Fiorella Mannoia al Festival di Sanremo con “Mariposa”: l’impegno con e per le donne in una veste inedita.

Si apre sul palco del 74° Festival di Sanremo un anno speciale Fiorella Mannoia che, ad aprile, spegnerà 70 candeline festeggiando questo traguardo nella dimensione per lei più naturale: sul palco.

L’artista torna in gara all’Ariston per la sesta volta con un brano - Mariposa – di cui firma in prima persona il testo insieme a Cheope e Carlo Di Francesco –che rappresenta un vero e proprio manifesto di donne. Fiorella canta le voci di ognuna di loro, nel tempo, nella storia, nel sentimento e nel mistero, raccontandole nella loro libertà, forza, dolore, gioia, amore…

Per Fiorella Mannoia si tratta della sesta partecipazione in concorso a Sanremo, a sette anni di distanza dalla partecipazione con “Che sia benedetta” che riporterà curiosamente in duetto con Francesco Gabbani durante la serata delle cover.

“Mariposa”, spiega Fiorella Mannoia, significa farfalla ed è nata durante la visione di una serie intitolata “Il grido delle farfalle”. La trama segue la vicenda delle sorelle Mirabal, denominate le farfalle, le più belle di tutto il loro villaggio, attiviste politiche che si battevano contro la dittatura del generale Trujillo. Le sorelle fecero una brutta fine in quanto il governo le uccise facendole trucidare e gettare in un dirupo cercando di far passare il tutto come se si fosse trattato di un incidente. L’opinione pubblica non gli credette, il popolo si adirò a tal punto da costringere il dittatore alle dimissioni. Forse non tutti sanno che il 25 novembre è la giornata mondiale contro la violenza sulle donne proprio in onore delle sorelle Mirabal che furono uccise il 25 novembre 1960. L’idea del brano è nata dopo la visione di questa serie, in loro onore la canzone si intitola “Mariposa” ma l’unico reale riferimento è la farfalla che imbraccia il fucile in un contrasto di immagini. Per il resto la canzone è un manifesto femminile, ogni frase ha un’immagine con l’obiettivo di arrivare al racconto di quello che siamo state, di ciò che siamo e che saremo.

In genere si sceglie di tornare a Sanremo quando sia ha tra le mani una canzone importante come in questo caso. “Mariposa” mi rappresenta, è speciale per me e ne sono orgogliosa. Vorrei poter dire che torno su quel palco più spensierata e più tranquilla ma mentirei; ogni volta che si sale su quel palco, soprattutto in gara, le emozioni sono sempre le stesse e le paure pure. Quando sei lì sopra succede sempre la stessa cosa a tutti noi. Le persone che vengono ai miei concerti sanno che ho diverse sfaccettature e che non canto solo canzoni impegnate e statiche. Mi piace ballare, giocare, muovermi, forse nessuno mi ha mai visto in questa veste sul grande palco di Sanremo perciò sarà una grande sorpresa vedere un testo importante accompagnato da una musica gioiosa, ritmica, latina.

FiorellaMannoia_phDirk Vogel.

FiorellaMannoia_phDirk Vogel.

Purtroppo certe volte sui social si vedono messaggi feroci di donne contro altre donne; questo mi fa molto male, il mio impegno è essere attenta a quello che mi circonda, a quello che oggi la società vive; lo sento quasi come un dovere. Quando abbiamo organizzato l’evento “Una nessuna centomila” ho sentito il dovere di fare in modo che non finisse tutto lì, mi sembrava un’occasione sprecata, sentivo che dovevamo fare di più perciò con Lella Palladino e Celeste Costantino, abbiamo creato una fondazione di cui sono presidente onorario per portare avanti il nostro desiderio di stare accanto alle donne in difficoltà.

Ho gli stessi anni della Rai, questo è un anno speciale, il numero 7 mi fa effetto ma quando penso che sto per compiere 70 anni in realtà mi rendo conto che non me li sento affatto. La mia testa ancora viaggia, vuole sperimentare, provare, divertirsi, ha delle passioni da portare avanti. Sicuramente è un momento che vorrò festeggiare, vedremo come e quando, intanto mi dedico al Festival, poi il 4 e5 maggio all’Arena di Verona ci sarà “Una nessuna centomila” e nel frattempo stiamo cercando di organizzarci per capire che festa vorrò fare per festeggiare questo importante traguardo”.

Daniele Silvestri live: trenta concerti a Roma per emozionarsi, divertirsi, sognare, riflettere ed essergli grati.

Il tempo vola, e Daniele Silvestri lo marca a ritmo di musica e versi. L’idea di tenere trenta concerti a Roma in occasione del trentennale di carriera, è sicuramente singolare, e potrebbe sembrare, di primo acchito, partorita da una mente megalomane e autoreferenziale. Ma già dalle prime slides che scorrono sul grande schermo che fa da fondale all’intima scenografia dello spettacolo che il cantautore romano presenta all’Auditorium Parco della Musica di Roma, si capisce che, in realtà, si tratta di ben altro.

Daniele Silvestri @Auditorium Roma ph Roberta Gioberti

Daniele Silvestri @Auditorium Roma ph Roberta Gioberti

E’ un racconto, il racconto di una storia che ne contiene molte altre, come in un gioco di scatole cinesi: un racconto articolato su più puntate, che poco delega all’autoreferenzialità, lasciando molto spazio ai contributi fondamentali di quanti, nel corso di questi anni di carriera, hanno concorso ad arricchirla e a farla crescere, fino a consacrarla ai nostri giorni come quella del più talentuoso e poetico cantautore di seconda generazione.
Uno spettacolo denso di parole: ed  è proprio dalla parola che comincia, Silvestri, da quell’elemento che ci permette di raccontare le storie.
Già, perché le parole non creano le storie, ma le raccontano. Le storie sono lì, nella vita di tutti i giorni, nelle cose che facciamo, nelle persone che incontriamo, nelle esperienze di viaggio, nel consolidarsi di amicizie, nei ricordi di infanzia, nelle gesta della squadra del cuore, nelle collaborazioni artistiche: sono decine, centinaia di storie che, a volte, diventano canzoni.
Le parole Silvestri  le ha ereditate dal padre, la musica per farle vivere dalla madre, e sono rapidissimi gli accenni ai primi anni di vita e al contesto familiare, prima che “L’Uomo intero”, intensa dedica alla figura paterna, si diffonda sulla gremita sala Petrassi, già introdotta allo spettacolo da alcuni minuti di racconto “rappato” alla sua maniera, con quel modo elegante e pieno di fraseggi a volte anche improvvisati cui ci ha abituati nel corso del tempo.
Daniele Silvestri @Auditorium Roma ph Roberta Gioberti

Daniele Silvestri @Auditorium Roma ph Roberta Gioberti

Il concerto sarà lunghissimo, lo sappiamo, ma la cosa non ci preoccupa, perché Silvestri è una garanzia e di sicuro saprà tenere alto il tono e l’attenzione, accompagnandoci attraverso la narrazione di questi trent’anni durante i quali le sue note hanno raccontato anche molto di noi, in percorsi a volte incidenti, altre volte paralleli, accarezzando i nostri stati d’animo con poesia ma anche con molta ironia.  Il percorso musicale si dipana tra le note di Mi Persi, Acrobati, La Mia Casa, Desaparecido, L’uomo col Megafono, Le strade di Francia, tutto sostenuto in maniera magistrale dalla band con cui Silvestri collabora da anni: Piero Monterisi alla batteria, Gianluca Misiti alle tastiere, Jose Ramon Caraballo alle percussioni e alla tromba, Gabriele Lazzarotti al basso, Marco Santoro al fagotto, tromba e cori, Duilio Galioto a tastiere e cori e Daniele Fiaschi alle chitarre.
Un primo atto intenso, che riprende, dopo una decina di minuti di pausa, con l’ospite di turno.  Da Max Gazzé, a Cammariere, a Finaz, a Rodrigo D’Erasmo: trenta ospiti diversi, uno per serata. Per ospitarli, una piccola “rubrica”: Le cose che abbiamo in comune.
Questa sera è il momento di Petra Magoni, e dei suoi virtuosismi vocali che si alternano ai racconti delle esperienze vissute insieme, di quelle parallele e al  ricordo dei mentori condivisi.
Per lei “La doccia”, perfetta in un duetto dai toni graffianti, e l’incantevole “L’Autostrada”, che, a mio avviso, rimane il più bel brano del cantautore romano.
Petra Magoni non è un’ospite “facile”, e Silvestri ne è pienamente all’altezza, assecondandone la gestualità, l’estro vocale e la simpatica impertinenza.
Al pubblico, canti a due voci irripetibili, consumati alla carta in  un momento di altissima performance musicale e teatrale.
Daniele Silvestri e Petra Magoni @Auditorium Roma ph Roberta Gioberti

Daniele Silvestri e Petra Magoni @Auditorium Roma ph Roberta Gioberti

E’ poi la volta di un ospite virtuale, Fulminacci, e del brano scritto a quattro mani “L’uomo allo specchio”: già, perché in questo racconto non manca l’attenzione che Silvestri rivolge ai cantautori di terza generazione, come ha dimostrato al grande pubblico nella collaborazione con Rancore, che è proseguita sui palchi, dopo l’esibizione sanremese di tre anni fa, e che ha riscosso il consenso della critica e della stampa.
Ancora a seguire, il meraviglioso filmato “A Guerra Finita” di Simone Massi, già proposto nel precedente tour e oggetto di un riuscito esperimento, ad accompagnare la conosciutissima “Il mio Nemico”, brano che surriscalda una platea  molto coinvolta, e il commovente omaggio a Gino Strada, alla sua memoria, con “Le Navi”, occasione per lanciare l’appello per Emergency e per la Life Support.  E, da volontaria di Emergency, approfitto di questo spazio per ringraziare di cuore per il sostegno, che va avanti da anni.
Daniele Silvestri @Auditorium Roma ph Roberta Gioberti

Daniele Silvestri @Auditorium Roma ph Roberta Gioberti

Siamo arrivati ai bis, a concludere in leggerezza con “La Paranza” e il finale canonico e catartico di “Testardo” che vede un pubblico travolgente e travolto portarsi sotto palco per i saluti.
30 anni di carriera e più di 180 brani pubblicati:  sicuramente il materiale per 30 concerti c’è. E anche la voglia in qualcuno, sicuramente, di tornare una seconda volta.
Non resta che l’applauso lunghissimo, l’abbraccio del pubblico romano (in realtà molti vengono da fuori),  e il grazie da parte nostra a un ragazzo, oramai uomo, che ci ha fatto emozionare, divertire, sognare, ballare e urlare per 30 anni. Un grazie che parte da Roma e arriva lontano: alle nostre emozioni e alle nostre coscienze.
Roberta Gioberti
Daniele Silvestri @Auditorium Roma ph Roberta Gioberti

Daniele Silvestri @Auditorium Roma ph Roberta Gioberti

Le date del Tour, prodotto da OTR LIVE, che ringraziamo, le trovate di seguito.
Gennaio
18, 19, 20, 21, 26, 27, 30, 31
Febbraio
1, 2, 26, 27, 28
Marzo
1, 2, 3, 8, 9, 10, 11, 13, 14, 15, 27, 28, 29
Aprile
11, 12, 13, 14

“Tu no”: Irama in gara al Festival di Sanremo con un brano intenso e profondo. In arrivo anche un nuovo album e il tour nei palazzetti.

Irama è in gara al 74° Festival di Sanremo con  il brano “Tu no” (Warner Music Italy), un brano profondo, che racconta il senso di mancanza e quello della distanza nel significato più ampio del termine, mettendo in evidenza le doti canore e interpretative del cantautore. Il brano è firmato da Irama con la collaborazione dei musicisti Giulio Nenna, Giuseppe Colonnelli, Francesco Monti, Emanuele Mattozzi e prodotta da Giulio Nenna e anticipa il nuovo album di prossima uscita segnando una ennesima evoluzione musicale di un artista versatile, sempre pronto al cambiamento.

“Tu no” è un brano diretto, che sputa in faccia la verità trattando temi profondi come la mancanza e la distanza. Arrivo da una ballad e torno con un’altra ballad ma a livello musicale la dinamica ha un flusso diverso. Quando ho la possibilità di partecipare al Festival di Sanremo presento sempre una canzone a cui tengo e che mi ispira; appena ho finito di scriverla, ho pensato che potesse essere raccontata su quel palco. Questa è anche la prima canzone che ho realizzato durante il nuovo anno, è stato un inizio in tutti i sensi per me e rappresenta una buona parte di quelle che saranno le sonorità soul e country contenute nel nuovo disco in cui sto cercando di mantenere un’organica di suono senza mai togliere spazio alle parole e a ciò che dico.

In generale ci sono mille modi di fare musica e raccontarla, si puo’ partire da qualcosa che si è sentito e si è visto;  qui racconto molto di me a livello personale senza girarci troppo intorno in modo molto schietto. Non mi è mai piaciuto il concetto di serenata, mi piacere l’idea di vestire una canzone e raccontare quello che vivo in modo più speciale. Nella vita non siamo sempre seri, tristi, felici, ci sono varie fasi e momenti e questo determina il fatto che un artista autentico possa alternarsi tra racconti più leggeri e altri più intimi e profondi.

Questa canzone ha molte dinamiche al suo interno, per questo è molto difficile. C’è una parte bassa che poi si alza, non è costante, ha dei picchi che continuano a cambiare, d’altronde me la sono scritta da solo, me la sono andata a cercare, sarà una sfida molto stimolante. Aprirsi non è mai facile, raccontare cose personali ti scava dentro. Con “Ovunque sarai” fu molto intenso, ho dovuto parlare tanto, avevo paura di raccontare troppo di me, ancora oggi mi scendono le lacrime, spesso è difficile liberarsi di una canzone; per ora si tiene duro e si sceglie di raccontare il pezzo. “Tu no” richiede un forte riscaldamento vocale, sicuramente disturberò tanto i miei vicini di hotel perché avrò bisogno di arrivare pronto e con una voce calda. Se dovesse essere un concerto, metterei  questa canzone a metà o alla fine della scaletta per arrivare pronto e cantarla al meglio.

Ogni disco rappresenta un nuovo inizio, è come se fosse un pezzo di un’anima di un artista che viene fuori ed è sempre una novità. Per me fare qualcosa di nuovo implica anche conoscere nuovi musicisti, cercare di alzare l’asticella, raccontare lati intimi  di me ma manche sviluppare il mio mestiere e la mia esperienza. Sto cercando di lavorare di più con i musicisti e di allontanarmi dal beat e “Tu no” rappresenta in pieno un primo passo di questo nuovo percorso che farò. Mi interessa la produzione organica, mi sto interfacciando anche con un arrangiamento orchestrale, ho avuto la fortuna di lavorare e disegnare insieme ai musicisti le linee melodiche del disco, ci saranno quartetti d’archi, farò emergere il mio amore per il gospe, a cui mi sto avvinando con cautela e rispetto. Il suono ha sempre fatto parte di me, ho sempre fatto musica dal vivo e in questo disco la scelta dei produttori e dei musicisti è stata fondamentale, soprattutto perché il disco si è sviluppato in posti diversi: qualche canzone è nata in America  ma anche la Puglia rappresenta un centro nevralgico per la mia ispirazione dandomi la sensazione di allontanarmi da un mondo artefatto grazie a uno stretto contatto con la natura. 

Nella serata dedicata alle cover che andrà in scena al Teatro Ariston venerdì 9 febbraio, Irama salirà sul palco con Riccardo Cocciante, uno dei suoi grandi punti di riferimento, e canteranno insieme il brano “Quando finisce un amore”, pubblicato esattamente 50 anni fa nel lontano 1974:

“Questa è una bella sfida che ho accettato con tantissimo entusiasmo. Riccardo Cocciante in questo momento è in tourneè in Corea e tornerà in Italia in questi giorni apposta per preparare questo duetto che faremo insieme. Per me è un onore poter cantare insieme a lui, non do nulla per scontato, sono contento che abbia deciso di fare questa performance insieme a me, stare vicino a un gigante della musica italiana, sarà una sfida presigiosa. La canzone mi piace tantissimo, completa oltretutto il file rouge del mio Sanremo, attraverso una altalena di emozioni che condivideremo in modo fluido e non quadrato. Racconteremo il brano in modo rispettoso nell’anno del suo cinquantesimo anniversario, sia da un punto di vista emotivo che storico. L’emotività a volte si trasmette anche attraverso un graffio, un grido ed è per questo che trovo sia ancora più bello che Cocciante sia al mio fianco, lui è un mio riferimento in questo, lui è il maestro dell’emotività.

Ogni Festival è diverso, ci sono stati anni in cui ero più up, anni in cui ero più tranquillo; quest’anno mi sto preparando e  sto studiando. Ho in focus il brano, sono molto concentrato e, anche il mondo della moda, che da sempre mi appassiona, lo lascerò un po’ più da parte per dare più spazio alla canzone e meno a ciò che c’è intorno. Detto ciò, speriamo che accada anche qualcosa di divertente”. (ride ndr).

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“Ho un ricordo nitido del mio primo Festival, persi e uscii sul balcone per prendere aria. Ci rimasi male, ero un ragazzino ma, di contro, ero anche molto convinto di quello che stavo raccontando in modo sincero. Ho tanto da imparare e, ancora oggi, dal momento che dedichi la tua vita a cercare di fare bene qualcosa, è difficile vederlo portare via. Quel momento mi è servito, mi dissi che un giorno sarei tornato tra i big a raccontare la mia musica e fui sicuro che qualcuno la avrebbe ascoltata,  mi tremavano le gambe, non sentivo lo stomaco ma quella gavetta atipica mi è servita per farmi il pelo sullo stomaco e imparare come va il mondo; lavorando con i piedi per terra e rimboccandosi le maniche le cose prima o poi arrivano, le mie lo sono ancora.

Spero di non abituarmi mai, sono cresciuto a guardare i miei miti Prince e Freddie Mercury, il cambiamento li rendeva per me interessanti, mi  è sempre piaciuto essere diverso in modo professionale , cercando di portare sonorità diverse, spero di farlo sempre. Ho avuto l’opportunità di incontrare diversi artisti stranieri e mi ha colpito vedere con quanta naturalezza approcciano gli strumenti, la melodia e il canto stesso in modo diverso. A me piace “rubare” qualcosa da ciascuno” per creare qualcosa di nuovo e di inedito.

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Con Rkomi abbiamo girato tutta l’Italia, abbiamo condiviso un momento eccezionale, un progetto fine a se stesso in cui  ci siamo trovati in maniera organica. Ci siamo incontrati a Los Angeles e abbiamo racchiuso questa avventura in un album, un progetto speciale che mi ha fatto tanto divertire. A Sanremo ci sono tanti artisti che mi piacciono: alcuni sono amici, altri non li conosco personalmente ma per la loro musica. Sono curioso di vedere anche gli altri cosa faranno ma nel frattempo sto studiando perciò sto guardando meno il contorno e mi sto preparando al meglio per l’esibizione Infine non vedo l’ora di annunciare il nuovo tour nei palazzetti, sarà il proseguo naturale del mio ultimo tour da solista. La forma live è ancora quella in cui mi rivedo di più e che mi stimola di più in assoluto. In questo momento storico la musica live è tornata più forte di prima. Prima ancora del tour, ci sarà un evento speciale che racchiude la mia carriera, sono molto emozionato per questo annuncio e non vedo l’ora di farlo”.

Raffaella Sbrescia

La rabbia non ti basta: BigMama al Festival di Sanremo con un flow di emozioni tutte da vivere. Intervista

Marianna Mammone, in arte BigMama, sarà in gara al Festival di Sanremo 2024 con il brano “La rabbia non ti basta”. La rapper ventitrenne ha alle sue spalle un percorso di vita tortuoso che l’ha già messa più volte a dura prova forgiandone personalità e repertorio. Vittima di bullismo da bambina, BigMama ha iniziato a scrivere canzoni a 13 anni e, se all’inizio, di fronte all’odio altrui, ha cercato di difendersi reagendo con l’odio, oggi l’intento è quello di cercare di scrollarsi il peso del giudizio altrui dalle spalle per affermare con orgoglio un’identità forte e tenace.  Rap e dance si alternano in questo brano che crea al suo interno un corto circuito destinato a innescare nuova energia:

“Ritengo sia importante trasmettere un messaggio importante. Per prima cosa, in quanto donna, mi sento molto legata alla necessità di sfruttare l’opportunità di dire qualcosa di intelligente e usare parole che magari gli altri hanno paura di usare. Il mio pezzo a Sanremo chiude un cerchio e rappresenta la sensazione di rivalsa che cercavo. Il brano è dedicato alla me stessa bambina e contiene un messaggio preciso: non avere paura di credere in te stessa. Non credere troppo a quello che dicono gli altri, metti al primo posto la proiezione che hai di te nel futuro, pensa a quello che vuoi fare da grande e a come vuoi farlo, senza lasciarti condizionare da ciò che c’è intorno. Il pezzo è venuto fuori in una sessione unica, è il frutto di uno sfogo velocissimo venuto fuori per andare a scusarmi con la me bambina. Sono orgogliosa di coronare il sogno di potare questo pezzo sul palco più importante, era quello che desideravo. Anche quest’anno ho presentato un brano per Sanremo Giovani ma ne ho presentato anche uno per la gara dei big. Amadeus si lega tantissimo ai pezzi, lui li ascolta davvero e li valuta. L’anno scorso non gli sono piaciuta e non mi ha preso, quest’anno invece ha deciso di prendermi direttamente in gara e quando lo ha annunciato io davvero non sapevo nulla. Mi sono emozionata tantissimo.

La prima prova con l’orchestra è andata bene, avevo molta paura e temevo che ci fossero dei pregiudizi su chi fossi e perché fossi lì. Appena ho sentito i violini ho iniziato a piangere, sono molto emotiva per cui doveva succedere, ma allo stesso tempo ho finalmente capito che quel posto me lo merito ed è lì che devo stare.

Ho sempre avuto problemi con la socialità, ho subito bullismo che spesso sfociava in violenza fisica, non sono mancate violenze sessuali e a 20 anni ho scoperto di avere il cancro, ho fatto 12 chemioterapie e tutti questi momenti mi sono serviti per capire se voglio fare qualcosa, posso riuscirci. Sono veramente felice di poterlo urlare su quel palco.

In riferimento al concetto di rabbia, invece, se da piccolo vedi che il mondo intorno a te ti odia, non hai un posto sicuro e non sai dove collocarti, rispondi all’odio con l’odio; perciò ho iniziato a odiare il mondo, gli altri e me stessa, il mio primo vettore era la rabbia, quando qualcuno mi diceva qualcosa ero proprio arrabbiata. A partire da 13 anni scrivevo testi struggenti,  parlavo di autolesionismo e suicidio, cose che un bambino non dovrebbe conoscere, sfogavo la rabbia anche su me stessa, con questo brano voglio dire che tutta quella rabbia non basta, devi fare molto di più, ho capito che quelle energie negative dovevo trasformarle in positive, anche avere vergogna del mio fisico non mi serviva, non dovevo nascondermi, ho cambiato la visone di me stessa.  Un mio problema è quello di dare troppo retta agli altri, si tratta di traumi che è difficile togliersi dalle spalle, mi frega meno del giudizio del persone ma non potrà mai essermi indifferente, ascolto gli altri e, in base a quello, mi definisco come persona, sono abituata a farlo da sempre, è difficile togliermelo dalle spalle. Ho una grande intelligenza emotiva e non riesco  a scansare le brutte cose.

Grazie ai social la gente è più aperta parlare di bullismo e disturbi mentali. I miei non mi capivano, la colpa era sempre mia, non potevo parlare con nessuno, i miei non mi hanno mai aiutato da questo punto di vista e questa è una pecca di cui hanno fatto un po’ mea culpa in seguito. Una figlia che perde chi la vuole avere? Ero convinta che i miei si mettessero a pensare che non mi volesse nessuno, non volevo dargli dispiacere, da un lato non avevo il coraggio ma neanche la spinta emotiva; i miei non erano miei amici, mio padre tornava la sera tardi, mia madre con 4 figli aveva 100 cose da fare, lei è figlia unica, perse la madre per lo stesso cancro che ho avuto io, non si è mai fatta curare per questo trauma perciò non era così aperta nell’ ascoltare gli altri, ci ha sempre lasciati da soli in questo. A maggior ragione ritengo importante condividere queste storie per aiutare i genitori a capire i figli e viceversa. Nel 2000 le persone grasse che andavano in tv erano i pagliacci della situazione, anche io stessa avevo sviluppato una autoironia tossica, ero la pagliaccia del gruppo. Oggi pensare di poter essere un riferimento mi fa veramente piacere, quando conosco i bambini e mi parlano delle loro storie, piango immediatamente quando mi dicono di voler diventare come me.

BIGMAMA2

Se ti ami poco, le persone ti amano poco, se ti presenti in maniera insicura anche gli altri vedranno quella versione di te, se non hai paura di esistere, le persone ti vedranno in modo diverso, ho attraversato un vero e proprio life change. Mi sono costruita da sola da una famiglia non benestante, sono grassa, queer, i miei messaggi voglio che arrivino in maniera universale in quanto non parlo di minoranze specifiche, non parlo solo di corpo, bensì dell’essenza di ciò che è successo e dell’importanza di credere nei sogni.  

Ciò che mi contraddistingue è il fatto che non ho mai avuto paura di parlare, ho sempre usato la musica come mezzo per dire le cose e le dico in tranquillità. I miei testi spesso sono stati giudicati come troppo diretti, taglienti ma lo dico senza paura di dover rispettare certe sensibilità, musica voglio essere ciò che sono davvero. Non ho paura, penso anche se quella cosa può essere fraintesa o rigirata contro di me, non mi pento di dire le cose e penso che continuerò a farlo, mi sono presa tanta merda per delle cose che ho detto  sia per difendermi che per difendere altre persone e continuerò a farlo.

Avere i riflettori puntati addosso è una cosa bella ma anche brutta allo stesso tempo; se fai un passo buono lo  notano tutti ma se ne fai uno sbagliato, lo notano più che tutti. Ho paura di steccare o di deludere me stessa, sto studiando tanto, sono molto studiosa, la mia paura è deludere le mie stesse aspettative.

Per la serata dei duetti e delle cover, porto tre donne sul palco con me per interpretare il brano Lady Marmalade. In un contesto musicale dove è evidente una forte maggioranza maschile, per me è fondamentale far vedere la presenza scenica delle donne sul palco e  dimostrare che tre donne giovani possono sfondare su quel palco. Siamo tutte amiche, creeremo sinergia e mostreremo che l’unione fa la forza. Ho scelto quel pezzo apposta, è tutto molto compatto e non è una scelta casuale. Potevo portare l’artista x di turno e rimanere nella mia bolla ma voglio dare visibilità a delle ragazze magari più emergenti e dimostrare che possono salire su quel palco e fare qualcosa di bello che funziona. La versione che mi ha influenzato è quella di Cristina Aguilera ma ovviamente ci saranno anche barre inedite, ho sempre amato pezzi dove ci sono più donne, e per organizzare questa performance abbiamo fatto un grande lavoro di ricerca, non è stato semplice, la maggior parte delle donne presenti in playlist sono già Sanremo quest’anno. Ci tengo a portare donne giovani come me anche se i miei pilastri sono Fiorella Mannoia, Noemi e Annalisa: le rosse della musica italiana. Per un certo periodo partecipavo a tutti i karaoke della zona e avevo tutti i loro CD. Da ragazzina la mia wave era il pop americano, un giorno mio fratello mi ha fatto andare ad un concerto rap al Giffoni Film Festival con Salmo, Ensi e Clementino: da quel momento sono diventata super fan di Salmo, è sempre stato il mio mentore per quanto concerne flow e metrica.

Elodie mi ha scritto per complimentarsi con me quando è uscita la notizia, mi ispiro molto a lei quando faccio le prove, rappare non mi preoccupa, lo faccio a occhi chiusi. Sanremo è un palco che sogno anche di notte e io mi ispiro alla leggerezza e alla disinvoltura di Elodie per calmarmi. Lo styling che ho scelto mi rispecchierà al 100%, compresa la tematica queer, ho scelto brand molto inclusivi, desidero arrivare in modo forte su più fronti. L’idea del patriarcato è radicata nel nostro inconscio, io posso provare a far sentire la mia voce  e spero che questo tipo di sensibilizzazione prima o poi porterà a qualcosa. Non ho la saccenza di pensare di cambiare il mondo, io faccio la mia parte ma bisogna farlo insieme e su più fronti”.

 Raffaella Sbrescia

Negramaro al Festival di Sanremo con Ricominciamo tutto: “Per stare bene c’è bisogno di azzerarsi e ripulirsi da qualsiasi pregiudizio”

I Negramaro parteciperanno in gara al Festival di Sanremo 2024 con il brano “Ricominciamo tutto”, un messaggio chiaro e senza fronzoli dietro cui si cela una riflessione profonda, ampia e matura. In occasione della presentazione alla stampa del brano in oggetto, la band salentina, con alle spalle 20 anni carriera, mette subito le cose in chiaro:

“Torniamo a Sanremo senza alcun pregiudizio. Eravamo già stati ospiti al Festival con Baglioni e, Amadeus, con cui abbiamo un grande rapporto di stima reciproca, ha pensato di reiterare l’invito ma stavolta per farci partecipare in gara. Abbiamo scoperto i nomi del cast dopo e pensiamo davvero che Amadeus abbia ragione nel dire che si tratti di un roaster di super ospiti. Dal canto nostro pur avendo perso nel 2005, il Festival lo abbiamo poi stravinto e ci sono tanti amici e colleghi che lo hanno vinto; tra tutti Diodato con cui abbiamo festeggiato durante il nostro tour dei 20 anni al concerto di Galatina.

Ad Amadeus abbiamo fatto sentire “Ricominciamo tutto” e abbiamo puntato tutto su questo brano che ho scritto circa un anno fa mentre ero in montagna in Abbruzzo con la mia compagna Ilaria e mia figlia Stella. Il fulcro nasce da una piccola, stupenda visione; una suggestione data dal candore incredibile di un manto nevoso. Questo brano è un ATTO di speranza: ricominciare è un qualcosa che facciamo tutti e sei sempre e forse è anche questo il segreto per farci stare insieme da tanti anni. Questa è una canzone piccola che poi diventa grande per noi sei, con la speranza che lo sia per tutti. Tradotta nelle nostre emozioni, la canzone diventa un claim in cui credere. Ci teniamo a dire che non c’è nulla di negativo dietro il significato del brano. Per stare bene c’è bisogno di azzerarsi, ripulirsi da qualsiasi pregiudizio. Questo è un esercizio che facciamo anche tra di noi, ogni volta in sala prove è una novità e ci porta a una esplosione di emozioni. Questo significa ricominciare tutto: ripulirsi ogni volta e pensare di essere nuovi. Noi abbiamo lavorato vent’anni affinchè il rock arrivasse al mainstream e il pop venisse considerato oltre il pianobar.

negramaro

Del nostro primo Sanremo, abbiamo un ricordo che va al limite del trauma: siamo passati dall’eliminazione all’essere passati in tutte le radio. Fu una vera esplosione che ha compensato l’incidente della sera prima; uno dei tanti tasselli che hanno fatto parte della nostra storia. Il passaggio a Sanremo è stato determinante per la nostra carriera. Da bambini musicali, quali eravamo, non abbiamo capito subito cosa stesse succedendo, venivamo da una  terra di grande cultura, non ci sentivamo a distanza, abbiamo vissuto quella cosa come un sogno; una volta scesi dal palco, trattati non bene, così come erano trattati i giovani all’epoca, in quell’occasione fu bello sentire mio padre per comunicargli che avevamo vinto il premio della critica, successe una cosa stupenda.

Ad oggi la gara è stata in qualche modo eliminata, ci sono tutti super ospiti. A giugno andiamo a suonare nei nostri posti, ci auguriamo che vincano dei giovani che hanno 20 anni davanti, così come fu per noi, su questo siamo sereni, sono riusciti a fare del brand sanremese un posto in cui non ti senti in gara. Noi eravamo piccoli, scalmanati e neri, oggi ci sentiamo uguali e con la voglia di fare.  Stiamo lavorando a un nuovo disco e, nonostante ci fossero tante canzoni che avrebbero potuto metterci in crisi, siamo tutti convinti di questo brano e di quello che vogliamo dire, così come fu con “Mentre tutto scorre”, che Caterina Caselli tolse a Mina. Questa volta vogliamo condividere una cosa che sembra classica ma non lo è. Se togliessimo la mia voce ingombrante, verebbero in evidenza le incredibili referenze musicali: dagli M83 a Battisti a Lucio Dalla agli U2 alle band delle nuove generazioni; si tratta di una sintesi della nostra musica. 

Anche nell’arrangiamento che abbiamo costruito con Davide Rossi sono racchiuse tutte le nostre influenze di questo ventennio. Gli arrangiamenti sono bollati da lui ma il lavoro è il frutto di una simbiosi e di un’empatia esplosiva. La prima prova con l’orchestra è stata emozionante, proprio bella. Con Davide ci siamo trovati al Jova Beach Party, ci siamo divertiti insieme in quell’occasione, mentre durante le prove con l’orchestra ci siamo emozionati. Si gioca molto sulle emozioni vere dal vivo, è stato bello accostarci alla musica per la prima volta come fossimo degli esecutori. Deve arrivare quel momento in cui devi giocare con la musica e sentire il tuo limite; riconoscere il proprio limite è una liberazione. Nella perfezione è compreso lo sbaglio ed è per questo che cogliamo l’occasione anche per dire che è giusto permettere l’errore alle nuove generazioni e dare loro modo di gestire il cambiamento e acquisire quell’esperienza necessaria per porre la giusta attenzione ai processi e alla creatività, solo così le nuove personalità verranno fuori nel tempo.

Per quanto riguarda il nuovo album, si parte dalla consapevolezza dell’importanza che riveste il concetto di viaggio. Durante un viaggio a Berlino, ho scritto una canzone appena sono arrivato, il brano si intitola “Berlino Est” e a marzo andremo a chiudere il disco negli studi in cui andarono gli U2 e David Bowie. Facciamo tutto questo per rimanere negli alveoli della sostanza, siamo abituati a fare il lavoro alla vecchia maniera e che possa fare del bene alle nuove generazioni. Ci piace andare negli studi dove non ci conoscono per lavorare al meglio, i dischi si devono riempire di storia, non è sempre facile trovare entusiasmo dopo 20 anni. Abbiamo sempre fatto musica per viaggiare e viaggiamo per fare musica”.

Raffaella Sbrescia

Esibizione acustica dei Negramaro a Sanremo:

Realtà aumentata: il nuovo album dei Subsonica e tutte le dichiarazioni della band

“Realtà Aumentata” dei Subsonica, il decimo album in studio dopo cinque anni, è in uscita oggi 12 gennaio 2024 e si compone di undici canzoni scritte nell’arco del 2023, che hanno assorbito molta realtà  nei suoni, nei ritmi e nelle parole. Una realtà i cui effetti, nel corso degli ultimi anni, sono aumentati in modo tangibile. Una realtà che ci ha chiusi in casa per  mesi rivelando tutte le fragilità di un presente globalizzato, che ci espone ad effetti climatici estremi, che è tornata a sconvolgerci con le guerre e che bussa ai nostri confini con un quotidiano carico di miseria, speranza e disperazione. Una “realtà aumentata” alla quale, paradossalmente, abbiamo iniziato a rispondere con crescente dispercezione tra negazionismi, letture distorte, fughe virtuali e carenza di umanità.

La copertina dell’album è realizzata dal designer e visual artist Marino Capitanio che così descrive il processo creativo: “Per la copertina dell’album mi sono ispirato al brano “Africa su Marte”, creando una fusione tra le radici terrestri e le visioni cosmiche. In questo intreccio, la realtà aumentata diventa una metafora di espansione oltre i confini dell’immaginazione. È un equilibrio tra il familiare e l’ignoto, tra il tangibile e l’astratto.

I Subsonica onorano il traguardo della decima release con un  album manifesto che racconta il presente, toccando temi attuali attraverso diversi angoli di lettura, in un universo musicale vario e sorprendente, ma con lo stile inconfondibile che caratterizza il gruppo dal 1996. Ecco le dichiarazioni della band durante l’incontro di presentazione del disco alla stampa.

Subsonica  @phzero_to (Francesco Dornetto)

Subsonica @phzero_to (Francesco Dornetto)

Samuel: Lavorare con gli altri risulta complicato, i Subsonica sono un’entità che in qualche modo appare nel momento in cui noi  cinque siamo insieme. Farla apparire all’inizio era facile, bastava essere vicini l’uno all’altro, poi, nel tempo, è diventato sempre più complicato e difficile. La vitalità personale di ognuno di noi si metteva in qualche modo in mezzo. Abbiamo visto accadere tutto, abbiamo passato diverso tempo a distanza e dopo aver fatto ognuno di noi un proprio percorso in solitaria a chiederci se era necessario questo decimo album, se era necessario che i Subsonica raccontassero se stessi e il mondo secondo i loro occhi, ci siamo resi conto che l’assenza di questa entità poteva essere un problema per tutti quanti noi perciò abbiamo deciso di far rivivere questo spirito guida e dare vita a questo album. Per questo “Realtà aumentata” sarà uno dei più begli album realizzati dai Subsonica. 8 arrivava in un momento storico in cui stava cambiando tantissimo intorno a noi, è cambiato il terreno sotto ai nostri piedi, era forse il momento più critico per la band che in qualche modo aveva costruito un meccanismo di base su cui ripetersi. Forse negli ultimi album c’era questo mestiere e diventava sempre più evidente,  8 è stato importante per arrivare a una rottura, dopo un disco di autodistruzione, è inevitabile  chiedersi se sia il caso di ricostruire o lasciare distrutto, tutti avevamo voglia di ricostruire, ci siamo veramente rigenerati, ci siamo guardati e ci siamo chiesti da dove ripartiamo? Dal primo disco: e lo abbiamo fatto , questo lungo percorso di maturazione ha portato a ritrovarci a ripartire da zero. Abbiamo costruito il nostro modo di fare musica seguendo l’emotività musicale di ogni componente,  siamo una consolle giochi ma con un gioco solo, non ci sono altre rappresentazioni al di fuori di noi. Andando avanti è necessario diventare un’antenna nel raccontare l’Italia che abbiamo intorno. Della parte lirica ce ne siamo occupati io e Max Casacci insieme al nostro amico poeta Luca Revegnin. Abbiamo degli approcci diversi, Max è più centrato e concreto, io sono più astratto e nel mentre Luca fa da regista e passa sulle fasce le frasi. I Subsonica hanno un meccanismo di scrittura matematico, ripetitivo, ossessivo. Le parole le usiamo per far esplodere l’emotività all’interno di questo schema. A volte ci prendiamo la libertà di fare il contrario e usare gli strumenti per creare equilibrio tra le parole matematiche. Le parole hanno la stessa importanza di ogni nota e colpo di batteria, tutti gli elementi sono allo stesso livello. Il modo migliore per raccontare con una lirica il mondo è quello di guardarlo e assistere alle cose che capitano intorno e immergerci all’interno il più possibile.

Max: Quasi trent’anni di storia sono stati contrassegnati da andamenti altalenanti, stare in una band significa far parte di un tessuto umano con  relazioni più intime  che in una famiglia. Nel gruppo devi continuare a sceglierti, in trent’anni di conoscenza intima, sai tutto l’uno dell’altro, i difetti, i tic e ogni volta sancisci la forza e il senso di questo legame. Non riusciremmo a rinunciare a quello che si prova sul palco, l’unico posto dove abbandoniamo ogni volta le questioni personali. In occasione dell’album in studio 8, non ci eravamo isolati, mancava il momento della scrittura, l’album ha preso forma e colore assemblando il frutto di talenti individuali e questo ha molto logorato il senso di appartenenza  di ognuno di nuovi nel gruppo. A quel punto prima di rimetterci in moto, ci siamo quindi chiesti se volessimo veramente andare avanti. Abbiamo quindi pensato di recuperare qualcosa della prima stagione dei Subsonica, ci siamo orientati senza confini in un mondo dove non ci sono generi dominanti, bussola alla mano non abbiamo avuto timore di lasciarci andare, la canzone “Adagio” ha avuto un ruolo importante, Sollima ci ha lasciato molto liberi, abbiamo di nuovo scelto di isolarci, abbiamo messo in piedi meccanismi molto giocosi, ad esempio: l’urlo di B oosta è un urlo di disturbo ed è diventato un tratto distintivo del brano “Pugno di sabbia”. Il mondo intorno a noi è cambiato mille volte, l’importanza di quello che fai passa anche attraverso meccanismi diversi, noi abbiamo invece mantenuto connotazioni che possono essere solo nostre nel senso novecentesco del termine, non abbiamo cercato un singolo a tutti i costi, abbiamo costruito scritture solide, creato un percorso che ti tiene sempre incollato dall’inizio alla fine grazie a una solidità di scrittura inserendo gli elementi che ci affascinavano intorno a livello sonoro. Le singole realtà individuali hanno reso verosimile la possibilità di rottura del gruppo, avremmo potuto davvero staccare la spina, i passi in solitaria ci hanno permesso di guardare da lontano e capire quanto ci sarebbe mancata questa entità di band.

Ninja: Questo è un album particolarmente identitario.  I testi, il ritmo, il suono e tutto quello che ha reso riconoscibili stabilendo un patto narrativo dal ’96 è, allo stesso tempo, stato calato in una forma espressiva del tutto nuova. I Subsonica hanno ritrovato la necessità di ritrovarsi per fare musica e il piacere di fare questo lavoro insieme. Il processo creativo ci ha visti tutti e cinque insieme dal primo giorno all’ultimo nella stessa stanza. Questo ha alcuni pro e alcuni contro ma il vantaggio è che la scintilla di uno viene trasformata in tempo reale nella scintilla del gruppo come appartenente alla band, questo per me è stato un risultato molto importante e per nulla scontato. Il palco è una sorta di luogo sacro per noi, la nostra mecca, abbiamo sempre pensato di non poterne mai fare a meno nel nostro percorso, l’album è quasi il primo passo per arrivare là, quello è il momento più importante del ostro ciclo produttivo, ci sarà tanta realtà aumentata, la cosa che farà la differenza sarà la componente visiva per creare qualcosa che non si era mai vista. Abbiamo coinvolto crew torinesi per fornire, da un punto di vista visivo, un impatto sulle persone che verranno. Non abbiamo mai reciso il cordone con gli stimoli e input dell’underground della nostra città, ci siamo rivolti alla generazione under 30 ci sono stimoli molto forti e forte continuità con i nuovi linguaggi che circolano nella nostra città.

Subsonica ph ivan.cazzola

Subsonica ph ivan.cazzola

Vicio: c’è un organismo Subsonica al di sopra delle persone stesse. C’è bisogno di un luogo fisico dove queste persone devono stare insieme, in passato è stato spesso una casetta in campagna vicino Torino in cui ci riunivamo per registrare i nostri album; ogni volta facevamo una festa pazzesca poi questo meccanismo con “8” s è inceppato; ognuno di noi portava idee concepite in studio singolarmente, l’album non era coeso. A sto giro mi sono preso la responsabilità di aver avuto una intuizione: i Marlene Kuntz hanno realizzato il disco a      Piazzo vicino Cuneo dove è stato creato il marchio del birrificio Baladin, questo birrificio funge quasi da museo e dentro ha un gran suono, siamo rimasti lì una settimana al mese da gennaio ad aprile ultimando il disco nello studio Andromeda poco dopo l’estate. Ci siamo divertiti a lavorare a questi brani  e questo è il requisito alla base della buona resa di un disco.

Booosta: Ci incuriosisce conoscere l’opinione di chi ascolterà questo lavoro. Ci auguriamo di regalare altra musica alle persone, le generazioni si accorciano in maniera drastica,  che pubblico troveremo lo possiamo intuire; abbiamo una storia lunga fatta di affetto che va ben oltre il disco. La vera foto del valore che abbiamo ce l’abbiamo nei live , il pubblico cambia ma non invecchia perché cresce e arrivano nuove generazioni. Sanremo: ci abbiamo pensato con l’etichetta, il disco sarebbe uscito in questo periodo, un pezzo era stato presentato a Sanremo e non andrà a Sanremo. Il Festival è una vetrina splendida ma non è tutta la musica che esite in questa nazione, la musica si muove su tanti livelli ed è così bello sapere che c’è tanta musica nuova in arrivo.

Il prossimo aprile saranno live sui palchi dei principali palazzetti italiani con SUBSONICA 2024 TOUR. La tournée, prodotta da Live Nation, partirà il 3 aprile dal PalaUnical di Mantova per proseguire il 4 aprile al Forum Assago di Milano, il 6 aprile alla Zoppas Arena Conegliano (TV), l’8 aprile al Palazzo dello Sport di Roma, il 10 aprile all’Unipol Arena di Bologna, l’11 aprile al Mandela Forum di Firenze per chiudere il 13 aprile all’Inalpi Arena di Torino. Radio Capital è la radio ufficiale del tour .

 Raffaella Sbrescia