Intervista a Francesco Gabbani: “Scrivere canzoni è la mia forma di espressione”

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Francesco Gabbani è un polistrumentista e un cantautore. Figlio d’arte, classe 1982, Francesco si dedica da sempre alla musica scrivendo, arrangiando e suonando praticamente tutti gli strumenti che servono per realizzare le sue canzoni con un unico obiettivo: trasmettere emozioni. Dopo un intenso e gratificante percorso artistico vissuto insieme ai Trikobalto, il cantautore ha intrapreso la carriera da solista. In questa intervista Francesco ha parlato di sé a 360 gradi, senza tralasciare un doveroso approfondimento relativo al suo album “Greitist Iz” e al fortunato singolo “I dischi non si suonano”.

Sei un cantautore e polistrumentista da sempre vicino alla musica. Il tuo percorso è ricco di esperienze molto eterogenee tra loro…ci racconti la fase di studio, quella degli inizi e quella attuale?

Sono nato in un ambiente musicale, mio padre era un musicista ed ha sempre avuto un negozio di strumenti musicali. Ho cominciato a suonare la batteria quando avevo soltanto 4 o 5 anni, poi ho iniziato a suonare chitarra seriamente intorno ai 9 anni. In seguito mi sono reso conto che scrivere canzoni era la mia forma di espressione e, intorno ai 14 anni, ho cominciato a buttare giù i primi testi. All’età di vent’anni ho vissuto la mia prima esperienza discografica: un contratto con Sony BMG insieme ai Trikobalto mi ha regalato esperienze molto importanti… tanti live, tanti festival come l’Heineken Jammin Festival, siamo stati supporter degli Oasis e degli Stereophonics. Nel 2010, invece, ho deciso di intraprendere il percorso da cantautore solista ed eccomi qua.

“Greatist Iz” è il titolo del tuo primo disco da solista. Quali tematiche affronti e da dove hai attinto le idee per i testi e gli arrangiamenti?

Si tratta di un album piuttosto eterogeneo, sia per quanto riguarda i suoni, sia per quanto riguarda i testi. Si va dal cantautorato al reggae, ad atmosfere più soul. Nei brani ho lasciato convergere l’espressione di quello che sono io spaziando anche verso tematiche più contemporanee come l’approccio facile e superficiale alle droghe da parte dei giovani fino ad arrivare a canzoni prettamente incentrate sull’amore e sull’esistenzialismo.

“I dischi non si suonano” è il tuo ironico e realista nuovo singolo. Cosa racconti in questo brano?

Questo è un brano diverso rispetto ai contenuti del disco. Già dal titolo è facile intuire una matrice chiaramente ironica. Faccio riferimento al diverbio verbale tra i dj e i musicisti: spesso i dj dicono “sono a suonare qui, sono a suonare lì”… Partendo dal presupposto che io non ho nulla contro i dj,  dato che nel videoclip della canzone compare anche il noto dj Joe T Vannelli, ho colto l’occasione per cercare un modo simpatico per riflettere, più in generale, sulla facilità di approccio che offrono i mezzi digitali. C’è un po’ di esubero di ragazzi che si atteggiano ad essere quello che non sono, sono tutti in po’ fotografi, videomaker, artisti, dj… da qui nasce il concetto che “i dischi non si suonano, sono già suonati”.

Hai avuto anche esperienze in veste di autore? Come ti approcci a questo tipo di veste artistica?

Siccome scrivere è, per me, il frutto di una vera e propria esigenza, butto giù canzoni…poi alcune finiscono nelle mie produzioni altre ovviamente finiscono nelle grazie di altri artisti. Questo è ciò che, ad esempio, è successo con Raffaella Carrà, che ha ascoltato dei miei brani e ne ha scelto uno da inserire in un suo lavoro. Al momento ho alcune canzoni nelle mani di artisti molto importanti, tra cui una delle regine della musica italiana, ma non posso ancora rivelare il nome!

Francesco Gabbani

Francesco Gabbani

Per quanto riguarda la dimensione live… che tipo di concerto offri al pubblico e dove potremo ascoltarti dal vivo?

Sui miei canali social potrete scoprire tutto sulle mie date live anche se il vero e proprio tour partirà in autunno e lo stiamo ancora organizzando. Sul palco porto semplicemente me stesso, ad accompagnarmi c’è una band composta da miei collaboratori, denominata Le buone intenzioni. Ho sempre suonato live e la mia dimensione ideale è quella, tra l’altro la forma migliore di divulgazione di un disco è proprio quella di salire sul palco e dargli vita con gli strumenti.

Hai altri progetti e passioni parallele?

Sono amante della ricerca, intesa in senso intimistico. Sono in cerca di quello che può essere il senso della vita per ognuno di noi. Mi ritrovo un po’ allergico al modus operandi tipico del sistema nuovo. C’è tendenzialmente una grande superficialità d’approccio, l’ha vinta chi s’atteggia in un certo modo mentre io cerco le emozioni che nascono dallo stomaco. Sono un grande amante della natura, mi piace molto andare nei boschi, sulle montagne, per ritrovare legame e coerenza con il corso della natura. Cerco artisti musicali e figurativi (pittori e scultori)che, nel corso della storia, hanno cercato di carpire questa unione tra l’essere umano e la natura. Più in generale sono un moderato, non sono selettivo in maniera estrema, prendo il buono in tutto quello che c’è.

Raffaella Sbrescia

Video: “I dischi non si suonano”

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