Alcova, “Il sole nudo” è un album per imparare a riflettere

cover Alcova“Il sole nudo” è il secondo disco degli Alcova, il gruppo alt-rock di origine milanese composto da Francesco Ghezzi (voce), Gianmarco Bassi (chitarra), Marco Fusco (basso), Folkert Beukers (batteria). Questo nuovo lavoro, pubblicato lo scorso 25 marzo, nasce con una forte identità sia sonora che strumentale: il sound è potente e incalzante: al punk si uniscono elementi new wave e tracce di gothic, conferendo austerità e rigore ad un disco che non vuole e non può scherzare. Le nove tracce che compongono “Il sole nudo”, rappresentano, infatti, una critica decisa e precisa auspicando l’opportunità di ricominciare a riflettere con cognizione di causa e non in base alle mode correnti.

Al centro del disco c’è un forte malessere, espresso attraverso parole urlate, cantate, sussurrate, sputate. Ad aprire l’album è “Damasco”, il brano incentrato sul dramma della guerra in Siria: tra trattati  farlocchi e la più incivile delle barbarie, “le mani che tremano come giovani rami scossi dal vento” restano inermi “nel giorno squarciato dagli spazi nella caduta dell’umanità”: un’immagine truculenta, tragica, in grado di scuotere le coscienze e attirare attenzione per cercare di capire cosa sta realmente accadendo.

Alcova

Alcova

Anche il brano “Adelheid” è ambientato in tempo di guerra, la protagonista è una giovane adolescente divisa tra “notti di luci esplose e giorni battezzati nel silenzio”. “Il sapore della sconfitta” è il tema del brano intitolato “Cannibali”, il cui testo è dedicato alla denuncia contro l’uccisione e la tortura degli animali a fini di divertimento. La title track “Il sole nudo” è, forse, l’unica parentesi incentrata sull’amore, inteso come entità autonoma e dotata di vita propria. Subito dopo le tenebre calano nuovamente sulla musica degli Alcova, “L’Alba verrà” è un brano importante che prova a descrivere un lutto senza parole di una padre che ha perso suo figlio in guerra ma che, nonostante il dolore e la devastazione, tuttavia, riesce ancora ad avere speranza nel domani. Davvero intenso è il testo di “Scintille”, una canzone dedicata ai movimenti di protesta, a chi ha sete di vendetta e tempesta, stanco di infinite sofferenze e soprusi. Un canto universale: “voi siete come foglie al vento, noi invece siamo come gli sterpi, bruciamo come scintille alimentate dai venti, il vento caldo d’Oriente sfiora i nostri visi piangenti si unisce alla nostra voce di vendetta e tempesta”.

“Come fai a non vedere che ci stanno derubando della nostra consapevolezza?” denunciano gli Alcova in “Risvegli” mentre “Occhi neri” offre un’immediata istantanea del turismo vorace e famelico di gente che, imperterrita, continua a fare visita a posti deturpati dalla violenza, dalla povertà e dall’indifferenza generale. Infine c’è “Marilyn”, il ritratto di una classe politica inetta che svende il nostro futuro e la nostra dignità. “Strateghi dell’angoscia e divinità di cartapesta” si ergono a gerarchi della macchina del consenso, nutrendo il popolo di paure. Parole che, come fendenti lame, colpiscono duro creando una rara occasione per imparare a riflettere su noi stessi e sul mondo che ci circonda.

Raffaella Sbrescia

Video: “Cannibali”

I ricavati di questo brano andranno interamente alla Onlus Ulmino (www.ulmino.it) per animali in difficoltà