Negramaro al Festival di Sanremo con Ricominciamo tutto: “Per stare bene c’è bisogno di azzerarsi e ripulirsi da qualsiasi pregiudizio”

I Negramaro parteciperanno in gara al Festival di Sanremo 2024 con il brano “Ricominciamo tutto”, un messaggio chiaro e senza fronzoli dietro cui si cela una riflessione profonda, ampia e matura. In occasione della presentazione alla stampa del brano in oggetto, la band salentina, con alle spalle 20 anni carriera, mette subito le cose in chiaro:

“Torniamo a Sanremo senza alcun pregiudizio. Eravamo già stati ospiti al Festival con Baglioni e, Amadeus, con cui abbiamo un grande rapporto di stima reciproca, ha pensato di reiterare l’invito ma stavolta per farci partecipare in gara. Abbiamo scoperto i nomi del cast dopo e pensiamo davvero che Amadeus abbia ragione nel dire che si tratti di un roaster di super ospiti. Dal canto nostro pur avendo perso nel 2005, il Festival lo abbiamo poi stravinto e ci sono tanti amici e colleghi che lo hanno vinto; tra tutti Diodato con cui abbiamo festeggiato durante il nostro tour dei 20 anni al concerto di Galatina.

Ad Amadeus abbiamo fatto sentire “Ricominciamo tutto” e abbiamo puntato tutto su questo brano che ho scritto circa un anno fa mentre ero in montagna in Abbruzzo con la mia compagna Ilaria e mia figlia Stella. Il fulcro nasce da una piccola, stupenda visione; una suggestione data dal candore incredibile di un manto nevoso. Questo brano è un ATTO di speranza: ricominciare è un qualcosa che facciamo tutti e sei sempre e forse è anche questo il segreto per farci stare insieme da tanti anni. Questa è una canzone piccola che poi diventa grande per noi sei, con la speranza che lo sia per tutti. Tradotta nelle nostre emozioni, la canzone diventa un claim in cui credere. Ci teniamo a dire che non c’è nulla di negativo dietro il significato del brano. Per stare bene c’è bisogno di azzerarsi, ripulirsi da qualsiasi pregiudizio. Questo è un esercizio che facciamo anche tra di noi, ogni volta in sala prove è una novità e ci porta a una esplosione di emozioni. Questo significa ricominciare tutto: ripulirsi ogni volta e pensare di essere nuovi. Noi abbiamo lavorato vent’anni affinchè il rock arrivasse al mainstream e il pop venisse considerato oltre il pianobar.

negramaro

Del nostro primo Sanremo, abbiamo un ricordo che va al limite del trauma: siamo passati dall’eliminazione all’essere passati in tutte le radio. Fu una vera esplosione che ha compensato l’incidente della sera prima; uno dei tanti tasselli che hanno fatto parte della nostra storia. Il passaggio a Sanremo è stato determinante per la nostra carriera. Da bambini musicali, quali eravamo, non abbiamo capito subito cosa stesse succedendo, venivamo da una  terra di grande cultura, non ci sentivamo a distanza, abbiamo vissuto quella cosa come un sogno; una volta scesi dal palco, trattati non bene, così come erano trattati i giovani all’epoca, in quell’occasione fu bello sentire mio padre per comunicargli che avevamo vinto il premio della critica, successe una cosa stupenda.

Ad oggi la gara è stata in qualche modo eliminata, ci sono tutti super ospiti. A giugno andiamo a suonare nei nostri posti, ci auguriamo che vincano dei giovani che hanno 20 anni davanti, così come fu per noi, su questo siamo sereni, sono riusciti a fare del brand sanremese un posto in cui non ti senti in gara. Noi eravamo piccoli, scalmanati e neri, oggi ci sentiamo uguali e con la voglia di fare.  Stiamo lavorando a un nuovo disco e, nonostante ci fossero tante canzoni che avrebbero potuto metterci in crisi, siamo tutti convinti di questo brano e di quello che vogliamo dire, così come fu con “Mentre tutto scorre”, che Caterina Caselli tolse a Mina. Questa volta vogliamo condividere una cosa che sembra classica ma non lo è. Se togliessimo la mia voce ingombrante, verebbero in evidenza le incredibili referenze musicali: dagli M83 a Battisti a Lucio Dalla agli U2 alle band delle nuove generazioni; si tratta di una sintesi della nostra musica. 

Anche nell’arrangiamento che abbiamo costruito con Davide Rossi sono racchiuse tutte le nostre influenze di questo ventennio. Gli arrangiamenti sono bollati da lui ma il lavoro è il frutto di una simbiosi e di un’empatia esplosiva. La prima prova con l’orchestra è stata emozionante, proprio bella. Con Davide ci siamo trovati al Jova Beach Party, ci siamo divertiti insieme in quell’occasione, mentre durante le prove con l’orchestra ci siamo emozionati. Si gioca molto sulle emozioni vere dal vivo, è stato bello accostarci alla musica per la prima volta come fossimo degli esecutori. Deve arrivare quel momento in cui devi giocare con la musica e sentire il tuo limite; riconoscere il proprio limite è una liberazione. Nella perfezione è compreso lo sbaglio ed è per questo che cogliamo l’occasione anche per dire che è giusto permettere l’errore alle nuove generazioni e dare loro modo di gestire il cambiamento e acquisire quell’esperienza necessaria per porre la giusta attenzione ai processi e alla creatività, solo così le nuove personalità verranno fuori nel tempo.

Per quanto riguarda il nuovo album, si parte dalla consapevolezza dell’importanza che riveste il concetto di viaggio. Durante un viaggio a Berlino, ho scritto una canzone appena sono arrivato, il brano si intitola “Berlino Est” e a marzo andremo a chiudere il disco negli studi in cui andarono gli U2 e David Bowie. Facciamo tutto questo per rimanere negli alveoli della sostanza, siamo abituati a fare il lavoro alla vecchia maniera e che possa fare del bene alle nuove generazioni. Ci piace andare negli studi dove non ci conoscono per lavorare al meglio, i dischi si devono riempire di storia, non è sempre facile trovare entusiasmo dopo 20 anni. Abbiamo sempre fatto musica per viaggiare e viaggiamo per fare musica”.

Raffaella Sbrescia

Esibizione acustica dei Negramaro a Sanremo:

Le pagelle della serata finale del Festival di Sanremo

Le pagelle della serata finale del Festival di Sanremo

Elodie: vamp fatale, libera, disinvolta e particolarmente a proprio agio sul palco di questo Sanremo. Peccato per il brano di vacua consistenza.

Colla Zio: finalmente vestiti a modino e come si conviene per la finale. La loro freschezza gli è valsa il premio Jannacci indetto dal nuovo Imaie. L’esordio è tra quelli che lascia margine per un qualche futuro discografico We will see

Mara Sattei: il pathos della penna di Damiano David cresce nelle vette soul di Mara come un diesel pronto a scoppiare. Lo stile c’è e la credibilità pure.

Tananai: Ne è passata di acqua sotto i ponti da quell’ultimo posto dell’anno scorso. Alberto ha lavorato su stesso e questa ballad è straziante. Voto 7

 Colapesce e Dimartino: un sodalizio artistico di spessore e trasversale. Ormai una garanzia di genialità Voto 8
Giorgia: l’interpretazione è insindacabilmente da manuale. Il problema è che  questo testo non valorizza l’immenso patrimonio di Giorgia. Voto 5
Modà: Kekko si è messo in gioco esponendosi in maniera profonda. Lo stile è però rimasto inalterato nel tempo e non racconta niente di nuovo da un punto di vista artistico. Voto 5
Ultimo: la penna di questo cantautore viaggia lontano e nei solchi più profondi dello spirito. Sarebbe bello se Ultimo riuscisse a sfidarsi nel tarare la sua vocalità su vette più equilibrate. Diversamente finisce per diventare addirittura molesto. Voto 6
Lazza: Tormentone indiscusso. Pronto ad arrivare all’estate grazie all’estro creativo e trasversale di un giovane artista completo. Voto 8,5
Marco Mengoni: Marco vive il sogno della consacrazione definitiva e inderogabile. Intensità vocale, spirituale, emotiva tale da ipnotizzare tutti senza se e senza ma. Voto 10
Rosa Chemical:  fluido e wannabe trasgressivo. Almeno canta in modo gradevole. Voto 5,5
Cugini di Campagna: pailettes e firma di rilievo non bastano. Per i Cugini di Campagna ci saremmo aspettati un altro tipo di registro e questo ritornello lagnoso è solo fastidioso. Voto 4
Madame: nude look, brano perturbante, ritmo incalzante. Hit pronta a galoppare veloce Voto 8.5
Ariete: la migliore performance è quella di stasera. Peccato per le stecche delle serate precedenti. Voto 4.5
Mr Rain: la scelta di coinvolgere i bambini è stata sicuramente furba e ha fruttato diversi consensi. Tutto molto scontato Voto 6-
Paola e Chiara: pop-dance degna dei migliori villaggi vacanze estive con tanto di coreografia  già pronta e stecche incluse. Voto 5
Levante:  l’esibizione di stasera è una cavalcata di energia. Voto 7
LDA: melodico, intonato. Il compitino non lascia il segno Voto 5
Coma Cose: poesia, amore e complicità nonostante le avversità che mettono a dura prova l’amore quotidiano Voto 7.5
Olly: pop leggero e melodico, testo piuttosto irrilevante Voto 4.5
Articolo 31: J-AX può solo rappare, questo brano aveva delle intenzioni narrative ma il risultato è assolutamente al di sotto delle aspettative. Voto 4
 

Ritratti di Sanremo 2021: il commento finale

Si è conclusa un’edizione storica del Festival di Sanremo, la numero 71. Tra mille polemiche si è consumato un atto d’amore, quello per la musica. Amadeus e Fiorello si portano a casa un traguardo importante sebbene abbiano farcito tanti momenti in modo superficiale, sprecando l’occasione di radunare per davvero il popolo italiano in modo coscienzioso e veramente sentito. Tante, troppe gag e qualche gaffes evitabile con ospiti di basso profilo culturale e poca risonanza internazionale. Si è fatto quel che si poteva, ovviamente, ma il parco autorale avrebbe fatto bene a osare e scuotere a fondo le coscienze lanciando dei messaggi incisivi e ficcanti. Queste cinque serate sono state importanti sì, ma anche noiose. È stato veramente difficile resistere fino alle 2.00 di notte per una visione d’insieme completa ed esaustiva. Il monito è quello di asciugare e rendere dinamico un programma che deve necessariamente stare al passo con i tempi, evolversi mantenendo una natura istituzionale. Ricordiamoci, infatti, che il Festival di Sanremo ambisce a rispecchiare il tempo che viviamo, la realtà che ci circonda e la percezione dei sentimenti.

premi sanremo

La vittoria dei Måneskin con “Zitti e buoni” è un nuovo inizio, è la sovversione della regola, è la fiducia al giovane che si impegna e che si spende senza metti termini per arrivare ad un obiettivo nonostante il pregiudizio e lo stereotipo. Il podio è senza dubbio figlio del televoto e, se neanche Chiara Ferragni con i suoi 23 milioni di follower riesce a regalare al marito Fedez la vittoria, vuol dire che c’è ancora speranza per il merito. “Chiamami per nome” è una bella canzone, Francesca Michielin ha dimostrato di essere un’artista completa e dalle spalle larghe per due, il videoclip ha un messaggio forte e importante a sostegno dell’arte e dei teatri ma Fedez, dotato di grande sensibilità, ha molto da lavorare sia sul canto che sulla presenza scenica. Il terzo gradino è di Ermal Meta che, con la sua classe e la sua arte, ha conquistato il Premio per la miglior composizione musicale, nonché la serata dedicata alle cover; due importanti riconoscimenti che testimoniano una volta in più il suo spessore.

Un altro riconoscimento importante arriva a Colapesce e DiMartino con il premio della Sala Stampa Lucio Dalla. Il brano “Musica Leggerissima” è il più trasmesso dalle radio e meritatamente. Il testo ci racconta della voglia di sfuggire all’abisso della depressione  e incarna in modo celato il nostro stato d’animo. Ok, c’è un’ampia somiglianza a “We are the people” degli Empire of the Sun e allora? Conosciamo sia Antonio che Lorenzo da tempo immemore e un arrangiamento catchy non può in nessun modo inficiare due penne di alto profilo artistico.

sanremo maneskin

La scoperta di questo Festival è Madame: giovane, criptica, ribelle e dalle idee molto chiare. E’ lei a vincere il premio  Sergio Bardotti per il miglior testo che, con le sue tre chiavi di lettura, va accuratamente rivisito dato che il modo di cantare di Madame è decisamente peculiare e tante parole se le porta via in un saliscendi vocale vorticoso.

La signora del bel canto si conferma Orietta Berti che, con il suo nono posto, ci ricorda che saper cantare è un dono e va preservato nel tempo.

Con il suo Sanremo da remoto, Irama, costretto all’isolamento a causa della positività al Covid di un suo collaboratore, conquista un ottimo quinto posto con il sentore che, con un’esibizione live, l’artista avrebbe potuto mirare tranquillamente al podio.

Il grande conquistatore quest’anno rimane Willie Peyote, vincitore indiscusso del premio della critica Mia Martini. Il suo testo è ricco, scomodo, vibrante, accusatore e spinge contro l’ipocrisia, lo schiavismo dell’hype e il sistema tutto.

Il grande flop, invece, è quello di Achille Lauro. I testi scritti per lui prima e dopo ogni “quadro” erano veramente bellissimi e ricchi di spunti di riflessione, peccato che invece ogni esibizione è stata una farsa: non bastano gli sforzi di Gucci e la bravura dei truccatori per creare un’icona. Achille Lauro non sa cantare ed è triste vedere come un intero paese ha dovuto sorbirsi per cinque serate una bluff artistico così supponente.

Per concludere, siamo felici che il cast si sia svecchiato un bel po’ e che finalmente si sia scelto di dare spazio al nuovo. Speriamo sia una via senza ritorno, che non ci si guardi indietro e che si continui a guardare il presente con occhio attento e lungimirante. Intanto “Zitti e buoni” ci sorbiremo un altro lockdown in attesa di tempi migliori.

Raffaella Sbrescia

Classifica finale Sanremo 2021

  1. Maneskin Zitti e buoni
  2. Francesca Michielin / Fedez Chiamami per nome
  3. Ermal Meta Un milione di cose da dirti
  4. Colapesce/Di Martino Musica leggerissima
  5. Irama La genesi del tuo colore
  6. Willie Peyote Mai dire mai (La Locura)
  7. Annalisa Dieci
  8. Madame Voce
  9. Orietta Berti Quando ti sei innamorato
  10. Arisa Potevi fare di più
  11. La Rappresentante di Lista Amare
  12. Extraliscio feat. Davide Toffolo Bianca luce nera
  13. Lo Stato Sociale Combat Pop
  14. Noemi Glicine
  15. Malika Ayane Ti piaci così
  16. Fulminacci Santa Marinella
  17. Max Gazzè Il farmacista
  18. Fasma Parlami
  19. Gaia Cuore amaro
  20. Coma_Cose Fiamme negli occhi
  21. Ghemon Momento perfetto
  22. Francesco Renga Quando trovo te
  23. Gio Evan Arnica
  24. Bugo E invece si
  25. Aiello Ora
  26. Random Torno a te

 

Bugatti Christian: cinque nuovi inediti per Bugo e il commento a un Festival di Sanremo diverso

BUGATTI CRISTIAN, l’album di BUGO è il nuovo progetto pubblicato il 5 marzo 2021 su etichetta Mescal e distribuito da Sony e include 5 nuovissime canzoni, tra le quali E INVECE SÌ in gara tra i big al 71° Festival di Sanremo.

BUGO_BUGATTI CRISTIAN

“In questo progetto ci sono 5 nuovi brani che completano un percorso iniziato lo scorso anno. Ho voluto lasciare tutti i feat. Che ho fatto con i Pinguini Tattici Nucleari, con Ermal Meta e anche con Morgan. “Sincero” in quella versione era bellissima e ci tenevo a lasciare viva una creatura artistica valida. Il trait d’union che unisce il tutto sono i produttori Simone Bertolotti e Andrea Bonomo che dal 2018 mi hanno seguito in quest’avventura in termini di arrangiamenti e scelta delle canzoni.

Non faccio musica per prendere in giro nessuno, anche nel disco la mia voce è senza effetti. Solo in “Videogame”, canzone particolare, ho voluto osare con un po’ di vocoder rimanendo in linea con tema del brano. L’idea alla base del disco era mettere insieme tanti singoli, poi il brano “O che cosa” mi dà un po’ di respiro pur rimanendo coerente con quello che dico all’interno del disco.

Non faccio dischi concettuali, cerco di lanciare un messaggio a chi mi ascolta. Con questo progetto è come se mi presentassi, per questo l’ho chiamato per cognome e nome. All’interno c’è la mia visione sul mondo su diversi argomenti: il desiderio di stare bene, di riuscire, la forza della nostalgia, la complessità del vivere e tutto quello che ho vissuto dal 2018 a oggi.

Lo sfogo che ho postato sui miei social è stato figlio della stanchezza di questi giorni vissuti in modo particolare. Tornare qui dopo un anno e vedere i primi articoli in cui veniva riproposta ancora la vicenda dell’anno scorso che in qualche modo mi ha cambiato la vita mi ha dato fastidio. Volevo parlare di musica, penso e credo che per alcuni la mia musica non sia stata importante e ne ho sofferto. La mia arte forse è stata offuscata da questo e per me è stato pesante da affrontare.

Video: E invece sì

Il mio modo di cantare è impreciso, anche i miei idoli lo sono. Lungi da me paragonarmi a loro in qualsiasi modo ma quello che voglio dire è che il mio modo di essere è sempre stato questo. Mi sono concentrato, il palco di Sanremo è difficile e importante, che Bugo piaccia o no volevo semplicemente cantare al meglio la mia canzone.

Io e miei fan ci vogliamo bene, non è affatto scontato che dopo 20 anni continuino a seguirmi. Questo Festival è stato un po’ un crescendo: arriviamo in teatro dopo una giornata trascorsa nel box, ci troviamo in una situazione straniante senza pubblico. La prima volta cerchi di prendere la situazione in mano, la seconda cominci a familiarizzare, la terza sei finalmente a fuoco. Stasera farò del mio meglio. I concerti sono la cosa che mi manca di più in assoluto, sono un artista da live e non da tv.

Raffaella Sbrescia

 

Francesca Michielin e Fedez in “Chiamami per nome”: una storia di amicizia e di attualità.

A poco più di 48 ore dalla pubblicazione su tutte le piattaforme di streaming, in radio e su YouTube, CHIAMAMI PER NOME, il nuovo singolo di FRANCESCA MICHIELIN e FEDEZ in gara alla 71° edizione del Festival di Sanremo nella categoria Campioni ha già raggiunto importanti risultati.

La canzone è attualmente al primo posto dei brani più ascoltati su Spotify Italia, iTunes Italia, Apple Music e anche su Amazon Music. Il video, che è stato girato in alcuni dei teatri più iconici di Milano, è primo in tendenza su YouTube e ha già superato 1.5 milioni di visualizzazioni. La stessa cifra di views è stata raggiunta anche dalla clip della performance sul palco del Teatro Ariston, durante la prima serata del 71° Festival di Sanremo, che da due giorni ricopre la seconda posizione tra i video più visti sulla piattaforma.

FEDEZ e FRANCESCA MICHIELIN

Chiamami per nome, in uscita per Sony Music, è scritto da Francesca Michielin, Federico Lucia, Jacopo D’Amico, Davide Simonetta, Alessandro Mahmoud, Alessandro Raina e prodotto da d.whale e nasce dalla voglia di sancire un’amicizia e una fortunata collaborazione artistica e segna l’atteso ritorno dei due artisti, che si esibiscono di nuovo insieme dopo i grandi successi di Magnifico e Cigno Nero.

Il video di Chiamami per nome, nato da un’idea di Francesca e Federico e diretto da Antonio Usbergo e Niccolò Celaia per YouNuts! vuole richiamare l’attenzione sulla situazione dello spettacolo dal vivo in Italia, duramente provato da mesi di chiusura imposta dall’emergenza sanitaria. Francesca Michielin e Fedez cantano dai palchi dei teatri milanesi (Teatro degli Arcimboldi, Teatro Menotti, Teatro Gerolamo e Teatro alla Scala) ormai chiusi da più di un anno e sono protagonisti di un piano sequenza assieme agli addetti ai lavori che, in tutta sicurezza, lavorano per mettere in scena uno spettacolo di cui diventano l’unico pubblico ad ora possibile. Chiamami per nome è contenuto in FEAT (Fuori dagli spazi), il nuovo progetto discografico di Francesca Michielin, in uscita il 5 marzo.

“Io e Francesca abbiamo scritto questa canzone senza pensare di partecipare al Festival. Dopo un paio di takes da remoto, ci siamo rimessi in contatto e abbiamo pensato di provare a fare qualcosa in studio insieme. Il brano è nato durante la scorsa estate e quando l’abbiamo chiuso, ci è venuta l’idea di provare a partecipare al festival di Sanremo con la consapevolezza che in questo momento la kermesse non rappresenta solo il cuore della musica ma anche tanto altro. Per me si tratta di un’esperienza totalmente nuova, racconta Fedez, non ho ovviamente idea di cosa significhi prendere parte al Festival in una condizione normale ma devo dire che nonostante le restrizioni legate all’emergenza Covid, l’atmosfera del backstage è fantastica. È una boccata di normalità incontrarsi con gli artisti, scaricare l’ansia insieme, guadare le esibizioni con lte tv a tubo catodico. Francesca è pazzesca, mi dà una forza e una carica incredibile. Sul palco mi agito e lo do molto a vedere, ho bisogno di guardarla e di mantenere il contatto visivo con lei; è la mia ancora”.

Video: Chiamami per nome

“Vivere questo Sanremo con Fedez è stato molto bello, spiega Francesca Michielin. Condividere l’emozione delle giornata, specchiarsi nelle emozioni dell’altro. La prima sera mi veniva da piangere guardandolo. Sono felice e grata, dono un anno del genere, in cui fare musica sembrava un’utopia, essere qui e poter raccontare la propria musica e vedere il pubblico così felice della nostra emotività mi riempie di orgoglio. Ho sempre avuto l’ansia della precisione, sono molto perfezionista ma stavolta mi sono concentrata sull’emotività e sul darmi. Questa esperienza ha rappresentato una boccata di ossigeno. L’altra sera con la cover abbiamo realizzato un arrangiamento molto complesso, c’era progressione armonica con strutture e vestiti sonori, archi, brass band. Abbiamo cambiato tono vocale, abbiamo trasformato un classico della tradizione in chiave ska punk, renderlo dritto è stato complesso ma divertente. Abbiamo anche riadattato armonicamente tre celeberrimi duetti. Nell’essere insieme si condivide tutto gioia e ansia e siamo veramente felici dei risultati che stiamo ottenendo. Questo Festival rispecchia il panorama attuale, mia nonna Lucia ha espresso apprezzamenti per La rappresentante di lista. Questo dimostra che, come in tutte le cose innovative, c’è necessità di assestamento. Non abbiamo mai avuto l’obiettivo della classifica, saliamo sul palco per portare un racconto e per fare cose dopo il Festival. La musica continua oltre la classifica e noi rimarremo concentrati su questo”.

Raffaella Sbrescia

 

 

Ti piaci così: Malika Ayane in gara a Sanremo presenta “Malifesto”

MALIKA AYANE partecipa al 71° Festival della Canzone Italiana di Sanremo, in gara nella categoria Campioni, con il brano “Ti piaci così” (Sugar), scritto e composto in collaborazione con Pacifico, Rocco Rampino e Alessandra Flora. “Ti piaci così” è già disponibile su tutte le piattaforme digitali di streaming e download (https://SugarMusic.lnk.to/Tipiacicosi) e attualmente in Top10 nelle radio, secondo dati ufficiali EarOne.

Il brano è estratto dall’album “Malifesto” che uscirà su etichetta Sugar il 26 marzo 2021 in vinile, CD e su tutte le piattaforme streaming e download. Il pre-save è già disponibile a questo link: https://sugarmusic.lnk.to/malifesto

Video: Ti piaci così

“Il Festival di Sanremo” ha sempre scandito diverse fasi importanti del mio percorso. È bello tornarci con un senso di gratitudine, bellezza, di libertà. Quest’anno torno con un brano che sento sulla pelle, un pezzo uptempo che vivo con leggerezza e sentendomi a mio agio. Non mi piace il termine “accettazione” di sé perché ha un’accezione negativa. Il lavoro su me stessa mi ha richiesto molti anni, faccio yoga, ho seguito un percorso di terapia, faccio pugilato, mi sono rimessa a studiare la chitarra . Tutto questo mi permette di mettermi meglio a fuoco, di sentire quello che faccio e che sento. Non è questione di body positivity, il senso è che alla fin fine non siamo poi così male. Ti ripetono spesso che non sarà mai possibile che gli altri ti vedano in modo diverso se non lo fai tu per primo, tutto deve avvenire con un processo. Ho iniziato a rendermi contato che essere bravi non significa essere degli accademici ma lasciare più spazio anche al divertimento. Arriva un momento in cui realizzi di non avere un tempo eterno a disposizioni. Per me che sono ossessionata dal presente, mi sono resa conto che ogni istante è quello che stiamo vivendo e non va sprecato.

MALIKA_TI PIACI_COSì

Il mio nuovo album “Malifesto” è un gioco di parole e racchiude in qualche modo il proseguo dei miei due lavori precedenti. La parte emotiva di Naïf e quella estetica di Domino si sono fuse, c’è un bell’equilibrio tra la narrazione delle emozioni e il sentirle vive sulla pelle. Questo è stato possibile grazie a un lavoro autorale fatto con tantissimi italiani diversamente da quanto fatto in precedenza. Ho lavorato con Leo Pari, DiMartino, Colapesce, Pacifico. Abbiamo avuto una bella visione collettiva della stessa cosa, ci sono stati diversi ping pong con i testi ed è per questo che è facile immedesimarsi senza cadere nel drama. Si tratta di un disco equilibrato, breve, con 10 testi brevi e intensi, contraddistinti da un ampio lavoro di ricerca sull’estetica musicale francese“.

Raffaella Sbrescia

 

Måneskin: Ci stiamo mostrando per quello che siamo e non vediamo l’ora di suonare nei nostri primi palazzetti”

I Måneskin annunciano la pubblicazione del loro nuovo album “Teatro d’ira – Vol.I”, in uscita il 19 marzo 2021. Questo sarà il primo volume di un nuovo progetto più ampio che si svilupperà nel corso dell’anno e che racconterà in tempo quasi reale gli sviluppi creativi della band insieme alle prossime esperienze. Un percorso ambizioso e in continuo divenire, partito dai singoli “Vent’anni” (disco di platino) e dall’inedito “Zitti e buoni”, che portano in gara nella categoria Campioni alla 71ª edizione del Festival di Sanremo.

Scritto interamente dai Måneskin, il nuovo album è stato registrato in presa diretta, rimandando alle atmosfere analogiche dei bootleg anni ’70, con l’idea e la voglia di ricreare la dimensione live vissuta dal gruppo nel loro primo lungo tour di 70 date fra Italia e Europa. Un disco tutto suonato, crudo, contemporaneo, capace di rappresentare lo stile e il sound della band. Il teatro, metafora in contrasto con l’ira del titolo, diventa lo scenario in cui questa prende forma. Non si tratta di una collera contro un bersaglio, ma di un’energia creativa che si ribella contro opprimenti stereotipi. Una catarsi che genera, grazie all’arte, una rinascita e un cambiamento in senso positivo.Un invito a scrollarsi di dosso etichette preconfezionate per vivere appieno ed essere se stessi, senza paura del giudizio.

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Intervista

“Il brano Zitti e buoni è nato molto tempo prima della nostra esperienza a X Factor. Il brano ha subito diverse modifiche, era nato con un’identità diversa e ogni volta abbiamo rivisto il sound in base alla nostra evoluzione fino ad arrivare all’attuale versione. Con questa canzone non ci rivolgiamo a nessuno in particolare, si tratta di una dichiarazione di intenti. Siamo una band che ha studiato molto negli ultimi anni per arrivare a un sound e a un’identità riconoscibile. Quello che vogliamo raccontare è che questa è la nostra musica, la nostra strada, il nostro progetto e nessuno potrà spostarci da questo. L’idea di portare questo brano a Sanremo è giunta in modo naturale mentre scrivevamo il nostro nuovo album. Questo brano ci rispecchia così tanto ed è così anti sanremese che finisce per essere il più giusto per noi. Molti tendono a pensare di doversi omologare al canone sanremese per poter calcare un palco storico. Quello che noi stiamo mostrando, e di cui siamo molto fieri, è che se uno crede in ciò che fa, i risultati ripagheranno di tutto. Siamo felici di ottenere questi risultati con un sound molto duro e diverso da quello che si trova in cima alle classifiche in questo momento. Non vogliamo imporci limiti o incasellarci in generi alla moda, vogliamo fare quello che ci piace. Questo discorso è valso anche per la cover: abbiamo scelto “Amandoti” e abbiamo voluto al nostro fianco Manuel Agnelli, figura di riferimento per noi, per dare voce ad un genere musicale. E’ stato bello condividere questa esperienza con Manuel, anche nell’arrangiare il brano. Siamo stati molto liberi e siamo felici di come stia andando l’esperienza. Siamo venuti qui con poche aspettative, sapevamo di portare un testo non in linea con il contesto, proprio per questo il feedback esterno ci stupisce. Un risultato del genere non era ne’ scontato né pronosticabile.

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Il nuovo album uscirà il 19 marzo e sarà il racconto di quello che abbiamo vissuto negli ultimi anni. Siamo riusciti a ritagliarci dei momenti da dedicare alla scrittura durante il tour e nei backstage. A Londra siamo rimasti affascinati da una scena piena di musicisti e tanti gruppi che ci hanno dato tanti input per scrivere. Siamo poi andati al Mulino Recording, una casa studio dove abbiamo potuto utilizzare tanti strumenti e amplificatori a valvole registrando in presa diretta. Ci sarà un’anima strumentale impattante, “Zitti e buoni” è un ottimo apripista per pezzi uptempo, forti e fuori di testa. Tutto questo progetto nasce da un grande impegno e un percorso di crescita continua, non vediamo l’ora di poterlo suonare durante i nostri primi show nei palazzetti!

Nella vita, così come sul palco ci muoviamo diretti verso i nostri obiettivi. Questo vale per qualunque ambito, dal vestiario ai gusti personali. Cerchiamo di fregarcene dei pregiudizi e delle critiche. Victoria è precisa e puntuale, nonché super organizzata. Thomas risolleva gli animi con la sua positività, Edgar è il maestrino di turno che ti dice esattamente dove sei sul pentagramma e cosa fare mentre io sono il fiammifero che dà fuoco a tutto”, racconta Damiano. (ride ndr).

Video: Zitti e buoni

Se ci chiedete perché la nuova generazione abbia mollato la chitarra, vi rispondiamo che la musica si evolve. Noi abbiamo avuto la fortuna di avere un importante background grazie ai nostri genitori che ci facevano ascoltare tanto rock. Ci rendiamo conto che i ragazzi di oggi abbiano magari altri gusti. Suonare la chitarra elettrica non è una cosa di tendenza, non c’è un motivo radicato. c’è un altro orientamento. Ci piacerebbe riportare in auge il genere rock con degli strumenti analogici. Agli inizi della nostra carriera, riscontravamo molte difficoltà a suonare nei posti piccoli perché avevamo tanti strumenti ed eravamo in quattro. In questo momento è dura ma siamo assolutamente fiduciosi per il futuro. Intanto cerchiamo di maturare, solidificare la nostra identità. Non ci sentiamo né incompresi, né dei grandi geni, siamo dei musicisti con un potenziale e facciamo il nostro cercando di essere soddisfatti di quello che facciamo. I nostri fan sono molto aperti, diciamo basta ai teen idol, le persone ci seguono per quello che siamo e questo dimostra una volta in più che la sincerità paga. Sempre”.

Raffaella Sbrescia

 

 

 

 

Coma_Cose: “Siamo al giro di boa come artisti e come persone”. Intervista

Si chiamerà Nostralgia ed uscirà il 16 aprile il nuovo album dei Coma_Cose che contiene Fiamme negli occhi, il brano in gara alla settantunesima edizione del Festival di Sanremo. Nostralgia, il loro nuovo lavoro è un viaggio alla scoperta di temi ed ambientazioni nuove tradizionalmente assenti dalla musica leggera.

Se Fiamme negli occhi è una fotografia, un istante fissato su carta, Nostralgia sarà la prima occasione per guardarsi indietro con un linguaggio ed un suono futuristico. Il brano sanremese racconterà il desiderio di prendersi cura della propria fiamma e passione, l’album tutto ciò che si è scaldato accanto a questo fuoco per qualche istante.

Francesca Mesiano e Fausto Zanardelli, in arte Coma_Cose si conoscono quattro anni fa. Il destino è subito chiaro: Francesca lavora in un negozio, Fausto è alla fine di un progetto cantautorale naufragato. Lui è sfiduciato, lei è ignara di quanto e come la sua vita cambierà e di quanto il suo contributo sarà importante per riportare in carreggiata lui. I due lavorano insieme in un negozio di accessori, vengono licenziati e decidono di provare a mettersi in gioco in tutto e per tutto, investendo pochi denari, tante risorse e tanti sogni per un tempo limitato: 6 mesi. Sulle prime Francesca propone a Fausto alcune sue amiche con la passione per il canto, lei è ancora all’oscuro delle sue potenzialità e preferisce rimanere defilata. Poi, un feedback dopo l’altro la convincono a provarci sul serio ed è tutto un susseguirsi di piccoli grandi traguardi fino all’approdo all’Ariston.

Coma_Cose

Coma_Cose

Intervista:

Fiamme negli occhi” è una canzone d’amore ma ci piacerebbe che la nostra storia arrivasse in toto. Qui si vede il compimento di un viaggio durato 4-5 anni, un percorso faticoso, costellato di sogni ed è per questo che vorremmo che potessero rivedersi in noi le persone che hanno dei sogni legati all’arte.

Mi sono ritrovato a dire “è finita” a 35 anni, ho iniziato a fare il commesso, Coma_Cose era qualcosa da fare a tempo perso la sera. Forse è valido quel ragionamento secondo il quale le cose fatte con più animo e senza paura di rischiare o di perdere niente sono quelle che funzionano di più. Incontrare Francesca è stata una chiave di svolta sia umana che professionale. Sono cambiato tanto, prima ero disilluso, cervellotico, mi sono rimesso in gioco senza mai dare niente per scontato, racconta Fausto. “Prima di trovare una forma di espressione propria ci vuole tempo. Il lavoro duro porta a una summa personale. Naturalmente ci vuole anche tanta vita da raccontare, ascoltare tanta musica, fare esperimenti, sporcarsi le mani con gli strumenti e aspettare a buttare tutto fuori subito. Se non si ha qualcosa di importante da raccontare, si viene percepiti come superficiali. Bisogna affinare tanto la personalità. Nel mio caso ho vissuto tanto prima di mettermi a scrivere canzoni e ho tante cose fa raccontare e buttare fuori”.

 Video: Fiamme negli occhi

Sulla stessa linea d’onda Francesca: Bisogna rendersi conto delle proprie debolezze e comprendere che se c’è qualcosa che non va, basta cambiare un po’ il tiro per migliorare. A livello musicale andiamo molto d’accordo, abbiamo gli stessi gusti. Ci siamo plasmati a vicenda. Sul resto invece no, è tutto uno scontro, litighiamo 3-4 volte al giorno ma non ci portiamo rancore. Stare sul palco insieme ci aiuta anche nella vita di tutti i giorni. Sanremo non l’abbiamo mai cercato veramente. Questo palcoscenico porta con sé quella sorta di importanza che si dà a una carriera. Ci piaceva l’idea che questo nostro progetto potesse arrivare ad un pubblico più ampio possibile. Quando abbiamo scritto questa canzone ci è sembrata perfetta perché parla di noi e volevamo presentarci per quello che siamo nella nostra essenza. Abbiamo scritto ben altre canzoni, certo, ma ogni tanto ci troviamo “ingabbiati” nelle canzoni d’amore e mai come in questo caso ci è sembrato perfetto così.

Per quanto riguarda la cover abbiamo scelto“Il mio canto libero” di Battisti, perché fa da sempre parte del nostro mondo e lo avevamo omaggiato in modo ancora più plateale con “Anima Lattina”. Ci accompagna da sempre e ci ispira. Battisti era molto moderno e lo troviamo perfetto per il nostro balance.

Il mio canto libero parte in modo intimo e poi si apre in un climax, le persone che si parlano aprono il raggio d’azione racchiudendo varie emozioni come felicita e liberazione; è una canzone quasi onomatopeica”.

Infine Fausto e Francesca ci regalano qualche anticipazione sul nuovo album in arrivo: “Il brano sanremese non è rappresentativo del disco né come sound, né come forma canzone. Lo è forse nell’attitudine. “Nostralgia” è un disco corto, tutt’altro che commerciale; ci sono 6 brani e uno strumentale e contiene tutta la poetica possibile. Ci sono testi intensi, il significato è fermarsi a guardare al passato e perdonarsi cercando di non giudicarsi troppo. Si tratterà di un concept disco piccolo, un po’ vintage, ma che segna un momento di cambiamento. Una serie di cose ci hanno fatto crescere, sono cambiati i pensieri e le responsabilità, siamo a un giro di boa come artisti e come persone. Per il futuro, vorremmo realizzare uno spettacolo più suonato. Meno fumi e laser e più sostanza. Il budget va ottimizzato, daremo più valore ai musicisti, vorremmo passare da 5 a 8 e per questo asciugheremo molto lo spettacolo dal punto di vista scenografico”.

Raffaella Sbrescia

 

Ritratti di Sanremo: Ermal Meta in gara al Festival di Sanremo con “Un milione di cose da dirti” presenta l’album “Tribù Urbana”

ERMAL META è in gara al 71° Festival di Sanremo con il brano “UN MILIONE DI COSE DA DIRTI”, contenuto nel nuovo album di inediti intitolato “Tribù Urbana”.

“Un milione di cose da dirti” è una canzone d’amore, una «semplicissima canzone d’amore», dal sound essenziale, pochi accordi per raccontare qualcosa di personale ma capace di risuonare anche a livello universale. Con questa ballad, il cantautore torna sul palco del Festival con la voglia di emozionarsi ed emozionare insediandosi con le sue parole sotto l’epidermide.

Parlando del suo nuovo album, Ermal Meta lo descrive come un lavoro pensato, scritto, realizzato e suonato immaginando di essere in platea, mimetizzato tra il pubblico, esattamente come chiunque di noi che, dopo più di un anno, torna a vedere un concerto con l’intento di lasciarsi trascinare e cantare a squarciagola. Ermal Meta non è rimasto confinato all’interno di un unico genere, il suo sound è di respiro internazionale, prende ispirazione dalla matrice rock degli esordi ma avanza spedito alla ricerca di nuovi suoni in modo sempre misurato e bilanciato. Mai come in questo caso il verbo “play” si addice perfettamente alla natura di “Tribù urbana”.

Nel frattempo Ermal Meta torna al Festival di Sanremo con uno spirito completamente diverso, l’obiettivo non è strettamente legato a una possibile vittoria bensì alla voglia di salire sull’unico palco in cui si possa cantare dal vivo in questo momento e, per chi come lui, respira musica da 20 anni, forse è questa la vittoria più importante in una situazione critica come quella che stiamo affrontando tutti. Nella canzone i personaggi non sono confinati in nomi e cognomi, ogni storia è un incantesimo e anche questa cerca di esserlo annullando i confini tra l’uno e l’altro. Un evento d’amore verticale in un crescendo di emozioni. Anche dal punto di vista visivo ci saranno importanti novità: forte del grande successo riscontrato dai suoi ultimi videoclip, anche Ermal Meta ha intuito l’importanza di porre l’accento sull’estetica dei propri lavori visuali e anche questa volta ha deciso di stupirci con un lavoro speciale e ragionato.

Ermal Meta

Ermal Meta

Per quanto riguarda la serata dei duetti al Festival di Sanremo, Ermal Meta spiega: “Canterò il 4 marzo ma non ho fatto un calcolo delle date. Per questo ho scelto “Caruso” di Lucio Dalla anche se tutti mi hanno sconsigliato di farla. Sono fatto così, cerco di andare controcorrente, preferisco misurarmi con i miei limiti, mettere i guanti e toccare l’intoccabile. Magari sbaglierò ma voglio misurarmi con questa canzone, vorrei provare a tirare una punizione al 93’ e vedere se mi avvicino allo specchio della rete. Insieme a me ci sarà la Napoli Mandolin Orchestra. Un giorno mi sono messo al pianoforte e ho registrato una take di “Caruso” e l’ho inviata al maestro Diego Calvetti a cui ho chiesto un arrangiamento degno della grandezza della canzone. Dato che è sempre molto difficile accostarsi a certe canzoni, gli ho suggerito che volevo farla con dei mandolini che fossero di Napoli. È stato Diego a parlarmi del gruppo e ovviamente ho subito detto di sì. Sarebbero dovuto essere 12 ma ci hanno consentito di poterne invitare solo 4. Sono sicuro che sarà stupendo, la canzone napoletana non mi ha formato ma, anche senza poter riuscire a spiegarne il motivo, sento un legame molto forte con Napoli. La prima volta che ci sono andato mi sono sentito a casa, la sento molto vicina e credo che sia la rappresentazione dell’Italia intera. Chi non capisce Napoli, non può capire l’Italia, anche musicalmente parlando. Ad ogni modo preferisco la serata delle cover rispetto alla rivisitazione degli inediti perché ti misuri con canzoni che conoscono tutti e le persone non devono far fatica potendosi concentrare solo sull’interpretazione che ne fanno i cantanti in gara”.

ermal-meta-tribu-urbana

Tornando al disco “Tribù Urbana”, Ermal Meta racconta: “In questo lavoro lavoro ci sono storie nascoste. Ad esempio il brano “Invisibili” è una canzone molto importante nata dopo un viaggio negli USA durante il quale ho fotografato tanti homeless fino a fermarmi a parlare proprio con uno di loro. Nel giorno del suo compleanno, quest’uomo mi ha raccontato parte della sua vita e ho pensato che quella fosse una bella storia che nessuno avrebbe mai ascoltato e voluto darle un mezzo per farla volare. Tutti noi siamo stato invisibili almeno una volta, nella mia canzone gli invisibili diventano supereroi. C’è poi il brano “Stelle cadenti” che magari sulla carta poteva essere il brano più adatto per Sanremo ma in realtà mi sembrava pù giusto andarci con una ballad. Questa canzone è la vita fotografata in modo molto artistico ma poco nitido, questo aspetto la rende sicuramente più estiva. Un altro brano fondamentale è “Nina e Sara”: la storia è ambientata nel 1987 e ci porta a riflettere sul fatto che la nostra libertà individuale è ancora confinata tra mille tabù. La vicenda nasce da una storia personale, da ragazzino a 16 anni avevo una fidanzatina che spesso si comportava come un’anima in pena sia con me che con gli altri. Non ero in grado di capire cosa avesse, non ero in grado di spiegarlo. Solo dopo due o tre anni che ci eravamo lasciati l’ho ritrovata felice e fidanzata con una ragazza. La società non le ha dato gli strumenti per comprendere di non essere in errore e ancora oggi c’è una strada molto lunga da percorrere su questo tema. Quando la rividi, pensai a quanto potesse aver sofferto negli anni precedenti e ho voluto omaggiarla con questa canzone. Questo è un disco strano per me, ci ho lavorato con la voglia di libertà quando la libertà mancava, non ho pensato a nessuna collaborazione. Ho fatto qualcosa con un mio grande amico ma è un progetto che esula da questo album e l’ho fatto per puro gusto artistico. Ci sono troppi feat in giro, spesso anche scollegati tra loro. La verità è semplicemente non ho pensato di chiamare nessuno e va bene così”.

Raffaella Sbrescia

 

Ritratti di Sanremo. Aiello: Al Festival presento “Ora” e il mio nuovo pop “Meridionale”

Cosentino di nascita, romano di adozione, AIELLO parteciperà al Festival di Sanremo 2021 nella sezione Campioni con il brano “ORA”, che sarà incluso, così come i precedenti singoli estratti, nella tracklist del nuovo progetto discografico dell’artista intitolato “Meridionale” in uscita il 12 marzo 2021.

MERIDIONALE AIELLO

“Il mio secondo disco è un progetto a cui tengo particolarmente. Dopo “Ex-Voto”, questo nuovo lavoro rappresenta un modo per provare a confermare a chi mi ha apprezzato che non si è trattato solo di un abbaglio. Si tratta di un lavoro di grande onestà e trasparenza, l’ho portato avanti senza tradirmi cercando di fare un passo in avanti e di evolvermi seguendo il mio modo di vivere la musica. Il titolo rispecchia le mie origini e omaggia la Calabria, la terra che mi ha dato la voce. Una terra spigolosa, aspra, piena di ombre ma molto bella e molto generosa, circondata dal mare e dai sapori forti. Volevo accendere una luce su una terra di cui si parla poco, non si tratta di dualismo; vivo a Roma e amo Milano. Il meridione appartiene a tutti e la musica è contaminazione, è mescolare cose diverse e questa è la mia visione. Nel mio album ascolterete pop, clubbing, sonorità street, urban, classic in un turbinio di colori diversi.

La mescolanza tra generi musicali non è un lavoro artificioso. La mia terra è stata particolarmente soggetta a diverse colonizzazioni, ho voluto racchiudere un percorso culturale nel mio linguaggio contemporaneo, parlo di storie nuove ma anche di qualche storia che non sono riuscito a cancellare. Il disco gode della presenza di tre produttori: Brail, Alessandro Forte e MACE che, invece, ha coprodotto il brano sanremese. Sulla base di questa premessa spero che l’ascolto possa offrire diversi spunti. Ragiono in ottica di live, da spettatore ho sempre sognato una musica fatta di abbracci, lacrime e sudore; questa è la mia visione. La carnalità e la passione sono due caratteristiche che mi rispecchiano e che ho sempre riscontrato nelle popolazioni del sud del mondo nonché nel mio modo di vedere le cose e soprattutto la musica.

Nel brano “Ora” racconto la storia di un ragazzo che si appresta a vivere una storia d’amore e, come spesso accade, lo fa tramite il sesso: un sesso curativo ma non abbastanza, tossico ma solo in parte. Si tratta di un pezzo molto carnale, urlo di essere stato uno stronzo, non è banale ammetterlo, di solito è più facile incolpare qualcun altro, lo stronzo sono stato io e me ne assumo la responsabilità.

Ero solo nella mia casa di Roma, ho realizzato di avere delle colpe, ho parlato di sesso, un sesso speciale, che ho definito ibuprofene. Sono scappato, me sono pentito, non si può tornare indietro ma era giusto che chiedessi a me stesso cosa fosse accaduto e spiegarmelo. Ho voluto vestire le parole in modo non scontato, non volevo tradire la mia visione di musica.

 

Sono sempre stato un fan del Festival di Sanremo, tanti lo considerano pesante ma alla fine siamo tutti a guardarlo e a giudicarlo. Non ho mai pensato che fosse un passaggio obbligato per la carriera, l’anno scorso non ci pensavo assolutamente e neanche qualche mese fa, poi il momento particolare ha inciso. Sanremo è il più grande palco della musica live, Amadeus ha allargato molto i generi, il cast è cool, contemporaneo, giovane. Nel mio brano pop, classic e urban si incrociano provando a essere veraci alla ricerca di larghi abbracci sempre più stretti. Il Festival mi darà tre grandi regali: suonare con una grande orchestra, arrivare al maggior numero di persone possibili e poter tornare a suonare dal vivo. Inutile prevedere grande forza e consapevolezza, arrivo sul palco con coscienza maggiore e forte del fatto che tutto questo me lo sono sudato da solo se non con il sostegno delle persone che credono che io valga qualcosa. Ai tuoi live arrivi con una certa tensione ma ti senti anche protetto, a Sanremo sarò tra i big ma sarò il più piccolo dei big, avrò la responsabilità di conquistare tutti, un ruolo molto più difficile che cantare a casa propria. Se dovessi arrivare ultimo e avere i concerti pieni andrebbe benissimo così.

Aiello_ph Gabriele Gregis

Aiello_ph Gabriele Gregis

Sto lavorando per crescere e spero che questo traspaia soprattutto dal mio nuovo lavoro. Porto come esempio il feat. con Sum un’artista napoletana della scena r’nb che vive tra Milano e Londra. Ho chiesto un feat di qualità con un talento in fase di fioritura e l’ho incontrata personalmente al Giffoni Film Festival. Volevo Napoli nel mio disco, la volevo donna, brava, figa, cool e di alto livello. Quando lavoravamo al brano “Di te, niente” ho vissuto tutto il tuo entusiamo e spero di meritarmi la sua fiducia. Anche un artista piccolo rischia nell’ affiancarsi ad un altro progetto in via di sviluppo a cui si viene poi affiancati in seguito. Culturalmente la Campania e la Calabria sono legate da sempre, quella magia che immaginavo possibile si è concretizzata e ne sono orgoglioso.

Tra gli altri brani del disco, vorrei porre un focus anche su “Farfalle”. Il primo pezzo dell’album vuole dare subito uno scossone, si entra a gamba tesa nel viaggio sonoro con suoni più stronzi ma con un cuore sempre morbido. Poi c’è “Scomposto”, la ballad per eccellenza del disco nonché il pezzo manifesto della mia persona. Vivo tutto in modo poco abbottonato, poco schematizzato, seguo il flusso, sono sempre molto fluido nel racconto e nella condivisione delle mie visioni. Con il brano “Per la prima volta” vi dimostro che io sono uno che vuole ballare. Tutte le volte che hanno provato a incasellarmi, sono sempre scappato. Non sono un sottone né un angelo, la clubbing music mi fa volare e mi piace mostrare che si può ballare e sorridere oltre che riflettere sulle macerie delle storie passate”.

 

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