando in ballo l’umanità tutta, affronta il difficile tema della preghiera, intesa come atto di vicinanza e di immedesimazione collettiva. L’enigmatico testo di “Vostra signora dei fiori” racconta una storia senza benedizioni né consacrazioni mentre “La strada”, cantata da Oliviero Malaspina in duetto con Roberta Di Lorenzo, offre all’ascoltatore un liberatorio e motivante invito all’amore “senza pensare che il tempo non ci potrebbe bastare”, “Senza scusa e senza rimpianto”, “senza tempo perché il tempo è un inganno”. Volti che raccontano miseria, lamento e dolore sono quelle dei “Migranti” descritti nell’omonimo brano di Malaspina. Facce che chiedono luce e colore ricevono in cambio dolore in mondovisione. Facce mediocri dal sorriso sicuro comandano l’esercito dei senza niente seminando sconforto e sconcerto.

Bellissimo anche il testo de “Il vuoto”: “Fa paura questo freddo nell’anima. Fa paura questo odio nel mondo, Fa paura questo vuoto che avanza. Fa paura quasi tutto qui intorno. Il vuoto ci parla…ci parla…e sa colpire duro, implacabile, indifferente, esso ci annulla nel corpo e nello spirito. Spaventosamente affascinante, questo brano racconta, nero su bianco, il nostro oggi. Ancora un duetto con Ennio Salomone sulle note di “Vengo a portarti il mio nuovo amore”, un “pensiero che si muove tra la risacca alla gola e la stella polare”, che “non ha interessi, non ha difetti, non ha ricchezze e non ha tesori, è senza sogni e senza dolori”. “Signore dei naufragi e degli incendi dacci un minimo di dignità e allunga la tua mano più bella a cambiare il nostro destino. Signore degli innocenti fa che nessuno muoia invano e lasciaci un segno di pace e uno sbocco di sangue benigno” scrivono Malaspina e Cristaldi in “E dell’infinito fine”, dando voce ad una collettiva, intensa preghiera, arricchita da un finale nichilista: “l’amore è morto (virgola), l’amore è morto (punto). Quando la merda avrà un valore noi nasceremo senza culo”. A chiudere questo prezioso lavoro di poesia e musica è “Dopo”, un finale ciclico, vissuto insieme a Joy Zanetti, che individua negli anfratti dell’anima un anelito di salvezza in nome di un abbaglio di futuro.

Raffaella Sbrescia

Acquista “Malaspina” su iTunes

Video:” Volevo essere la luna sui campi”

A New Horizon: un Venerdì d’Autore electro-acustico all’Intra Moenia

A New Horizon @ Intra Moenia Ph Luigi Maffettone

A New Horizon @ Intra Moenia Ph Luigi Maffettone

Protagonisti del quarto venerdì d’autore, la rassegna di approfondimento musicale ideata e moderata dalla giornalista Raffaella Sbrescia, in collaborazione con il Caffè Letterario Intra Moenia Bellini a Napoli, gli A New Horizon. La band alternative rock partenopea, nata alla fine del 2008, ha preso parte all’incontro in formazione ridotta con Giancarlo Gallinoro (voce e chitarra) e Alvaro d’Apollonio  (voce e chitarra) protagonisti di un set electro-acustico pensato per dare particolare risalto ad alcuni dei brani contenuti nell’ultimo lavoro discografico, pubblicato dalla band nei mesi scorsi, intitolato “Penrose”. Un progetto musicale, quest’ultimo, a cui hanno preso parte anche Yulan Morra (basso, percussioni, cori) e, soprattutto per quanto riguarda il discorso legato ai live, Ivan Pennino (batteria). Con la produzione artistica di Antonio Filippelli, “Penrose”, così come raccontato da Giancarlo ed Alvaro, rappresenta un punto di svolta musicale importante per gli A New Horizon, un suono rotondo, immediato, incentrato sull’utilizzo delle chitarre elettriche, offre una cifra stilistica precisa e riconoscibile al disco che, in qualità di concept album, inaugura un percorso di rinascita.

A New Horizon @ Intra Moenia Ph Luigi Maffettone

A New Horizon @ Intra Moenia Ph Luigi Maffettone

Allontanatisi dalle influenze  post-grunge, riscontrabili in “Back Home”, pubblicato nel 2010, gli A New Horizon hanno attuato una evoluzione delle proprie scelte musicali attraverso una nuova progettualità e nuove tematiche, raccontate non più soltanto in inglese, lingua musicale per eccellenza, ma in italiano per regalare una maggiore incisività semantica ai loro testi. Ad inaugurare il Venerdì d’Autore, il brano “Non è più tempo per noi”: “Getta via le maschere, hai mai provato a lottare con tutto ciò che sei?”, cantano gli A New Horizon, mettendoci con le spalle al muro, e ancora “Più che esistere”: “cerco ancora un posto qui per me, qualcosa che dia un senso ai miei perché”, il gruppo si muove su prospettive lontane dall’abitudine che ci consumano la pelle spaziando anche su repertori di altre importanti realtà musicali. Come nel caso di “Demons” degli Imagine Dragons o “Pompeii” dei Bastille o “Magic” dei Coldplay offrendone al pubblico delle rivisitazioni personalizzate ed apprezzatissime.

A New Horizon @ Intra Moenia Ph Luigi Maffettone

A New Horizon @ Intra Moenia Ph Luigi Maffettone

Ampio risalto in scaletta anche per “Vorrei”, primo singolo estratto da “Penrose”. Un brano fortemente autobiografico che ha ottenuto il riscontro di Mtv New Generation e che ha conquistato la top 50 della classifica MeiWeb. A seguire “Continuerò a camminare”, definita dal gruppo come una ballata elettronica in stile urban dubstep d’oltreoceano, arricchita da beat drum’n bass. Nuova veste musicale ed interpretativa per “Tra cielo e polvere” e “We just go”, rispettivamente tratti da “Così Fragile” e da “Back Home”.

A New Horizon @ Intra Moenia Ph Luigi Maffettone

A New Horizon @ Intra Moenia Ph Luigi Maffettone

A chiudere l’incontro, testimone di una rodata esperienza live per gli A New Horizon, che hanno, tra l’altro, aperto il concerto dei Calibro 35, nell’ambito del Suo.Na Festival e degli About Wayne a Roma, oltre ad essere di casa a Losanna in Svizzera, il secondo singolo estratto da “Penrose”, intitolato “Leggera”. Pubblicato lo scorso 11 luglio, il videoclip del brano ha già superato le 1000 visualizzazioni ed è stato interamente realizzato dagli stessi A New Horizon che, in qualità di appassionati videomaker, hanno dato vita ad un lavoro audio visuale fresco e godibile.

Fotogallery a cura di: Luigi Maffettone

A New Horizon @ Intra Moenia Ph Luigi Maffettone

A New Horizon @ Intra Moenia Ph Luigi Maffettone

A New Horizon @ Intra Moenia Ph Luigi Maffettone

A New Horizon @ Intra Moenia Ph Luigi Maffettone

A New Horizon @ Intra Moenia Ph Luigi Maffettone

A New Horizon @ Intra Moenia Ph Luigi Maffettone

A New Horizon @ Intra Moenia Ph Luigi Maffettone

A New Horizon @ Intra Moenia Ph Luigi Maffettone

A New Horizon @ Intra Moenia Ph Luigi Maffettone

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Video: “Leggera”

Elements: eccellenze musicali e neologismi strumentali al Sant’Elmo Estate

Elements @ Sant'Elmo Estate Ph Luigi Maffettone

Elements @ Sant’Elmo Estate Ph Luigi Maffettone

Ancora una serata di grande prestigio musicale per Sant’Elmo Estate. La rassegna musicale organizzata da Michele Solipano ha visto salire sul palco di Piazza d’Armi di Castel Sant’Elmo a Napoli il gruppo musicale denominato Elements. Un ensemble composto da alcuni dei musicisti più apprezzati del panorama musicale italiano. Stiamo parlando di Enzo Gragnaniello voce e chitarra, Rino Zurzolo al contrabbasso elettrico, Ciccio Merolla alla batteria e percussioni, Elisabetta Serio al pianoforte e sintetizzatore, Riccardo Veno sax, Piero Gallo mandolina, Valentina Crimaldi al flauto.

Elements @ Sant'Elmo Estate Ph Luigi Maffettone

Elements @ Sant’Elmo Estate Ph Luigi Maffettone

Vere e proprie eccellenze provenienti da esperienze artistiche diverse che, in questo nuovo progetto, svolgono un ruolo ben preciso, finalizzato alla  fluida e godibile fusione di stili e generi anche lontani tra loro. Il risultato è un’ inedita miscela musicale, arricchita da molteplici ed eterogenee sfumature semantiche amalgamate in un unico flusso di note e melodie.

Molteplici sono state le tappe proposte dal viaggio musicale pensato dagli artisti in questione: atmosfere tipicamente mediterranee, particolarmente vicine alle sponde del Vesuvio, si sono alternate a percorsi jazz e richiami etnici, attraverso inaspettate improvvisazioni e cambi di registro, ritmi incalzanti e melodie inedite.

Elements @ Sant'Elmo Estate Ph Luigi Maffettone

Elements @ Sant’Elmo Estate Ph Luigi Maffettone

Ad inaugurare la scaletta alcuni brani tratti dal lavoro discografico di Rino Zurzolo dal titolo “Live in concert” come “Alkindi”,  “Kanta Nou”, “Porta di Mare” (di Valentina Crimaldi), seguiti da “Afrika” (di Elisabetta Serio) “Fluu” e “Sinavis”, singolarmente rivisitati e supportati dal creativo contributo dei musicisti coinvolti. Struggente e carico di pathos il tratto del concerto durante il quale Enzo Gragnaniello ha ammaliato il pubblico interpretando “Uocchie”, “Song’io”, “Balia”, “Chiove”. Inedita e particolare la versione andalusa de “La città delle razze”, seguita dalle intense vibrazioni regalate da “Senza Voce”, il brano eseguito in duo da Gragnaniello e Zurzolo. Un cenno particolare va fatto alla performance di Ciccio Merolla che, come di consueto, ha travolto il pubblico con la verve e la carica energetica che lo contraddistinguono. Gran finale con l’immortale “Cu’mme”e “Indifferentemente”, due grandi classici in grado di spiegare i segreti più reconditi dell’anima partenopea meglio di cumuli di libri e parole.

Fotogallery a cura di: Luigi Maffettone

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Intervista ai Pagliaccio: il nuovo singolo “Spaghetti Bolognaise”, il tour estivo ed un album in cantiere

Pagliaccio © Stopdown Studio

Pagliaccio © Stopdown Studio

Sul loro sito web i Pagliaccio introducono se stessi così: “Pagliaccio nasce agli inizi degli anni dieci e scrive e suona canzoni in italiano. Non è un cantautore italiano, pur essendo italiano. Non è nemmeno una indie rock band perché suona parecchio pop. Non è nemmeno una pop band perché ha un approccio abbastanza indie”. Partendo, dunque, da questi emblematici presupposti, è facile intuire la verve ironica e frizzantina dei membri del gruppo piemontese. “Spaghetti bolognaise” è il nuovo singolo proposto dai Pagliaccio; un brano disincantato che racconta di chi, in questi anni difficili, ha deciso di trasferirsi all’estero per cercare fortuna. In questa intervista la band si è raccontata a tutto tondo, approfondendo non solo gli aspetti legati alla dimensione live ma anche i tratti caratteristici della propria musica.

Oltre 150 date live in giro per l’Italia in due anni. Cosa vi hanno lasciato tutti questi incontri con il pubblico? Come avete costruito la vostra alchimia sopra e sotto il palco e che riscontro avete ricevuto da tipologie di pubblico così diverse?

Ci hanno lasciato tantissimo. Carica, fiducia in noi stessi, confronto, amicizie…Pensiamo che la dimensione live sia quella ideale. Adoriamo suonare dal vivo e lo facciamo più che possiamo, fortunatamente le possibilità non ci mancano e noi non ce le lasciamo sfuggire. Per chi scrive canzoni incontrare le persone è fondamentale, i rapporti che nascono ai concerti, nei locali, ai Festival, per quanto sottili, sono le forme più vere di “seguito” per una band. I passaggi sui grossi media, servono sicuramente tantissimo ma, per quanto riguarda i rapporti umani e il “seguito reale”, lasciano molto meno.

Suonare molto ci ha anche permesso di crescere musicalmente tantissimo e di acquisire esperienza sul palco. La scorsa settimana abbiamo avuto modo di suonare una sera su un palco grande quanto un condominio e alto quattro metri da terra mentre la sera dopo eravamo ad un House Concert su un terrazzo con 30 persone; in entrambe le situazioni ci siamo trovati a nostro agio e questo vuol dire tanto. La nostra musica è di facile accesso, almeno apparentemente, e questo ci consente di avere riscontri di pubblico dai 3 ai 99 anni (per i minori di 14 anni è consigliata la presenza di un adulto).

“Eroironico”, il vostro album d’esordio, è stato un lavoro molto apprezzato…ora che state lavorando ad un nuovo album proseguirete sulla stessa scia o avete in mente qualcosa di diverso?

Non c’è una pianificazione in questo, c’è semplicemente la scrittura di quindici nuovi brani tra cui sceglierne una decina per il disco. Sinceramente speriamo ci sia una maturazione nella scrittura delle canzoni e che ci sia una commistione equilibrata di elementi di novità con gli elementi più caratteristici del nostro linguaggio.

Qual è stato il vostro approccio all’opening act del concerto dei The Luminers + Passenger, lo scorso 16 luglio al Postepay Rock in Roma?

La P A U R A. Scherzi a parte, la soddisfazione più grossa è stata in realtà gestire quel live come qualsiasi live fatto in questi due anni, anche magari davanti a quindici persone: siamo riusciti a essere noi stessi e realizzare questo ci ha fatto un enorme piacere. L’incognita legata al come saprai gestire situazioni e palchi del genere è sempre grande ma evidentemente l’esperienza e la sicurezza che abbiamo acquisito hanno seppellito l’ansia e ci hanno permesso di vivere una esperienza indimenticabile. Ovviamente non saremmo mai scesi di lì e lo vorremmo rifare ogni settimana.

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Qual è la tematica che affrontate nel vostro singolo intitolato “Spaghetti Bolognaise”? A cosa è dovuta la scelta del titolo e a chi si rivolge in particolare questo brano?

“Spaghetti bolognaise” racconta di chi, in questi anni difficili, ha deciso di trasferirsi all’estero per cercare fortuna. Qualcuno è riuscito, nel suo intento, qualcuno no, qualcuno ha seguito l’istinto innato di ricerca di una fantomatica libertà, qualcuno lo ha fatto per seguire una moda, qualcuno ha vissuto una bella esperienza ed è tornato migliore, qualcuno non è più tornato. Qualcuno è scappato, senza accorgersene, da se stesso più che dalle miserie del nostro paese.

Il brano è uno sguardo disincantato che mescola ammirazione, per un gesto di coraggio, a ironia, per l’aspetto più “maldestro” di certe fughe annunciate con fragore e solennità finite male, magari, in un anonimo ristorante italiano dove, per pochi spiccioli, ci si ritrova a faticare per servire la specialità che è “per ironia della sorte” un piatto che in Italia neppure esiste; gli “Spaghetti Bolognaise, appunto.

Come avete lavorato con il produttore artistico Ale Bavo?

Molto bene sia a livello umano che artistico. Ale è una persona di grande “mestiere” ed esperienza, e nonostante il lavoro fatto con il tempo contatissimo (per uscire in tempo per la nostra performance a Rock in Roma, giorno di presentazione del singolo) siamo riusciti a raggiungere un risultato che ci ha soddisfatto a pieno.

Nella vostra bio si legge che “non vi considerate una indie rock band soprattutto perché suonate parecchio pop, non vi considerate neppure nel panorama pop italiano perché avete un approccio abbastanza indie”. Ci raccontate che tipo di musica è la vostra? Di chi parlate e cosa raccontate nelle vostre canzoni? Quali sono i vostri punti di riferimento e quali sono, invece i vostri ascolti più recenti?

In effetti la nostra musica ha dei riferimenti piuttosto trasversali. Pensiamo di avere radici sia nel mondo più indie che in quello di un certo tipo di pop-mainstream e fondiamo i due aspetti. I nostri testi parlano della vita di tutti i giorni, utilizzando spesso argomenti “piccoli” come la raccolta differenziata per universalizzare dei tratti umani (la pigrizia sociale) e allargare l’ambito di riferimento. Spesso utilizziamo le metafore e le allegorie, rendendo anche facili e leggeri argomenti che in realtà non lo sono affatto (le migrazioni nel mediterraneo, la dipendenza da gioco d’azzardo, ecc..)

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Quali saranno i prossimi appuntamenti del vostro tour?

Saremo in giro certamente fino a fine settembre per poi fermarci un po’ per lavorare sul disco nuovo. Suoneremo il 27 luglio come ospiti al Festival della Tempesta Dischi in Provincia di Modena, faremo una puntata al sud ad agosto nella zona di Avellino, infine saremo ospiti al Milano Film Festival e al Mei sempre in settembre. Chiuderemo il mese partecipando alla Biennale Giovani Artisti Martelive a fine settembre a Roma.

Ci sono collaborazioni in programma?

Al momento non ancora, ma chissà….

Coltivate passioni o progetti paralleli alla musica?

Al di là di inventarsi delle entrate per mantenere il lavoro da musicista, hobby in cui stiamo diventando bravissimi, c’è spazio per poco altro. Io (Pagliaccio#1) mi diletto nel running e ho corso qualche maratona, con risultati oggettivamente imbarazzanti ma per me epici e memorabili.

Raffaella Sbrescia

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Musica Nuda in concerto a Napoli: Castel Sant’Elmo estasiato dal duo Magoni-Spinetti

Musica Nuda @Sant'Elmo Estate Ph Luigi Maffettone

Musica Nuda @Sant’Elmo Estate Ph Luigi Maffettone

Lo scorso 24 luglio, la bellissima Piazza d’Armi di Castel Sant’Elmo ha ospitato l’atteso concerto dei Musica Nuda, nell’ambito della rassegna musicale Sant’Elmo Estate. In occasione del decennale del loro binomio artistico Ferruccio Spinetti (contrabbasso) e Petra Magoni (voce) hanno aggiunto parecchie novità al loro ricco e variegato repertorio musicale. Con la pubblicazione del loro settimo album, pubblicato nel 2013 ed intitolato “Banda Larga”, i due artisti hanno, dunque, aggiunto nuovi impulsi e nuove suggestioni da regalare al pubblico.La forte presenza scenica ed il carisma della voce di Petra Magoni, insieme alle improvvisazioni strumentali di Spinetti costituiscono la materia prima di un momento live, pensato per costruire infiniti sogni.

Musica Nuda @Sant'Elmo Estate Ph Luigi Maffettone

Musica Nuda @Sant’Elmo Estate Ph Luigi Maffettone

Ad inaugurare la scaletta  “La canzone dei vecchi amanti” di Battiato, seguita da “L’amore arancione” e successivamente da due brani tratti da “Banda Larga”. Si tratta de  “La mia carica erotica” e “Qui tra poco pioverà”. Intensa e struggente la versione del brano “Fronne” con testo di Mimì Ciaramella (batterista Avion Travel) che, insieme al brano inedito, tratto dall’antica canzone lombarda “Senti il martello che batte le ore”, ha offerto un significativo saggio di quello che Magoni e Spinetti riescono a creare nel vivo della loro dimensione live.

Musica Nuda @Sant'Elmo Estate Ph Luigi Maffettone

Musica Nuda @Sant’Elmo Estate Ph Luigi Maffettone

La carica emotiva della serata non si esaurisce qui: per suggellare la proposta di matrimonio di Antonio a Luana, con tanto di anello nuziale, i Musica Nuda hanno suonato “Lei colorerà”, un brano dedicato alla coppia, conosciutasi proprio in occasione di un concerto del duo. Il surplus ultra della serata è stato l’ospite: stiamo parlando di Fausto Mesolella, noto ed apprezzatissimo chitarrista napoletano che, da quasi 50 anni regala emozioni attraverso la sua sei fidata sei corde.

Musica Nuda @Sant'Elmo Estate Ph Luigi Maffettone

Musica Nuda @Sant’Elmo Estate Ph Luigi Maffettone

Unitosi ai Musica Nuda sulle note dello storico brano “Another brick in the wall” dei Pink Floyd, l’artista ha conquistato il pubblico con l’eterno fascino di “Libertango” di Astor Piazzolla, un assolo arricchito da mutevoli virtuosismi e giochi di colore melodico. Il concerto è proseguito poi con una composizione non ancora incisa dal duo:  “Bellezza in bicicletta”, dedicata al campione Vincenzo Nibali e l’ironica “Sei forte papà” di Morandi. “Lirico Lirica”, rivisitazione della composizione ‘Si dolce è’l tormento’ di Claudio Monteverdi, e “Caruso” di Lucio Dalla, sono, invece, i brani che hanno sicuramente evidenziato la particolare estensione vocale della Magoni. Per i richiestissimi bis anche Mesolella si è riaggiunto al trio. Gli artisti hanno, quindi, deliziato il pubblico con  “Un giorno dopo l’altro” di Luigi Tenco e l’immancabile “Guarda che Luna” suggellando al meglio una serata di poesia.

Fotogallery a cura di: Luigi Maffettone

Musica Nuda @Sant'Elmo Estate Ph Luigi Maffettone

Musica Nuda @Sant’Elmo Estate Ph Luigi Maffettone

Musica Nuda @Sant'Elmo Estate Ph Luigi Maffettone

Musica Nuda @Sant’Elmo Estate Ph Luigi Maffettone

Musica Nuda @Sant'Elmo Estate Ph Luigi Maffettone

Musica Nuda @Sant’Elmo Estate Ph Luigi Maffettone

Musica Nuda @Sant'Elmo Estate Ph Luigi Maffettone

Musica Nuda @Sant’Elmo Estate Ph Luigi Maffettone

Fausto Mesolella @Sant'Elmo Estate Ph Luigi Maffettone

Fausto Mesolella @Sant’Elmo Estate Ph Luigi Maffettone

Fausto Mesolella @Sant'Elmo Estate Ph Luigi Maffettone

Fausto Mesolella @Sant’Elmo Estate Ph Luigi Maffettone

Musica Nuda @Sant'Elmo Estate Ph Luigi Maffettone

Musica Nuda @Sant’Elmo Estate Ph Luigi Maffettone

 

Musica Nuda @Sant'Elmo Estate Ph Luigi Maffettone

Musica Nuda @Sant’Elmo Estate Ph Luigi Maffettone

 

Musica Nuda @Sant'Elmo Estate Ph Luigi Maffettone

Musica Nuda @Sant’Elmo Estate Ph Luigi Maffettone

 

Musica Nuda @Sant'Elmo Estate Ph Luigi Maffettone

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Musica Nuda @Sant'Elmo Estate Ph Luigi Maffettone

Musica Nuda @Sant’Elmo Estate Ph Luigi Maffettone

 

Musica Nuda @Sant'Elmo Estate Ph Luigi Maffettone

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Musica Nuda @Sant'Elmo Estate Ph Luigi Maffettone

Musica Nuda @Sant’Elmo Estate Ph Luigi Maffettone

 

 

 

Intervista a Syria: il nuovo album, la passione per la moda ed i preparativi per il tour

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“Syria 10” è il titolo del nuovo album di Syria, un’ artista curiosa, versatile che, nel corso della sua carriera, ha saputo dare ascolto al proprio istinto avvinandosi ai più disparati generi musicali. A distanza di più di 15 anni, Cecilia Cipressi, questo il suo nome di battesimo, torna a stupire tutti con un album di produzione elettronica. Un progetto a cui hanno preso parte diversi esponenti della scena musicale italiana testimoniando, ancora una volta, la stima di cui Syria gode all’interno del contesto artistico nazionale. In questa intervista, l’artista ha raccontato non solo la genesi del disco ma anche la fase di lavorazione al progetto senza trascurare un cenno ai lavori precedenti ed un approfondimento al suo approccio alla creatività, più in generale.

“Syria 10” è, per l’appunto, il tuo decimo album. Le canzoni che lo compongono sono legate da alcuni tratti comuni come la produzione elettronica e l’amicizia con molti artisti che hanno collaborato con te alla costruzione del progetto. Come è arrivata questa idea e in che modo questo lavoro è coerente con quello che ti piace vivere e ascoltare nella musica?

Da quasi 14 anni vivo a Milano, una città che, durante tutto questo tempo, mi ha davvero dato molto sotto tanti punti di vista; per quanto riguarda quello artistico ho fatto il pieno di grandi amicizie con colleghi e produttori che hanno saputo condividere la loro esperienza con la mia. Questo è proprio il caso di “Syria 10”: mi sono ritrovata a desiderare di fare un album elettronico con giovani produttori e dj. Un genere, quest’ultimo, che avevo già sperimentato con Airys (pseudonimo dietro al quale la cantante si è celata per dare alle stampe l’EP “Vedo amo esco”, contenente collaborazioni con diversi esponenti della scena electro), qualche anno fa, e, pian piano, mi è venuta voglia di costruire un nuovo progetto senza giustificarmi più. A questo disco hanno lavorato con me Big Fish, Andro.id dei Negramaro, Two Fingerz, Stefano “Stylophonic” Fontana, DJ Shablo,  Pink Is Punk, Power Francers, Emiliano Pepe, Andrea Nardinocchi, Sergio Maggioni e Dario Moroldo (già produttori, questi ultimi due, del precedente “Scrivere al futuro”). A questi nomi bisogna poi aggiungere quello di Max Pezzali, autore (insieme a Fortunato Zampaglione e Francesco Di Benedittis) del primo singolo “Odiare”. Sono felicissima del risultato raggiunto perché penso che la musica elettronica sia il nuovo pop e, in qualità di interprete, mi è venuta voglia di scegliere un sound coerente con i miei gusti e di farmi scrivere canzoni che mi stessero addosso senza impegno. Questo è un album molto leggero e, a parte il brano intitolato “Sono io”, l’album si presta ad un ascolto disinvolto.

Syria

Syria

Canzoni e storie molto diverse compongono questo nuovo tassello della tua carriera artistica… ci racconti le suggestioni e la trama di “Tutti i colori del mondo” scritta da Emiliano Pepe?

Questa è, forse, la canzone più vicina alle mie origini e mi piaceva l’idea di riprendere un pezzo con quella melodia, veramente un po’ alla “Sei tu” e abbinarlo ad un tappeto sonoro un po’ più elettronico. Il brano è scritto da Emiliano, che è napoletano come lo è il mio primo produttore Claudio Mattone, che scrisse il brano “Non ci sto”, avevo proprio voglia di fare questo passo indietro per parlare d’amore in maniera semplice ed autentica.

Nel corso degli anni hai cambiato tante volte pelle e stili musicali…Se un giorno tu avessi l’occasione di incidere un “Best Of”, quali brani inseriresti in scaletta?

Del mio album “Un’altra me”, prodotto da Cesare Malfatti (dei La Crus), contenente reinterpretazioni di canzoni incise, nella loro versione originale, da gruppi come Marta sui Tubi, Perturbazione, Deasonika, Non Voglio Che Clara, ce ne sono tanti che amerei riprendere. Chiaramente ci sono brani scritti per me da Jovanotti, Mariella Nava, Tiziano Ferro, Giorgia che, nel corso degli anni, ho continuato a rivisitare in ogni modo sul palco e a cui sono molto affezionata. In questi 18 anni sono successe tante cose speciali con molte persone e, se mi guardo indietro, sono felice di tutto quello che ho costruito partendo dalla melodia passando al tributo al mondo indie, per poi passare dall’elettronica al pop. Non so quante canzoni ho fatto in questi anni ma almeno il 70% le salvo!

Syria

Syria

Come è stato scelto il singolo che seguirà l’apprezzatissimo singolo “Odiare”?

Ammetto che purtroppo a volte ci sono delle cose non vanno di pari passo con i gusti personali di noi artisti però, partendo dal presupposto che sono felice di tutto quello che è stato fatto in questo disco, avrei voluto portare alle radio, come secondo singolo, il brano “Come stai” ma, proprio le radio hanno scelto “Innamoratissima”. Se le radio hanno voglia di suonarti un po’ di più, dato che siamo in tanti a fare questo lavoro e che non è mai facile trovare degli spazi, la cosa di certo non mi dispiace. Il brano in questione è una cover dei Righeira, che ho fatto con molto piacere e che mi piacerà assolutamente cantare dal vivo. Magari “Come stai” uscirà come terzo singolo, o almeno spero, io intanto lo difendo….

Quando sei in consolle combini new disco e deep house… come decidi la selezione dei dischi da proporre al pubblico?

Non è facile descrivere questa cosa perché, in realtà, ogni giorno faccio una selezione di ogni genere. Spesso mi capita di trovare dei remix di canzoni note e, su quella lunghezza d’onda, le ripropongo a modo mio.

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Come canti in “Fuori dal tempo” sei una batteria viva, accumuli energia. Da dove nasce questa tua apertura artistica così sconfinata?

Semplicemente dalla curiosità. Sono sempre stata così perché sono una persona curiosa. Da ragazzina mi sono appassionata a tante realtà musicali, ho sempre ascoltato musica di ogni genere e questo accumulare energia per me rappresenta un modo per dispensare tutto quello che mi piace di più. Non mi pongo mai limiti, ascolto di tutto perché è tutta cultura, inoltre nelle mie cose c’è sempre un tocco di femminilità.

La tua estrosità traspare anche nel tuo modo di vestire… Sei una fashion addicted o segui l’istinto anche nella scelta dei tuoi outfits?

Sicuramente è tutto frutto del mio istinto. Certo, ho imparato molto anche grazie al fatto che vivo a Milano, mi sono fatta un’idea di tante cose ma metto sempre in pratica le idee che vengono dal mio istinto e dalla mia personalità. Mi diverto, mi piace consigliare e se posso mettermi a disposizione delle amiche lo faccio volentieri. Magari negli anni ho cercato un po’ più di rigore perché sono sempre stata quella che ha sempre mischiato righe e fiori ma mi perdo tra mille stoffe e colori che rappresentano la mia vivacità ed il mio modo di essere. Vestirsi per le occasioni è un gioco meraviglioso, ho anche un thunder dove pubblico sempre i miei outfit, un profilo Instagram ed un blog sulla moda dove pubblico le cose che mi piacciono.

Nel 2006 ti sei anche cimentata nel ruolo di attrice con Paolo Rossi, hai mai pensato di valutare eventuali nuovi proposte orientate in questo senso?

Beh, è stata una cosa che mi ha entusiasmata molto e non mi dispiacerebbe assolutamente prendere in considerazione nuovamente questa esperienza.

Quando e dove potremo ascoltarti dal vivo? Stai organizzando il tour?

Sto iniziando a mettere insieme i tasselli per il progetto legato al nuovo tour che partirà da ottobre. Girerò con Big Fish e un altro ragazzo che stia con noi e che smanetti coi synth in consolle, saremo in trio e abbiamo intenzione di girare per i club e per le discoteche. Non ho ancora date da dare ma sui social vi dirò tutto. Per adesso, intanto, è importante pianificare il live e capire come proporci al pubblico.

Raffaella Sbrescia

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