“Una nave in una foresta”, il nuovo album dei Subsonica. La recensione

181904515-5af45df3-c3ef-4922-a5de-8c8886f54234

Nel corso di 18 lunghi anni, costellati di successi, i Subsonica ne hanno fatta di strada. Oggi, con l’uscita di “Una nave in una foresta”, il settimo album in carriera, la band piemontese approda ad un nuovo stadio di maturità che li pone faccia a faccia con la realtà di un decennio a cui approcciarsi diventa sempre più difficile ed alienante. La foresta in cui si destreggiano Samuel, Boosta, Max, Ninja, Vicio, è un groviglio di stati d’animo in subbuglio, una tempesta di sguardi ora smarriti, ora inquieti, ora euforici, ora sognanti. La fonte primaria delle storie raccontate in “Una nave in una foresta” sono gli uomini comuni e i loro tentativi di ordinaria sopravvivenza. La sottile trama che lega tra loro le dieci tracce comprese nell’album è la forza di volontà, la voglia di reagire, che fa a pugni e lotta a viso scoperto con feroci malinconie e con dinamiche politiche spesso finalizzate a privare l’uomo della propria dignità.

Ad occuparsi della stesura dei testi dei brani sono stati Samuel e Max mentre la ricerca e la costruzione strumentale dei brani ha visto tutti i Subsonica all’opera, al centro di una rinnovata alchimia creativa. Ad inaugurare il disco è la title track “Una nave in una foresta” in cui una serie di lucide e pregnanti allegorie dà forma ai più reconditi pensieri: “Ed a volte ti vedi unico, una nave in una foresta. Altre volte ti senti intrepido…come un fiore in una tempesta ed a volte ti vedi stupido, una lacrima ad una festa, altre volte ti credi libero, un cavallo sopra una giostra, ed a volte ti vedi limpido, il mattino in una finestra, altre volte ti senti arido, come un gesto che resta in tasca”. Versi di una vera e propria poesia che vale la pena di citare se non per intero, almeno in gran parte. Frasi che danno un senso ai nostri corsi e ricorsi mentali mentre il nostro mondo scivola, molto più che lentamente, verso un altro oblìo.

L’unicità della vocalità calda e sensuale di Samuel si sposa alla perfezione con l’incandescente nebulosa strumentale di “Tra le labbra”. Un ritmo coinvolgente, ipnotico riesce ad insinuarsi nella psiche, lanciando nervi e muscoli fuori dal torpore contemplativo delle ombre scure nell’alba di una città che non riconosce i propri figli. Lo stile jungle, ispirato al drum and bass dei Pendulum, racchiude l’essenza strumentale di “Lazzaro”, un brano che trae ispirazione dallo smarrimento generale per rilanciare un indispensabile ed incalzante messaggio di rivalsa e di rinascita sia individuale che collettiva. “Attacca il Panico” rappresenta, invece, un incontro ravvicinato con lo stato di apnea esistenziale, un tuffo in un vespaio di paure mentre il sangue si gela osservando giorni di tenebra assoluta. Il cantato sibilato velocemente da Samuel si allinea con una base line frenetica: “siamo stanchi delle illusioni appiccicate sotto i banchi”, l’amore è un’invenzione che lacera”, “qui nella mente ho il futuro che scivola”, si tratta, dunque, di una full immersion negli inferi più oscuri che trova nuova luce nella dimensione ovattata, a metà strada tra pop e new wave, di “Di Domenica” un focus sulle nostre esistenze che, anche grazie al videoclip girato da Luca Merli, ci consegna un’immagine matura e consapevole di una band in grado di commuoverci e di farci ballare senza soluzione di continuità.

subsonica

Il dub sound de “I Cerchi degli alberi” scandisce l’urgenza con cui i Subsonica parlano a più generazioni. Un ritmo ossessivo, a tratti perturbante, racconta un sogno d’amore, tenuto in vita da promesse sgualcite e che si barcamena tra scenari apocalittici.  Un’anima fuori servizio è, invece, la protagonista di “Specchio”, un brano musicalmente vicino al funk, che descrive il restringimento della gioia, del tempo, dello spazio, dei sentimenti e che ci invoglia a recuperare i tratti peculiari delle nostre esistenze sospese nel vuoto. Con un sottotesto legato al delicatissimo tema dell’anoressia, questo brano potrebbe rappresentare uno spunto per nuove inedite iniziative per i Subsonica, tutte ancora da progettare.

Ispirato alla Ritmo Abarth nera parcheggiata nei pressi dello studio di registrazione del gruppo, l’omonimo brano racchiude una sottile vena amarcord che fluisce nell’irrequietudine notturna di “Licantropia”. Un brano perfetto per un club notturno in cui i ricordi si azzannano, si squarciano, si annientano mentre i pensieri affogano in un marasma organico. Lo spiraglio di luce ci viene offerto da “Il Terzo Paradiso”, la traccia che chiude “Una nave in una foresta” e che vede la partecipazione di Michelangelo Pistoletto. Unico ospite di tutto il disco, l’artista, esponente di spicco dell’arte contemporanea in ambito internazionale,  ha raggiunto i Subsonica nella solitaria casa di campagna, ai margini del bosco, in cui l’album è stato scritto, pensato, cercato, costruito, ed ha prestato la sua voce ad una canzone che, ripercorrendo le fasi salienti dell’involuzione umana, ci restituisce ad ogni individuo un ruolo centrale e di grande responsabilità nella costruzione di un “Terzo Paradiso”,  l’opera planetaria di cui siamo tutti autori. Il finale in dissolvenza, dalla bellezza mistica, ci congeda da “Una nave in una foresta”, un lavoro innovativo, originale e assolutamente attuale che, anche dal vivo, saprà offrirci nuove attese suggestioni.

Raffaella Sbrescia

Acquista “Una nave in una foresta” su iTunes

Video: “Di Domenica”