D.O.C. è il nuovo album di Zucchero “Sugar” Fornaciari. Nella tempesta, ecco lo spirito nel buio.

ZUCCHERO

A tre anni di distanza da “Black cat”, Zucchero Sugar Fornaciari torna in pista con “D.O.C”, un album con cui l’artista sceglie di raccontarsi in modo fedele, autentico e in linea con i tempi, sia dal punto di vista testuale che musicale.

Zucchero vive i tempi che corrono lasciando perdere i doppisensi ammiccanti. Non è più tempo della goliardia, è tempo della riflessione, della ricerca, forse della redenzione.

Il fulcro da cui prende vita tutto il lavoro rimangono le sue amate origini, presenti anche in copertina, che il cantante sceglie di fare proprie a tutto tondo. Dal blues, al soul, al R & B, al gospel, passando per un uso caldo dell’elettronica, D.O.C suona come un disco attuale sia nei suoni che neglI arrangiamenti. Al fianco di Zucchero, alcuni nomi storici: Max Marcolini, presente dal ‘98, il brother in blues Don Was. Subentrano poi diversi giovani produttori come Nicolas Rebscher, Joel Humlen, Steve Robson, Eg White per mettere a fuoco un percorso di ricerca che è andato avanti per circa un anno a seguito dell’ultimo tour di Zucchero.

Zucchero Robert Ascroft

Zucchero Robert Ascroft

Tempi sospettosi, tempi sospesi sono quelli di cui ci parla l’artista che, nel suo inconfondibile stile, disegna un quadro fedele di un mondo molto simile a una pentola in ebollizione. In ogni canzone viene fuori uno spirito, una luce, una speranza, quasi come se Zucchero stesse cominciando a intravvedere una forza superiore, un’entità mistica non ancora definita ma che in qualche modo esiste. Questo intimismo è stato fin da subito un aspetto evidente all’artista che, difatti, si definisce geloso di D.O.C proprio perché ha toccato punti delicati, richiamando antichi ricordi di infanzia. Tra i termini chiave dell’album c’è la parola “freedom”, libertà. Un termine inflazionato, di cui molti abusano senza pensare al fatto che ormai siamo del tutto condizionati nei comportamenti e nel modo di interpretare le cose. Zucchero ne rivendica l’autenticità professando uno stile di vita country, lontano dalle apparenze, circondato da pochi fidati amici e ben distante dalle velleità di chi non si mostra per quello che è davvero. Zucchero parla infatti anche delle cosiddette “vittime del cool”, recrimina un allontanamento globale dallo stile di vita autentico, genuino e onesto di un tempo. Prende a male parole quello che non è più il “Belpaese”. Denuncia intrighi, corruzioni, l’ involuzione socio-culturale, rimette in pista il dialetto, collabora a quattro mani con De Gregoriprima  e Van De Sfroos poi, duetta con l’astro nascente Frida Sundemo e si prende la liberà di condividere pensieri romantici e controcorrente. Scappa una lacrima da mezza lira in “Testa o croce” in cui riappare la terra natìa Roncocesi. Accompagnato dalla sensazione di non sentirsi mai del tutto a casa, proprio come accadde tanti anni fa quando fu sradicato in Versilia, Zucchero abbraccia il mondo con un nuovo tour mondiale che, questa volta, prenderà il via dal Bluesfest Byron Bay in Australia il prossimo aprile. Saranno tanti i concerti che si susseguiranno subito dopo, tra i tanti anche un nuovo record di date consecutive all’Arena di Verona, ormai storico punto di riferimento per l’artista emiliano a cui piace essere stanziale, rilassato, concentrato e pronto a dare il meglio di sé, sempre accompagnato da musicisti che fanno invidia alle star mondiali. Sono tanti gli aneddoti di cui fa menzione Zucchero, così come sono tante le cose che dice attraverso le sue canzoni senza che debba esplicitarne il contenuto. La stoffa, la misura, la sostanza di artisti del suo calibro si misurano semplicemente con la potenza di parole che, tassativamente in italiano, arrivano ancora a toccare il cuore di migliaia di appassionati in tutto il mondo. Che D.O.C sia con noi e, a buon rendere!

Raffaella Sbrescia