Intervista ai KuTso: “Musica per persone sensibili” e non…

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Kutso sono  un gruppo musicale italiano, attivo da diversi anni all’interno dello scenario indipendente nazionale, composto da Matteo Gabbianelli (voce), Donatello Giorgi (chitarre, cori), Luca Amendola (basso, cori) e Simone Bravi (batteria). In seguito alla loro particolarissima partecipazione alla Sezione Giovani del 65° Festival di Sanremo, i quattro musicisti hanno pubblicato l’album intitolato “Musica per persone sensibili”, pubblicato da IT.POP, etichetta indipendente di Alex Britti su licenza di Universal Music. Ritratti di note li ha incontrati ed intervistati in occasione dell0 showcase che il gruppo ha tenuto lo scorso 25 febbraio alla Feltrinelli di Milano.

Con la vostra musica offrite un momento di riflessione e di ascolto che va aldilà dell’entusiasmo dettato dalla musica caciarona. Cosa vorreste comunicare con “Musica per persone sensibili”?

Abbiamo scelto questo titolo per il nostro album  semplicemente per invogliare il pubblico a leggersi i testi e ad ascoltare  le canzoni con più calma. Vorremmo incoraggiarvi a scoprire che c’è anche dell’altro, un’urgenza espressiva.

Un’urgenza  che nasce dei testi e si sviluppa attraverso la musica….quali sono i temi di cui trattate?

Le canzoni sono essenzialmente autobiografiche, si tratta di sfoghi, invettive, ragionamenti, elucubrazioni, “pippe mentali”, lamentazioni varie. Dietro una canzone c’è sempre un disagio, così come succede ogni qualvolta ti ritrovi a scrivere; il gioco sta nel reagire a questa negatività interiore con una musica che è completamente l’opposto, solare e giocosa. Il risultato finale è un contrasto tra buio e luce.

E se non si capta subito la vostra intenzione comunicativa?

A noi va bene  comunque perché la nostra musica ha due livelli d’ascolto.

La vostra formula racchiude l’istrionismo di Bowie, il cinismo di Gaber, il no sense di Gaetano… come è venuto fuori questo mix e come avete pensato di sviluppare questi riferimenti all’interno della vostra dimensione che va avanti ormai già da un po’?

Parlando dei nostri gusti musicali, a noi piace ciò che sembra vero, che comunica sincerità, che implica l’andare fino in fondo alle cose. Il no sense di Rino Gaetano è verace, molto vissuto, sofferto. Il cinismo di Gaber è lucido, una visione che non fa sconti alla vita. L’istrionismo di Bowie proviene dal fatto che gli anglosassoni possiedono un’ingenuità un po’ infantile che li fa agire spesso senza filtri. Noi, a nostro modo, abbiamo cercato di fare tutte queste cose…

Le vostre esibizioni al Festival di Sanremo hanno destato parecchio scalpore…

Eravamo coscienti del fatto che Sanremo fosse la più grande vetrina musicale italiana. Allo stesso tempo, però, quel palco rappresenta anche un contesto ufficiale che ci ha istigato ad assumere un atteggiamento sovversivo. Quando tutti ci dicono di dover fare le cose in un certo modo, in noi scatta la voglia di fare il contrario. La nostra è un’arroganza sorridente! L’idea della doccia, ad esempio, non era dovuta al fatto che volessimo fare i comici, quanto soprattutto all’idea di poter fare una cosa inopportuna sul palco di Sanremo.

E  per quanto riguarda l’aspetto tecnico delle esibizioni?

Matteo: La prima serata ho cantato male, mi sono riascoltato e ho visto che ho cantato il brano tutto in crescendo. Questo avviene quando sei affannato e sei teso, quindi tendi a spingere e vai troppo su. La seconda sera sono convinto di aver cantato meglio di tutte e tre le performances, che non ho ancora rivisto, proprio per rimanere con questa illusione. Dalla semifinale in poi eravamo comunque molto più tranquilli, noi viviamo sul palco quindi eravamo più che altro intimiditi dalla diretta e dal dover fare bene subito. “Elisa” è una canzone tutta sparata, non c’è il tempo di arrivarci con calma, si tratta di un brano veloce, pieno di movimenti, che richiede una grande precisione.

Donatello: Suonare con la maschera per me è stato difficilissimo, non vedevo nulla e ad un certo punto l’ho sollevata. Sono entrato sul palco alla cieca, è stata una gag non premeditata e Carlo Conti si è prestato davvero bene.

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Come si è sviluppato nel tempo il vostro rapporto con Alex Britti?

Matteo: Il rapporto con Alex è un rapporto amicale, quasi fraterno. Le nostre famiglie si conoscono da prima che lui fosse famoso, io e mia madre andavamo nei locali e vederlo suonare, la prima batteria me l’ha fatta comprare lui. La sua figura, per quanto riguarda la mia infanzia, è stata sempre una costante, ho visto il suo percorso, ho fatto il tifo per lui, poi agli albori di questo progetto, quando c’era soltanto Donatello di questa attuale formazione, cominciammo la nostra attività di concerti e composizioni e feci sentire delle cose ad Alex. In seguito quella collaborazione s’interruppe, ci siamo separati, lui ha fatto le sue cose, noi le nostre e dopo 5 anni e ci siamo reincontrati. “Musica per persone sensibili” è il nostro secondo album ma, sia in questo, che in quello precedente, ci sono brani in cui avevamo originariamente collaborato con Alex quindi la coproduzione non è mai mancata. Si tratta di un rapporto che ha dato dei frutti nel corso degli anni e in maniera variegata. Anche in questo album ci sono brani in cui abbiamo lavorato con Alex, altri che invece sono di pochi mesi fa. “Elisa”, nello specifico, è un brano che possiede un’azione compositiva di Alex al suo interno. Avevamo composto questa canzone con lui in una versione completamente diversa, il brano era dance, cassa in quattro, il “parapappà” era una chitarra, non c’era la voce. Il problema stava nel fatto che non riuscivamo a trovare uno special (la parte diversa della canzone che ti introduce all’ultimo ritornello) e dopo un pò di smanettamento alla chitarra l’ha trovato lui. Quando lo scorso settembre, Alex mi chiamò chiedendomi se per caso avessimo pensato di partecipare a Sanremo, dopo che, nel frattempo, gli avevamo chiesto di fare un assolo su “Spray Nasale”, un altro pezzo presente nel disco, quella è stata l’occasione che ci ha fatto ravvicinare.  Gli dissi che tra tutti i nostri brani avrei scelto “Elisa”, lui ricordava il brano, dato che ci avevamo lavorato insieme, quindi abbiamo provato, l’abbiamo inviata alla commissione, ci hanno preso tra i 60 e da lì abbiamo cominciato a fare sul serio.

“L’amore è” eleva Donatello al ruolo di “seconda voce”?

Donatello: La mia carriera lirica è nata in furgone quando, durante i viaggi, cominciavo a fare dei gorgeggi quasi credibili. Abbiamo introdotto questa cosa all’interno dei nostri concerti con dei momenti dedicati ad hoc, sempre molto apprezzati dal pubblico. A forza di cantare per ridere forse ho imparato un po’ (ride ndr). In questo brano canto con la tonalità di Matteo, che è altissima, quindi vi lascio immaginare la sofferenza!

Cosa vi ha spinto a reinterpretare “Why Don’t We Do It In The Road” dei Beatles?

Abbiamo stravolto un blues molto semplice in chiave electro. In questo brano canta Daniele Cardinale, il cantante dei Viva Lion, un gruppo indie di Roma con cui abbiamo collaborato. Forse questo brano farà storcere il naso ai puristi ma a noi non importa.

Come funziona la composizione dei vostri testi? Ci sono aneddoti che vorreste svelarci?

Per noi funziona così: Matteo avvia i pezzi con la chitarra, arriva in sala, ascoltiamo l’idea primordiale in finto inglese prima di mettere giù il testo, ognuno aggiunge il suo e alla fine viene fuori un pezzo dei Kutso. Tutto è molto funzionale alla musica: il testo, la metrica, le parole devono suonare bene. Il momento finale del “labor limae” è quello clou in cui magari notiamo una parola che non va bene e che ci fa trascorrere notti intere a mandarci messaggi con idee, sinonimi e parole che fanno rima tra loro fino a  quando, alla fine, lasciamo intatta l’idea originaria.

E i titoli?

Gran parte dei titoli partono dai testi: così come per i sonetti il titolo era il primo verso, noi scegliamo la parola che secondo noi  le persone canteranno di più. Ci piace essere molto diretti, odiamo le intro, siamo i primi a romperci le scatole sia a suonarle che ad ascoltarle, infatti i nostri pezzi durano tra i 2 e i 3 minuti e il disco dura mezz’ora in tutto.

 “Ma quale rockstar” è la sintesi del disfattismo?

Il brano descrive la dura realtà delle cose. L’immagine comune della rockstar piena di soldi e donne è solo fittizia. Adesso con i reality, con i talent si vuole tutto e subito, dall’oggi al domani diventi una star per caso, spesso anche senza merito. Noi veniamo da una lunga gavetta, c’erano momenti in cui si suonava in situazioni precarissime, davanti a gente distrattissima e lì ci veniva da dire “Volevo fare la rockstar, ma quale rockstar , qui tocca trovarsi un altro lavoro!”. In realtà suonare ovunque ci fosse una presa per la corrente ci ha dato modo di esser più sicuri sul palco di Sanremo. L’esperienza fa la differenza e noi possiamo dire di averne parecchia.

Quali sono le idee per i live che verranno?

Il nostro intento è portare avanti quello che abbiamo iniziato da un po’ di anni, arrivare a livelli sempre più alti e suonare in posti sempre più ambiti, in condizioni sempre migliori. Il nostro concerto è pensato per funzionare in tutti i tipi di contesto. Il nostro show  è sempre improvvisato, il nostro scopo è quello di fare una festa.

A proposito del live inteso come festa, Jovanotti sta cercando delle band per aprire le date del suo prossimo tour…voi cosa ne pensate?

Cogliamo l’occasione per dire a Jovanotti: Lorenzo, noi ci siamo!

Raffaella Sbrescia

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Video: “Elisa”

Midnight Rambler: i dipinti rock’n'roll di Gabriele Vegna in esposizione a Milano

Uno dei dipinti di Gabriele Vegna in esposizione alla mostra "Midnight Rambler"

Uno dei dipinti di Gabriele Vegna in esposizione alla mostra “Midnight Rambler”

I suoi quadri sono un omaggio alla musica rock; lui è Gabriele Vegna e la musica, colonna sonora della sua generazione, da molti definita “folle”, è la fonte dell’energia creativa da lui usata per comunicare. Ad ispirare i suoi dipinti sono le indimenticabili note dei Rolling Stones, dei Beatles, dei Doors, di Zappa, di Hendrix, di Janis Joplin. Sono note che, attraverso l’estro di Gabriele diventano opere pittoriche sovversive, irriverenti, perturbanti, accattivanti, divertenti.  Opere che, all’interno di una location molto particolare come l’Inside Out di Milano, tra arredi originali americani con ampie reminiscenze funky anni 60/70, Tiki Hawaiano ed il mid-century-modern design, verranno mostrare al pubblico, proprio in questi giorni, all’interno della mostra personale intitolata “Midnight Rambler”, inaugurata lo scorso 12 marzo. Una vera e propria full immersion tra le icone del rock mondiale: si va dallo sguardo penetrante, pungente, intenso e vivo di Jim Morrison alla particolare attenzione alla figura di Keith Richards dei Rolling Stones, più volte soggetto di ispirazione per Gabriele Vegna, capace di ritrarlo in un intimo tete-a-tete con lo strumento o in un fraterno abbraccio rugoso con l’amico e collega Mick Jagger. Eterogenee e versatili anche le raffigurazioni del mito Frank Zappa; infuocata e esplosiva la tela dedicata a Jimi Hendrix. Appassionato, originale, scrupoloso e coinvolgente, Gabriele Vegna  è dunque riuscito a creare un concreto canale di interazione tra pittura e musica.

Raffaella Sbrescia

Brunori Srl: il cantastorie-monologhista conquista Milano tra risate ed emozioni

Brunori Srl - Una società a responsabilità limitata @ Teatro dal Verme ph Francesco Prandoni

Brunori Srl – Una società a responsabilità limitata @ Teatro dal Verme ph Francesco Prandoni

Ironico, dissacrante, irriverente, commovente ma soprattutto divertente. Dopo aver fatto fatto il giro dei club ed aver suonato nelle piazze di tutta Italia la società di persone “Brunori Sas” si trasforma in “Brunori Srl – Una società a responsabilità limitata” dando il via ad un’evoluzione di un percorso ricco di successi. Nello spettacolo, sold out, in scena al Teatro Dal Verme di Milano lo scorso 13 marzo, Dario Brunori si è messo a nudo sottraendo spazio alla musica a favore di una serie di monologhi brillanti e davvero ben costruiti, ispirandosi alle stand up comedy americane. Tra le tematiche proposte, numerosi spunti autobiografici ispirati a Joggi, il paesino calabrese in cui Brunori è nato e cresciuto, ma anche tanti riferimenti all’attualità e alla vita di tutti i giorni  in cui la  responsabilità di ciascuno di noi pare limitata senza, tuttavia, esserlo affatto.

Brunori Srl - Una società a responsabilità limitata @ Teatro dal Verme ph Francesco Prandoni

Brunori Srl – Una società a responsabilità limitata @ Teatro dal Verme ph Francesco Prandoni

A metà strada tra monologhista e cantastorie, Dario Brunori, sotto le spoglie di un “loser leader” dimostra una volta per tutte una solida padronanza scenica proponendo al pubblico una formula inedita di spettacolo, a metà strada tra concerto e cabaret, attraverso cui poter parlare delle sue e delle nostre debolezze. L’artista condivide con gli spettatori i ricordi di infanzia, le più intime fobie, le insicurezze, le sconfitte e i trionfi di ieri e di oggi. Davvero intenso e toccante il ricordo di papà Bruno. A corollario di ogni monologo, Brunori seleziona di volta in volta una terna di brani, opportunamente rivisitati in chiave teatrale, con piano e chitarra in evidenza e l’azzeccatissima aggiunta dei fiati. Scherzosamente autodefinitosi “nuovo mito delle avanguardie”, il cantautore calabrese riesce a fare per davvero il punto della situazione strappando amari sorrisi e gradasse risate.  “Fra finzione e confessione. Fra Martino e campanaro. Come Gaber, ma peggio. Come Bene, ma male. Come Hicks, ma Y” in “Uno show realizzato al solo scopo di L.U.C.R.O” (l come lira, u come usura, c come cantante, r come rate, o di Otranto), Brunori ci svela in maniera diretta ed essenziale tutti gli aspetti del nostro modus vivendi con un “Mea culpa” finale che spiazza e diverte senza alcuna remora.

Raffaella Sbrescia

La scaletta del concerto

Fra milioni di stelle

Lei, lui, Firenze

Una domenica notte

Nanà

Le quattro volte

Maddalena e Madonna

So come sono sol

Pornoromanzo

Il giovane Mario

Bruno mio dove sei

Come stai

L’asino e il leone

Guardia ’82

Kurt Cobain

Arrivederci Tristezza

Mambo Reazionario

 

 

 

Nada & Mesolella live @ Modo: il fascino senza tempo di un idillio a due

Nada & Mesolella live @Modo Ph Anna Vilardi

Nada & Mesolella live @Modo Ph Anna Vilardi

Continua l’idillio artistico tra due delle personalità musicali più influenti all’interno dello scenario musicale italiano. Stiamo parlando di Nada e Fausto Mesolella che, fin dal lontano 1994, continuano a ricevere lodi e apprezzamenti sia in Italia che all’estero. Il connubio creato dalla originalissima timbrica vocale di Nada, nota per la sua intensa carica interpretativa, e la chitarra di Mesolella, capace di spaziare dai ritmi rock, al jazz e alla new age, rappresenta ancora oggi una particolare amalgama musicale di notevole pregio, testimoniato dalla forte compartecipazione da parte del pubblico durante il concerto che i due artisti hanno tenuto lo scorso 13 marzo al Modo di Salerno. In scaletta numerosi brani storici, su tutti segnaliamo “Come faceva freddo” di Piero Ciampi. “Ma che freddo fa”, “Amore disperato” , “Guardami negli occhi”, ”Luna in piena”.

Photogallery a cura di: Anna Vilardi

Nada & Mesolella live @Modo Ph Anna Vilardi

Nada & Mesolella live @Modo Ph Anna Vilardi

Nada & Mesolella live @Modo Ph Anna Vilardi

Nada & Mesolella live @Modo Ph Anna Vilardi

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Nada & Mesolella live @Modo Ph Anna Vilardi

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Nada & Mesolella live @Modo Ph Anna Vilardi

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Nada & Mesolella live @Modo Ph Anna Vilardi

Nada & Mesolella live @Modo Ph Anna Vilardi

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Nada & Mesolella live @Modo Ph Anna Vilardi

Nada & Mesolella live @Modo Ph Anna Vilardi

 

Daniele Sepe & Brigada internazionale: una festa di note per il futuro di Città della Scienza

Daniele Sepe & Brigada internazionale @ Città della Scienza Ph Roberta Gioberti

Daniele Sepe & Brigada internazionale @ Città della Scienza Ph Roberta Gioberti

Lo scorso 4 marzo 2015 c’è stata una serata speciale per ricordare ed esorcizzare uno scellerato episodio criminale che proprio il 4 marzo di due anni fa provò a distruggere il museo di Città della scienza, in via Coroglio a Napoli.  Con un travolgente concerto tenuto da Daniele Sepe & Brigada Internazionale, l’ensemble da lui diretto e composto da dodici musicisti, Bagnoli ha ribadito la forza della propria voce e l’imperturbabilità della propria anima, ormai abituata ad essere stravolta da chi ha più volte provato a gettarla sotto una colata di fango e dimenticanza. Non solo musica ma anche laboratori, round tables e i saluti  delle autorità hanno accolto un pubblico variegato ed entusiasta. In questo contesto, il nostro focus sarà concentrato sul concerto organizzato e diretto dal sassofonista-compositore partenopeo Daniele Sepe, la cui esperienza umana ed artistica si sposa perfettamente con il messaggio di rinascita e speranza che ha rappresentato la linea guida dell’ evento stesso. Musiche da tutto il mondo hanno inondato di gioia le mura, i volti, gli occhi presenti nella Sala Newton all’insegna dello scambio e della condivisione di emozioni. Ad accompagnare Sepe, M’barka Ben Taleb voce, Floriana Cangiano voce, Tommy De Paola pianoforte e tastiere, Davide Costagliola basso elettrico, Robertinho Bastos congas e percussioni, Paolo Forlini batteria e percussioni Alessandro Tedescotrombone, Franco Giacoia chitarra elettrica con un repertorio veloce, coinvolgente, fresco e cosmopolita; perfetto per coinvolgere il pubblico in una sorta di danza propriziatoria per la completa rinascita di Città della Scienza.

Photogallery a cura di: Roberta Gioberti

Daniele Sepe & Brigada internazionale @ Città della Scienza Ph Roberta Gioberti

Daniele Sepe & Brigada internazionale @ Città della Scienza Ph Roberta Gioberti

Daniele Sepe & Brigada internazionale @ Città della Scienza Ph Roberta Gioberti

Daniele Sepe & Brigada internazionale @ Città della Scienza Ph Roberta Gioberti

Daniele Sepe & Brigada internazionale @ Città della Scienza Ph Roberta Gioberti

Daniele Sepe & Brigada internazionale @ Città della Scienza Ph Roberta Gioberti

 

Daniele Sepe & Brigada internazionale @ Città della Scienza Ph Roberta Gioberti

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Daniele Sepe & Brigada internazionale @ Città della Scienza Ph Roberta Gioberti

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Daniele Sepe & Brigada internazionale @ Città della Scienza Ph Roberta Gioberti

Daniele Sepe & Brigada internazionale @ Città della Scienza Ph Roberta Gioberti

Daniele Sepe & Brigada internazionale @ Città della Scienza Ph Roberta Gioberti

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Daniele Sepe & Brigada internazionale @ Città della Scienza Ph Roberta Gioberti

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Daniele Sepe & Brigada internazionale @ Città della Scienza Ph Roberta Gioberti

Daniele Sepe & Brigada internazionale @ Città della Scienza Ph Roberta Gioberti

Daniele Sepe & Brigada internazionale @ Città della Scienza Ph Roberta Gioberti

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Daniele Sepe & Brigada internazionale @ Città della Scienza Ph Roberta Gioberti

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Daniele Sepe & Brigada internazionale @ Città della Scienza Ph Roberta Gioberti

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Daniele Sepe & Brigada internazionale @ Città della Scienza Ph Roberta Gioberti

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Daniele Sepe & Brigada internazionale @ Città della Scienza Ph Roberta Gioberti

Daniele Sepe & Brigada internazionale @ Città della Scienza Ph Roberta Gioberti

 

 

 

 

Kaligola: “Oltre il giardino c’è la verità che non vogliamo conoscere”

Kaligola

Kaligola ph Giorgio Amendola

Kaligola, all’anagrafe Gabriele Rosciglione, ha 17 anni e frequenta il quarto anno del liceo scientifico.  Dopo il grande successo di “Ego Sum Kaligola”, il pubblico italiano l’ha apprezzato durante l’ultima edizione del Festival di Sanremo con “Oltre il giardino” il brano contenuto nell’omonimo album d’esordio del giovane rapperL’album contiene 11 canzoni scritte e composte dallo stesso Kaligola e vede la collaborazione, per gli arrangiamenti e la produzione, di Enrico Solazzo e Dario Rosciglione. In questa intervista proviamo  ad approfondire la conoscenza di questo giovane davvero promettente.

Gabriele cosa c’è “Oltre il giardino”?

“Oltre il giardino”, ci sono le verità che non vogliamo conoscere. La vita degli altri, che stentiamo a capire. Viviamo in un mondo fatto di superficie, e a volte non conosciamo nemmeno le cose importanti per la nostra vita.

Il protagonista del tuo brano sanremese è un uomo che vive il dolore ai margini della società, da cosa hai tratto ispirazione per questa storia?

E’ un uomo che si è in un certo senso autoemarginato. Ciò che prima aveva un senso per lui, non lo ha più, dopo aver perso suo figlio. L’ispirazione mi è arrivata incontrando spesso un uomo sull’autobus che mi porta a scuola: sorrideva sempre, aveva l’aria trasandata, sembrava vivere su un altro pianeta.

Cosa racconti nelle 11 canzoni contenute nel tuo album d’esordio?

E’ un progetto di cui vado orgoglioso. Ho curato quasi ogni aspetto, anche quello grafico. Ci sono varie influenze musicali, come il funk, la musica classica e il soul. Ci sono temi ironici, underground e sociali. Si tratta di una sorta di narrazione, di piccoli film (amo molto il cinema), che raccontano il mio aspetto giocoso (una canzone l’ho sviluppata partendo da alcuni scioglilingua) infine c’è anche il mio punto di vista sul mondo. Per fare una sintesi, c’è il rifiuto dell’omologazione, il desiderio di essere sincero con me stesso senza seguire troppo le mode e le frasi già fatte.

Cosa è cambiato da “Ego Sum Kaligola”?

Qualcosa è cambiato, nel frattempo ho fatto l’esperienza incredibile di Sanremo. Ma per il resto sono sempre io: Gabriele, o se volete, Kaligola.

Kaligola ph Giorgio Amendola

Kaligola ph Giorgio Amendola

Sei appassionato di cinema e poesia… quali sono i tuoi poeti e registi preferiti?

Tra i registi amo Spielberg, Kubrik e Hitchcock. Tra i poeti, sembrerà strano, metto in cima Pascoli per i suoi versi onomatopeici, molto musicali.

I tuoi ascolti più frequenti?

Ascolto molta musica hip hop americana anni Novanta ma anche musica funk e soul.

Alla luce del fatto che sei così maturo e ricco di interessi per la tua età, come vivi l’approccio con i tuoi coetanei?

E’ un rapporto normalissimo! Ho l’impressione che ci siano molti luoghi comuni su noi giovani…io ne conosco tanti anche molto più bravi di me, con belle passioni e sane aspirazioni. Ho compagni di scuola che sono delle eccellenze in latino e in matematica, delle belle teste pensanti. Il fatto è che spesso noi giovani restiamo inascoltati.

Hai già pensato a dove potrai esibirti dal vivo?

Stiamo organizzando qualcosa, magari per quest’estate (prima viene la scuola)!

Che sogni custodisci nel tuo cassetto?

Mi piacerebbe un giorno fare dei concerti negli stadi!

Raffaella Sbrescia

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Video: “Oltre il giardino”

Santa Margaret live a Milano: la vendetta analogica conquista il pubblico dell’Ohibò

Santa Margaret live @ Ohibò Ph Elena di Vincenzo

Santa Margaret live @ Ohibò Ph Elena di Vincenzo

Il loro ep d’esordio s’intitola “Il suono analogico cova la sua vendetta Vol.1” e lo scorso 7 marzo i Santa Margaret lo hanno presentato per la prima volta dal vivo a Milano, al Circolo Arci Ohibò, con un’energica performance, dimostrativa di un’affinità notevole all’interno del gruppo. La vendetta analogica della band milanese, nata dall’incontro della carismatica e bravissima cantautrice Angelica Schiatti con il chitarrista Stefano Verderi, che ha curato gli arrangiamenti e la produzione artistica dell’intero progetto, Leonardo Angelicchio (tastiere), Ivo Barbieri (basso) e Marco Cucuzzella (batteria), ha chiamato a raccolta numerosi spettatori. Al centro della scena la purezza di un sound che affonda le sue radici nel blues e nel rock, per poi perdersi in sonorità più psichedeliche e ritrovare infine la strada di casa con melodie tipiche della canzone d’autore italiana degli anni ’60. Dal debutto, avvenuto nel 2013, ne hanno fatta di strada i Santa Margaret che, dopo aver aperto i concerti di Deep Purple e Beth Hart ed aver trionfato al Coca Cola Summer Festival 2014, hanno pubblicato anche il primo singolo “Riderò”, colonna sonora dell’ultimo film di Natale di Aldo, Giovanni e Giacomo, “Il ricco, il povero e il maggiordomo” e si preparano alla pubblicazione della seconda parte del loro Ep con la certezza che le nostre entusiastiche aspettative, ad essi rivolte, saranno prontamente soddisfatte.

Swing Expo 2015: musica e solidarierà al Teatro dal Verme di Milano

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La città di Milano diventa sempre più generosa e aperta alla solidarietà attraverso la culturale musicale internazionale. Lo scorso 2 e 3 marzo il Teatro dal Verme di Milano ha ospitato il grande Galà dedicato alla musica Swing, lo “Swing Expo 2015”, uno show di forte spessore artistico e culturale mirato alla costruzione di un itinerario musicale ben strutturato. Un Galà di solidarietà, che ha letto in modo originale il song book americano degli anni ’30 e ’40, attraverso un percorso che ha intrecciato la storia della musica, del costume e dello stile vintage: dalle danze swing, a quelle irlandesi che gli immigrati in America diffusero e che diedero poi origine al Tip Tap di Harlem, fino ad arrivare al Boogie Woogie e al Rock & Roll, senza rinunciare ad una speciale citazione di Chopin. A destreggiarsi tra i tanti generi proposti la Big Band di Paolo Tomelleri (sax, trombe, tromboni, più le ritmiche), una sezione di archi, due pianoforti contrapposti, due batterie ed altri strumenti quali il corno francese, l’oboe e il flauto. Di grande impatto scenico le bellissime coreografie dello straordinario gruppo di ballerini professionisti, più volte al centro della scena, con le loro “dance battles” tra stili di ballo differenti. L’evento, nato grazie all’iniziativa Rotariana Lifenet, con l’adesione di Rotary Club appartenenti ai Distretti 2041, 2050, 2230, 1940, rientra all’interno del progetto “Health for Women in Senegal”, finalizzato alla costruzione del poliambulatorio dell’ospedale “Divine providence” in Senegal, un’area rurale in grave emergenza sanitaria, sociale e idrica.

Gli ospiti:

“International Hot Jazz Quartet” • Paolo Alderighi (I/USA, piano)
• Duke Heitger (USA, tromba )
• Engelbert Wrobel (D, sax & clarinet)
• Bernard Flegar (D, drums)

Special guest, eventi Milano
• Niki Parrot (Australia, double bass & vocal)
• Stephanie Trick & Rossano Sportiello (USA, piano)

Swing dancers, eventi MIlano
Vincenzo Fesi (dancer and choreographer of the stage of theater, IT), Marco Larosa and Sonia Salsedo (dancers and choreographers of the audience of theater, IT) and the internationally known dance group composed by Isabella Gregorio (IT), Katja Hrastar (Slovenia), Moe Sakan (Japan), Remy Kuoaku Kouame (France) and Pontus Persson (Swiden). A loro si uniranno i migliori ballerini di alcune scuole di ballo di varie specialità.

Estathè Market Sound: i Mercati Generali di Milano al centro di EXPO 2015

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Estathé Market Sound, in programma dal 1 maggio al 31 ottobre 2015, è la grande novità nell’intrattenimento dell’estate milanese nell’anno di Expo 2015, a partire dalla location. Per la prima volta, infatti, i Mercati Generali di Milano aprono ad un festival promosso da So.ge.Mi con il sostegno del Comune di Milano, organizzato da Punk For Business in partnership con Estathé. Parte fondamentale dell’esperienza di Estathé Market Sound sarà l’area dedicata al cibo, tema portante di Expo 2015, declinato per l’occasione in un’esperienza di Quality Street Food con i prodotti di eccellenza dei Mercati Generali. Saranno presenti all’interno della food area operatori selezionati, che proporranno tutte le migliori qualità del cibo di strada della tradizione italiana e internazionale. Per quanto riguarda gli eventi musicali Francesco Renga, Skrillex, Club Dogo sono i primi nomi annunciati per i 6 mesi di appuntamenti in calendario, che vedrà ben 48 eventi serali e 6 mesi di appuntamenti gratuiti e diurni ogni sabato e domenica.  Vista l’assoluta coerenza con i temi di Expo 2015, l’obiettivo è far diventare l’area dei Mercati Generali il nuovo centro di aggregazione per i cittadini italiani ed internazionali, con un’offerta artistica e culturale di primissimo livello, fino a costituire il primo Polo Agro Culturale in Italia.

Il commento di Giuliano Pisapia, Sindaco di Milano: “La creatività e l’attrattività di Milano oggi la ritroviamo in questo nuovo Festival. Ringrazio chi ha creduto nella nostra città, rendendola ancora più viva con questo appuntamento. Ciò dimostra, una volta di più, quanta energia Milano è capace di dare. Expo in Città, all’interno di cui è organizzatore Estathé Market Sound, non finisce di stupire per il numero e la qualità di eventi che Milano saprà offrire ai cittadini e ai milioni di turisti che arriveranno per l’Esposizione Universale. Musica, divertimento, cibo e la possibilità di stare insieme saranno il filo rosso che saprà unire i concerti e le iniziative di questo festival, un’occasione anche per far conoscere meglio un luogo speciale di Milano’.

 

 

Summarte in jazz: gli interstizi interculturali dei More Afro Mood

More Afro Mood @Summarte in jazz  Ph Luigi Maffettone

More Afro Mood @Summarte in jazz Ph Luigi Maffettone

Lo scorso 6 marzo marzo il Teatro Summarte  di Somma Vesuviana ha ospitato il concerto dei More Afro Mood, nell’ambito della seguitissima rassegna “Summarte in Jazz”, diretta da Alberto Bruno e Mauro Seraponte. Il secondo dei cinque appuntamenti jazz ha offerto al pubblico un’elaborata session musicale a metà strada tra la tradizione jazzistica meno conosciuta  e coinvolgenti composizioni originali. Il progetto, creato dall’unione di quattro personalità artistiche piuttosto differenti, interpreta  l’approccio musicale come segno di  scambio culturale e generazionale. Attraverso la loro compagine musicale Antonio Giordano al Sax tenore, Andrea Rea al Pianoforte, Pietro Ciancaglini al Contrabbasso e Laura Klain alla Batteria uniscono il classicismo del passato alla verve multitasking della contemporaneità  costruendo un percorso di elevato spessore sia musicale che culturale.

Photogallery a cura di: Luigi Maffettone

More Afro Mood @Summarte in jazz  Ph Luigi Maffettone

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