Scritto nelle stelle: la recensione del nuovo album di Ghemon

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Scritto nelle stelle” è il nuovo album di Ghemon (Carosello Records). In queste nuove undici tracce, l’artista mette a fuoco una fotografia nitida, vivida, concreta di un rinnovato status quo. Coerente alla sua filosofia, Ghemon riesce ad affinare ancora una volta l’uso delle parole ma soprattutto lavora molto bene con il sound. Soul, r’n’b, hip hop, rap, jazz convivono in una miscela sonora che è un unicum raffinato, vivace e mai banale. Trasparente, onesto, per questo a tratti scomodo, Ghemon mette in risalto una personalità spigolosa, mai facile da accettare nella sua totalità ma sempre capace di mostrarsi attraente.

Si parte da “Questioni di principio”, all’interno del brano la disamina di Ghemon è ampia: analisi, giudizi, ridimensionamento, libertà sono i grandi temi che ruotano in questi 4 minuti intrisi di classe. Elettricità e chimica attraversano la trama di “In un certo qual modo”, in cui traspare purezza di intenti e di penna. I pensieri fuori tempo massimo di “Champagne” come Stappo una boccia di champagne per il pericolo scampato, chissà se non mi fossi fermato dove sarei a quest’ora sanciscono una sana presa di coscienza e la voglia di chiudere finalmente un cerchio. Le giornate incompiute raccontano di un periodo diverso da quello che viviamo ma riescono a incastrarsi stranamente benissimo con questa quarantena in lockdown: No, ma quale cena fuori, non provarci nemmeno / Hai ragione, che i miei amici non li vedo da un po’ / È un momento pieno zeppo di giornate incompiute / E di pessime battute nei gruppi WhatsApp / Di delivery che tanto mangio davanti al computer. Così canta Ghemon un po’old school, un po’ avanguardista. Molto intima è “Cosa resta di noi”: un’elaborazione del lutto, il racconto di un’evoluzione personale complessa e mai facile. Tu sei il coraggio che a volte mi manca, scrive Ghemon in “Inguaribile e romantico”. E ancora: faccio fatica in mezzo alle persone perché non so cosa ci si aspetti da me”. Il genio senza coraggio serve a poco. Quanta verità in “Buona stella”. Suggestivi i flashback fedelmente aderenti alla quotidianità tra scuse, assenze, silenzi, ritardi, prese di coscienza di “Io e te” e “Un vero miracolo”. Di grande impatto e promettenti sono le velleità da crooner mostrate nella perla del disco “Un’anima” piena di macchie e di zone d’ombra sì, ma anche fascinosa e raffinata. Il disco si chiude con “K.O”: una ritmica più dura ma funzionale a una dichiarazione d’intenti nitida e definita: mettere da parte l’aria da vittima e non mollare mai il colpo.

 Raffaella Sbrescia

Video: Buona stella

TRACKLIST 

01. Questioni di principio
02. In Un Certo Qual Modo
03. Champagne
04. Due Settimane
05. Cosa Resta Di Noi
06. Inguaribile e Romantico
07. Buona Stella
08. Io e Te
09. Un Vero Miracolo
10. Un’Anima

Ghemon a Sanremo 2019 con “Rose viola”: dalla musica alla stand up comedy con sacrificio e umiltà.

Ghemon @ Sala stampa Lucio Dalla -Sanremo
“Rose Viola” (Carosello Records e Artist First) è il brano con cui Ghemon  è in gara alla 69^ edizione del Festival di Sanremo. Il singolo è acquistabile in formato 45 giri in edizione esclusiva su vinile colorato viola, che contiene oltre alla versione originale, anche quella realizzata con gli artisti che accompagneranno Ghemon sul palco nella serata ospiti: Diodato e i Calibro 35.
In “Rose Viola”, la voce soul e black di Ghemon trasfigura la sensibiltà di una figura femminile assuefatta da un rapporto logoro e fragile. Nel racconto dell’artista, la donna si ritrova sola e in lacrime nel cuore della notte, mentre ripensa a quanto l’amore che una volta le aveva riempito il cuore ora sia un sentimento esausto e malsano a cui, però, non riesce a dire basta. Ad arricchire questo brano, la versione che include una strofa inedita scritta e cantata da Diodato. Il non plus ultra è il contributo dei Calibro 35, uno dei pochi gruppi musicali italiani che unisce abilmente chitarre fuzz, organi distorti, bassi ipnotici e funk grooves, dando vita ad un immaginario cinematografico.
 
Intervista
Negli ci hai abituato a tanti cambi di pelle ma il tuo sound conserva un tocco riconoscibile.
Calco il palco di Sanremo con l’intento di distinguermi, dimostrare che la mia voce, trovata e conquistata grazie a lunghi anni di studio e gavetta, riesca a declinare in tanti modi diversi la musica italiana. Mi piace essere più versatile che specifico. Quello che faccio oggi è fluido, ci ho messo tanta fatica per essere libero di fare questo genere di cose. Quello che mi prefiggo di fare è progredire e, in questo senso, il disco che uscirà sarà il proseguimento naturale di non percorso evolutivo sempre attivo.
Per te che sei emblema di un substrato culturale particolarmente profilico quali sono i modi, i tempi e i luoghi in cui trovi ispirazione?
L’ispirazione viene dalla vita. Spesso viaggio in metropolitana, amo soffermarmi sui particolari di tutto quello che mi circonda
Tornando al mondo sanremese, se avessi potuto scegliere una cover, cosa avresti cantato?
Amo sparare alto, avrei cantato volentieri “E poi” di Giorgia ma sono molto legato a “La terra dei cachi” di Elio e le storie tese”.
Ghemon - rose viola

Ghemon – rose viola

Sei attento ai particolari ma sei anche attivo in campo solidale. Quali sono le cause a cui tieni di più?
Credo nel potere del coraggio, sono passato attraverso tanti fuochi e situazioni diverse. La realtà non è fatta solo di sogni ma anche di tante spine. Io provo a raccontarle e a sostenere chi prova districarvisi all’interno. Tra le varie cose, ho messo all’asta un paio di scarpe della mia collezione privata,  quello con cui ho calcato il palco del Festival durante la prima serata, a favore di un’asta di beneficenza organizzata da Charity Stars per aiutare le donne che soffrono di disturbi alimentari, ci tengo molto.
Che rapporto hai con la ricerca e con l’arte in generale? Ci sono altri modi in cui declini la tua sensibilità artistica?
Fin da ragazzino avevo il cuore pulito e sognavo a voce alta. A volte mi scambiavano per un presuntuoso ma ho sempre amato muovermi tra le cose che mi piacevano. Ho lavorato tutti i giorni, nessuno mi ha mai regalato nulla, dal mondo rap mi sono spostato al canto studiando tanto, ho scritto un libro e solo di recente ho cominciato a cimentarmi con la stand up comedy. Questo mondo mi piace molto, mi consente di tirare fuori l’ironia che mi contraddistingue nella vita privata e che nelle canzoni non riesco sempre a tirare fuori. Non escludo di poter continuare a percorrere questa strada, far sorridere una persona è un’emozione impagabile. Mi sento di dire che, all’interno di un mondo dove grazie a Internet diventi famoso in 10 minuti, mi approccerò a questa arte con grande rispetto. Mi sembra che questo sia un messaggio importante da trasmettere: le cose belle bisogna sudarsele.
Raffaella Sbrescia

Suo.Na: in arrivo i concerti di Populous e Ghemon

Populous

Populous

Organizzata e prodotta da UfficioK, con il sostegno dell’assessorato al Turismo della Regione Campania (attraverso il PAC - Piano Azione e Coesione III), la rassegna itinerante “SUO.NA” porta in giro per le 5 province campane il meglio della musica indipendente e underground italiana. Il quarto appuntamento della rassegna  si terrà in Irpinia. Dopo i concerti di luglio con Roberto Angelini a Benevento e Gino Fastidio a Villammare (Salerno), il festival del 19 settembre a Napoli (Castel Sant’Elmo) con Marta sui Tubi, Levante, Colapesce, Drink to me, Iosonouncane, sabato 31 ottobre El Rancho del Tio ospiterà il live set di Populous (ore 22, ingresso gratuito), per una serata tra sonorità electro, world music,glitch e techno-pop. Musicista e producer nato e cresciuto tra i 90s e 00s in Salento, Andrea Mangia – in arte Populous – è un poliedrico artista, autore di jingle televisivi e colonne sonore cinematografiche, sound-designer per il web, musei e sfilate di moda: ha lavorato per Jc Penney, Vivienne Westwood, Wired e Kit Hung.

Ghemon

Ghemon

Il quinto appuntamento si terrà, invece, al Duel:Beat di Pozzuoli (Napoli), venerdì 6 novembre alle 22 con Ghemon. Il rapper e cantautore irpino presenterà live (ingresso gratuito) il suo ultimo album “Orchidee”, pubblicato per l’etichetta indipendente Macro Beats, lavoro che si muove tra melodie pop orecchiabili e sofisticate, supportate da trascinanti ritmiche soul, jazz e funk. Classe 1982 originario di Avellino, Gianluca Picariello in arte Ghemon è uno dei più talentuosi e apprezzati artisti hip hop italiani. Negli anni ha saputo rinnovare il suo personalissimo stile, caratterizzato da temi profondi e rime molto curate sotto l’aspetto lessicale, che fanno di lui un artista a meta tra un cantautore e un rapper: un caso quasi unico all’interno dello scenario rap tricolore. L’ultimo apputamento con Suo.Na avrà luogo il 20 novembre allo Smav di Santa Maria a Vico (Caserta) con Godbless Computers.

 

Mito Urban Orchestra all’Estathè Market Sound: il connubio tra musica classica e rap funziona.

invito URBAN ORCHESTRA 8 settembre

Metti una sera ai Mercati Generali di Milano all’Estathè Market Sound per un concerto unico nel suo genere. Stiamo parlando di Mito Urban Orchestra, un’inedita formula concertistica che ha celebrato il connubio tra l’ Orchestra Milano Classica, diretta dal maestro Michele Fredrigotti e quattro esponenti del rap italiano come Coez, Ghemon, Ensi e Clementino. L’evento, nato da una marcata linea sperimentale, prosegue un percorso davvero fitto di novità in termini di programmazione. Artisti, organizzatori e pubblico si sono ritrovati in mezzo a due mondi, sulla carta opposti, meravigliandosi di un risultato godibile e  leggero. Ad inaugurare la particolare serata è stata l’insolita performance di Mudimbi, perfetto nel suo ruolo da apripista, a metà strada da entertainer e uomo da club. Subito dopo è subentrato Ghemon a tenere le redini del concerto con alcuni brani principalmente tratti dal fortunato album “Orchidee”. La grande carica di Clementino lo ha eletto a mattatore della serata: “Cos cos cos”, “Luna”, “ O’Vient”, “Strade superstar” sono le canzoni con cui il rapper partenopeo ha divertito e coinvolto gli spettatori ricordando che “una risata ci ha sempre salvato”. A chiudere l’intensa scaletta è Ensi, protagonista di un’esibizione carica e grintosa. La poliedricità e l’apertura delle prospettive future racchiudono la chiave interpretativa più idonea per comprendere fino in fondo l’utilità della contaminazione e del rispetto reciproco tra realtà musicali contraddistinte da differenti connotazioni.

Raffaella Sbrescia