Shadows: ecco il pianismo ritmico di Andrea Carri

Andrea Carri - Shadows

Andrea Carri – Shadows

Il pianismo italiano è in grande fermento. Sono numerosi infatti i giovani pianisti che decidono di affacciarsi a questo mondo da sempre legato ai grandi nomi della musica classica per poter dire la loro in forma inedita. Uno di questi è Andrea Carri, che avevamo incontrato in occasione della recensione dell’album “Chronos” e che ritroviamo per parlare di “Shadows”. Il progetto, a partire dal titolo, cammina in punta di piedi con garbo ed eleganza. D’altronde lo stile di Carri è sempre stato delicato e mai invadente. La novità più impattante di questo nuovo album è il contributo di Francesco Camminati alla batteria. Un ritmo percussivo che cesella, disegna e definisce lo spessore e i confini dei brani presenti in tracklist. Un modo per intendere, concepire e assimilare le melodie seguendo una linea guida insolita ma credibile. L’ascolto inizia con “Universal gravitation” un brano descrittivo e preparatorio ad un percorso conoscitivo completo. Si prosegue con “Whisper”, “Love”, “Flying Away”: fotogrammi di vita tradotti in note coerenti e strutturate, concepite per costruire immagini e riflessioni mentali. “This is not the Strawberry Season”, titola andrea Carri in uno dei brani centrali del disco, e in effetti quella punta di penombra che attraversa l’effluvio di note regala all’ascolto un tocco fascinosamente malinconico. La degna conclusione dell’ascolto arriva con “The Dark Tower – Part I: The Gunslinger”: l’ipnotismo catartico del piano fuso al lirismo romantico degli archi e alla pacatezza soffusa delle ritmiche percussive conclude il viaggio all’insegna della serenità d’animo.

Raffaella Sbrescia

Video: Universal Gravitation