“Vo’ on the Folks”: alla via l’edizione numero ventidue

Mercedes Peon

Mercedes Peon

L’Irish music di Green Donkey e The Friel Sister, la nu cumbia e le sonorità caraibiche di La Dame Blanche, la tradizione Galiziana di Mercedes Peon e quella Sefardita delle Quintana. Torna per il ventiduesimo anno consecutivo il “Vo’ on the Folks”, storica rassegna veneta diretta da Paolo Sgevano, in programma alla Sala della Comunità di Vo’ di Brendola (in provincia di Vicenza), dal 4 febbraio al 18 marzo 2017. Quattro serate tra musiche e culture differenti con artisti dalla Spagna, dall’Irlanda, da Cuba, dalla Francia, dalla Repubblica Ceca oltre che dall’Italia.

Organizzato dalla Sala della Comunità di Vo’ di Brendola e Frame Evolution, in collaborazione con l’assessorato comunale alla Cultura e la Cassa Rurale e Artigiana di Brendola, il “Vo’ on the Folks” rappresenta uno spazio privilegiato per la riscoperta e la tutela di preziose tradizioni musicali da conservare e tramandare, rilette in chiave contemporanea. Come testimoniano gli ospiti che si sono esibiti in questo ventennio: Kocani Orkestar, Hevia, Enzo Avitabile, Joana Amendoeira, Tannahill Weavers, Antonella Ruggiero, Djamel Laroussi, Fiamma Fumana, Phamie Gow, Riccardo Tesi, Mairtin O’Connor, Dervishi Rotanti, Vincenzo Zitello, Motion Trio, John McSherry, Pierre Bensusan, Söndörgő, Jim Hurst solo per citarne alcuni. Fin dal 1996, Brendola – la porta dei Berici – ha legato il suo nome al folk e ai suoni del mondo, accogliendo musiche, colori, storie e culturediverse, unite nel nome della massima libertà espressiva.

Ad inaugurare la XXII edizione, sabato 4 febbraio ore 21, saranno i Green Donkey ovvero il side project di Fry Moneti  (violino, chitarre) e Franco D’Aniello (voce, chitarre, ukulele, banjio, bodrran) dei Modena City Ramblers, accompagnati da Gianluca Spirito (flauto) e Gianni Di Folco (fisarmonica, bodhran) degli Irish Spinners. Quattro musicisti, quattro amici, che dal vivo danno vita a performance energiche e coinvolgenti, con un repertorio incentrato principalmente sul folk-rock di matrice Irlandese, tra brani strumentali, ballad, patchanka celtica e combab folk.

La Dame Blanche

La Dame Blanche

Sabato 18 febbraio, la seconda serata del festival propone, invece, un doppio concerto tutto al femminile. Si inizia con l’esibizione delle Quintana, duo formato da Kateřina Ghannudi (arpista e cantante  originaria diPraga) e dalla polistrumentista vicentina Ilaria Fantin (arciliuto, ud e percussioni) in scena con una raccolta dimelodie – in particolare della tradizione Sefardita – che attraverso i secoli si sono tramandate oralmente tra le onde del Mediterraneo e sono sopravvissute fino ai nostri giorni. A seguire,  spazio a uno dei personaggi dimaggior rilievo nella world music dell’ultimo decennio, Mercedes Peon. La cantante e gaitera gallega, già al fianco di  Carlos Núñez e Mano Negra, presenta in Veneto il suo live solo che fonde tradizione e contemporaneità: lavora con loops  e samplers in modo molto naturale, creando un sound estremamente personale tra musica galiziana, elettronica e pop-rock.

Sabato 4 marzo tocca all’eccentrica La Dame Blanche, al secolo Yaite Ramos, figlia del grande Jesus Aguaje Ramos, direttore della leggendaria orchestra Buena Vista Social Club. L’artista cubana, nata con la musica nel sangue (in precedenza flautista e corista dei Sergent Garcia e cantante di punta di El Hijo de la Cumbia) presenta a Brendola il suo ultimo album “2”, ricco di temi sociali e contaminazioni hip hop e reggae. Con lei sul palco i francesi Pierre “Pedro” Mangeard alla batteria e Marc “Babylotion” Damblé all’elettronica e tastiere.

In chiusura, sabato 18 marzo spazio nuovamente alle sonorità celtiche e all’Irish music con l’esibizione di The Friel Sister. Tre sorelle irlandesi, nate a Glasgow - AnnaSheila and Clare Friel - che a dispetto delle giovane età vantano già dei tour in giro per l’Europa con artisti del calibro di Altan, The Chieftains, Lúnasa.

  

Info e prenotazioni:

Sala della Comunità – via Carbonara,28  – Brendola (VI) – tel. e fax 0444 401132

www.saladellacomunita.com - info@saladellacomunita.com

Prenotazioni con pagamento on-line o presso filiali Cassa Rurale di Brendola: Biglietto intero 14€.
Prenotazioni senza pagamento on-line e pagamento in Sala: Biglietto intero 15€.

Ritratti di Sanremo: Marianne Mirage presenta “Le canzoni fanno male”. Intervista con contributo di Caterina Caselli

Marianne Mirage

Marianne Mirage

Marianne Mirage con “Le canzoni fanno male” è tra gli otto finalisti di Sarà Sanremo e si esibirà in gara sul palco dell’Ariston nella categoria “Giovani” del Festival di Sanremo 2017. L’abbiamo incontrata negli uffici della Sugar a Milano; a darle tutto il sostegno possibile anche Caterina Caselli per un lungo e piacevole incontro informale. Ecco com’è andata.

«Marianne è venuta qui in ufficio da noi due anni fa e ci ha ammaliato. Il suo modo di fare non è da tutti. Durante il percorso intrapreso insieme, Marianne si è impegnata con tutta se stessa, ha agito con umiltà mettendosi in gioco e questo ci ha fatto capire che potevamo fare affidamento su di lei. Tutta l’azienda si sente coinvolta, crediamo molto in lei e la sua personalità ci induce a lavorare per lei con un piacere ancora maggiore. Nel suo ep abbiamo quindi raccolto due anni e mezzo di esperienze personali ma anche di conoscenza reciproca» – ha raccontato Caterina Caselli. «Visti i tanti impegni da fronteggiare ogni giorno – ha aggiunto la signora- non ho idea di come lavorino le altre case discografiche. Di sicuro noi non abbiamo cambiato il nostro metodo di lavoro: la Sugar lavora non solo sul brano ma anche sulla carriera e sul repertorio degli artisti. Per questa ragione quando abbiamo iniziato a lavorare con Marianne, lo abbiamo fatto pensando alla carriera, siamo editori-artigiani».

In effetti è particolare Marianne, con la sua inconfondibile capigliatura e quei tratti somatici così peculiari. Italiana doc, Marianne Mirage incarna lo spirito cosmopolita per eccellenza. Con il pallino per Londra e una giovinezza sdoganata da qualunque standard, Marianne Mirage ha fatto incetta di avventure per l’Europa, colleziona playlist dal taglio unico e ricercato e lavora personalmente alle musiche e a i testi del suo prossimo lavoro discografico intitolato “Le canzoni fanno male”, prodotto da Tommaso Colliva e Riccardo Damian. Nel pieno rispetto della sua poliedricità, Marianne esprime la sua creatività anche come regista dei suoi videoclip e come disegnatrice, curando anche artwork del disco e visual dei suoi concerti. La sua formula musicale è raffinata e graffiante grazie a quel pizzico di fascino grezzo che non guasta mai.

Intervista

Partiamo da “Le canzoni fanno male”: il brano scritto da Francesco Bianconi e Kaballà è una grintosa ballad soul che racconta l’amore perduto con uno sguardo obliquo e disincantato.

Questo brano non è stato scritto da me e non ho voluto metterci mano perché era già perfetto quando l’ho sentito. Bianconi è stato molto carino con me, abbiamo trascorso diversi giorni ad ascoltare musica insieme dopo questa mia interpretazione del brano. Sono convinta che da questo nascerà qualcos’altro perché ci siamo trovati veramente bene nel lavorare insieme.

In che senso hai lottato per averlo?

In verità non avevo in mente di andare a Sanremo perché avevo già pubblicato un disco e questo per me era il punto d’arrivo principale. In un secondo momento ho sentito questa canzone e ho voluto subito cantarla e fargliela avere perché me ne sono praticamente innamorata. Penso che questo brano sul palco di Sanremo sarà un pezzo importante.

Con quale spirito arrivi al Festival di Sanremo?

Spero di trovare il mio posto anche se nel frattempo sto vivendo un piccolo sogno. Sugar mi sta dando la possibilità di portare me stessa su quel palco, oggi non è così così per tutti. Molti hanno bisogno di partecipare a un talent prima di raggiungere certi traguardi ma magari nel talent può succedere che si possa essere snaturati da quello che si era originariamente. Qui si è lavorato su di me, la mia proposta è quella di chi non guarda le tendenze altrui, faccio quello che mi viene spontaneo. So che questa non sarà la strada più facile. Con questa canzone mi sento molto uomo, sarà perché è stata scritta da un uomo, sento un’energia molto forte ma non ho voluto saperne molto.

Cosa vorresti che trasparisse di te?

Spero sempre si veda la passione che metto nel mio lavoro, i miei progetti non nascono mai da soli e hanno sempre bisogno di un ottimo team che capisce il progetto e ne capisce il valore. Questo ep parla di me, canto in italiano ma, così come succedeva negli anni ’60, propongo un tipo di musica che non è prettamente italiana. Tengo a specificare questa cosa perché fin da piccola i miei ascolti si rifanno al mondo soul, al jazz, al blues.

Marianne Mirage

Marianne Mirage

Che rapporto hai con la tua famiglia?

Mio padre mi diceva spesso: “Tu non potrai mai fare la cantante perchè non sei nera”. Avevo 12 anni, componevo le mie canzoni con la chitarra poi però ho scoperto Edit Piaf, mi sono appassionata alla musica francese e ho capito che c’erano altre possibilità. I miei genitori non hanno mai guardato a me pensando all’idea di una cantante, adesso sono abbastanza emozionati ma gli ho chiesto di non venire a Sanremo perchè sono molto indipendente nelle mie cose di lavoro. La passione del viaggio l’ho ereditata proprio da mio padre, che è un pittore ma anche un velista. Anni fa aggiustava le barche a vela e poi le riportava ai proprietari con lunghe traversate in mare in cui portava anche me e mia madre. In ogni caso i miei non mi hanno mai imposto nulla.

Perché il nome d’arte Marianne Mirage?

Ho sempre pensato che sul palco si dovesse essere qualcosa di diverso rispetto a ciò che siamo nella vita reale. Mi piaceva anche rifarmi all’idea di Marianne, simbolo della libertà in Francia e poi sono fan di Marianne Faithfull.

Che ne pensi del rap?

Mi piace molto il rap, ascolto molti rapper e non a caso ho fatto un featuring con LowLow in “Io ti ammazzerei” e ci siamo trovati veramente in sintonia. Mi piace mettere insieme nelle mie canzoni i miei ascolti e penso che la musica di oggi abbia bisogno di questo tipo di miscela. Nel mio nuovo ep comunque non troverete del rap perché volevo concentrarmi sul mio lato soul.

Marianne Mirage e Caterina Caselli

Marianne Mirage e Caterina Caselli

Cosa ci dici dei tuoi studi?

Tornata da Londra volevo soltanto cantare ma mio padre mi ruppe la chitarra per spingermi a laurearmi. Oggi penso che un titolo di studio in Lettere e Filosofia abbia rappresentato un mio arricchimento personale per maturare la capacità di scrittura e la mia sensibilità, nonché la mia passione per la fotografia.

Senza dimenticare la tua esperienza di attrice…

La uso molto dal vivo, ho molta coscienza di quello che deve succedere sul palco. Ho studiato al Centro Sperimentale di Cinematografia a Milano.

Per quanto riguarda la tua veste di autrice: come lavori alle tue canzoni, quali sono i temi che ti ispirano e in che modo ci lavori?

Non riesco a non essere autobiografica, è più forte di me. Tutto quello che racconto ha a che fare con quello che penso, infatti anche la canzone di Sanremo la sento come se l’avessi scritta io perché parla di me. Non ho una tecnica, a volte nasce prima la musica, altre volte nascono prima le parole, di solito nascono in inglese o in francese. Non sono solita scrivere in italiano, scrivo in inglese poi faccio tutto un lavoro di adattamento testuale. Nell’ep c’è ad esempio il brano “Corri”, scelto da Pupi Avati per un film che andrà in tv intitolato “Il fulgore di Dony”, che in realtà si chiama “Slowly”.

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Come hai lavorato con il produttore Tommaso Colliva?

Lui ha soltanto ascoltato le canzoni, non ha modificato nulla, non c’erano references. Abbiamo lavorato senza strafare e con le idee molto chiare, il nostro obiettivo era raggiungere un buon equilibrio tra la resa vocale ed il mondo musicale dentro cui volevamo mantenerci.

In “Un’altra estate” collabori con Cassandra Raffaele, un’artista molto particolare…

Sì, Cassandra è davvero molto brava, le sue canzoni sono diverse dal solito. Abbiamo legato molto, sono andata a conoscerla di persona e ci siamo trovate benissimo. Le mie canzoni hanno un percorso molto lungo, ho bisogno di conoscere realmente le persone con cui lavoro, non potrei fare diversamente.

 Come vivi il live?

Il live è la cosa più bella per me. Le canzoni vivono sul palco, è lì che si consuma la musica. Sono nata suonando per strada e con i soldi che facevo dormivo sui divani, stavo via dei mesi senza dire dov’ero e con chi ero. Vengo da una famiglia molto umile, ho fatto un milione di lavori perché non ho mai sentito l’Italia come la mia unica casa per cui per me era fondamentale viaggiare.

Raffaella Sbrescia

Leggera: a scuola di eleganza con Magoni e Spinetti per Musica Nuda

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Sempre più rodato e prolifico il duo Musica Nuda composto da Petra Magoni e Ferruccio Spinetti. Lo scorso 27 gennaio è uscito infatti “Leggera” (Warner Music), un album composto da 12 brani interamente scritti e cantati in italiano. Il filo conduttore di questo nuovo lavoro è la delicatezza con cui vengono raccontati sentimenti intimi, pensieri dolorosi, riflessioni scomode. Grazia, eleganza e leggerezza avvolgono testi votati all’emozione. Il disco si apre con “Come si canta una domanda” una poesia di Peppe Servillo musicata da Ferruccio Spinetti e magistralmente interpretata dall’istrionica Petra Magoni: “Con gli occhi chiusi bacerai una bugia sulla mia bocca lascerai”, canta Petra, dando voce ai tormenti controversi di chi si barcamena tra promesse d’amore, incertezze e disillusione. Il fascino carnale del tango irradia le parole di “Condizione imprescindibile”: i nervi e la muscolatura del contrabbasso costruiscono una tensione erotica che matura in un crescendo irresistibile e travolgente. Un amore di tipo melanconico e struggente permea il testo di “Dimane”: “il tempo che è passato non torna ma quello per cercarti c’è”, scrive Spinetti, tra interrogativi senza risposta, sospiri e riflessioni che ci restituiscono tutto il sapore agrodolce di un sentimento irrisolto. La titletrack (in collaborazione con Kaballa e Tony Canto) recita: “ogni parola è rumore dove ogni anima è sola” e poi, ancora, “Rinuncio all’odio e all’amore sentimenti la cui vacuità sembra aumentare col tempo”: deduzioni profonde che affrontano in modo leggero, per l’appunto, un modo di intendere il mondo sempre più frettoloso e superficiale.

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Tutt’altro registro per “Lunedì”, firmata da Frankie Hi-NRG Mc, in cui ritmo, immaginazione e desiderio s’intrecciano in modo ironico e sottile fasciando una velata richiesta di protezione. Indaffarati passanti si affacciano tra gli scaffali e le storie silenziose di “Feltrinelli” scritta da Francesco Cusumano. “Canto, me ne vanto, mi diverto”, canta Petra Magoni in “Canzone senza pretese”, l’inedito di Lelio Luttazzi e Zeppieri già uscito in una compilation per Musica Jazz che qui si arricchisce del contributo vocale di Frida Bollani Magoni. L’ascolto prosegue con “Ti darò”: la dichiarazione d’amore per eccellenza frutto dell’incontro delle penne di Petra Magoni e Luigi Salerno. L’isterismo bisbetico di “Zitto zitto” ci offre la possibilità di godere appieno della versatilità vocale ed interpretativa dell’inimitabile Petra Magoni mentre “Luce” passa, filtra, attraversa volti, pensieri, immagini riportando la mente ai ritmi di Bahia. Fausto Mesolella ancora in veste di autore per le musiche di “Tu sei tutto per me” col testo di Alessio Bonomo: “se dico amore c’è l’eco di te”; non c’è altro da aggiungere o forse sì. Il disco si chiude con  un bell’ omaggio alla canzone d’autore italiana con la cover di “Ti Ruberò” di Bruno Lauzi, brano registrato due anni fa: “ti ruberò a tutti quelli che non sanno sognare”: un intento, una missione, un compito non facile quello che Petra Magoni e Ferruccio Spinetti intendono portare avanti con questo nuovo capitolo del progetto Musica Nuda che, a giudicare  dalla minuziosa cura con cui è stato realizzato, rappresenterà un nuovo importante esempio di eccellenza Made in Italy.

Raffaella Sbrescia

TRACKLIST

01 Come si canta una domanda (Servillo-Spinetti). Chitarra, F. Spinetti

02 Condizione imprescindibile (Kaballa-Canto)

03 Dimane (Spinetti)

04 Leggera (Kaballa – Canto). Chitarra, Tony Canto

05 Lunedì (Spinetti – Di Gesu)

06 Feltrinelli (Cusumano). Ospite F. Mesolella al Dobro

07 Canzone senza pretese (Luttazzi-Zeppieri). Ospite Frida Bollani Magoni

08 Ti darò (Salerno). Ospite Luigi Salerno

09 Zitto zitto (Kaballa-Parigi)

10 Luce (Salerno-Spinetti). Chitarra F. Spinetti

11 Tu sei tutto per me (Mesolella-Bonomo). Ospite F. Mesolella alla chitarra

12 Ti ruberò (Lauzi)

Ascolta qui l’album:

“LEGGERA” TOUR

03/03     Botticino (Bs) – Teatro Centrolucia

04/03     Mira (Ve) – Teatro Villa dei Leoni

05/03     Torino – Cap10100

10/03     Rimini – Teatro degli Atti

11/03     Milano – Blue Note (Doppio spettacolo ore 21,00 e 23,30)

16/03     Napoli – Teatro Politeama

21/03     Cusset (Francia) – Theatre de Cusset

07/04     Poggibonsi (Si) – Teatro Politeama

08/04     Vittoria (Rg) – Teatro Vittoria Colonna

12/04     Matera – Auditorium Gervasio

18/04     Roma – Auditorium Parco della Musica – Sala Petrassi

22/04     Fano (PU) – Teatro della Fortuna

27/04     Denver (Colorado, Usa) – Newman Center For The Perfoming Arts

28/04     Detroit (Michigan, Usa) – Detroit Institute Of Arts

30/04     Toledo (Ohio, Usa) – Toledo Museum Of Art

 

 

 

 

Anarchytecture tour: Skunk Anansie live a Milano

Skin -Mediolanum Forum ph Francesco Prandoni

Skin -Mediolanum Forum ph Francesco Prandoni

A poche ore dal debutto dell’ “Anarchytecture tour” gli Skunk Anansie sono tornati in Italia con un infuocato live al Mediolanum Forum di Assago. La band di Brixton è giunta a Milano sulla lunga scia della rinnovata popolarità della frontwoman Skin e delle numerose esibizioni nell’ambito di noti festival musicali estivi. Gran visir della serata, la carismatica Skin, accompagnata dal chitarrista Ace, il bassista Cass e il batterista Mark Richardson, ha più volte rimarcato di sentirsi particolarmente a suo agio e ha parlato spesso in italiano senza mai tralasciare l’importanza dei messaggi contenuti in ogni canzone.  Vulcanica e travolgente la performance realizzata dalla band con tanto di effetti speciali, video proiezioni e riprese in tempo reale. Tanti i brani in scaletta, fra grandi successi del passato e quelli più recenti: I Believe In You, That Sinking Feeling, God Loves Only You, Because of you, Follow me down, Secretly sono i pezzi con cui gli Skunk Anansie hanno forgiato i figli degli anni ’90. Rock, vita, eccesso, rabbia, emozione, verità sono i cardini lungo i quali si muovono le parole e le note degli Skunk Anansie. Ecco perchè ritrovarli oggi con nuovi capolavori tratti dal sesto album in studio “Anarchytecture” come Love Someone Else, Bullets, Without You, Death To The Lovers, è semplicemente emozionante.  Dopo aver venduto 5 milioni di dischi nel mondo, gli Skunk Anansie sono  riusciti a rimanere compatti ritrovando grinta, smalto ed entusiamo per una seconda giovinezza tutta da vivere a suon di rock e sudore, come sempre a metà strada tra struttura e caos, costrizione e libertà.

Raffaella Sbrescia

Bestiario Musicale: un viaggio notturno tra gli animali della Maremma insieme a Lucio Corsi

Bestiario Musicale - cover

Bestiario Musicale – cover

Con il sopraggiungere del crepuscolo, ecco affacciarsi le dolci, semplici e curiose note di “Bestiario musicale”, il secondo album del giovane cantautore Lucio Corsi. Il disco, comprensivo di 8 brani e alcuni racconti musicati, è un concept ideato, scritto, arrangiato da Corsi durante un periodo di ritiro nella sua nativa Maremma. Al centro dei contenuti proposti ci sono gli animali, certo, ma non animali qualsiasi bensì quelli che sono soliti ricorrere nell’immaginario, nell’epica e nel quotidiano di alcune territorialità specifiche. Dopo aver annotato le caratteristiche e le leggende che si portano dietro ognuno dei protagonisti prescelti, Lucio Corsi ha dato loro vita parlandone traslando le loro vicende in modo metaforico. Arrangiate con pianoforte, contrabbasso, spinetta e percussioni, queste canzoni notturne vivono dei rumori e delle atmosfere del bosco, si nutrono di sogno e ingenuità, ispirano visione e distensione.

Lavorando con la massima libertà creativa e compositiva, Lucio Corsi ci accompagna per mano tra le sue visioni. Il brano più suggestivo è “L’upupa”. Il re degli uccelli si fa portavoce del messaggio chiave del disco: I nostri poteri ancestrali saranno schiacciati dal ribaltamento dei valori e dalla mutazione dell’uomo. Ma non tutto è perduto, a darle man forte c’è “La civetta”: il gatto nero del cielo, donna di piuma, la sirena del bosco. I cori delle cicale, i grilli sintetizzatori, i balzi delle lepri, le spine delle istrici, i musi dei cinghiali color asfalto e le lucertole, vecchi serpenti trasformati in drago, uniranno le loro forze per sconfiggere cinismo e disillusione. Ad impreziosire questo lavoro fuori dal coro è la bella copertina dipinta da Nicoletta Rabiti, madre di Lucio Corsi.

Raffaella Sbrescia

Ascolta qui l’album:

 

 

 

La Rua live alla Salumeria della Musica: “Tutta la vita questa vita” fatta di scintillìo negli occhi

La Rua Band

La Rua Band

Avevano partecipato alle selezioni per i finalisti di Sanremo Giovani ma, nonostante i tanti consensi conquistati tra il pubblico e tra gli addetti ai lavori, i La Rua non saranno in gara al Festival di Sanremo. In ogni caso Carlo Conti ha preso a cuore la loro canzone “Tutta la vita questa vita” per cui ai La Rua sarà affidata la sigla del Dopofestival e una partecipazione al programma. Sulla scia della grande attenzione dedicata al gruppo, abbiamo partecipato al concerto che la band di Ascoli Piceno ha tenuto alla Salumeria della Musica lo scorso 26 gennaio, nell’ambito del tour conseguente all’uscita dell’album ‘Sotto effetto di felicità’, pubblicato il 3 giugno 2016. Con somma sorpresa, la band si è rivelata una fonte di energia pura. Con dieci anni di gavetta alle spalle, l’avventura mediatica di Amici diventa piuttosto relativa.  La band capitanata da Daniele Incicco (voce e chitarre) e composta da William D’Angelo (chitarre), Davide Fioravanti (pianoforte, fisarmonica, glockenspiel), Nacor Fischetti (batteria), Alessandro Charlie Mariani (chitarre e banjo), Matteo Grandoni (basso, contrabbasso) ha dimostrato di avere voglia di darsi completamente al pubblico e alla musica. Quello che traspare subito è una grande chimica tra tutti i componenti del gruppo con una fisicità imponente e trascinante. Molti gli ospiti sopra e sotto il palco, altrettanto numerosi gli amici e gli addetti ai lavori pronti a sostenere questi ragazzi capaci di farsi voler bene al primo colpo.

La Rua live @ Salumeria della Musica - Milano

La Rua live @ Salumeria della Musica – Milano

In scaletta alcuni brani tratti da “Sotto effetto di felicità”: “I miei rimedi”, “Non sono positivo alla normalità”, “Mai come mi vuoi tu”, “Il futuro era meglio con te” ma anche tante cover molto diverse tra loro: da “Lovers on the sun” di David Guetta a “La sera dei Miracoli” di Lucio Dalla fino a “Whole Lotta love” dei Led Zeppelin, i La Rua hanno prontamente personalizzato ogni brano conferendovi un timbro comunque riconoscibile. Non sono mancati i primi brani degli esordi, quelli della fase nu-folk come “Detriti” e “Polline”. Ampio spazio ovviamente dedicato a“Tutta la vita questa vita”: un’istantanea perfetta di uno stile di vita interamente improntato alla musica. Il testo vede anche la partecipazione di Dario Faini, presente al concerto in modo particolarmente partecipe e attento. A completare la serata di festa, le esibizioni di Lelio Morra, cantautore napoletano che in apertura di serata ha cantato alcune delle sue canzoni, comprese “Danzeremo a luci spente” e “Dedicato a chi” e Chiara Grispo che, accompagnata proprio dai La Rua, ha presentato al pubblico il suo ultimo singolo “Niente è impossibile”. In attesa di ritrovare i La Rua in riviera ligure, auguriamo loro di fare tantissimi altri concerti con la stessa luce negli occhi e la stessa grinta che abbiamo visto ieri sera.

Raffaella Sbrescia

 Video: Tutta la vita questa vita

Ritratti di Sanremo: Ron rilancia “La forza di dire sì” con L’Ottava Meraviglia. Intervista

RON ph Alessio Pizzicannella

RON ph Alessio Pizzicannella

Rosalino Cellamare, in arte Ron, sarà uno dei protagonisti del 67° Festival di Sanremo per la settima volta nella sua carriera. Nel 1970, a sedici anni, salì sul palco del Festival di Sanremo insieme a Nada, conquistando il settimo posto con “Pa’ diglielo a ma’”. La sua carriera come autore comincia nel 1972, quando scrive la musica di “Piazza Grande”, presentata poi a Sanremo da Lucio Dalla.  Restano indimenticabili alcune sue canzoni: “Non abbiam bisogno di parole”, “Anima”, “Joe Temerario”, “Vorrei incontrarti fra cent’anni”, “Attenti al Lupo”. Oggi lo ritroviamo con “L’OTTAVA MERAVIGLIA” (M. Del Forno/ Ron, F. Caprara ed E. Mangia), brano che sarà contenuto nell’edizione speciale del doppio disco“LA FORZA DI DIRE SÌ”, in uscita il 10 febbraio. Questa nuova edizione del progetto conterrà, oltre al brano sanremese, anche un secondo inedito: “Ai confini del mondo”.

Intervista

Qual è la forza delle canzoni d’amore?

La loro forza è il nostro innato bisogno d’amore continuo. Il mondo che stiamo vivendo, la difficoltà che stiamo vivendo, il nostro sentirci soli. In questo stato di cose l’amore diventa l’unica cosa che possa sostenerci.

 Come hai lavorato al brano sanremese e che tipo di chimica si è creata con i ragazzi de La Scelta?

La canzone è arrivata senza cercarla troppo. Mattia Del Forno mi ha portato un ottimo inizio del brano e poi abbiamo iniziato a lavorarci. Emiliano Mangia e Emiliano Caprara completano i crediti autorali, mi piace molto lavorare con loro e vedo che quando ci mettiamo a suonare insieme le cose arrivano in maniera spontanea. Qui c’è un’idea che mai come in questo momento fa venire fuori la canzone. Di cosa ho bisogno in questo momento? Di tutto perché mi trovo in un contesto in cui ci sparano da tutte le parti, vivere è sopravvivere. In questa condizione esistenziale il fulcro diventa la persona che hai al tuo fianco, che quindi diventa l’Ottava Meraviglia davvero.

Nel ritornello del brano c’è un riferimento all’America e all’Oriente. Cosa rappresenta per te l’una e cosa l’altro?

L’America per me è sempre stato il sogno. Ci sono andato quando avevo 17 anni, ho avuto la fortuna di andare a cantare al Madison Square Garden insieme a Massimo Ranieri. Prima erano altri tempi, si andava in pompa magna. Adesso andare in America vuol dire andare in un locale con una chitarra e chiedere di poter cantare anche se arrivi da non so quale paese. A me è successo ed è stata una cosa meravigliosa,  sono stato travolto dall’emozione. Per me l’America è ancora il paese dei sogni per chi vuole fare arte, se hai talento lì puoi fare qualcosa sul serio. L’Oriente racchiude, invece, il fascino di un paese che quasi percepisci come invisibile e poi quando ci vai ti rendi conto di essere in un posto magico.

“L’Ottava meraviglia” è stata l’unica canzone presentata a Sanremo?

No, sono state presentate 3 canzoni ed è stata scelta questa.

E l’inedito “Ai confini del mondo”?

Questo brano è arrivato in un secondo tempo. Anche in questo caso si parla di speranza, voglia di ricominciare e di chiamare ancora un nome che hai dentro e che continua a rimbombare nella mente.

Come sono cambiate le sensazioni pre-sanremesi nel corso del tempo?

Sono sempre diverse. La mia prima apparizione a Sanremo è stata nel 1970, avevo 16 anni, ero bellissimo e le ragazzine mi correvano dietro. Per il resto ero uno che era appena uscito dalla scuola, entrai in questo mondo con una grande forza, facevo spesso concorsi per voci nuove, ero abituato a stare sul palco e a combattere. Quando rivedo quel filmato, mi ritrovo a domandarmi come sarebbe adesso se avessi quella stessa forza. Gli altri Festival sono sempre stati collegati al mio iter professionale, man mano cominciavo a sentirmi responsabile per quello che avevo fatto in precedenza. Quindi oggi mi chiedo principalmente cosa penserà il pubblico di questa nuova canzone.

Cosa ti aspetti da questo Festival?

Il piacere di andare a Sanremo con Carlo Conti e Maria De Filippi è forte perché sono due persone intelligenti, che sanno ascoltare. Sono capitato in alcune edizioni del Festival veramente isteriche per cui questa premessa è già importante. Dal momento che avevo questa canzone che si collocava bene in questo contesto, ho colto la palla al balzo.

RON ph Alessio Pizzicannella

RON ph Alessio Pizzicannella

Qual è il tuo vero intento?

Ho un sogno da realizzare: dare una spinta importante al disco “La forza di dire sì”, uscito a favore della ricerca per la SLA. Si tratta di un disco che ha richiesto sei mesi di lavoro con 24 artisti eccezionali che hanno duettato con me, è stata una delle soddisfazioni più grandi della mia vita però non abbiamo ancora raccolto abbastanza per poter consegnare un bel gruzzolo all’AISLA (Associazione Italiana Sclerosi Laterale Amiotrofica). Per fare ricerca ci vogliono molti soldi per cui non mi sono accontentato e ho voluto portare di nuovo questo disco alla ribalta, esattamente un anno dopo,, per sensibilizzare l’opinione pubblica nei confronti di questa malattia.

Quindi senza questo progetto non avresti partecipato al Festival?

No. Innanzitutto perché non avevo un disco nuovo. Per me fare un disco vuol dire mettermici sul serio e per diverso tempo. Questa è l’occasione per dare forza al progetto per la ricerca.

Per quanto riguarda la cover perché hai scelto “Insieme a te non ci sto più” e perché duetti proprio con Annalisa?

Il brano lo sento particolarmente vicino perché da bambino ci facevo i concorsi per voci nuove, era un mio cavallo di battaglia e ha un testo bellissimo. Ho voluto riprendermi il brano in questa occasione anche se circolava anche “Piazza Grande” tra le papabili che ci hanno messo a disposizione. Avevo già portato Lucio Dalla tempo fa a Sanremo con “Cara” non mi sembrava onesto riproporlo. Ho scelto Annalisa perché la trovo eccezionale, lei è un outsider, è protagonista, ha delle idee, non si lascia influenzare, è una musicista che potrebbe stare benissimo in America a fare il suo lavoro.

A distanza di un anno che ricordi hai della lavorazione al disco “La forza di dire sì”?

Quello è un esempio della grande forza che abbiamo in Italia. Abbiamo anche dei grandi cuori, io ho incontrato 24 cantanti che erano completamente a mia disposizione. Non stavo promettendo loro nulla di pazzesco, non ho millantato niente, ho solo proposto di venire a cantare un pezzo con me dicendo loro che questa canzone avrebbe rappresentato un pezzetto di ciascuno, che sarebbe rimasto a chi avrebbe comprato il disco per la SLA. Si è svolto tutto in un clima di grande serenità a casa mia e ci siamo ritrovati in tantissimi, mi guardavo intorno ed ero incredulo. Tutti hanno messo l’anima nel cantare con la consapevolezza di sapere cosa stava facendo. Erano lì per fare la cosa più bella non solo per esserci e basta. Vista la forza con cui abbiamo agito, credo che un progetto del genere possa ripetersi.

Quali sono stati i riscontri da parte delle persone a cui è dedicato il disco?

Quando cammino per strada la cosa che può darmi più soddisfazione sta nel vedere che chi ha comprato il disco ha creduto in questo progetto. Il vero riscontro arriva quando vado a trovare le persone ammalate di SLA, lì sono il loro Pelè, capiscono che ho lavorato per loro, che mi sono messo a disposizione. Per questi motivi non ho voluto perdere tempo e lasciare che il disco si perdesse. L’ho ripreso in mano e ci voglio lavorare al massimo.

Qual è il tuo giudizio in merito alla nuova scena cantautorale italiana?

Sto seguendo un po’ tutti, mi piace molto Ermal Meta, mi ha colpito. Faccio ancora molta fatica con i rapper. Sto cercando un’armonia gradevole tra come cantano e quello che cantano e che musica ci mettono sopra. Sento che c’è ancora qualcosa che non funziona.

Esiste ancora l’attitudine alla lotta?

I ragazzi che esordiscono oggi lo fanno principalmente attraverso i talent per cui è chiaro che sono più abituati al palcoscenico e all’idea di giuria. In questo senso sono anche avvantaggiati perché è il pubblico a votarli. In ogni caso è giusto che ci siano, sono una realtà, alcuni sono strepitosi. Mi piacciono molto Giusy Ferreri e Mengoni, il loro approccio è stato diverso.

Dopo la partecipazione al Festival di Sanremo, tornerai live il 6 MARZO al TEATRO ARCIMBOLDI di Milano con un concerto-evento benefico a sostegno di AISLA insieme a tanti amici e colleghi. (Tra i primi ospiti confermati: Annalisa, Luca Barbarossa, Loredana Bertè, Luca Carboni, Elodie, Giusy Ferreri, La Scelta, Nek, Francesco Renga, Syria). Cosa stai preparando?

L’allestimento sarà praticamente lo stesso di quello che sarà un viaggio che prenderà il via il 6 marzo e che toccherà tutta l’Italia. Sarà una grande festa e ce la metteremo tutta per far venire quanta più gente possibile. Anche in questo caso i proventi saranno devoluti all’AISLA, così come avverrà per quelli provenienti dal brano sanremese e del brano inedito.

Raffaella Sbrescia

Ed Sheeran: il tour mondiale partirà il 17 marzo da Torino

Ed Sheeran

Ed Sheeran

Ed Sheeran ha annunciato una serie di date in tutto il mondo (Europa, Regno Unito e Irlanda, Messico e America Centrale e del Sud). Il tour partirà proprio dall’Italia, con un concerto al Pala Alpitour di Torino il prossimo 17 marzo, e continuerà fino a giugno. Farà inoltre tappa alla O2 di Londra per due serate consecutive (1 e 2 maggio), un grande ritorno live nella capitale inglese dopo l’incredibile successo al Wembley Stadium nel 2015.
I biglietti saranno in vendita dalle 11:00 di giovedì 2 febbraio 2017 su ticketone.it. Per info livenation.it.
Il terzo album di Ed Sheeran ÷ (divide) verrà pubblicato il 3 marzo su etichetta Asylum/Atlantic Records (disponibile per pre-order).
 
 
DATE DEL TOUR

Marzo                                                    
17 – TORINO – Pala Alpitour
19 – ZURIGO (Sveizzera) – Hallenstadion
20 – MONACO (Germania) –  Olympiahalle
22 – MANHEIM (Germania) – SAP-Arena
23 – COLONIA (Germania) –  Lanxess Arena
26 – AMBURGO (Germania) – Barclaycard Arena
27 – BERLINO (Germania) – Mercedes Benz Arena
30 – STOCCOLMA (Svezia) –  Ericsson Globen
Aprile
1 – HERNING (Danimarca) –  Jyske Bank Boxen
3 – AMSTERDAM (Olanda) – Ziggo Dome
4 – AMSTERDAM (Olanda) – Ziggo Dome
5 – ANVERSA (Belgio) – Sportpaleis
6 – PARIGI (Francia) –  Accor Hotels Arena
8 – MADRID (Spagna) – WiZink Center
9 – BARCELLONA (Spagna) – Palau San Jordi
12 – DUBLINO (Irlanda) – 3 Arena
13 – DUBLINO (Irlanda) – 3 Arena
16 – GLASGOW (Scozia) – The SSE Hydro
17 – GLASGOW (Scozia) – The SSE Hydro
19 – NEWCASTLE (UK) – Metro Radio Arena
20 – NEWCASTLE (UK) – Metro Radio Arena
22 – MANCHESTER (UK) – Arena
23 – MANCHESTER (UK) – Arena
25 – NOTTINGHAM (UK) – Motorpoint Arena
26 – NOTTINGHAM (UK) – Motorpoint Arena
28 – BIRMINGHAM (UK) –  Barclaycard Arena
29 – BIRMINGHAM (UK) –  Barclaycard Arena
Maggio       
1 – LONDRA (UK) –  The O2
2 – LONDRA (UK) –  The O2
13 – LIMA (Perù) – Estadio Nacional
15 – SANTIAGO (Cile) – Movistar Arena
20 – BUENOS AIRES (Argentina) – Estadio Unico De La Plata
23 – CURITIBA (Brasile) –  Pedreira Paulo Leminsky
25 – RIO DE JANEIRO (Brasile) –  Rio Arena
28 – SAN PAOLO (Brasile) – Allianz Parque
30 – BELO HORIZONTE (Brasile) – Esplanada Do Mineirao
 
Giugno
2 – BOGOTA (Colombia) – Parque Simon Bolivar
4 – SAN JUAN (Puerto Rico) –  Coliseo De Puerto Rico
6 – SAN JOSE (Costa Rica) – Parque Viva Amphitheater
10 – CITTÀ DEL MESSICO (Messico) – Palacio De Los Deportes
12 – GUADALAJARA (Messico) – Arena VFG
14 – MONTERREY (Messico) –  Auditorio Citibanamex

“À la vie, à la mort”: il pop di classe proposto da Nicolas Michaux

Nicolas Michaux - cover album

Nicolas Michaux – cover album

C’è pop e pop. Quello proposto dal cantautore belga Nicolas Michaux nell’ album d’esordio intitolato “À la vie, à la mort”, in uscita domani 27 Gennaio 2017 su etichetta Tôt ou Tard, rappresenta un brillante  e raffinato excursus del pop, inteso nel senso più ampio del termine. Grazie alla sua esperienza di globe trotter, Nicolas Michaux, insieme a Julien Rauïs -sound engineer e co-produttore dell’album, è riuscito ad incanalare nei 10 brani che compongono questa raccolta tutte le influenze che ha incamerato nel corso degli anni. Veleggiando tra melodie dal taglio originale e particolareggiato, Nicolas cesella parole francesi e inglesi con arrangiamenti delicati e sorprendentemente fascinosi. La peculiarità di questo giovane artista è lo stile ricco di richiami ma non riconducibile a nessun altro. La chiave della bellezza di questo lavoro sta nell’ approccio artigianale nella creazione dei brani, nella sana voglia di sperimentare senza allontanarsi da coordinate semplici e coinvolgenti.

Video: À la vie, à la mort

Minimale e intimista, la scrittura di Nicolas Michaux racconta di viaggi, di incontri fatti principalmente durante il suo lungo soggiorno in Danimarca, suonando nella band Eté 67. Il fil rouge che lega tutti i brani del disco è la ricerca - di speranza, di dignità, di delicatezza. Valori, questi ultimi, sempre più rari e agognati dalle anime più sensibili. Ad incarnare queste deduzioni sono alcune canzoni in particolare: l’apripista “Noveau Départ”, la sognante titletrack “À la vie, à la mort”, la scanzonata “Croire En Ma Chance” e l’attualissima “Les Iles Désertes”. Per un’esperienza ancora più ricca e stimolante, in rete ci sono i tanti originalissimi videoclip in cui Nicolas Michaux mette in evidenza tanti lati della sua poliedrica personalità.

 Raffaella Sbrescia

Ecco le date del suo tour italiano:

giovedì 26 gennaio: POMOPERO, Breganze (VI)

sabato 28 gennaio: MISHIMA, Terni

giovedì 2 febbraio: OFF, Lamezia Terme (CZ)

venerdì 3 febbraio: PUNTO G, Siracusa

sabato 4 febbraio: ZOOTV, Brucoli (SR)

domenica 5 febbraio: LA CARTIERA, Catania

martedì 7 febbraio: AL KENISA, Enna

mercoledì 8 febbraio: BOLAZZI, Palermo

giovedì 9 febbraio: CAFÈ LIBRAIRIE, Cosenza

venerdì 10 febbraio: BEBOP, Taranto

sabato 11 febbraio: MR ROLLY’S, Vitulazio (CE)

domenica 12 febbraio: BUATT, Eboli (SA)

martedì 14 febbraio: NA COSETTA, Roma

mercoledì 15 febbraio: EX CINEMA AURORA, Livorno

giovedì 16 febbraio: BOTTEGA ROOTS, Colle Val d’Elsa (SI)

venerdì 17 febbraio: TBA, Viareggio

sabato 18 febbraio: ARCI CHINASKI, Sermide (MN)

 

‘o Treno che va: la recensione del nuovo album dei Foja

'O treno che va - Foja

‘O treno che va – Foja

“’O treno che va” (Full Heads – distr. Audioglobe) è il titolo del terzo capitolo dell’avventura discografica dei Foja. Dario Sansone (autore e voce), Ennio Frongillo (chitarra), Gianni Schiattarella (batteria) e Giuliano Falcone (basso) tornano in scena con un album intelligente, di cuore e di sostanza. A cavallo tra la canzone classica napoletana e le melodie italiane, il sound della band arde, scuote e tiene viva l’anima scugnizza dei nostri padri. Ogni canzone è un tassello, una pennellata di colore, l’attimo prima di una nuova entusiasmante ripartenza. Attraverso la sapiente e cesellata fusione tra modernità e tradizione, i Foja lavorano sull’istinto e sulla poeticità alternando profondità e leggerezza. Gli strumenti principali della band sono il dialetto napoletano, inteso come marchio identitario ed una collezione di pregevoli arrangiamenti scanditi da travolgenti mandolini e sensuali riff blues immersi in spruzzi di folk. Il risultato? Una cascata di emozioni semplici e dirette al cuore. L’album si apre con “Cagnasse tutto”: “Chiuderei gli occhi per non vedere tutto questo sporco e sentire il cuore che batte nel petto”; il manifesto del desiderio di svolta attraverso un viaggio destinato a segnare un punto di non ritorno. Il percorso continua con i picchi anarchici di “Gennaro è fetente”: blues e folk si incrociano nel brano che vanta la partecipazione di Edoardo Bennato e della sua inconfondibile armonica a bocca. “Chin’ e pensieri” racchiude, invece, un invito a non piangersi addosso. Più elaborata la struttura strumentale della romantica ballad “Nunn’è cosa”. «’O treno che va» è la title track che ci trascina via dalle paranoie e che ci spinge a cercare quello che non sappiamo e che non conosciamo. Un input accorato e arricchito da suggestivi innesti strumentali. Molto pittoresca la trama di “Buongiorno Sofia” in cui l’amata Napoli viene metaforicamente trasfigurata tra pensieri rotti e una vita che non ci basta. Sottilmente impegnata è “Aria ‘e mare”, arricchita dalla partecipazione dal sapore country di Ghigo Renzulli (Litfiba): tra mandole e mandolini i Foja ci raccontano di come si giochi senza vergogna con la vita della gente. Dolce e melanconica la trama di “A chi appartieni”, introspettiva e carica di emozioni contrastanti è “Famme partì”: il corposo sax di Daniele Sepe fa la differenza tra disillusione e insofferenza. Belli i frame cinematografici di “Dummeneca”: profumi e squarci di cielo sono il contesto in cui ricordi semplici e di grande impatto emotivo spingono l’ascoltatore a fare i conti con le cose veramente importanti. Come magici alchimisti i Foja innestano sonorità mediterranee e latine in “Tutt’e due”. Pensieri indesiderati e sorrisi mancati fanno capolino in “Nina e ‘o cielo”. A chiudere i battenti sono, infine, la ballata country-rock “Statte cu’ mme e la dolcissima “Duorme”: un augurio all’insegna del sogno e della bellezza, quella autentica, da preservare a qualunque costo.

 Raffaella Sbrescia

 Video: Cagnasse tutto

Foja - ‘ O treno che va - TOUR NAZIONALE 2017

Sab 11 Febbraio - Policoro (MT) - Absolute Cafè

Dom 19 Febbraio - ROMA - Quirinetta

Sab 25 Febbraio - Lamezia Terme - Vinyl

Gio 2 Marzo - Coreno Ausonio (FR) - Freedom

Sab 4 Marzo - BOLOGNA - Arterìa

Ven 10 Marzo - PESCARA - Scumm

Sab 11 Marzo - San Salvo (CH) - Beat Cafè

Gio 16 Marzo - MILANO - Serraglio

Ven 17 Marzo - TORINO - Officine Corsare

Sab 18 Marzo - Fabrica di Roma (VT) - Vintage

Ven 24 Marzo - NAPOLI - Casa della Musica

Date in aggiornamento sul sito www.arealive.it

Ascolta qui l’album:

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