Shadows: ecco il pianismo ritmico di Andrea Carri

Andrea Carri - Shadows

Andrea Carri – Shadows

Il pianismo italiano è in grande fermento. Sono numerosi infatti i giovani pianisti che decidono di affacciarsi a questo mondo da sempre legato ai grandi nomi della musica classica per poter dire la loro in forma inedita. Uno di questi è Andrea Carri, che avevamo incontrato in occasione della recensione dell’album “Chronos” e che ritroviamo per parlare di “Shadows”. Il progetto, a partire dal titolo, cammina in punta di piedi con garbo ed eleganza. D’altronde lo stile di Carri è sempre stato delicato e mai invadente. La novità più impattante di questo nuovo album è il contributo di Francesco Camminati alla batteria. Un ritmo percussivo che cesella, disegna e definisce lo spessore e i confini dei brani presenti in tracklist. Un modo per intendere, concepire e assimilare le melodie seguendo una linea guida insolita ma credibile. L’ascolto inizia con “Universal gravitation” un brano descrittivo e preparatorio ad un percorso conoscitivo completo. Si prosegue con “Whisper”, “Love”, “Flying Away”: fotogrammi di vita tradotti in note coerenti e strutturate, concepite per costruire immagini e riflessioni mentali. “This is not the Strawberry Season”, titola andrea Carri in uno dei brani centrali del disco, e in effetti quella punta di penombra che attraversa l’effluvio di note regala all’ascolto un tocco fascinosamente malinconico. La degna conclusione dell’ascolto arriva con “The Dark Tower – Part I: The Gunslinger”: l’ipnotismo catartico del piano fuso al lirismo romantico degli archi e alla pacatezza soffusa delle ritmiche percussive conclude il viaggio all’insegna della serenità d’animo.

Raffaella Sbrescia

Video: Universal Gravitation

“Chronos”: le emozioni strumentali di Andrea Carri

CHRONOS

“Time flies, time flies away… But what is time? Time flies… But something can make us eternal… after a harvest, another one comes”, queste le parole che il pianista e compositore italiano, classe 1990, Andrea Carri ha scelto per introdurre il suo quarto lavoro discografico intitolato “Chronos”, che vedrà la luce il prossimo 15 settembre su etichetta Psychonavigation Records. Il progetto, finanziato con una campagna di raccolta fondi su Music Raiser, riesce ad essere subito di forte impatto grazie alla bellissima ed immaginifica cover realizzata da Anna Maria Pia Pettolino: clessidre sospese nel tempo si alternano ad una grossa sveglia,  da cui i numeri sfuggono perdendosi in uno spazio sospeso. Spazio in cui uomini in penombra assistono rapiti al magico fenomeno mentre altri ancora s’incamminano lungo un sentiero fatto di tasti di pianoforte, al cui traguardo troveranno Andrea, pronto a condurli per mano nel suo mondo fatto di note, fin da quando aveva soltanto 6 anni.

Andrea Carri

Andrea Carri

Ben 11 sono i germogli di vita generati da “Chronos”, un album strumentale adatto ad una mistica contemplazione del nostro vivere e ad una disinvolta apertura rivolta al futuro. L’album è scandito da tre fasi: passato, presente e futuro; in ogni intervallo temporale Andrea Carri inserisce brani intimisti e personali, caratterizzati da una maggiore apertura strumentale e da un moderato utilizzo dell’elettronica. Ad inaugurare “Chronos”  è “Past”: piccoli rintocchi e synth in sequenza aprono uno scenario tipico da colonna sonora di un film. “Oggetti dimenticati” è la traccia immediatamente successiva: nel brano le note si rincorrono delicatamente tra loro, scavando e scovando affetti, pensieri assopiti, desideri archiviati dalla routine. Leggiadra e lieve è “La via delle 7 torri”, una composizione enigmatica e ricca di sfumature, perfetta per introdurre gli infiniti spazi proposti da “Present”, il brano composto e arrangiato da Andrea Carri insieme a Frank Perry (lap steel, soundscapes, visions). Synths metallici e sinistri disegnano ineludibili confini di un paesaggio grigio e perturbante. Decisamente diverso il sound de “Le parole che non ti ho mai detto”, uno dei brani più sperimentali di Andrea Carri. L’apertura sentimentale dell’album continua anche in “Points of view”, una composizione attraversata da un mood malinconico e contraddittorio, quasi a voler rispecchiare le bizze di un animo tormentato.  I synth ed il pad di Francesco Mantovani arricchiscono le note di “Future” con un ticchettìo metallico. Il tempo scorre e, man mano che ci si avvicina al finale del disco, il sound si fa sempre più mieloso e rassicurante, come avviene in “Foglio Bianco” ed in “Music is eternity”, in cui è il violoncello di Emanuele Milani a sancire una prolifica fusione di intenti. Un ritmo ciclicamente ossessivo attraversa il nucleo centrale di “Dopo un raccolto ne viene un altro”, il brano conclusivo di “Chronos”, in cui Carri, Milani Carla Chiussi e Roberto Porpora lasciano confluire la summa dei suoni proposti fino ad un attimo prima. La funzione della composizione è quella di sigillare con cura uno scrigno di emozioni che, seppur contrastanti, riescono a rendere in maniera incisiva ed efficace la più intima essenza del nostro fragile animo.

Raffaella Sbrescia