“Si narra di rane che hanno visto il mare”, il nuovo album di Paolo Simoni

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“Si narra di rane che hanno visto il mare” è il titolo del nuovo album di inediti di Paolo Simoni, compositore, arrangiatore e polistrumentista che, alla soglia dei 30 anni, offre una sua versione dei fatti e della vita servendosi di rime ironiche, fresche e soprattutto immediate. Privo di forzature e forte di una personalità versatile e pronta al rischio, Paolo Simoni, beneficiario dei consensi della critica e dei riconoscimenti che contano, si rilancia al centro della pista musicale italiana con un lavoro contemporaneo sia nei testi che negli arrangiamenti. L’orecchiabilità di queste 11 tracce si sposa, infatti, con la tradizione italiana ma anche con quello che oggi siamo noi, pregi e difetti annessi. Se nell’introduzione del disco, Paolo ci racconta l’iniziazione alla vita di una rana coraggiosa che, stanca della sua tranquilla esistenza nello stagno, decide di seguire il richiamo del sole, non possiamo esimerci dal seguire il suo esempio e lanciarci nella nostra personale ricerca del mare e dunque della vita e delle relative emozioni. Il disco,  pubblicato da Warner Music e prodotto da Luca Pernici (Ligabue, Mario Biondi) si compone di musiche e testi dello stesso Paolo Simoni e questa cosa è, già di per sé, indicativa di una padronanza artistica di un certo spessore ma, prima di trarre conclusioni, addentriamoci nel dettaglio dei brani.

Paolo Simoni

Paolo Simoni

L’album si apre con “La sfida del tempo”, un brano amarcord in cui parole come tenerezza e rammarico scandiscono il racconto di un’adolescenza turbata. Il salto nel futuro ci pone subito al centro della nostra quotidiana odissea con “Che stress”, il primo singolo estratto dall’album che ha conquistato numerosi e positivi riscontri, grazie ad un testo ispirato proprio dai dialoghi che Paolo ha ascoltato e raccolto in prima persona mettendoli nero su bianco. Tra politologi, urologi, opinionisti da strapazzo e la fiera dei luoghi comuni, Paolo Simoni mette a nudo discorsi da bar e populismi da social network. “Diamo aria a questo mondo, apriamo un po’ le finestre”, canta l’artista, mentre il desiderio di fuga si fa sempre più incalzante in “Andare via”: “Prendere una macchina, un po’ di dischi, una valigia da mettere nel bagagliaio e via! Non c’è nulla al mondo che mi renda più vivo. Se poi al fianco hai la donna che ami e un amico allora tutto intorno diventa migliore e leggero” scrive, ispiratissimo Paolo che ne “L’amore” racconta di come la percezione dei sentimenti cambia durante il periodo immediatamente successivo alla spensieratezza giovanile. Atmosfere tipicamente estive sono quelle raccontate in “15 agosto”, scelto, non a caso, come secondo singolo del disco, e idealmente perfetto per inquadrare un tipico giorno di festa nel pieno dell’estate romagnola.

Paolo Simoni Ph Massimiliano Natale

Paolo Simoni Ph Massimiliano Natale

Decisamente intenso e delicato è, invece, il testo di “Stelle vicine”: un’incursione nella più recondita intimità di due persone che si nutrono e si sostengono a vicenda. Il miracolo dell’amore prende vita proprio in una delle ultime strofe del brano in cui Paolo scrive e canta: “Beati gli amanti che vedono il sole anche se fuori è buio, anche se fuori piove”,  la perfetta metafora per raccontare la pienezza di un sentimento necessario, esaustivo, appagante. “A Montreux” è un brano molto utile per capire la versatilità della penna di Simoni, capace di cambiare forma, colore e registro senza porsi limiti ed etichette: un artista libero di pensare, scrivere, raccontare, conquistare. Una libertà, quest’ultima, che raggiunge una delle vette più elevate in “Aldilà”, una canzone che squarcia e lacera il cuore e lo spedisce oltre il muro, oltre l’ignoto, lì dove ci si perde, lì dove s’intravede il mistero, lì dove la paura diventa viva, autentica, ineludibile.

Paolo Simoni Ph Massimiliano Natale

Paolo Simoni Ph Massimiliano Natale

Tocca all’ultimo brano stemperare i toni, “Lezioni di piano” rappresenta, infatti, un simpatico tuffo nel passato per l’artista che, accompagnato da un insegnante giapponese, un pianoforte, un organo, una chiesa, si è lanciato in un’avventura che non smetterà mai di sorprenderlo e di offrirgli spunti per riflettere e farci riflettere e, se a tutto questo aggiungiamo un arrangiamento al pianoforte travolgente, orecchiabile e manierista, non possiamo fare altro che desiderare di replicare questa felice esperienza dal vivo in un emozionante Vis-à-vis artistico.

Raffaella Sbrescia

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Video: “15 Agosto”