Emis Killa live a Napoli, il live report del concerto

Emis Killa Ph Luigi Maffettone

Emis Killa Ph Luigi Maffettone

Il noto rapper milanese Emis Killa, all’anagrafe Emiliano Rudolf Giambelli, classe 1989, è stato in concerto alla Casa della Musica di Napoli lo scorso 24 aprile, recuperando la data del 4 aprile, che non ebbe luogo a causa di un improvviso malore dell’artista. Come sempre calorosissimo, il pubblico ha risposto con grande affetto alla venuta del proprio beniamino che, nonostante la giovane età, ha già avuto occasione di farsi apprezzare dai colleghi e dalla stampa specializzata grazie alla scrittura di testi pregni di contenuto intimistico, decisamente diversi da quelli che ci hanno abituato ad ascoltare gli ormai numerosi rapper in circolazione nell’ultimo periodo in Italia.

Emis Killa Ph Luigi Maffettone

Emis Killa Ph Luigi Maffettone

In scaletta molti brani tratti da “Mercurio”, l’ultimo disco di inediti uscito lo scorso ottobre 2013, certificato disco D’oro. Sempre molto presente anche sulla scena mediatica, soprattutto su Mtv e Radio Deejay, Emis Killa sta offrendo al pubblico una reale opportunità di reciproca conoscenza attraverso questo “Mercurio tour”, un live che ripercorre idealmente i passi di una carriera che l’ha visto al centro di importanti riconoscimenti. Passando dall’autoironico “Il Peggiore” a “Il King”, “Esseri umano”, “Soli” (Assieme), “Cashwoman”, “L’erba cattiva”, “Sulla luna” a “MB45″, il brano dedicato a Mario Balotelli a “Straight Raydah”, “Neve e fango”, “Testa vuota” o “Blocco Boyz”, il brano con il testo più provocatorio e ironico fino alla title track “Mercurio”, Emis Killa è riuscito a divertire e a divertirsi senza dimenticare di tenersi il contatto, non solo con il proprio mondo ma anche e soprattutto con il pubblico, pronto a seguire ogni suo minimo passo.

Raffaella Sbrescia

Fotogallery Ph Luigi Maffettone

Emis Killa Ph Luigi Maffettone

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Emis Killa Ph Luigi Maffettone

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Emis Killa Ph Luigi Maffettone

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Emis Killa Ph Luigi Maffettone

Emis Killa Ph Luigi Maffettone

Emis Killa Ph Luigi Maffettone

 

 

 

Fabi, Silvestri, Gazzè: “Life is Sweet” riaccende la speranza

life is sweet“Life is Sweet” è il titolo del primo singolo tratto dall’album di inediti, in arrivo a settembre, che riunisce in un unico progetto discografico tre dei più noti cantautori della scuola romana. Stiamo parlando di Niccolò Fabi, Daniele Silvestri e Max Gazzè che, dopo un’intensa e fortunata attività artistica individuale, hanno deciso di rimettersi in gioco sperimentando nuove forme di espressione testuale e strumentale attraverso un percorso collettivo. Il primo risultato è questa canzone che, nel giorno di pubblicazione, ovvero il 25 Aprile, in cui ricorre la Celebrazione della liberazione dell’Italia dal nazi-fascismo, contiene già un preciso messaggio tutt’altro che trascurabile. Niente è lasciato al caso in “Life is Sweet”, il titolo è un invito a tenere vivo lo spirito di fiducia e ottimismo nella vita, il testo, scandito da strofe intense e pregne di sostanza testuale, è coronato da un ritornello davvero speciale: “Da qui passeranno tutti o non passerà nessuno con le scarpe nelle mani, in fila ad uno ad uno. Da qui passeranno tutti fino a quando c’è qualcuno perché l’ultimo che passa vale come il primo”: un inno all’uguaglianza, un monito alla riflessione, un omaggio alla fratellanza.

fabi silvestri gazzè 2

Fabi Silvestri Gazzè

“Passo il tempo fra intervalli di vento e terra rossa cambiando, cambiando, cambiando prospettive cerco di capire il verso giusto, il giusto slancio per ripartire”, così si apre il brano che, parola dopo parola, costruisce l’iperbole del nostro essere, del nostro sentire, del nostro sperare. “Tutti insieme siamo tanti, siamo distanti, siamo fragili macchine che non sanno andare più avanti. Siamo vicini ma completamente fermi, siamo i famosi istanti divenuti eterni”, la perfetta denuncia di un gretto immobilismo morale. “La paura arresta, ci tempesta, la cura c’è ma l’aria non è più la stessa”, cantano i tre artisti con infinita classe ed altrettanta consistenza. “Continuare è non soltanto la mia scelta ma la sola rivolta possibile senza dimenticare che dopo pochi chilometri ci dovremo di nuovo fermare”: Fabi, Silvestri Gazzè compongono una miscela vincente in grado di lasciarci il tempo, la voglia e la gradevolezza di riflettere sullo stato delle cose senza trascurare la leggerezza che, tante volte, ci risulta necessaria per metabolizzare i nostri problemi e le relative possibili risoluzioni. Come accennato in precedenza, nulla è lasciato al caso in questo progetto: anche nel lyric video del brano parola ed iconografia sono legate a doppio filo attraverso una precisa scelta di colori che richiamano lotte, rivolte, conquiste e pace. Un richiamo ancestrale che vive attraverso il bianco della pace, il rosso della libertà conquistata, il verde della terra, il blu del cielo e dei corsi d’acqua, la stella dell’unità e dell’ottimismo, in nome di un “posto da raggiungere, a prescindere dal tempo”.

Raffaella Sbrescia

Video: “Life is Sweet”

 

“Vetulonia/Dakar”, l’ep d’esordio di Lucio Corsi

corsi cover“Vetulonia/Dakar” è il titolo dell’ep d’esordio di Lucio Corsi. Il cantautore diciannovenne si affaccia alla vita e alla musica con innocente spensieratezza, le 5 canzoni che compongono questo suo primo lavoro sono scritte di getto e hanno ancora il profumo dei prati della Maremma e i colori dei cieli della Toscana, la terra dove note e parole hanno visto la luce. Fresco e curioso, il sound di Lucio Corsi abbraccia il country ed il folk e le loro sonorità allegre e gaudenti per dare vitalità ai suoi testi popolati da personaggi e bestiole di svariata tipologia. Si parte da “Dinosauri”, l’inno all’amore per la terra, passando per “Soren”, un brano che scorre veloce come il pensiero, attraverso immaginifiche similitudini con la breve vita delle farfalle. Sono ancora degli insetti i protagonisti de “ Le Api”, il primo singolo tratto dall’ep, che verrà suonato per la prima volta dal vivo il prossimo 7 giugno, durante il MIAMI Festival 2014.

Lucio Corsi

Lucio Corsi

Lucio, disteso su un prato, si gode l’unico vero tramonto del giorno, lasciando la mente libera di vagare tutt’intorno, velocemente, certo, ma non più di un treno regionale. “Cocomero” è, sicuramente, il brano con il testo più bizzarro e allo stesso tempo più consapevole. L’ep si chiude con “Canzone per me”, tra occhi che non si vedono e mani che non si toccano, per una delicata ma intensa descrizione di due anime lontane. Ad accompagnare il tutto, una chitarra acustica, una cassa e qualche percussione; musica minimal in evoluzione.

Raffaella Sbrescia

Video: “Soren”

 

Biagio Antonacci, “L’amore comporta” è l’album più venduto della settimana in Italia

Biagio Antonacci

Biagio Antonacci

Biagio Antonacci si mantiene saldamente al comando della classifica FIMI/GFK degli album più venduti in Italia con il nuovo album di inediti “L’amore comporta”. Al secondo posto  c’è “Goga e Magoga” di Davide Van de Sfroos. Chiude il podio della top ten Paolo Nutini con “Caustic Love”. In quarta posizione ancora una new entry, si tratta di Mondo Marcio con il disco intitolato “Nella bocca della tigre”, seguito da “Incredibile” di Moreno. Al sesto posto un’altra novità, ci sono i Nomadi con “Nomadi 50+1”. Scende al settimo posto Ligabue con “Mondovisione” mentre alle sue spalle c’è Stromae con “Racine Carrèe”.  Scivola in nona posizione Rocco Hunt con “ ‘A Verità mentre Alessandra Amoroso chiude la top ten con “Amore Puro”.

L’intervista a Mario Restagno, direttore artistico dell’Accademia dello Spettacolo di Torino

sfa_2013_0196_bMario Restagno, Direttore Artistico dell’Accademia dello Spettacolo di Torino e regista del musical “Excalibur– La Spada nella Roccia”, apre le porte dell’Accademia e della Scuola di formazione dell’attore. Un progetto, quest’ultimo, ideato dall’Accademia dello Spettacolo per promuovere attivamente il valore della formazione artistica e scommettere sulle capacità dei giovani. In occasione degli open days, che si terranno in tre giornate, dal 25 al 27 aprile, Mario Restagno ci ha parlato delle possibilità offerte da questa importante scuola con un ampio approfondimento del programma multidisciplinare e del percorso didattico offerto, attraverso lo studio delle tre arti sceniche: canto, danza e recitazione.

Quando nasce e quali sono gli obiettivi principali dell’Accademia dello Spettacolo di Torino?

Alla fine degli anni 80 in Italia si cominciò a parlare di musical. Subito si evidenziò un problema: non c’erano attori in grado di esprimersi nelle tre arti. Cominciai a studiare un percorso per formare una nuova  generazione di artisti.

Quali sono le linee guida del percorso formativo offerto?

Gli anni dedicati allo studio della didattica e dei metodi formativi mi hanno portato alla creazione di un modello che si ispira alle scuole anglosassoni (ArtsEd di Londra su tutti), ma conserva anche una sua peculiarità.
Innanzitutto l’impostazione di livello universitario è una caratteristica peculiare della SFA che si traduce in un’attenzione agli aspetti culturali, spesso trascurati nelle scuole private di arti sceniche in Italia: su un piano di studi di 1000 ore annue, oltre 200 sono dedicate alle materie culturali come Storia del Teatro, Psicologia, Anatomia. In secondo luogo, il programma in tre anni consente all’allievo un’esperienza a grande raggio nel settore delle arti sceniche: teatro di prosa, cinema, musical, teatro danza, teatro di strada, teatro sperimentale..

Ci parla degli ultimi progetti realizzati e i riscontri ottenuti?

L’attenzione al mondo della scuola ha sempre ispirato il lavoro di Accademia dello Spettacolo. Da alcuni anni creiamo opere teatrali che produciamo in dvd e distribuiamo gratuitamente in tutte le scuole italiane: nel 2013 è stata la volta di “Scrooge, Canto di Natale” (oltre 30.000 copie diffuse). Sono spettacoli che gli insegnanti possono realizzare localmente con le classi di allievi: la nostra associazione fornisce le basi musicali e tutto il supporto didattico perché nelle scuole italiane si faccia teatro a partire dalle elementari. I riscontri a questo impegno sono per esempio gli oltre 250 istituti che solo nel 2013 hanno messo in scena un nostro lavoro. É qualcosa che succede su tutto il territorio nazionale in silenzio, senza tanta pubblicità, come una foresta che cresce, ma succede. Sull’esempio di quanto si fa in Australia noi crediamo che educare i bambini e i giovani a fare teatro è l’unica via per avere in futuro artisti e pubblico più qualificati.

sfa_2013_053_bLa Scuola di Formazione dell’Attore è un progetto no profit ideato proprio dall’Accademia dello Spettacolo… quali sono le attività svolte durante il triennio e quali garanzie offre questo percorso ai giovani allievi che decidono di iscriversi?

É no profit perché le rette non coprono i costi di gestione della scuola. La SFA ha fatto una scelta importante di qualità sull’esempio di quanto viene fatto a Londra in istituti come l’ArtsEd. La qualità ha un costo: significa concretamente non avere classi troppo numerose per poter seguire bene ogni singolo allievo, avere spazi adeguati, a norma e dedicati esclusivamente alla scuola, rispettare un codice etico che abbiamo pubblicato sul nostro sito. Una scuola così impostata costa oltre 10.000 euro all’anno (la retta dell’ArtsEd  è di 14.000 sterline). Accademia dello spettacolo, per ogni allievo avvia un “programma di sostegno economico” che va a coprire oltre il 60% dei costi.

Quali macro aree comprende il piano didattico?

Il piano didattico della SFA è diviso in 5 aree:

  • culturale (Storia del Teatro, Storia del Musical, Storia della Musica, Psicologia, Anatomia…)
  • espressiva (Dizione e Fonetica, Recitazione Teatrale, Recitazione Cinematografica, Improvvisazione,…)
  • musicale (Solfeggio, Tecnica Vocale, Canto Corale, Canto Moderno, Interpretazione Musical)
  • coreutica (Danza Classica, Jazz, Contemporanea e Tip Tap)
  • integrativa (Arti Marziali, Balli da Sala, Combattimento Scenico,…)

E per quanto riguarda  il programma?

Ogni anno la direzione attiva corsi complementari e stage che completano un programma già intenso. La SFA offre elevate garanzie sul programma: per esempio le lezioni sono garantite (materie, numero di ore, docenti), neppure le scuole di Stato arrivano a tanto. Questo consente di assicurare la continuità nello studio. La scuola non può garantire sulle capacità e sulle motivazioni di un candidato: la scuola mette tutto lo staff al servizio dell’allievo, ma spetta a quest’ultimo fidarsi, applicare con rigore i metodi, studiare. Noi amiamo citare una scena del film Karate Kid: “Passa la cera, togli la cera… passa la cera, togli la cera…”. La proposta SFA si ispira a valori che forse non sono tanto di moda: chi cerca scorciatoie o pensa già di sapere non si troverà bene alla SFA, chi ha pazienza e si fida avrà il meglio per realizzare il proprio progetto.

Diventare famosi? Non siamo in grado di prometterlo. Bravi sì.

Recentemente avete prodotto il Musical “Excalibur – La Spada nella Roccia”. Il protagonista, Jacopo Siccardi, è stato proprio un allievo della scuola… qual è il bilancio di questa produzione?

In realtà il vero protagonista è Merlino interpretato da gipeto, in seconda battuta Morgaine, l’antagonista, poi c’è Ginevra e infine Artù. Excalibur è un’opera con diversi piani di lettura che vuole invitare i giovani a riflettere sul proprio destino e sulle relazioni familiari, un tema tanto caro ai drammaturghi che da sempre hanno scritto di padri, madri e figli. Jacopo Siccardi è un allievo che ha completato con successo il triennio professionale nel 2012 e sta ancora studiando per migliorarsi ulteriormente. Excalibur è stato scritto mentre Jacopo frequentava con i suoi compagni l’ultimo anno dell’Accademia. Un piano di lettura dell’opera è il rapporto Merlino, Artù e Ginevra: non è un caso che nel secondo atto, quando Ginevra viene baciata da uno sconosciuto evocato da Merlino, quest’ultimo dica: “É un’immagine, un esempio… come attori che per finzione si baciano!”. In Excalibur confluiscono riflessioni che sono state oggetto delle lezioni in accademia: per gli esterni è difficile capire, ma per gli allievi della SFA (almeno i più intuitivi) il rapporto tra Merlino e i due giovani è una similitudine del rapporto docente-allievi SFA. In definitiva Artù e Ginevra sono due allievi dell’accademia.

Excalibur è un’opera destinata alle scuole, in linea con quanto Accademia dello Spettacolo fa da quasi 10 anni. In questo caso non ci si è voluti fermare alla realizzazione del dvd da distribuire perché, vedendo la situazione generale di crisi del settore spettacolo, l’associazione ha voluto offrire un segnale positivo ai giovani.
Così è nato il progetto di far diventare Excalibur un spettacolo da inserire nel circuito professionale per dare un’opportunità lavorativa ai giovani esordienti. Il bilancio di questa prima tornata di date è positivo, nonostante tutto.

Quali difficoltà avete incontrato?

La difficoltà maggiore incontrata è la diffidenza rispetto ad un’operazione che non ha seguito il meccanismo dei soliti nomi o del “nome televisivo”: da più parti, continuamente ed ossessivamente, viene richiesto un nome che attragga perché questa la legge del mercato. Il nome garantisce visibilità, protegge da critiche distruttive, tranquillizza i teatri e fa lavorare in serenità i distributori. La filosofia che ispira il nostro modo di lavorare mal si collima a questa impostazione visto che noi amiamo rischiare sul nuovo e sull’inedito… tuttavia qualche compromesso si dovrà fare anche per il bene dei giovani. Vedremo…

sfa_oreste_0234_bDal 25 al 27 aprile ci saranno gli Open Day della Scuola di Formazione dell’attore… a chi si rivolgono queste giornate? Quali sono i requisiti per entrare a far parte dell’organico? Chi sono i docenti? E per quanto riguarda i costi?

Partiamo dai costi. La scuola è molto cara. Gli studenti versano una retta annuale di 4.000 euro, che copre il 40% dei costi: Accademia dello Spettacolo interviene poi con un programma di sostegno economico.
Per questo motivo la scuola è molto severa: detto in breve non basta pagare per andare avanti. Lo studente che non rispetta il Regolamento o il cui rendimento non è all’altezza dell’investimento che viene fatto a suo favore non può proseguire l’iter formativo.

Accademia dello Spettacolo offre l’opportunità di entrare alla SFA a giovani in età compresa tra i 18 e i 24 anni che siano seriamente motivati a diventare attori secondo il metodo globale: cioè studiando tutte le discipline delle arti sceniche, la recitazione, il canto e la danza.

L’open-day è un momento importante per conoscere direttamente la scuola, i docenti e ottenere una valutazione.
Requisiti fondamentali per accedere ala SFA sono sana e robusta costituzione, maggiore età compiuta entro il 31 dicembre 2014, conoscenza della lingua italiana.

Lo staff è composto da oltre 20 docenti: qui possiamo citare il sodalizio con l’ArtsEd che ci consente di avere direttamente da questo istituto londinese docenti che vengono a tenere le lezioni a Torino sia per l’aggiornamento dei docenti sia per la formazione dei nostri studenti.

Per partecipare è necessario compilare il modulo on-line (www.scuoladimusical.org/candidatura-online) allegando una foto a figura intera. La Scuola di Formazione dell’Attore si impegna ad assegnare a ciascun studente che si iscrive al triennio un programma di sostegno economico che copre il 60% della retta annuale (per maggiori info 011/4347273).

Raffaella Sbrescia

Si ringraziano il Dottor Mario Restagno e Sara Bricchi per Parole e Dintorni per la disponibilità

Intervista a Riky Anelli: “La musica è approfondimento, scoperta e sogno”

Riky Anelli Ph Tania Alineri

Riky Anelli Ph Tania Alineri

Riky Anelli è un cantautore e polistrumentista bergamasco. Da sempre attivo sui palcoscenici italiani ed esteri, l’artista è anche docente all’Accademia Musicale di Treviglio nonchè fervente sostenitore di Amnesty International. “Svuota tutto” è il titolo del singolo con cui Riky Anelli ha vinto al Premio De Andrè 2013 la targa Repubblica.it, assegnata dai lettori del sito. Abbiamo colto l’occasione per porgli alcune domande finalizzate alla scoperta e all’approfondimento del suo mondo fatto di note e parole.

Nella sua biografia si legge che lei è un cantautore e polistrumentista, quali sono esattamente gli strumenti che suona e che tipo di cantautorato è quello che lei propone al pubblico?

Principalmente sono un chitarrista, acustico, elettrico e classico. Suono il basso, il pianoforte, l’ukulele, il banjo e adoro utilizzare l’armonica in diversi pezzi. Il mio è un cantautorato da vecchia scuola, di matrice napoletana, romana e genovese, inserito in una realtà attuale. Spero sia creativo e fresco al punto giusto.

Qual è il suo background culturale, musicale e artistico?

Vengo dal blues. Ho studiato musica e arte, scrivo da che ne ho memoria, poesie e canzoni. De André mi ha cambiato la vita, Dalì me l’ha resa comprensibile, Bennato mi ha dato coraggio, Neruda la voglia di mettermi a nudo, De Gregori ha acceso la mia sensibilità, Man Ray ha schiaffeggiato la mia vergogna iniziale, Dylan…beh Dylan ha fatto tutto il resto. A loro devo molto.

Lo scorso 16 aprile ha pubblicato il singolo intitolato “Svuota tutto”… ci racconta di cosa parla questo brano e come ha realizzato l’arrangiamento così articolato del pezzo?

In auto, sulla strada per arrivare al locale, un continuo alternarsi di cartelloni pubblicitari, svendite totali, “Fuori tutto”, “Svuota tutto”, “Svendo tutto”. Ho pensato subito all’Italia in vendita a poco prezzo, a questa paradossale differenza tra chi ozia su barche super costose e chi non ha lavoro, a questo paese così ricco di meraviglie, di cultura, di storia e al suo degrado moderno, molto spesso (parlo di quello artistico) “taciuto”. Per quanto riguarda l’arrangiamento di “Svuota Tutto” ho creato la sessione ritmica con strumenti che amo definire “rurali”; un barattolo di tabacco, una sedia, un pannello fonoassorbente dello studio, il pavimento stesso, basso, basso tuba. Ho lavorato a loop, nella stessa maniera che uso dal vivo quando suono da solo. Per le melodie un fantastico mellotron, violino e…le mie chitarre. Un mixaggio paziente e ben sperimentato fatto dal mio manager, compagno di viaggio ed amico Francesco Matano che ha usato reverberi vecchissimi e molto asciutti.

Nel videoclip legato al singolo e realizzato a budget zero, compare un Pinocchio cresciuto e “poco onorevole”… come mai questa scelta?

Il Pinocchio collodiano rivisitato da Marco Pedrazzetti nei suoi spettacoli mi ha sempre fatto impazzire, con lui mi sono studiato questa figura, un bugiardino che ti guarda come se il party al quale sei stato invitato sia una prassi ma…la festa è finta e il suo palazzo è un disegno. In fondo siamo abituati agli onorevoli poco onorevoli, non è critica, è un dato di fatto, penso sia evidente ormai per tutti anche per i benpensanti. Budget zero, assolutamente! Invito i giovani musicisti a non lasciarsi prendere dallo sconforto e dalla mancanza di cachet ai concerti. Basta un’idea interessante, credendoci fino in fondo.

Riky Anelli Ph Tania Alineri

Riky Anelli Ph Tania Alineri

Lei è anche partner di Amnesty International, a quali iniziative ha preso parte per rendere concreto il suo appoggio?

Sono partner di Amnesty da un po’, Giorgio Moranda di Amnesty Bergamo è una di quelle persone che credono moltissimo e con entusiasmo in ciò che fanno, con una sensibilità rara e un impegno unico. Ai miei concerti è possibile firmare e sostenere attivamente Amnesty International. Noi lo diciamo sempre, anche una sola firma in più fa molto. La campagna che, in questo periodo sostengo nei miei live, si intitola “Ricordati che devi rispondere”. Si chiede alle istituzioni italiane di adoperarsi per la tutela dei diritti umani sulla base di un’agenda in dieci punti. Contro la violenza sulle donne, trasparenza delle forze di polizia e l’introduzione del reato di tortura, contro la pena di morte, diritti lgbti, diritti dei rom, diritti degli immigrati, condizioni dignitose nelle carceri, controllo sul commercio delle armi, diritti umani nelle aziende multinazionali, creare un’istituzione indipendente per la tutela dei diritti.

Cosa significa per lei essere docente all’Accademia Musicale di Treviglio? Ci racconta com’è insegnare musica al giorno d’oggi?

Essere docente è una grossa responsabilità, soprattutto perché il mio scopo didattico non è solo teorico e tecnico. Per quanto la tecnica e la teoria siano fondamentali, il mio approccio con gli studenti è molto artistico. Credo che la musica sia anche approfondimento, scoperta e sogno. Riuscire a far accendere ad uno studente il lume dello stupore verso una composizione a lui sconosciuta non ha prezzo. Insegnare musica al giorno d’oggi non è molto semplice, ci vuole pazienza e testardaggine. Su internet si impara tutto volendo, i talent ci insegnano che molti ragazzi possono avere i 15 minuti di popolarità già predetti da Warhol. Io credo fermamente nella figura dell’insegnante vecchio stile, quello che il palco lo vive e lo calpesta prima di insegnarlo, che non usa scorciatoie e che ti illustra quali sono i punti meno dolorosi dove “sbattere la testa”. Perché “sbattere la testa” ogni tanto è necessario.

La sua attività concertistica è sempre molto fitta di appuntamenti, che tipo di concerto deve aspettarsi il suo pubblico?

Sicuramente un concerto diverso tutte le volte. Non faccio mai la scaletta, sul palco si respira libertà e c’è un buon profumo. Il concetto di palco pieno con tanti musicisti mi piace e diverte molto, consideri che per dieci anni ho suonato in giro da one man band, quindi da solo, ora ho proprio bisogno di fare ciò che mi piace in buona compagnia. Sono molto pignolo e puntiglioso con i miei musicisti, su tutti gli aspetti del live. E’ necessario perché così facendo riescono a seguirmi in tutte le mie improvvisazioni. Siamo una carovana zigana in continuo movimento. Ogni concerto sembra una festa, in effetti lo è.

Chi sono i The Good Samaritans che l’accompagnano dal vivo?

Sono polistrumentisti e fantasisti come me, detta così sembra una squadra caotica ma al momento giusto tutto va in ordine e si fila via lisci, forse c’è un po’ di magia…o fortuna(ride). Ecco i miei compagni di viaggio: Francesco Matano alla chitarra elettrica, lap steel, cajon;  Matteo Casirati al violino, mandolino, banjo, ukulele e bouzouki; Francesco Puccianti al basso e contrabbasso; Michele Torresani alla batteria e percussioni varie; Francesco Esposito alla fisarmonica, piano e organo. Aggiungerò presto una corista.

Sta lavorando anche a dei nuovi brani?

In verità ho già finito di registrare l’intero album che include “Svuota Tutto” e il prossimo singolo, un disco di dodici tracce che uscirà il prossimo autunno. Sono fortunatamente molto produttivo per quanto riguarda la scrittura, oltre all’ispirazione ho un  mio metodo, mi applico con devozione e pazienza. Sono un osservatore, scruto tutto ciò che mi sta intorno, invento le mie storie e alcune le riporto. Amo la descrizione. Leggo tanto e scrivo tanto ma…rigorosamente quando nessuno se ne accorge, quando nessuno mi vede, di notte, in pausa, di mattina e nei posti più assurdi. E’ una mia formula da sempre e ho bisogno resti tale. Mi piacerebbe poter far uscire un disco all’anno, un sogno. Ho già una trentina di brani da interiorizzare per il disco dell’anno prossimo.

Che progetti ci sono in cantiere?

Sicuramente tanti live, canzoni e spero soddisfazioni.

Raffaella Sbrescia

Si ringraziano Riky Anelli e Martina Roncoroni per Parole e dintorni per la disponibilità

Video: “Svuota tutto” 

Alcova, “Il sole nudo” è un album per imparare a riflettere

cover Alcova“Il sole nudo” è il secondo disco degli Alcova, il gruppo alt-rock di origine milanese composto da Francesco Ghezzi (voce), Gianmarco Bassi (chitarra), Marco Fusco (basso), Folkert Beukers (batteria). Questo nuovo lavoro, pubblicato lo scorso 25 marzo, nasce con una forte identità sia sonora che strumentale: il sound è potente e incalzante: al punk si uniscono elementi new wave e tracce di gothic, conferendo austerità e rigore ad un disco che non vuole e non può scherzare. Le nove tracce che compongono “Il sole nudo”, rappresentano, infatti, una critica decisa e precisa auspicando l’opportunità di ricominciare a riflettere con cognizione di causa e non in base alle mode correnti.

Al centro del disco c’è un forte malessere, espresso attraverso parole urlate, cantate, sussurrate, sputate. Ad aprire l’album è “Damasco”, il brano incentrato sul dramma della guerra in Siria: tra trattati  farlocchi e la più incivile delle barbarie, “le mani che tremano come giovani rami scossi dal vento” restano inermi “nel giorno squarciato dagli spazi nella caduta dell’umanità”: un’immagine truculenta, tragica, in grado di scuotere le coscienze e attirare attenzione per cercare di capire cosa sta realmente accadendo.

Alcova

Alcova

Anche il brano “Adelheid” è ambientato in tempo di guerra, la protagonista è una giovane adolescente divisa tra “notti di luci esplose e giorni battezzati nel silenzio”. “Il sapore della sconfitta” è il tema del brano intitolato “Cannibali”, il cui testo è dedicato alla denuncia contro l’uccisione e la tortura degli animali a fini di divertimento. La title track “Il sole nudo” è, forse, l’unica parentesi incentrata sull’amore, inteso come entità autonoma e dotata di vita propria. Subito dopo le tenebre calano nuovamente sulla musica degli Alcova, “L’Alba verrà” è un brano importante che prova a descrivere un lutto senza parole di una padre che ha perso suo figlio in guerra ma che, nonostante il dolore e la devastazione, tuttavia, riesce ancora ad avere speranza nel domani. Davvero intenso è il testo di “Scintille”, una canzone dedicata ai movimenti di protesta, a chi ha sete di vendetta e tempesta, stanco di infinite sofferenze e soprusi. Un canto universale: “voi siete come foglie al vento, noi invece siamo come gli sterpi, bruciamo come scintille alimentate dai venti, il vento caldo d’Oriente sfiora i nostri visi piangenti si unisce alla nostra voce di vendetta e tempesta”.

“Come fai a non vedere che ci stanno derubando della nostra consapevolezza?” denunciano gli Alcova in “Risvegli” mentre “Occhi neri” offre un’immediata istantanea del turismo vorace e famelico di gente che, imperterrita, continua a fare visita a posti deturpati dalla violenza, dalla povertà e dall’indifferenza generale. Infine c’è “Marilyn”, il ritratto di una classe politica inetta che svende il nostro futuro e la nostra dignità. “Strateghi dell’angoscia e divinità di cartapesta” si ergono a gerarchi della macchina del consenso, nutrendo il popolo di paure. Parole che, come fendenti lame, colpiscono duro creando una rara occasione per imparare a riflettere su noi stessi e sul mondo che ci circonda.

Raffaella Sbrescia

Video: “Cannibali”

I ricavati di questo brano andranno interamente alla Onlus Ulmino (www.ulmino.it) per animali in difficoltà

Caparezza presenta “Museica”, il manifesto del “capaism”

museicaCaparezza presenta “Museica”, un nuovo lavoro discografico ricco di spunti, riferimenti artistici, musicali e letterari, mixato da Chris Lord-Alge. Diciannove tracce da ascoltare, se necessario più volte, per stare al passo della frenetica ed inconfondibile dialettica di Michele Salvemini che, superati i 40 anni, può permettersi di sperimentare come e quanto vuole. Anche la copertina è molto particolare: Domenico Dell’Osso, creatore della copertina, ha realizzato un lavoro ricco nei colori e nella dinamica visiva, dando un’originale interpretazione alle lunghe chiacchierate con Caparezza, che hanno preceduto il lavoro. Nel suo sesto disco l’artista pugliese si lascia conquistare da suggestioni pittoriche passando da Antonio Ligabue a Dalì, da Van Gogh a Goya fino a Duchamp. Ad introdurci in questa ricca esposizione audiovisiva e l’audioguida di “Canzone all’entrata” in cui Caparezza mette subito le cose in chiaro: “Quest’album che non vedi l’ora di sentire, soprattutto tu che non vedi l’ora di dissentire…amici miei dite cose alla cazzo…”, canta spavaldo il Capa mettendo mani e piedi avanti.

L’album si muove in maniera disinvolta su due fronti diametralmente opposti: da un lato la drammaticità del vivere contemporaneo, dall’altro l’arte. L’intro apocalittica di “Avrai ragione tu” dà il via ad una scarica di botta e risposta senza se e senza ma “viaggio sulla quarantina ma non ho ancora smaltito l’adrenalina”, si sente e si vede, Caparezza si è veramente lasciato ispirare in “Mica Van Gogh” l’artista si lancia in un esilarante parallelo tra un comune mortale del 2014 ed il grande pittore olandese; una lotta tra ideali, usi e costumi tra “olio su tela e olio su muscoli”, il risultato è un umiliante ritratto di una gioventù contemporanea ridotta in cenere. L’intro folk di “Non  me lo posso permettere”, il brano ispirato ai ‘Tre studi di Lucian Freud’, un trittico del pittore irlandese Francis Bacon, dà il via ad un’approfondita digressione tutta incentrata sulla frase più popolare di quest’era di crisi latente. Molto duro, e altrettanto schietto, è il ritratto del pessimo rapporto tra Saturno ed suoi figli in “Figli d’arte”: “mio madre non mi ama, non mi caca, tiene più a voi che a me”, canta Caparezza. La canzone ready made del disco è “Comunque Dada” tra suoni elettronici e neologismi sciapi. Il disco è davvero trascinante, Caparezza ha parole brillanti per tutto e tutti. In “Giotto Beat” denuncia una mancanza di prospettiva e auspica la  ricerca di un “nuovo punto di vista” mentre in “Cover” il cuore del Capa pulsa tra i Velvet Underground, Nirvana, Iron Maiden, Eminem, Depeche Mode e chi più ne ha, più ne metta.

Caparezza

Caparezza

“Canzone a metà” si districa tra la paura del punto fine e quella di un cattivo feedback, l’estro che non c’è e l’ispirazione che manca. Caparezza opera tra note e parole come giocando con un flipper, l’obiettivo, riuscito, è quello di prendersi gioco delle nostre certezze, come canta in “Teste di Modì”. In “Argenti vive” c’è la replica in puro stile rapcore di Filippo Argenti a Dante, che nella Divina Commedia lo aveva confinato tra i dannati dell’Inferno. “Ogni crimine ha un indotto” canta Caparezza in “Compro Horror” mentre “Kitaro”, la cover del cartone animato giapponese (Ge ge ge no Kitaro), denuncia uno stile di vita monotono e arido. Il Quarto Stato di Giuseppe Pellizza Da Volpedo è l’ispirazione per “Troppo Politico”, altra brillante prova creativa. “Appendimi al muro, lascia che la gente ti dipinga come crede” è il messaggio chiave di “Fai da tela”, cantato con Diego Perrone. Fra gli ospiti del disco c’è anche Michael Franti, con un featuring in inglese per il brano intitolato “E’ tardi”, una lucida riflessione sulla volontà di non arrendersi in nessun caso e per nessun motivo. “Museica” si chiude, infine, con “Canzone all’uscita” il manifesto del “capaism”: “se ciò che canto ha preso lascialo appeso sulla parete”, lo faremo di sicuro.

Raffaella Sbrescia

Video: “Non me lo posso permettere”

Intervista ai Fiberglass, un duo retro alternative pop

Hush Cover (2)I Fiberglass sono un duo elecropop con radici ben piantate negli eighties: Liz Martin (Annalisa De Martino,) cantante/polistrumentista/lyricist e Luca Thomas D’Agiout, arrangiatore/compositore specializzato in soundtrack, sono due artisti campani che, insieme, hanno dato alla luce un disco di 9 tracce intitolato “Hush,” un lavoro che riflette la reale entità del loro affollato e caotico background musicale. Abbiamo sentito Annalisa al telefono per capire da quali presupposti è un nato questo invitante mix di alternative rock anni ’90 e moderno synth-pop.

I Fiberglass riuniscono in un unico progetto musicale due entità molto diverse… come avete lavorato all’album “Hush”?

Luca è principalmente un producer ed un arrangiatore bravo a spaziare tra generi molto diversi. Io invece ho militato in diverse formazioni, mi muovo molto in giro, canto, suono la chitarra ed il pianoforte e ultimamente suono in una band più orientata al jazz. Nel nostro album “Hush”, ciascuno ha messo il suo, io ho cantato e ho collaborato anche alla scrittura di alcuni pezzi, soprattutto i testi, mentre Luca, oltre la parte autorale, ha curato tutta la produzione e l’arrangiamento del disco.

Che ci dici dei temi dei testi?

In realtà i testi sono i classici brani da classifica pop europea… ci sono magari dei passaggi più lirici, più poetici, alcuni un po’ onirici, ma più in generale, si tratta di canzoni molto fresche sia per quanto riguarda la musica che i testi.

Liz Martin

Liz Martin

E’ vero che amate definire il vostro genere retro alternative pop?

Sì, questa definizione comprende delle sfaccettature diverse della nostra musica pop (chiarissima sia negli arrangiamenti che nella struttura dei pezzi, nell’armonie e nelle melodie). Tuttavia non si tratta di un pop contemporaneo, ci siamo definiti retro perché ci ispiriamo soprattutto agli anni’ 80 e ’90. Infine siamo alternative perché ci sono delle note alternative in alcuni pezzi… in sintesi siamo un mix di questi tre elementi.

In una recente intervista avete dichiarato “Ascoltiamo, suoniamo, facciamo esperienze e ci rivediamo in studio”… alla luce di questo, cosa avete ascoltato e quali esperienze avete fatto dopo quel fatidico open act del concerto di Tricky durante lo scorso Neapolis Festival?

Noi ascoltiamo musiche di vario tipo, da quando collaboro con Luca mi sono avvicinata di più alla musica orchestrale, alle colonne sonore di film ma, in genere, ascoltiamo anche le hit americane come quelle di Pharrell o cose più alternative… a me in questo periodo piace moltissimo Anna Calvi, la cantautrice inglese. Forse, e non per snobismo, l’unica cosa che ascoltiamo di meno è proprio la musica italiana. Infatti, se qualcuno ascolta la nostra musica si sente subito che essa è di chiara ispirazione esterofila.

Luca Thomas D'Agiout

Luca Thomas D’Agiout

A cosa state lavorando attualmente e quali sono i vostri progetti paralleli?

Luca studia moltissimo da solo e quotidianamente produce musica, a prescindere dal progetto Fiberglass. Il suo mondo abbraccia musiche di ogni tipo spaziando tra moltissimi generi, io invece ogni tanto suono live con un trio molto diverso da Fiberglass, si tratta di un trio jazz e suoniamo principalmente musiche degli anni ’30, il trio si chiama Le jazz hot. Nel nostro repertorio c’è una sorta di schizofrenia, intesa con accezione positiva.

E per quanto riguarda Fiberglass?

Proprio in questo periodo, io e Luca stiamo ultimando un set live che ha richiesto un po’ di tempo per essere organizzato e costruito. Il disco è chiaramente da studio, noi siamo in due ma con l’aiuto della tecnologia abbiamo creato un disco di una band classica, ci sono tutti gli strumenti, tutti suonati da noi ma ovviamente dal vivo la cosa non è fattibile. Abbiamo messo a punto un set acustico con delle drum machines, delle cose un po’ lo fi e penso che a brevissimo comunicheremo qualche data! Per il resto stiamo scrivendo, d’altronde scriviamo sempre perché ci piace e vi sveliamo anche che stiamo lavorando anche ad un secondo disco!

Raffaella Sbrescia

Si ringraziano Annalisa De Martino e Giulio Di Donna per la disponibilità

Video: Baby’s Got

Abbabula: festival di musica e parole d’autore

manifesto Festival Abbabula_B (2)Tra il 7 ed il 13 maggio 2014 avrà luogo la 16 ma edizione di Abbabula, l’unico Festival della Sardegna dedicato alla musica e alle parole d’autore, organizzato dalla cooperativa Le Ragazze Terribili, che opera dal 1988 nel settore della produzione e promozione di eventi culturali, e realizzato grazie al contributo degli Assessorati Regionali dello Spettacolo e del Turismo, dell’Assessorato alle Culture del Comune di Sassari, della Banca di Sassari e della Fondazione Banco di Sardegna.  Dopo l’anteprima tenutasi lo scorso 12 aprile con il concerto di Stefano Bollani, intitolato “Piano Solo”, sarà la volta dei Train To Roots (9 maggio), tra i protagonisti indiscussi della scena reggae italiana, e la storica band dei The Bluebeaters (10 maggio). Il festival chiuderà in bellezza, il 13 maggio, con Caetano Veloso, ambasciatore della musica brasiliana nel mondo, che sarà in Sardegna per una delle tappe del tour mondiale “ABRAÇAÇO Tour 2014”.

Il Festival di Abbabula, da sempre caratterizzato per l’attenzione che dedica alla qualità delle sue proposte, opera anche un accurato lavoro di ricerca mirato alla valorizzazione di  nuovi talenti emergenti. Spazio quindi alle giovani promesse della musica italiana come Tommaso Di Giulio (9 maggio) e Ilaria Porceddu (10 maggio) e a quelle regionali come i cagliaritani Takoma (9 maggio) e ChiaraeFFe (10 maggio) senza trascurare cantautori d’esperienza come Peppe Voltarelli (9 maggio) e l’originale performance del DJset “Balcan Grill” con Dj Pravda e Chef Berna. Ad aprire la sessione di maggio del Festival sarà la produzione “Un artista oggi: deve morire”, pensata e prodotta appositamente per Abbabula dalla scrittore Giuseppe Rizzo e dal cantautore Lorenzo Urciullo in arte Colapesce (8 maggio).

 Tante le iniziative collaterali in programma: si andrà dalle lezioni di cucina per preparare merende naturali, alla mostra mercato di prodotti a km zero organizzata in collaborazione con Campagna Amica, Coldiretti e le Proloco della Provincia di Sassari, fino alla produzione di eventi in sinergia con l’Associazione Florovivaisti di Confcommercio Nord Sardegna e la società AIR (Ambiente in rete), che negli stessi giorni, organizzano in città una grande manifestazione dedicata ai fiori e alle piante e la mostra didattica “Sostenibil.mente”.

Per i piccoli spettatori è stato ideato un cartellone ricco di eventi, con gli spettacoli Filastrocche’n’roll eBiancaneve e un bé di nani, le merende con prodotti biologici e le attività ludiche di sensibilizzazione sui diritti dei più piccoli.

Info:

I biglietti dei concerti al Nuovo Teatro Comunale sono acquistabili presso la cooperativa Le ragazze terribili (via Tempio 65, Sassari) e presso i punti prevendite affiliati al circuito Box Office. Infoline 079 2822015.

 

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